sabato 27 aprile 2013

Copertura Imu: Polillo: risorse da Bot e da accordo capitali con Svizzera

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Copertura Imu: Polillo: risorse da Bot e da accordo capitali con Svizzera26/04/2013

Non accenna ad esaurirsi il carosello di proposte (vedi qui e qui) con cui il Governo in formazione dovrebbe risolvere la questione Imu.

“Il ricorso ai Bot è una possibile misura di copertura transitoria, a condizione che a fine anno si arrivi ad una copertura finanziaria effettiva, che varierà in base all'eventualità che l`Imu sia eliminata o ridotta”.

A suggerirlo è il sottosegretario all'Economia,Gianfranco Polillo, che in materia di copertura ricorda che “potrebbe derivare dall'accordo sui capitali con la Svizzera, previsto per fine anno, che si basa su due capitoli: il pregresso dei capitali in Svizzera non scudati, per cui si cercherà di avere una sanatoria una tantum e la tassazione dei redditi su quei capitali che potranno poi rimanere in Svizzera”.

“Nel primo caso - ha aggiunto - sarebbe possibile la restituzione dell'Imu del 2012, nel secondo si potrebbe coprire la tassa nei prossimi anni.

Nonostante le difficoltà della sua realizzazione sono proprio gli svizzeri ad accelerare sui tempi, sono loro a voler uscire dalla lista grigia”.

Posted by Monitorimmobiliare

Bossi (Brazil Re): Dal social housing un modello di investimento alternativo di Cristina Giua - Monitorimmobiliare

Bossi (Brazil Re): Dal social housing un modello di investimento alternativo
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Bossi (Brazil Re): Dal social housing un modello di investimento alternativodi Cristina Giua

26/04/2013

Le premesse sono un Paese che sta crescendo a vista d'occhio, con un approccio all'edilizia sociale diverso da quello utilizzato in Italia e più in generale in Europa.

A parlarne con Monitorimmobiliare è Roberto Bossi, presidente di Brazil Real estate fund, fondo di diritto lussemburghese che fa capo a Fenice Investimenti, non destinato ai piccoli risparmiatori, ma riservato a investitori professionali (budget minimo 125mila euro).

A due anni circa dall'inizio dell'operatività il fondo si conferma come un investimento alternativo ai tradizionali asset class e la performance in valuta locale nel il 2012 è stata del 14,5%.

D: Perché la scelta del social housing in Brasile?
Bossi: Perché la domanda in questo segmento è alta: mancano ancora 6-7 milioni di abitazioni primarie da costruire in una nazione dove i salari minimi per operai e impiegati sono saliti del 15% circa negli ultimi 18 mesi e anche il potere d'acquisto pro capite sta salendo.

Direi che non si tratta più di un Paese emergente, ma di un Paese emerso, con una classe media in ascesa che sta recuperando il gap di sviluppo con il resto del mondo, un po' come è accaduto da noi in Italia negli anni 50.

Anche il prezzo delle case sta salendo: l'edilizia sociale che stiamo costruendo come fondo, ad esempio, è passata in una paio d'anni da un prezzo di vendita di 55mila real (circa 20mila euro) per unità immobiliare di circa 50 mq agli attuali 80mila real.

Non dimentichiamo poi un altro fattore di crescita: i Mondiali di calcio e le Olimpiadi che si terrenno rispettivamente nel 2014 e 2016, da cui aspettarsi un grande impulso alle infrastrutture.

D: In che zona state costruendo?
Bossi: Abbiamo deciso di concentrarci nel Nord-Est, perché a Sud, a partire dalle aree di San Paolo e di Rio de Janeiro, i prezzi immobiliari e di sviluppo progetti hanno già raggiunto alti livelli e quindi ci sono meno prospettive di crescita rispetto al resto del Paese.

D: Quali sono i progetti che state portando avanti?
Bossi: Siamo impegnati nella costruzione di 220 abitazioni in social housing a Cascavel, a 70 km circa dalla città di Fortaleza.

Un progetto di cui abbiamo completato il primo lotto di abitazioni dove siamo già arrivati alla firma del rogito e alla concessione del mutuo da pare della Caixa economica federal (la cassa pubblicache fa da interlocutore/finanziatore mutui per le iniziative di social hosing inserite nel programmaMinha Casa Minha Vida, fissando anche le quotazioni  di vendita delle case; ndr). 

Il secondo lotto è in costruzione: abbiamo acquistato il terreno ad inizio 2012, il progetto è stato approvato. 

Entro la fine del primo semestre di quest'anno saremo in grado di iniziare a mettere in vendita gli appartamenti sulla carta.

Abbiamo anche un'opzione su un terreno, ancora nel Nord Est, a Salvador de Bahia, sempre per uno sviluppo residenziale.

D: Come funziona il social housig brasiliano?
Bossi: Diversamente da quanto vediamo in Europa, dove l'obiettivo del residenziale sociale gestito da un ente pubblico è l'affitto a canoni calmierati, l'housing sociale brasiliano è destinato ad essere acquistato, diventando così di proprietà privata.

Il concetto di edilizia destinata alle fasce di popolazione meno abbiente è poi legato a doppio filo alla concessione di mutui agevolati, con tassi di interesse molto vantaggiosi che rendono possibile l'acquisto della casa.

Si tratta di un modello che favorisce l'accesso alla proprietà e che non ha altri esempi a livello internazionale, anche se ad esempio la Corea sta guardato con interesse all'esperienza brasiliana.

D: Che tipo di abitazioni costruite?
Bossi: Si tratta di progetti di abitazioni basic, dove però nel secondo intervento a cui stiamo lavorando abbiamo aumentato la qualità, su indicazione della Caixa economica stessa, che ha modificato la prima stesura del progetto da noi presentato.

Siamo così passati da edifici residenziali da quattro piani senza ascensore ad edifici da otto piani con ascensore.

E lo spazio risparmiato è stato destinato ad aree comuni (per sport, divertimento, verde).

Cina e Sud America: così cambiano gli investimenti nel real estate secondo un rapporto Ipd di Teresa Potenza


