Lo stato italiano è fra i più grandi (e incapaci) gestori al mondo di case, palazzi, caserme, "fabbricati rurali", "opere destinate al culto". La Ragioneria Generale stima che questo patrimonio in mattoni abbia un valore che, unica eccezione in Italia, cresce in modo esplosivo nonostante la nostra lunga recessione: valeva 128 miliardi di euro nel 2008, più che raddoppiati a 281 miliardi nel 2012. Tolti, ovviamente, i beni artistici o archeologici. Una fortuna, solo questa, superiore a quella (cumulata) dei cinque uomini più ricchi del pianeta: gente come Bill Gates, Carlos Slim o Warren Buffett. Positivo, no? No. Perché soltanto lo Stato centrale "butta" ogni anno oltre un miliardo di euro per pagare gli affitti di sedi e di uffici. Ma anche perché nemmeno Palazzo Chigi, cioè il governo, o lo stesso Demanio "confessano" al Tesoro le proprietà che controllano, così che a nessuno salti in mente di provare a risparmiarci sopra qualcosa. Opacità.
Così il mattone di Stato rischia di trasformarsi in un incomprensibile segreto di Stato. O più precisamente ancora, in un segreto fra le varie branche dell'amministrazione dello Stato. Possibile?
A dire il vero, tutto era partito con le migliori intenzioni. Negli ultimi anni il Tesoro ha avviato un'indagine sul patrimonio della pubblica amministrazione. Si legge nell'ultima edizione, pubblicata (molto in sordina) un paio di mesi fa: "La conoscenza sistematica e puntuale degli attivi del patrimonio pubblico rappresenta un elemento indispensabile per orientare le decisioni di politica economica", cioè per la "valorizzazione" e la "redditività". E ancora: "La gestione efficiente del patrimonio pubblico può svolgere un ruolo importante per il contenimento del deficit e la riduzione del debito pubblico". Di lì il censimento: a tutte le amministrazioni è stato chiesto di registrare i propri beni al sole, immobili e terreni, su un portale del Tesoro.
Di fronte a obiettivi del genere, ci sarebbe da aspettarsi un'adesione di tutti o quasi. Peccato che non sia successo. Informa lo stesso ministero dell'Economia che il 40% delle pubbliche amministrazioni non ha ancora comunicato l'ammontare del proprio patrimonio immobiliare. Non l'ha fatto Palazzo Chigi, se non per il 10% degli uffici coinvolti; l'hanno fatto solo in parte gli altri organi di rilievo costituzionali. Lo stesso Demanio ha omesso di notificare al Tesoro buona parte di quello che sa dei propri palazzi e dei propri terreni, malgrado che sia proprio il ministero dell'Economia a controllarlo.
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