Oggi ho il piacere di farvi conoscere la storia di Salvatore, che da 5 anni ha deciso di far diventare la Thailandia la sua nuova casa, pur continuando la stessa attività lavorativa.
Da quanto tempo vivi
in Thailandia? Hai sempre abitato in Italia prima?
Vivo in Thailandia dal
2009 ed è la mia prima esperienza da residente all'estero, anche se ho avuto la
possibilità di girare molto tra Cina, Russia, Brasile Stati Uniti.
Di cosa ti occupavi
in Italia e di cosa ti occupi ora?
Ho iniziato nel 1995
come agente immobiliare e ad oggi svolgo ancora la stessa professione.
Lavorativamente
parlando, quali sono le differenze maggiori che caratterizzano il sistema
thailandese rispetto al nostro?
Innanzitutto gli
aspetti burocratici sono molto più veloci rispetto all’Italia, e questo per
quanto riguarda tutti i settori. In
Thailandia è sufficiente aprire una Company ovvero una società, attivare le
licenze necessarie, munirsi di permesso di lavoro e cominciare a lavorare: il tutto
con tempi di realizzazione di 60 giorni, e con un costo indicativo intorno ai
1.500 euro. Questa cifra in Italia forse non basta nemmeno per pagare la
parcella notarile.
Si negli ultimi anni
c’è stato un aumento di italiani che si sono trasferiti in Thailandia. Personalmente
ricevo molte e-mail di famiglie che mi chiedono informazioni per come fare e
cosa fare per potersi trasferire, e questo è dovuto sicuramente al momento di
grande sofferenza che sta attraversando l’Italia.
Quali sono le
motivazioni più forti che spingono l'italiano a scegliere proprio la Thailandia
per viverci o per fare un investimento immobiliare?
Le motivazioni sono
simili a tutti gli altri Paesi esotici dove la vita costa ancora poco. Chi
arriva qui per la prima volta resta affascinato dagli scenari paradisiaci che
trova, dal clima tropicale per 12 mesi , dalle bellissime spiagge, e
soprattutto dal costo della vita molto basso. Credo che l'idea di poter aprire
un'attività propria a cifre irrisorie possa ridare speranza a chi nel proprio
Paese non ce la fa più a vivere dignitosamente.
Quali sono stati,
secondo la tua esperienza, gli aspetti culturali più difficili da accettare?
La parola "accettazione"
è la chiave di tutto. E' un po' come nella vita di coppia: finche c’è amore i
difetti si accettano senza dare peso e senza farci troppo caso.
Io amo la Thailandia e
pertanto non riesco ad essere molto obiettivo, pero mi rendo conto che per un
occidentale non è semplice vivere qui se non si ha una certa apertura mentale.
La Thailandia veniva chiamata la terra "dove il tempo non ha tempo",
perchè è molto facile perderne la cognizione. Anche la quotidianità sembra
voler confermare questa teoria: negozi e centri commerciali sono aperti tutti i
giorni 24 h, molto diverso dalle nostre abitudini. Non esiste il sabato sera o
la domenica, giornata in cui ci si riposa o in cui ci si dedica alla famiglia e
agli amici; qui ogni sera è buona per uscire in compagnia. Inoltre c'è da
considerare l’aspetto lavorativo sul quale i thailandesi peccano un pochino.
Nessuno si ammazza di lavoro ma anzi diciamo che non è la priorità assoluta
nella vita.
In Italia a seguito
della crisi economica stiamo assistendo a una "fuga di cervelli"
sempre più massiccia. Quali prospettive hanno invece i giovani thailandesi una
volta terminati gli studi?
Qui ci sono diverse
possibilità, sicuramente chi può permettersi di studiare perché viene da una
famiglia agiata non avrà difficoltà a trovare occupazione oppure avviare un
business.
Per indole i giovani
thailandesi, pur essendo curiosi di conoscere altre culture, sono molto
nazionalisti e vedono il loro futuro in patria. Molti di loro partono per fare
esperienza all'estero ma poi tornano e si costruiscono qui la carriera. C'è un
forte senso di patriottismo, dovuto anche alla monarchia e alla figura del Re.
Se pensi al futuro,
dove ti vedi tra dieci anni?
Mi vedo sicuramente
qui in Thailandia, mi piacerebbe conoscere e vivere anche in altre città, ma
sempre in questa meravigliosa terra.
di Giorgia Perbellini per Luxury&Tourism
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