(Il Ghirlandaio) Milano, 24 apr. - Portafogli multi asset e trasparenza, guadagni ma a patto che si conosca molto bene il territorio e poi investimenti in nuovi mercati come Asia e Sud America. Queste alcune delle “regole” da seguire nel mercato immobiliare, emerse durante il seminario milanese “Il mercato immobiliare italiano nel contesto internazionale”, organizzato dalla società Ipd.
Il real estate da solo, insomma, non basta più. Colpa della crisi, ma anche inevitabile risultato di un modo nuovo di investire. L'immobiliare è quindi ormai solo uno degli asset di investimento e va calato in una serie di opzioni, affiancato cioè da altre categorie: ecco perché il portafoglio dell'investitore diventa multi asset. A oggi in Europa, il real estate occupa il 7% del totale dei portafogli nei 20 Paesi considerati dalla ricerca Ipd, percentuale che in Italia sale all'8%.
Nello specifico, ad andare meglio è stato il mercato residenziale, mentre quello del direzionale ha avuto il rendimento peggiore. Le previsioni sarebbero in generale positive: secondo gli esperti di Ipd la situazione starebbe migliorando anche perché il mercato è ora più positivo: i prossimi tre anni dovrebbero essere davvero diripresa. Ma per recuperare la fiducia, è necessaria tanta trasparenza da parte delle società di investimento.
Quanto alla composizione dei fondi immobiliari real estate oggi, questi sono costituiti per il 50,3% da investimenti nel direzionale, per il 20,5% nel retail, il 9% nell'industriale e il 3,1% nel residenziale. Quasi la metà è allocata al nord ovest, il 26,8% al centro, il 12% al sud e l'11,6% al nord est, mentre solo il 3,5% all'estero. Il rendimento più basso degli ultimi dieci anni si è avuto proprio nell'ultimo semestre del 2012, quando ha toccato il -3,7%.
Ma per il piccolo investitore, che cosa sta cambiando? Per lo più la collocazione geografica degli investimenti: fino a qualche tempo fa era sufficiente allocare le proprie risorse nel centro delle grandi città italiane ed europee, ora bisogna guardare a Paesi la cui situazione garantisca stabilità e costanza nel tempo: non l'Italia quindi, meglio invece Germania Austria, per restare in zona euro. Ancora meglio, però, se si va più lontano, verso i Paesi protagonisti di boom demografici e di modernizzazione: l'Asia, con la Cina in testa, ma anche il Sud America, con Cile e Colombia.
Infine, una curiosa inversione di tendenza: alcuni investitori asiatici stanno inziando a guardare all'Europa, in particolare alla Spagna, dove il mercato immobiliare è calato molto. E cominciano a considerare anche l'Italia, in virtù delle bellezze del Paese. E, considerato anche che il flusso di turisti dall'Asia è in continuo aumento, cercano soprattutto opportunità di investimento nel settore alberghiero, e in particolare l'occasione di entrare nel mercato con costruzioni nuove.

venerdì 26 aprile 2013

Golf People - REAL ESTATE. Perché in Italia le case non si vendono più


Golf People - REAL ESTATE. Perché in Italia le case non si vendono più?

aprile 26, 2013 by redazione  
Filed under PatrimoniReal Estate
La risposta è molto semplice: perché nessuno le compra…
Sembrerebbe una risposta banale e ironica, ma invece nasconde una serie di veri interrogativi che – qualora ci fossimo posti qualche anno fa – non ci troveremmo ora in questa situazione di totale “immobilismo” del mercato immobiliare.
Evito fin da subito di parlare di IMU come causa – tutte le nazioni del mondo applicano una tassa di proprietà sugli immobili spesso più alta della nostra – e di mancanza di erogazione dei mutui da parte delle banche.Sono assolutamente convinto che se domattina il nuovo governo abolisse l’IMU e spronasse le banche ad erogare nuovamente mutui, il mercato immobiliare non ripartirebbe in maniera decisa.Fatta questa doverosa premessa torniamo alla mia – apparentemente banale – risposta al quesito iniziale.Forti dell’entusiasmo e dell’euforia dell’andamento del mercato immobiliare dei primi anni 2000, tutti si sono improvvisati agenti immobiliari o costruttori. Lentamente si è riversata sul mercato un’offerta di prodotti ed operatori superiori alla domanda.Contemporaneamente si sono venute a modificare, scomparendo, una serie di categorie di potenziali acquirenti quali giovani coppie, nuovi “nuclei” familiari composti da separati e non da ultimi cittadini stranieri attratti dalle – oramai inesistenti – opportunità di lavoro.
Una fetta importante del mercato “dell’usato” veniva di fatto assorbita proprio da cittadini stranieri. Conseguentemente il venditore acquistava una nuova unità.
Ora questo meccanismo si è inceppato.
I giovani
 – e anche su questo argomento sono stati spesi fiumi di inchiostro – lasciano casa sempre più tardi, oppure fanno i fidanzati a vita per non sostenere i costi sempre più alti della convivenza.
Analoga considerazione sul numero dei figli e mancata conseguente necessità di acquistare una casa più grande o forse aumentato spirito di adattamento (ci si stringe di più).













Se fino a qualche anno fa in caso di separazione i mariti-padri si trovavano autonoma abitazione, ora sempre più spesso tornano da mamma…Non da ultima, il sempre in aumento costo della vitache ha fatto retrocedere nella classifica delle priorità l’acquisto o anche l’affitto di una nuova casa.Anche chi non avendo problemi di liquidità poteva acquistare degli immobili per ricavarne reddito da locazione, si trova ora sempre più scoraggiato e demotivato per difficoltà a reperire conduttori e una sempre maggiore pressione fiscale. Senza poi considerare una normativa che poco tutela il proprietario in caso di morosità del conduttore.Condiamo tutto ciò con una crescente crisi dei consumi, un abbassamento del potere di acquisto e mancanza di lavoro e il motivo della mancanza di acquirenti di case è ben spiegato.Oggi c’è un divario enorme tra il numero di unità disponibili sul mercato e l’esigua ed effettiva domanda.
Cosa succederà? È sufficiente guardare quanto sta succedendo in varie nazioni d’Europa – o quanto già successo negli Stati Uniti – per capire che a breve il valore degli immobili in Italia subirà una notevole diminuzione.Nel contempo il cittadino italiano e’ comunque affezionato nell’investimento nel mattone e quindi – chi può disporre ancora di risparmi – investe in immobili all’estero.I dati più aggiornati danno questo valore in aumento di almeno il 10% l’anno contro la diminuzione di quasi il 30% degli acquisti sul suolo nazionale.
Attendo con piacere vostri commenti.
Gianluca Santacatterina
mob ph +39 348.4513200
gsantacatterina@me.com

Imu, Cgia: gettito 2012 a 23,7 mld, Roma al top per costo medio by Monitorimmobiliare


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Imu, Cgia: gettito 2012 a 23,7 mld, Roma al top per costo medio
26/04/2013

Il gettito totale Imu nel 2012 è stato pari a 23,7 miliardi di euro. 
  
Sulla prima casa gli italiani hanno pagato 4 miliardi. 
  
Sono i dati in sintesi dell'Imu forniti dalla Cgia di Mestre che ricorda che sulla prima casa l'aliquota media applicata è stata al 4,36 per mille (l'aliquota base era pari al 4 per mille) e il versamento medio è stato pari a 148 euro per famiglia, mentre sulla seconda casa l'aliquota media è stata al 9,10 per mille (l'aliquota base era pari al 7,6 per mille) e il versamento medio a 201 euro per famiglia. 
  
Roma risulta al top tra le città per costo medio totale su prima e seconda casa. 
  
Nella top ten delle città Roma si è piazzata al primo posto con un costo totale medio della prima casa pari a 639 euro, seguita da Milano (427 euro), Rimini (414 euro) e Bologna (409 euro). 
  
Torino è al quinto posto con 323 euro mentre Padova e Verona si dividono la sesta posizione con 321 euro. 
  
Agli ultimi posti Napoli e Pavia rispettivamente con 303 euro mentre Genova chiude la classifica con 295 euro. 
  
Per quanto riguarda la seconda casa, Roma si conferma la più cara con un costo totale medio di 1.885 euro, seguita sempre da Milano con 1.793. Al terzo posto Bologna con 1.747 euro. 
  
Seguono Firenze (1.526 euro), Rimini (1.408 euro), Padova (1.249 euro), Latina (1.190 euro), Verona (1.184 euro) e Napoli (1.173 euro). 

