venerdì 22 novembre 2013

Rotta sulla Repubblica Dominicana -casa24.ilsole24ore.com


Un pied-à-terre ai Caraibi, nella terra scelta da Cristoforo Colombo come sede del suo primo grande insediamento coloniale nel Nuovo Mondo. Per chi è alla ricerca di investimenti immobiliari alternativi, la Repubblica Dominicana – l'Hispaniola delle cronache del celebre navigatore genovese – offre potenzialità ancora inesplorate, ma in prospettiva di interesse.
Il Paese, sotto la guida del presidente Danilo Medina, si è dato infatti un obiettivo molto ambizioso: raddoppiare entro cinque anni da 5 a 10 milioni il numero di turisti che decidono di spendere le vacanze su queste spiagge caraibiche. O di immergersi nelle atmosfere di inizio Cinquecento che si possono ancora respirare a Santo Domingo nel quadrilatero dell'antica colonia, dal 1990 considerato dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità. La strategia prevede massicci investimenti in infrastrutture, nuovi resort e riqualificazione delle aree urbane più degradate per fare della Repubblica Dominicana "la porta di ingresso" per l'America Latina.
Puntare sul turismo del resto è una mossa tanto lungimirante quanto obbligata per il Paese: il settore è già oggi la seconda componente del Pil nazionale, dietro alle esportazioni, con entrate nel 2012 per oltre 4,5 miliardi di dollari, ma è quella con le maggiori possibilità di crescita se, come appare intenzionato a fare, il Governo proseguirà con decisione sulla rotta della valorizzazione delle proprie offerte.
Nell'ottica di chi guarda al locale mercato immobiliare, la logica a favore di un possibile investimento non sta dunque solo nella possibilità di acquistare una casa di mare ai Caraibi, ma di puntare anche su un possibile e graduale apprezzamento dell'immobile man mano che il processo di apertura al turismo internazionale proseguirà. Già oggi la Repubblica Dominicana è meta di un grosso flusso di turisti canadesi e nordamericani, ma ora il Governo mira ad attrarre maggiori flussi anche dall'Europa da una parte e dal resto del Sud America dall'altra, puntando anche sull'attrattiva offerta dal minore costo della vita rispetto a Paesi come il Brasile, dove l'inflazione è ormai da tempo diventata un serio problema.
A livello di prezzi, la Repubblica Dominicana appare ancora vantaggiosa anche per il settore dell'immobiliare. Secondo i dati forniti dall'agenzia Juan Perdomo Century 21 (juanperdomo.com), un metro quadrato nella capitale Santo Domingo costa 1.200 dollari (893 euro) e lo stesso prezzo si trova a Puerto Plata, la seconda città del Paese, dotata di un proprio aeroporto, costruita su una costa con oltre cento chilometri di spiagge. Puerto Plata vanta anche la teleferica – di costruzione italiana – più grande della regione caraibica che collega l'abitato con la collina di Isabel de Torres dove si trova un'imponente statua del Cristo redentore.
Oltre che su ottime spiagge, Puerto Plata può contare anche su molte attrattive turistiche, fra cui le cascate di Hamadagua, dove i turisti possono gettarsi nell'acqua da 27 diversi livelli, oppure Ocean World, dove è possibile interagire con i delfini. La promozione turistica per l'intera provincia di Puerto Plata è stata affidata a un italiano, Lorenzo Sancassani, un uomo d'affari che si è trasferito nell'isola ormai da 30 anni e che in passato ha contribuito al lancio della vicina Cabarete come meta ideale per gli amanti del surf. Proprio a Cabarete, dove è stata inventata la variante del kitesurf e dove si tengono regolarmente campionati internazionali, i prezzi degli immobili salgono a 1.500 dollari (1.116 euro) al metro quadrato, e la stessa valutazione si trova anche a Punta Cana e La Romana.
Il prezzo più alto, pari a 1.600 dollari al metro quadrato (circa 1.190 euro), si trova invece a Las Terrenas, altra splendida località adagiata sulle sponde del Mar dei Caraibi che per ora ha resistito all'invasione dei maxi-resort ed è riuscita ancora a mantenere in parte un'atmosfera da vecchia città di pescatori.

Oltre il fiume Hudson per ottimi investimenti immobiliari..............

Ottimi investimenti immobiliari oltre il fiume Hudson che divide di fatto lo stato del New Jersey dalla sicuramente più blasonata - e cara... - New York.

Lo stato del New Jersey offre agli investitori stranieri (quindi anche Italiani) delle ottime opportunità di investimento immobiliare senza esborsi elevatissimi e , soprattutto , beneficiando della normativa statunitense sicuramente tutelante - forse nessun altra al mondo - per l'acquirente.

