giovedì 20 giugno 2013

Bankitalia: conti meno cari ma sfruttare offerte Spesa media annua a 101 euro, -4,8 euro, più semplice trasloco (ANSA)


(ANSA) - ROMA, 20 GIU - I costi dei conti correnti bancari scendono, nella media, ma per tagliare ancora piu' le spese bisogna sfruttare le ultime offerte sul mercato per rinegoziare con la propria banca o cambiare istituto di credito. La Banca d'Italia tende la mano ai consumatori e si impegna a una maggiore collaborazione con le associazioni e lavora per rendere ancora piu' agevole 'traslocare' il conto e piu' trasparente e semplice la voluminosa e a volte incomprensibile informativa su costi e spese inviata dagli istituti di credito.    
Lo scorso anno, rileva Carmelo Barbagallo, Direttore Centrale per la Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d'Italia intervenendo al Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, la spesa media per la gestione di un conto corrente e' stata pari a 101 euro: 4,8 euro in meno rispetto all'anno precedente e 9,2 euro in meno rispetto al 2010. Un trend in discesa ma che potrebbe essere ancora piu' ridotto considerando i nuovi conti correnti offerti dalle banche che sono meno costosi. Per i conti correnti aperti nell'ultimo anno la spesa si pone ben al di sotto della media (101 euro) e, al netto degli utilizzi a debito, e' pari a 60,5 euro; il costo cresce invece con l'aumentare dell'anzianita' dei conti fino a raggiungere l'importo di 99,6 euro per quelli con dieci o piu' anni di anzianita'.      
Per Barbagallo l'istituto centrale e' impegnato a rimuovere ''il cambio del conto puo' beneficiare di una cornice giuridica in grado di assicurare il rapido trasferimento di rapporti quali gli addebiti e gli accrediti automatici, che a oggi manca''.  
Infine la trasparenza. Un documento, ora in consultazione pubblica per recepire le richieste di utenti e operatori di mercato, accoglie le richieste di concentrare l'informativa sugli elementi piu' importanti per la comprensione del prodotto e dell'andamento del rapporto: il foglio informativo del conto corrente sara' composto di due parti separate: la prima sara' dedicata alle informazioni chiave sui costi dei servizi usati piu' frequentemente; la seconda, pure a disposizione del cliente, riportera' i costi dei servizi impiegati con minor frequenza''.    
Infine l'estratto conto di fine anno conterra', oltre all'importo globale speso nel corso dell'anno, indicatori sintetici di costo che consentiranno al consumatore di valutare se il conto e' ancora adeguato alle sue esigenze. (ANSA).

Usa: a maggio vendite case esistenti +4,2% Il dato è migliore delle attese degli analisti (ANSA)



20 GIUGNO 2013

(ANSA) - ROMA, 20 GIU - Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti a maggio sono aumentate del 4,2% a un tasso annualizzato di 5,18 milioni di unità. Il dato è migliore delle attese degli analisti, che avevano stimato un rialzo dello 0,6%.(ANSA).

Immobili, Milano e Roma le città più care. Italiani tra i meno indebitati per la casa - repubblica.it



Nella capitale e all'ombra del Duomo si spendono 4mila euro al metro quardo. Secondo Deloitte, in Italia il ritmo di discesa dei prezzi delle case ha raddoppiato nel 2012: -3,6%. Eppure in Italia continuano a realizzarsi più abitazioni che nella media europea e lo stock resta superiore all'Ue. Il mercato dei mutui si restringe ancora

MILANO Roma Milano le città più care, con un prezzo medio di 4mila euro al metro quadro. Ma nel complesso, l'Italia vede raddoppiare il ritmo di discesa dei prezzi delle case: questi ultimi scendono infatti del 3,6% nel corso del 2012, dopo aver registrato -1,8% nel 2011. Una performance ben diversa da quelle del Regno Unito (+13,5%), della Russia (+11,1%) e della Germania (+9,1%), ma simile piuttosto a quella della Spagna (-6,2%). Sono alcuni dei rilievi che emergono dal Property Index stilato da Deloitte, che indaga il mercato immobiliare a livello europeo.


Le città più care 

Per un'abitazione in centro a Londra, si legge nel rapporto, si spendono 10mila euro al metro quadro, a Varsavia ne bastano meno di 1.700. Nel 2012, la più alta crescita nei prezzi rispetto all'anno precedente si è registrata a Berlino (+13%), a Londra (+12%) e Msca (+11%). Mentre Varsavia e Amsterdam hanno dovuto affrontare la più grande perdita del poter d'acquisto, con un calo rispettivamente dell'8% e dell'7%. La cattiva performance dell'Italia, è dovuta, secondo Elena Vistarini, partner Deloitte responsabile per il settore del real estate, dal "perdurare della stretta creditizia che di fatto rende inaccessibile il credito alle famiglie" all'austerità "fiscale derivante dagli ultimi interventi legislativi che rendono incerta la tassazione sugli immobili ed in generale delle restrizioni derivanti dalla sfavorevole congiuntura".

Ma oltre ai dati più tradizionali e comuni, il rapporto è anche l'occasione per fare un punto sulla situazione del settore immobiliare. Un comparto messo senza dubbio a dura prova dalla crisi economica, ma nei confronti del quale emerge sempre più una istanza di cambiamento che passa attraverso il tema del recupero degli spazi inutilizzati, del porre limiti al consumo di suolo e del privilegiare la riqualificazione e l'efficientamento rispetto alla necessità di continuare a far accrescere l'edificato. Così, ad esempio, si scopre che in Italia, sempre nel 2012 sono state realizzate 3,9 nuove abitazioni ogni mille abitanti, un dato che pone la 'housing development intensity' del Belpaese leggermente al di sopra della media europea (3,3 abitazioni ogni mille abitanti). In questa particolare graduatoria spicca la performance della Francia, dove sono state realizzate 7,8 abitazioni, seguita dall'Austria a quota 5.


Indice del numero di appartamenti completati ogni mille abitanti,
EU 27=1

Anche come stock di abitazioni accumulate, l'Italia si pone al di sopra della media europea (indice di 102 contro un punteggio medio a 100, che significa 473,6 appartamenti per mille abitanti). Anche riguardo al mercato dei mutui, il più basso livello di indebitamento, dopo i Paesi dell'europea dell'Est, è quello di Italia e Austria, dove il volume dei mutui è pari al  23% e al 28% del pil. Valore che balza rispettivamente al 42% e al 45% in Francia e Germania. Si dimostra così la 'solidità' degli investitori immobiliari italiani, che hanno fatto storicamente meno ricorso al finanziamento bancario per l'acquisto di immobili.


Debito 'immobiliare' pro capite (y) e retribuzioni meddie lorde mensili (x)