Ricettività in prima linea per la valorizzazione degli immobili pubblici di Michela Finizio - Il Sole 24 Ore


Il turismo come artefice della ripresa del mercato immobiliare italiano. È questa la mission di Eire 2013, dal 4 al 6 giugno nel polo di FieraMilanoCity. Per la prima volta con la partecipazione attiva delle grandi catene alberghiere internazionali, gli attori della filiera ricettiva cercheranno di capire come sta cambiando il mondo dell'ospitalità in Italia, individuando occasioni di sviluppo.
Come ricorda l'Associazione Italiana Confindustria Alberghi (Aica), sono quasi 34mila strutture ricettive presenti in Italia, «un numero eccessivamente elevato per un'offerta così parcellizzata e, per la maggioranza, ancora a gestione familiare», ricorda il presidente Giorgio Palmucci. «Crediamo sia necessaria una maggiore presenza delle catene alberghiere – aggiunge – per la crescita del sistema ricettivo italiano e in fiera i gruppi gestori potranno incontrare gli investitori del real estate, cercando partner per i loro sviluppi oppure indicando le destinazioni dove sarebbero disposti a lavorare».
Progetto Turismo quest'anno sarà partner attivo di Eire, con il progetto «Turism for Italy»: il settore si propone di intercettare una grande sfida, quella delle valorizzazioni del patrimonio immobiliare pubblico, assumendo il ruolo di protagonista attivo. «Accedere a beni pubblici – descrive Emilio Valdameri, presidente di Progetto Turismo e presidente del Comitato Turismo di Federimmobiliare – tramite il progetto Dimore dell'Agenzia del Demanio è una grande opportunità. Abbiamo invitato ad Eire alcune compagnie alberghiere, come facilitatori di business per questa sfida». L'obiettivo, infatti, è mettere in contatto le grandi compagnie con gli attori pubblici e privati del nostro territorio: il modus operandi delle prime potrebbe favorire l'investimento immobiliare per valorizzare alcuni asset del patrimonio italiano. «Questo è il nostro progetto per il mercato immobiliare – e ogni grande marchio della ricettività si presenterà agli operatori del real estate con proposte concrete».
Hilton, ad esempio, non mancherà l'appuntamento e per l'occasione sta personalizzando una proposta commerciale su misura: i proprietari che ritengono di avere un progetto di nuovo sviluppo ricettivo degno del grande brand saranno invitati a proporlo alla catena; Hilton si offrirà di contribuire alla spesa per uno studio di fattibilità, realizzato da un partner terzo, al fine di un accordo commerciale di gestione. «Stiamo ancora valutando la dimensione di questo contributo – fa sapere Allan Mantin, responsabile dello sviluppo della catena in Italia – ma dopo anni di lavoro nel Paese ci siamo accorti che la carenza di analisi sul posizionamento delle strutture ha allontanato gli investitori». Hilton proporrà, inoltre, di farsi carico delle valutazioni tecniche (tramite i suoi esperti di riqualificazioni) sugli alberghi esistenti da ristrutturare, che volessero entrare a far parte in franchising del gruppo, offrendo i primi anni di affiliazione con fees ridotte.

«Verranno proposte alcune modalità operative – spiega Valdameri – che faciliteranno l'accesso ai finanziamenti e l'avvio a progetti concreti di sviluppo o recupero». Progetto Turismo si occuperà di organizzare gli incontri tra gli operatori presenti in fiera e le compagnie alberghiere. Saranno presenti anche Accor, Nh Hotel e Starwood, ciascuno con i loro brand e le loro proposte da avanzare al settore immobiliare italiano. Qualcuno si renderà disponibile a gestire alcuni immobili pubblici. Altri stanno predisponendo dei concept su misura per il mercato ricettivo italiano, magari per valorizzare pre-distressed o distressed asset. «Arriveremo in fiera con una ventina di progetti già avviati – conclude Valdameri –. Le grandi catene non investono in prima persona in location già mature, perché solo lo sviluppo ripaga l'investimento. Ma si proporranno come facilitatori a disposizione degli investitori. In questo contesto, però, servono norme che garantiscano i cambi di destinazione d'uso, o la possibilità di vendita frazionata delle residenze, oltre a sgravi per i fondi di investimento o per il management contract».

Nel frattempo l'Agenzia del Demanio e Invitalia proseguono con il loro progetto Dimore-Valore Paese, per creare una rete di alberghi in luoghi di pregio legati alle eccellenze dei made in Italy. Sono 115 gli immobili individuati di proprietà dello Stato ed entro il 31 maggio potranno aderire anche gli enti pubblici e locali candidando i loro beni. Tra questi il Demanio ne ha già selezionati 63: 28 sono in fase di start up, 7 sono progetti già avviati. «Entro l'anno avvieremo i primi bandi» per la concessione di 50 anni ai privati, ha detto il direttore del Demanio, Stefano Scalera. In questa direzione ha fatto da apripista, ad esempio, il progetto di Villa Tolomei a Firenze.

Svizzera, case di lusso in crisi Gli immobiliaristi investono sugli alloggi per famiglie di Simonetta Scarane Italiaoggi.it


Il lusso immobiliare in Svizzera è in crisi. Almeno è quanto stanno sperimentando sulla propria pelle gli immobiliaristi come, ad esempio, il gruppo Mobimo holding ag, tra i principali della Svizzera, quotato alla borsa di Zurigo e che ha in portafoglio diversi immobili a reddito e proprietà con alto potenziale di apprezzamento.
Quando ha inaugurato, in uno dei quartieri più trendy della città, la sua torre di 24 piani che ospita anche un albergo oltre a 53 appartamenti con vista mozzafiato, alta efficienza energetica, rifiniture di lusso, centro benessere con piscina e palestra, era convinto che non avrebbe trovato difficoltà a venderli. E questo nonostante il prezzo non sia proprio da considerare abbordabile dal momento che per diventarne proprietario è necessario sborsare una cifra tra 1,4 milioni di dollari (poco più di un milione di euro) fino a un massimo di 7,5 milioni di dollari (5,7 milioni di euro). Ma oggi, a distanza di due anni dalla fine della costruzione, soltanto un terzo degli alloggi sfarzosi è stato piazzato sul mercato. Gli altri 34 sono rimasti invenduti. Nonostante la preoccupazione, la società immobiliare svizzera conta di arrivare a completare le vendite nel 2014, un anno in ritardo rispetto alle previsioni. La difficoltà incontrate nella vendita della sua proprietà più importante che è costata 268 milioni di dollari di investimento (all'incirca 205 milioni di euro) ha indotto la società Mobimo a un ripensamento dei propri programmi di sviluppo immobiliare.
In particolare, rispetto alla possibilità di continuare a costruire appartamenti di alta gamma con top price. La crisi del mercato immobiliare svizzero è stata causata anche dal basso costo dei mutui che ha fatto alzare i prezzi degli immobili. Il denaro per i mutui, fino a un anno fa, veniva concesso al 2,5% circa, e a febbraio è stato rialzato di un ulteriore 1% per calmierare il mercato ed evitare la possibilità di una bolla immobiliare. A Zurigo il mercato immobiliare è cambiato molto in fretta rispetto ad altre realtà. La possibilità di accedere al mutuo con interessi bassi, dell'1,5% negli anni passati, ha aiutato l'incremento dei prezzi degli appartamenti dei condomini passati da circa 2 mila dollari a metro quadrato (1.570 euro) sono schizzati verso l'alto, talmente tanto da indurre i costruttori a cominciare i lavori di edificazione dopo aver venduto la gran parte degli alloggi sulla carta. A Zurigo, una delle città più grandi della Svizzera oltre che centro finanziario, l'anno scorso i prezzi degli immobili hanno subito un'impennata del 6,5%. Le previsioni indicano che i prezzi continueranno a salire moderatamente il prossimo anno, ma la realtà del mercato indica, invece, prezzi in discesa. Per l'immobiliare sono finiti i tempi d'oro di due o tre ani fa anche in Svizzera. Tuttavia, in questa situazione, resta comunque difficile arrivare ad acquistare appartamenti di lusso a prezzi ribassati perché le società immobiliari non hanno programmato di operare tagli ai prezzi della loro offerta di alta gamma. Piuttosto, stanno dirigendo i loro investimenti verso proprietà di fascia media e anche Mobimo sta rifocalizzando il suo business rivolgendosi al mercato delle famiglie della classe media.

