La “Proprestige srl” è fallita: la società immobiliare che ha come soci calciatori come Luca Toni, Riccardo Montolivo, Cristian Zaccardo, Bosko Jankovic, Sebastian Frey e Igor Budan deve portare i libri in tribunale. La sua parabola è durata tre anni, dall’ottobre del 2010 all’ottobre del 2013. Tra i soci della Proprestige anche Maurizio Saia, candidato sindaco di Padova.
Scrive Roberta Polese sul Corriere del Veneto:
“La Proprestige avrebbe dovuto acquisire e costruire alberghi e strutture ricettive per riammodernarle e poi rivenderle o gestirle. Le cose non sono andate bene, la squadra di vip che fa parte della compagine sociale ha perso un bel po’ di quattrini. Non si sa quanti perchè al registro imprese, almeno quello on line, non appare alcun bilancio depositato. Saia ammette: «Ci ho perso un bel po’, avevo messo a disposizione anche parte del personale del mio entourage ma gli affari non sempre vanno come vogliamo e questo è andato decisamente storto».Bocche cucite sullo stato passivo anche da parte del curatore fallimentare Michele Antonucci, che ora ha il compito di tutelare i creditori, raccogliere tutti i dati contabili e sottoporli a giudizio del giudice.(…) Quello che si sa con certezza è quello che sta accadendo ora: la squadra di calciatori, che probabilmente, come spesso accade, diversificano gli investimenti anche in business come questo, si è trovata con un pugno di mosche, se non addirittura con molti debiti. Ma non sono i soli. Ci sono altri padovani soci coinvolti in questo fallimento: si tratta di Ugo Antonio Barchesi, che aveva partecipato al capitale sociale con il 18%, l’amministratore delegato Fabio Viero 4,7%), il padovano Adriano Trevisan (21%). Saia aveva partecipato con il 14%). Poi ci sono altri soci meno conosciuti: la Più srl, che ha sede in via Martiri della Libertà 9 (dove ha sede anche uno studio di Barchesi) e Ignazia Modafferi, di origine calabrese. E gli altri calciatori, oltre a quelli già citati (tutti tra il 2 e il 10% delle quote), ovvero Rolando Bianchi e Alex Manninger. «Non era il momento giusto di fare un investimento simile, non è colpa di nessuno», dice Saia”.
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