Santander: -26% utile I trim.a 1,2 mld, "esercizio 2013 meglio di 2012" -2- (Il Sole 24 Ore Radiocor)


Crediti deteriorati immobiliare Spagna al 56,3% (+2,2 pti) (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 25 apr - L'utile del primo trimestre 2013 ha per altro segnato un netto miglioramento rispetto ai 423 milioni dell'ultimo trimestre 2012. A livello geografico, l'America latina ha registrato un utile attribuibile di 988 milioni (-18%), l'Europa continentale di 307 milioni (-27%), il Regno Unito di 224 milioni (-23%) e gli Usa di 233 milioni (-2%). Il margine di intermediazione del gruppo e' stato pari a 10,29 miliardi, praticamente invariato rispetto al trimestre precedente e in calo del 9% sull'anno. Il margine di interesse e' calato del 6,3% a 6,6 miliardi. I costi sono diminuiti dell'1% su base trimestrale, sia annua a 4,99 miliardi. Gli accantonamenti durante il trimestre sono stati pari a 2,91 miliardi, il livello minimo da quattro trimestri e in calo del 6% sull'anno prima, con flessioni particolarmente significative in Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Il tasso di copertura degli Npl e' salito di circa 10 punti rispetto allo scorso anno al 71%. Il tasso dei crediti deteriorati e' salito di 0,22 punti rispetto all'ultimo trimestre al 4,76%, pur restando al 6,9% in Brasile. In Spagna e' del 4,1%, 30 pb piu' di dicembre, contro il 10,4% della media del settore bancario spagnolo. Tale tasso - rileva per altro la banca - non include gli Npl del settore immobiliare che ammonta al 56,35, 2,2 punti in piu' rispetto all'ultimo trimestre.

giovedì 25 aprile 2013

A Sondrio le suore cedono un ex convento di Paola Dezza - Il Sole 24 Ore


Concluso l'iter per poter effettuare il cambio di destinazione d'uso e terminata nel contempo la procedura relativa alla verifica dell'interesse culturale, sarà presto sul mercato il complesso dell'ex Convento di San Lorenzo a Sondrio, di proprietà dell'Istituto delle Suore di Santa Croce. Il primo passaggio è fondamentale per rendere l'asset immobiliare appetibile sul mercato, il secondo – ossia il passaggio con il quale la Sovrintendenza metterà il vincolo, non previsto per gli istituti religiosi – è importante per assicurare il mantenimento della peculiarità del complesso stesso.
Si tratta di un edificio storico, in una zona centrale ma dominante della città, che di sviluppa su 7.500 metri quadri – è di 21mila metri quadri invece il terreno circostante, prevalentemente coltivato a vigna – e che può essere recuperato e consolidato nel tessuto urbano sia come struttura residenziale sia come spazio a vocazione ricettiva.
La struttura, antecedente al 12esimo secolo, potrebbe valere circa 4 milioni di euro e al momento risulta in disuso dal 2008. La vendita, curata dalla società di consulenza Reag, non assumerà la forma della gara ma si aprirà alle offerte, soprattutto dei privati. Ci sono già stati, infatti, contatti informali con alcuni operatori locali.


H&M fa shopping da Benetton di Paola Dezza - Il Sole 24 Ore


Una lotta all'ultimo rilancio per un deal milionario avrebbe visto sfidarsi di recente a Roma i due più noti colossi dell'abbigliamento low cost.
Alla fine di una trattativa privata tra competitor il gruppo svedese H&M, o meglio una società legata al brand, avrebbe vinto al fotofinish contro il rivale di sempre Inditex e, secondo le indiscrezioni che circolano sul mercato, sarebbe diventata così proprietario dell'ex palazzo dell'Unione Militare di via del Corso – esempio storico di architettura datato 1901 – per una cifra pari a 180 milioni di euro. Nel testa a testa la spagnola Inditex avrebbe frenato la sua offerta a 160 milioni di euro.
A vendere è il gruppo Benetton, che qui avrebbe dovuto aprire uno degli store più importanti.
Due i motivi della scelta: l'offerta, innanzitutto, di tali dimensioni da non potervi rinunciare – il palazzo in realtà non era in vendita – e poi la decisione del gruppo di Ponzano Veneto di puntare negli ultimi anni a negozi di dimensioni più contenute, in genere tra i 400 e i 700 metri quadrati, anche per avere un rapporto più personalizzato con il consumatore. Al momento i negozi Benetton in Italia sono oltre 2mila.
Il palazzo è oggi al centro di una serie di dibattiti vivaci che tengono banco nella Capitale perché è appena stato rivisitato in chiave moderna dall'architetto Massimiliano Fuksas, che lo ha modificato aggiungendo sulla facciata una bolla di vetro che, partendo dal piano terra, esplode poi sul tetto dell'edificio, dove ospiterà un ristorante. Bolla che, secondo alcuni, potrebbe deturpare il panorama dei tetti del centro storico della città Eterna.
Non si sa quando il nuovo spazio, oltre 6mila metri quadrati – solo in parte da adibire a negozio commerciale – verrà inaugurato. E con quale insegna, a questo punto. Molte sono, infatte, le strade aperte. E non è dato sapere nemmeno chi sarà lo chef chiamato a dare lustro al ristorante.
L'operazione è ancora una volta indicativa dell'interesse per il settore degli immobili commerciali nella Capitale, che con Milano da sempre si sfida per accaparrarsi la palma come meta in cima ai desiderata degli investitori. Anche se negli ultimi tempi il segmento degli investimenti in immobili commerciali ha dato segnali di sofferenza. Ma è anche vero che a Roma oggi si concentrano gli interessi di molti investitori stranieri, ultimamente soprattutto cinesi, che starebbero comprando a man bassa proprietà immobiliari, dagli hotel al retail. Il palazzo dell'ex Unione Militare, se non fosse stato acquistato da un potenziale utilizzatore, renderebbe a un investitore almeno il 5%, oltre a conservare l'appeal di una location che non dovrebbe svalutarsi nel breve-medio periodo. L'epicentro dello shopping, soprattutto di lusso, si snoda proprio tra via del Babuino, via Condotti e via del Corso, dove trovano collocazione i marchi più prestigiosi della moda internazionale e dove si sono verificate nell'ultimo anno anche nuove aperture di alto livello.
La difficoltà maggiore nella conclusione dei grandi deal è dovuta alla situazione complicata del mercato del real estate, che ha di fatto ridimensionato i valori del mattone, ai quali però le proprietà non si vogliono adeguare. Ecco che quindi domanda e offerta faticano a trovare un punto di incontro.
Roma però continua a vantare un forte appeal: nel 2012 sono stati otto milioni i visitatori internazionali che vi si sono recati, secondo una recente ricerca della società di consulenza PwC.

Perché calano i prezzi delle case esistenti di Raffaele Lungarella - Monitorimmobiliare

http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14429
Perché calano i prezzi delle case esistenti

24/04/2013

I risultati della rilevazione congiunturale relativa all’indice dei prezzi delle abitazioni nel quarto trimestre del 2012 offrono spunti per qualche interrogativo e riflessione.

L’indice, con base di riferimento 2010=100, è costruito con le informazioni contenute negli atti notarili di compravendita degli immobili residenziali nuovi o esistenti acquistati dalle famiglie sia per fini abitativi sia per fini d’investimento.

Oltre all’indice dei prezzi per l’insieme del mercato, l’Istat elabora anche un indice relativo al solo mercato primario, quello in cui le famiglie acquistano alloggi nuovi da imprese e cooperative (quasi esclusivamente) e uno per il solo mercato secondario, quello in cui le compravendite (quasi esclusivamente tra famiglie), riguardano immobili già esistenti e di cui sono proprietari soggetti privati.

L’indice dei prezzi delle abitazioni nuove e quello delle abitazioni esistenti presentano profili molto differenti.

Nei grafici (da scaricare in allegato) è sintetizzato in dettaglio l’andamento dei prezzi nel periodo di osservazione.

Per tutto il periodo dei tre anni considerato dall’Istat, l’indice dei prezzi delle abitazioni nuove si mantiene, con la sola eccezione dei primi di trimestri del 2010, sempre al di sopra del valore 100; nei primi due trimestri del 2012 si attesta su 105 mentre cala leggermente a partire dal terzo.

Per contro l’indice per le abitazioni esistenti, dopo aver sostanzialmente oscillato a cavallo del valore base fino al 2011, ha iniziato a subire un forte crollo a partire dal primo trimestre del 2012, fino a calare a 92,2 nel quarto trimestre dell’anno (grafico 1).

Confrontando l’andamento dei prezzi di ogni trimestre sullo stesso periodo dell’anno precedente, risulta che quello delle abitazioni esistenti nel 2011 ha fatto registrare una sostanziale tenuta rispetto al 2010, ma nel 2012 il calo, rispetto al 2011, è stato rilevante, fino a sfiorare un 7% nel quarto trimestre.

In tutti e quattro i trimestri del 2011 i prezzi delle nuove abitazioni sono aumentati - rispetto ai rispettivi trimestri del 2010- dello stesso ordine di grandezza dell’inflazione media annua.

Nel 2012, negli ultimi 2 trimestri i prezzi fatto registrare –rispetto al loro rispettivo trimestre precedente dello stesso anno- una lieve flessione; ma, rispetto ai corrispondenti trimestri dell’anno precedente, la loro dinamica è sempre stata positiva, seppure in flessione, dopo aver toccato il massimo del 3,5% nel primo trimestre.

Questo andamento dei prezzi delle nuove abitazioni sembra incoerente con la condizione di mercato di questo segmento del mercato dell’edilizia residenziale.

Le stime sullo stock di abitazioni nuove invendute sono discordanti, ma tutte concordano che il numero di alloggi alla infruttuosa ricerca di un compratore sono dell’ordine delle centinaia di migliaia.

Tantissime o molte che siano le case invendute, la loro esistenza fa sì che il mercato sia caratterizzato da un eccesso di offerta rispetto alla domanda effettiva, cioè, a quella che può pagare i prezzi richiesti dai venditori.

I manuali di economia insegnano che, quando ricorre questa situazione, i prezzi devono calare. Invece non succede.

Perché? La ricerca di una risposta a questo interrogativo non è certo agevolata dalla constatazione dell’elevato indebitamento bancario – con relativo seguito di crediti in sofferenza - delle imprese e delle cooperative proprietarie dalle abitazioni.

Perché le famiglie che vendono le abitazioni esistenti accettano una riduzione dei prezzi, pur non avendo, verosimilmente e nella maggioranza dei casi, necessità di alleggerire la loro posizione debitoria con le banche?

Probabilmente, quanto rilevato dall’Istat potrebbe essere l’indizio dell’importanza di un fattore che in futuro assumerà sempre maggiore rilevanza nella determinazione dei prezzi delle abitazioni esistenti: i costi di gestione.

A parità di superficie e localizzazione, un alloggio di nuova costruzione ha costi di gestione, principalmente quelli connessi ai consumi energetici, molto inferiori rispetto a quelli costruiti anche solo 10-15 anni fa.

Nello stimare il prezzo di un’abitazione esistente oltre a considerare la sua vetustà, occorre anche valutare i maggiori costi – rispetto ad un’abitazione nuova - di riscaldamento d’inverno, di raffrescamento d’estate e così via, che bisogna sostenere.

I precedenti prezzi di mercato degli alloggi esistenti devono, pertanto, scontare l’attualizzazione di quei costi, per un certo periodo, oppure le spese da sostenere per adeguare gli standard energetici di quelle abitazioni ai livelli delle nuove costruzioni.


Scarica i grafici in allegato

mercoledì 24 aprile 2013

Club Medici : e' attiva da oggi la sezione estero del settore immobiliare


Club Medici presenta il nuovo settore immobiliare, frutto di un restyling funzionale ed un'efficace riorganizzazione interna.
A disposizione nuove leve e nuovi strumenti informatici per rivoluzionare il servizio.
Vantaggi rivolti sia all'acquisto che alla vendita; se devi "acquistare" puoi proteggerti da descrizioni irreali, foto falsate e strategismi di sorta, garantendoti la veridicità dello stato dell'immobile selezionato. 
Se devi "vendere" puoi finalmente dimenticarti gli andirivieni dalla tua abitazione, magari agli orari più assurdi, e lo stress di gestire la giornata in base alle visite. 
Inoltre, grazie alla piattaforma RECLUB, potrai accedere ad una vera e propria infrastruttura sinergica tra agenzie immobiliari e club dei medici, impegnati insieme a risolvere tutti i tuoi problemi di vendita e acquisto casa.
Oggi il Club ti assicura un servizio più efficace riuscendo a mantenere al contempo la tua privacy.
L'area immobiliare, l'ennesima attenzione che il Club ha riservato ai propri associati.
medico
 L'area immobiliare, l'ennesima attenzione che il Club ha riservato ai propri associati.

Spagna, nuova legge sugli sfratti: casa pignorata ma debito non si estingue by Monitorimmobiliare

Spagna, nuova legge sugli sfratti: casa pignorata ma debito non si estingue
http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14421
Spagna, nuova legge sugli sfratti: casa pignorata ma debito non si estingue24/04/2013

L’Iniziativa Legislativa Popolare (Ilp), proposta inSpagna da un gruppo di cittadini sfrattati dalle proprie abitazioni, aveva raccolto un milione e mezzo di firme.

Ma tanto non è servito all'approvazione delParlamento, che ha invece varato una nuova legge ipotecaria che non rispetta granché le richieste dei cittadini e sta già sollevando polemiche soprattutto da parte della Pah, l'associazione delle vittime dei mutui.

Si chiama “legge di protezione verso i debitori ipotecari”, e il punto più controverso riguarda la proroga del pagamento, diritto difeso dalla Pah nei casi di impossibilità di pagare un mutuo.

La nuova legge prevede invece che nel caso in cui la banca dovesse decidere di sfrattare il contraente moroso, il debito che questi ha contratto con la banca non si estingue.

In pratica il debito resta, ma non la casa.

Altro no quanto allo stop immediato dello sfratto nel caso in cui questo coinvolga la prima e unica casa del contraente del mutuo, voluto fortemente dalla legge proposta per iniziativa popolare.

La legge del Partido Popular riconosce tale diritto solo “nei casi di speciale vulnerabilità”, condizione soggetta requisiti piuttosto vincolanti.

Infine, l’affitto sociale.

La Ilp prevedeva che il debitore potesse far valere il proprio diritto a continuare ad abitare nella stessa casa pagando un affitto non superiore al 30% dello stipendio.

A ciò il governo ha risposto progettando una sorta di “parco sociale di abitazioni” destinate a “persone sgombrate della loro casa abituale” con cui il Pp punta a riattivare il mercato degli affitti.

La Pah ha dichiarato che continuerà a protestare pacificamente, come sta facendo da mesi, davanti alle abitazioni dei deputati del Pp per indurli a fare un passo indietro sulla legge. 

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Usa: boom edilizio a Washington, affitti in calo del 2% By Monitorimmobiliare

Usa: boom edilizio a Washington, affitti in calo del 2%
http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14420


Usa: boom edilizio a Washington, affitti in calo del 2%24/04/2013

Washington sarà quest'anno una delle poche grandi città degli Stati Uniti a conoscere un calo degli affitti, dopo che l'aumento di nuovi immobili ha superato la crescita di nuovi posti di lavoro, lasciando la capitale della nazione con un surplus immobiliare.
 
L'area metropolitana di Washington, compresi i sobborghi del Maryland e della Virginia, vedrà gliaffitti medi diminuire fino al 2%.
 
E i canoni si ridurranno ulteriormente nel 2014, secondo i dati della società di ricerche Alexandria.
 
Washington sta vivendo un boom di costruzioni di appartamenti, dovuto a un aumento della domanda legato all'elevato numero di pignoramenti, agli standard di credito più severi e al numero crescente di giovani che formano famiglie.
 
I lavori per case plurifamiliari sono cresciuti del 31% a marzo ad un tasso annuo di 417.000 unità, il più alto da gennaio 2006, secondo dati diffusi dal dipartimento del Commercio.
 
"Tutti in tutto il Paese stanno guardando a DC, perché è sulla cresta dell'onda rispetto a tutti questi mercati", ha detto Jay Denton, vice presidente di ricerca presso Axiometrics, una società di ricerche con sede a Dallas.
 
Gli investitori sono a caccia di nuove opportunità "nel caso non ci fosse abbastanza domanda per nuove forniture" ha aggiunto.
 
 

Posted by Monitorimmobiliare

Crisi settore Immobiliare: recessione da sfiducia - Il presidente di Assoedilizia, di Federlombarda Edilizia e vice presidente di Confedilizia,Achille Colombo Clerici, ha rilasciato la seguente intervista, per la Rivista “La Proprieta’ Edilizia”.


Il presidente di Assoedilizia, di Federlombarda Edilizia e vice presidente di Confedilizia,Achille Colombo Clerici, ha rilasciato la seguente intervista, per la Rivista “La Proprieta’ Edilizia”.

D. Come siamo arrivati a questa situazione precaria di tutto il settore immobiliare ?
- Dal decreto Salva Italia in poi (quindi a partire dal dicembre 2011) c’e’ stata una forte accelerazione, in termini di recessione della nostra economia. Quella che fino ad allora era una crisi finanziaria si e’ trasformata repentinamente in una crisi economica.
Ed il settore edilizio immobiliare, come noi avevamo avvertito gia’ da tempo quando parlavamo di effetto depressivo-recessivo generale derivante dall’ enorme carico fiscale sugli immobili, ha avuto una parte determinante in questo processo.
D. Quali sono state, in concreto, le misure fiscali che hanno minato la fiducia del mercato ?
- Non tanto e non solo la reintroduzione, attraverso l’anticipazione in via sperimentale dell’Imu sancita dal “Salva Italia” appunto, dell’Ici-Imu per la prima casa.
Dove basterebbero, a modificarne l’impatto negativo, alcuni correttivi di carattere soggettivo, cioe’ riferiti alle condizioni di bisogno o di difficolta’ del contribuente, per eliminare gli effetti distorti di siffatta tassazione dell’Imu; secondo il principio per cui i meno abbienti, non solo debbono esser sollevati dalle imposte, ma addirittura aiutati dal pubblico.
Quanto viceversa una serie di misure che hanno profondamente snaturato l’Imu quale era originariamente prevista dalla legge istitutiva, quella sul federalismo fiscale municipale, varata nella primavera del 2011.
Il legislatore aveva allora considerata l’esigenza di non penalizzare, con un aggravio fiscale comportato da un’Imu che veniva dotata di aliquote maggiorate, ne’ gli investimenti immobiliari a reddito ( cioe’ gli immobili in locazione ), ne’ le imprese, per la parte immobiliare di competenza ( opifici, negozi, immobili di nuova costruzione destinati alla vendita, ma anche capannoni utilizzati o meno etc. ).
Quella legge prevedeva il dimezzamento dell’aliquota base per tutti gli immobili locati e per quelli posseduti dalle societa’.
Con il “Salva Italia” tutto questo e’ sparito: adesso le imprese per i propri immobili ed i proprietari che affittano pagano con lo stesso criterio che si applica alle ville al mare o ai monti.
E’ un ragionamento corretto ? Non mi sembra.
D. Ma non c’e’ stato anche un aumento delle rendite ?
- Esattamente. Il Salva Italia ha introdotto, per l’Imu, dei coefficienti moltiplicatori delle rendite catastali, che hanno innalzato indiscriminatamente tutte le rendite catastali, anche quelle di recente attribuzione e quindi piu’ vicine ai valori di mercato, aumentando enormemente le basi imponibili Imu.
Ne e’ risultato un cocktail micidiale che ha portato la tassazione Imu a tre volte e mezzo quella precedente.
D. In seguito, cosa e’ avvenuto?
- Il Governo ha pensato bene che tutto questo non bastava. Ha rincarato la “dose fiscale” riducendo dal 15 al 5 %, ad iniziare dai redditi del 2013, la deduzione forfetaria delle spese manutentive che colpisce sostanzialmente gli immobili locati alle persone giuridiche e le locazioni commerciali, chiunque sia il conduttore, persona fisica o persona giuridica.
D. Ma non si tratta di spese e costi relativi alla produzione del reddito immobiliare e come tali pacificamente deducibili ?
- Appunto. Evidentemente il Governo ha scambiata tale deduzione per un’ agevolazione fiscale, mentre non lo e’, e l’ha ridotta con un tratto di penna.
D. C’e’ per caso dell’altro ?
- Si, purtroppo. In primavera si e’ voluto dare il la in modo frettoloso alla riforma catastale basata sui valori degli immobili e non sulla loro redditivita’.
Con la prospettiva, non solo di aumentare di due o tre volte le rendite imponibili (mentre i prezzi di mercato stanno crollando), ma anche di riferirsi a valori disancorati da qualsiasi riferimento alla capacita’ di reddito dell’immobile e quindi sostanzialmente comportanti effetti espropriativi.
Una mossa peraltro che non avrebbe dato nessun immediato risultato concreto sul piano dell’incremento del gettito fiscale, essendo questo rinviato nel tempo al momento della attuazione pratica della riforma ( anzi, in autunno tutto si e’ nuovamente bloccato): ma che ha dato l’idea che il settore immobiliare fosse finito in modo negativo nel “mirino” del Governo-Fisco.
Ci si e’ resi conto che la riforma catastale avrebbe coinvolto tutto il sistema della fiscalita’ immobiliare
e non solo l’Imu ( per ora l’unica imposta entrata nell’occhio del ciclone ) ?
Cosi’ l’imposta di registro, quella di donazione e successione – facendo saltare il meccanismo della franchigia -, le imposte sui redditi, con il sistema delle presunzioni.
“Poi abbasseremo le aliquote”delle diverse imposte, si assicurava in sede ministeriale: ma, chi mai e quando mai in Italia ?
Se l’intento della riforma catastale e’ quello di ottenere un maggior gettito fiscale, non c’e’ bisogno di modificare i criteri di determinazione delle rendite catastali passando dalla redditivita’ ai valori di mercato, e snaturando in tal modo la relativa imposizione fiscale.
Basta intervenire sulle aliquote: cosa che si e’ gia’ abbondantemente fatta.
Quanto poi alla perequazione catastale, per realizzarla e’ sufficiente far funzionare il Catasto: non per zone o settori, ma generalmente.
Che bisogno c’ era dunque di mostrare tanto “accanimento” verso l’investimento del riaparmio negli immobili ?
Occorrevano proprio misure “a futura memoria” per mostrare rigore: a chi, poi.
Si e’ data la sensazione che ci fosse una vera prevenzione verso il settore immobiliare: e gli operatori, gli investitori tutti hanno preso le distanze dal nostro mercato.
Minor fiducia, dunque, ha significato minori nuovi investimenti, riduzione delle opere manutentive, minori compraventite, minor numero di mutui, calo progressivo e generalizzato dei valori immobiliari e parallelamente aumento degli investimenti immobiliari italiani all’estero.
Penalizzato fiscalmete il risparmio diffuso, parallelamente si e’ mantenuto un regime fiscale privilegiato per i gestori del risparmio amministrato investito nell’immobiliare: cioe’ per i fondi di investimento e le societa’ di investimento immobiliare quotate.
Cosa ci si poteva aspettare da “operatori di nicchia” ?
Nulla. Nel precipitare del mercato anche i fondi hanno preso il largo, e cosi’ il ciclo si e’ concluso.
Una vera e propria spirale discendente.
Perche’ la “tenuta” dei valori e’ la condizione imprescindibile per la ripresa del settore.
Chi investe piu’ se il mercato e’ calante ?
D. E in prospettiva, cosa si profila all’orizzonte ?
- Secondo me nulla di buono.
L’Europa ha cominciato a parlare di Imu progressiva e qualche politico italiano ha subito colto la palla al balzo per adombrare una forma di prelievo patrimoniale appunto progressivo.
Ma ci rendiamo conto che, seguendo la logica sinora imperante, in tal modo andremo a colpire, oltre che le ville al mare, anche gli investimenti produttivi immobiliari, quali ad esempio quelli negli immobili locati, siano essi posseduti da persone fisiche o da societa’?
D. Per uscirne cosa servirebbe ?
- Se si vuol uscirne occorrono fatti concreti, in grado di rigenerare la fiducia venuta meno.
A cominciare dal ritorno integrale alla normativa del federalismo fiscale ed a quella antecedente le misure fiscali in campo immobiliare adottate dal Governo nel 2012: che gia’, e’ bene ricordarlo, costituivano da se’ un sensibile appesantimento del carico fiscale precedente.

Bankitalia: «Fisco troppo pesante, danneggia onesti e crescita». «Pressione da redistribuire» Palazzo Koch: «Per il pareggio di bilancio, altre correzioni da 2015». «Via incertezze su tasse immobili» corriere.it


«Per mantenere il pareggio di bilancio anche dal 2015 sarà necessario introdurre ulteriori correzioni, sia pure di dimensioni limitate rispetto a quanto fatto in passato». Lo ha detto Daniele Franco, direttore centrale per la Ricerca economica e le Relazioni internazionali della Banca d'Italia, nella sua audizione sul Def davanti alle Commissioni congiunte speciali per l'esame di atti del Governo del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. «Per quanto riguarda la finanza pubblica, il Def mette in luce gli importanti risultati conseguiti grazie agli interventi correttivi attuati negli scorsi anni - ha spiegato -. In particolare, si prevede che l'indebitamento netto continui a scendere e che già nel 2013 sia conseguito l'obiettivo del pareggio di bilancio in termini strutturali, che costituisce il punto di riferimento della riforma costituzionale del 2012 e delle nuove regole europee.
NO INCERTEZZE SU TASSE IMMOBILI - Ma perchè l'Europa riconosca il raggiungimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio (con la chiusura della procedura per disavanzi eccessivi) - ha rilevato Franco - «vanno immediatamente dissipate le incertezze sulla stabilità del gettito legato al vigente sistema di imposizione sugli immobili». Il direttore centrale per la ricerca economica di Bankitalia, non ha comunque fatto alcun riferimento esplicito all'Imu mentre in un altro capitolo del testo si fa riferimento alla riforma del catasto per eliminare iniquità.
PRESSIONE AI MASSIMI - Il direttore Franco ha poi aggiunto che la pressione fiscale al 44% è «molto elevata», sia a livello storico sia nel confronto internazionale - 3 punti sopra paesi Ue - e «l'elevato livello di evasione fiscale rende il carico sui contribuenti onesti ancora più ingente» ed «è ostacolo alla crescita». Secondo l'istituto di Via Nazionale, è necessario «ridefinire la composizione del carico tributario in modo da ridurre le distorsioni nell'offerta dei fattori produttivi». «L'elevato livello di evasione fiscale - secondo palazzo Koch - rende il carico sui contribuenti onesti ancora più ingente, esso determina distorsioni nell'offerta di fattori produttivi e fenomeni di concorrenza sleale ed è d'ostacolo alla crescita della dimensione delle imprese».
CONTI E MISURE PER L'ECONOMIA - «La gravità della situazione - ha detto ancora Franco - richiede un'azione di politica economica ampia e organica, che coniughi l'equilibrio dei conti pubblici e le azioni strutturali volte a innalzare il potenziale di crescita dell'economica con il sostegno in tempi brevi del sistema produttivo e delle fasce deboli della popolazione».
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Bankitalia: mutui meno rigidi da inizio 2013 Settore continua a risentire delle prospettive sfavorevoli del mercato immobiliare 24 APRILE 2013 (ANSA)


(ANSA) - ROMA, 24 APR - Si è "leggermente attenuato l'irrigidimento" delle condizioni di offerta dei prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni, che "continua a risentire delle sfavorevoli prospettive del mercato immobiliare". Lo afferma la Banca d'Italia nell'indagine sulle banche italiane sul credito relativa al primo trimestre dell'anno, aggiungendo che "la restrizione si arresterebbe nel trimestre in corso".(ANSA).

News Francia: tassi d'interesse favorevoli non salvano l'erogato mutui by Monitorimmobiliare.it

Francia: tassi d'interesse favorevoli non salvano l'erogato mutui

http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14413

23/04/2013

Non sono bastati i tassi di interesse vantaggiosi offerti dalla banche francesi a chi oggi compra casa ad impedire che nel primo trimestre 2013 l'erogato mutui calasse del 18,8% rispetto a pari trimestre 2012.

A mancare è stata piuttosto la voglia di comprare, la mutuabilità dei richiedenti unita alla mancanza di liquidità necessaria all'acquisto.

Pesantemente negativo del resto è stato il bilancio dell'intero 2012, quando l'erogato ha perso oltre il 24% su base annua (rispetto al fine 2011 sono risultati in pratica mancanti all'appello circa 40 miliardi di euro di prestiti mai concessi).

I numeri li segnala l'Observatoire Crédit Logement (in grado di monitorare una media di 16mila operazioni immobiliari al mese) che tuttavia fa notare come la caduta dei volumi del prestito immobiliare sia rallentata rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso e sia destinata a rallentare ancora nei prossimi mesi.

“Ci attendiamo una stabilizzazione degli importi erogati - spiega Michel Mouillart, docente all’università di Parigi Ovest e co-autore dell'osservatorio del credito - grazie soprattutto alle condizioni dei tassi di interesse: ad aprile il tasso medio è atteso addirittura intorno al 3,02% e per tutto il 2013 ci si aspettiamo condizioni favorevoli per il credito come difficilmente accaduto prima”.

Posted by Monitorimmobiliare

Gb: è fila per case a una sterlina da ristrutturare Si trovano in zone depresse. Precedenti a Salemi e Detroit 23 APRILE 2013 (ANSA)

(ANSA) - LONDRA, 23 APR - C'é la fila nel Regno Unito per comprare le case dismesse che le autorità comunali offrono a una sola sterlina. Sono da ristrutturare, si trovano in zone depresse ma l'offerta è irresistibile per molti cittadini che in tempo di crisi fanno fatica a pagare l'affitto e non possono permettersi di sostenere un oneroso mutuo. L'ultimo comune a mettere a disposizione case popolari al prezzo simbolico di un pound è stato quello di Stoke-on-Trent, nel nord-ovest dell'Inghilterra. Si tratta di 35 abitazioni, in gran parte con due camere da letto, nella zona di Cobridge, una delle più degradate. Questo non ha frenato più di 600 persone che hanno fatto domanda per acquistarle. Le famiglie che verranno scelte avranno l'obbligo, come è previsto da questo tipo di accordi, di compiere una serie di lavori di ristrutturazione per rendere le case abitabili. Le autorità pubbliche aiutano i compratori anche dal punto di vista economico, fornendo loro un prestito agevolato da 30 mila sterline. Stoke-on-Trent non è l'unica città del Regno ad adottare questa iniziativa per ripopolare alcuni quartieri 'fantasma': la città di Liverpool ha fatto lo stesso con un gruppo di 20 case in una zona centrale. Il comune impone norme molto stringenti agli acquirenti: devono abitare nelle case per cinque anni e non possono affittarle. Questo tipo di iniziativa non riguarda solo il Regno Unito: in Italia, qualche anno fa, Vittorio Sgarbi, in qualità di sindaco di Salemi, in provincia di Trapani, lanciò il controverso progetto delle 'case a un euro', anche in quel caso offerte in cambio di una ristrutturazione. Mentre negli Stati Uniti, a Detroit, diverse abitazioni sono finite sul mercato a un dollaro dopo aver perso quasi tutto il loro valore a causa della crisi che ha trasformato la 'Motown', un tempo sede fiorente dell'industria automobilistica americana, in una città in decadenza. (ANSA).

martedì 23 aprile 2013

Usa: a marzo vendite case nuove +1,5% A un tasso annualizzato di 417.000 unità 23 APRILE 2013 (ANSA)

(ANSA) - NEW YORK, 23 APR - Le vendite di case nuove negli Stati Uniti in marzo sono aumentate dell'1,5% a un tasso annualizzato di 417.000 unità.(ANSA).


(ANSA) - NEW YORK, 23 APR - I prezzi delle case negli Stati Uniti in febbraio sono saliti dello 0,7% rispetto al mese precedente, e del 7,1% nei 12 mesi che si sono chiusi in febbraio. Lo comunica la Federal Housing Finance Agency. (ANSA).

(ANSA) - ROMA, 22 APR - Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti a marzo sono scese dello 0,6% a un tasso annualizzato di 4,92 milioni di unità. Il dato è inferiore alle attese degli analisti, che scommettevano su un rialzo dello 0,4% a un tasso di 5 milioni di unità.(ANSA).

La Catalogna vuole rilanciare il mercato degli affitti e tassa le case vuote by Monitorimmobiliare

La Catalogna vuole rilanciare il mercato degli affitti e tassa le case vuote http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14387

22/04/2013

Il consigliere al Territorio del Governo locale dellaCatalogna, Santi Vila, ha annunciato - nel corso di un’intervista alla radio pubblica Raci - una nuova tassa che graverà sulle case sfitte.

Lo scopo dichiarato è stimolare il mercato degli affitti e ridurre il numero degli alloggi vuoti nella regione.

Per la nuova imposta la Generalitat de Catalunya, così si chiama l'autorità goverativa della resgione, si è rifatta al modello adottato in Francia dove, grazie al pacchetto di misure fiscali, in cinque anni è diminuita sensibilmente l’alta percentuale di alloggi sfitti del parco immobiliare francese.

L'imposta catalana sarà inserita nella legge di accompagnamento alla Finanziaria 2013 e si applicherà solo alle persone giuridiche e non ai privati (quindi in gli immobili di proprietà delle banche e delle società di promozione immobiliare).

In Catalogna - ha spiegato Vila - che ci sono 80mila case nuove sfitte, delle quali solo fra le 900 e le 1.100 di edilizia pubblica, inizialmente destinate ai giovani, ma che sono rimaste vuote dal momento che, a causa della crisi, i potenziali affittuari non hanno potuto pagare nemmeno i bassi affitti di edilizia popolare.

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Residenziale Usa: a marzo calo a sorpresa per vendite, boom sui prezzi by Monitorimmobiliare

http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14391

 News
Residenziale Usa: a marzo calo a sorpresa per vendite, boom sui prezzi Residenziale Usa: a marzo calo a sorpresa per vendite, boom sui prezzi 22/04/2013
Dopo una serie di risultati positivi, battuta d'arresto a marzo per l'indice che misura le vendite di existing home (case vendute da un precedente proprietario) che negli Stati Uniti sono scese dello 0,6% rispetto a fine febbraio, portandosi a un tasso annuale di 4,92 milioni di unità abitative scambiate, rispetto a i 4,95 del mese prima.

Il risultato è stato monitorato com di consueto dallaNar (National Association of Realtors, l'associazione amercana degli agenti immobiliari) ed è inferiore alle attese degli analisti che avevano previsto un incremento a quota 5,01 milioni di unità.

Restano invece ampiamente positive le vendite su base annua che risultano in aumento del 10,3%.

In crescita record infine il prezzo medio di acquisto, salito dell'11,8% tendenziale a 184.300 dollari per abitazione (si tratta del maggior incremento dal novembre del 2005).

Posted by Monitorimmobiliare