La crescente domanda di unità da locare , l'ottima ubicazione che vede questo stato a poche decine di minuti da New York , le cittadine sull'oceano consentono redditività da locazione tra il 6 e l'8%.

ecco alcuni esempi dettagliati di 2 villette già locate :



Gli indicatori statunitensi danno inoltre da molti mesi i valori immobiliari e il numero delle transazioni in crescita prevedendo incrementi nei prezzi delle case.

Rimaniamo a disposizione all'indirizzo info@luxuryandtourism.com per ogni ulteriore approfondimento.








L'edilizia oggi vista da un costruttore (che ha saputo reinventarsi) di Giorgia Perbellini per www.luxuryandtourism.com


Partiamo da una notizia ANSA pubblicata nella giornata del 19 novembre:

"Il mercato immobiliare vede in Veneto una parziale ripresa nel secondo trimestre 2013. Lo afferma un'indagine del centro studi del portale 'Casa.it', secondo la quale le compravendite hanno segnato un trend positivo da aprile a giugno, anche se restano inferiori ai dati del primo semestre 2012. Secondo i dati dell' Agenzia delle Entrate - riferisce 'Casa.it' -, rispetto ai primi tre mesi del 2013, nel secondo trimestre (aprile-giugno) le compravendite nelle province di Venezia e Rovigo risultano in crescita, mentre i comuni che registrano le migliori performance sono Vicenza (+40%), Rovigo (+32,0%), Belluno (+27,4%). Ugualmente positivo, ma con una crescita minore il comune di Treviso (+3,5%). A contribuire a questo parziale miglioramento, tra gli altri fattori, vi sarebbe la cosiddetta 'fase calante' dei prezzi degli immobili che ha ridotto il divario tra domanda e offerta, favorendo una ripresa delle contrattazioni".

Cerchiamo di capirne di più mettendoci per una volta dalla parte del costruttore anzichè del consumatore o dell'agenzia immobiliare. Lo facciamo con Luca Perbellini, imprenditore e costruttore veronese che a causa (o grazie?) alla crisi ha saputo reinventarsi e sviluppare un progetto edilizio all'avanguardia.

Qual è stato il periodo peggiore per il mondo dell'edilizia?

Decisamente il 2011. In quell'anno si è registrato un brusco e improvviso calo delle vendite che ha colto impreparati tutti noi che questo mestiere l'avevamo sempre fatto con successo. L'edilizia è stata un settore trainante dell'economia italiana per parecchi decenni quindi non eravamo pronti a una crisi così pesante.


La crisi ti ha però permesso di evolverti e pensare in modo differente.

Assolutamente si. L'evoluzione ne è stata una diretta conseguenza. Non essendo un lavoratore dipende con lo stipendio fisso assicurato, nel bel mezzo del blocco immobiliare, ho deciso di puntare su qualcosa di nuovo. Si iniziava a parlare, ma ancora timidamente, di case a risparmio energetico, autosufficienti, amiche dell'ambiente. Così ho deciso di informarmi e ho capito subito che quello sarebbe stato il futuro dell'edilizia. Dal 2012 costruisco abitazioni in legno e devo dire che gli affari vanno molto meglio rispetto a tutte le aziende locali che producono in maniera tradizionale. Ma sa una cosa? Il legno è il presente, il futuro vedrà costruzioni di mattone in calce e canapa, totalmente ecofriendly. Noi ci stiamo già attivando.

Cosa ne pensi della ripresa del mercato immobiliare veneto riportata da Casa.it?

Se devo essere sincero non ho notato alcun miglioramento del mercato tradizionale: alcune costruzioni in mattone che ho realizzato negli anni passati sono ancora invendute e forse lo rimarranno per molto tempo. Quello che si sta muovendo sono i settori di nicchia: gli immobili extralusso che attirano sempre più stranieri nel nostro Paese e poi le costruzioni in bioedilizia o in legno. Al giorno d'oggi la casa non viene più considerata solo come patrimonio immobiliare. La tendenza è quella di vivere in un'abitazione passiva, che riesca a funzionare con un costo vicino allo zero. I giovani d'oggi sono molto più informati e sensibili verso le tematiche ambientali, quindi hanno una visione della casa molto differente da quella dei loro genitori.

Quali sono state le cause che hanno portato l'edilizia a trovarsi in una situazione di stallo?

Le cause sono molteplici ma cito sicuramente il cattivo sistema amministrativo che ha bloccato il nostro Paese. Il cittadino medio si ritrova sempre più povero perchè lo stipendio (quando c'è) negli ultimi anni è rimasto invariato ma sono aumentate le tasse e il costo della vita. Oggi comprare casa è davvero un lusso che pochi possono permettersi. Lo sa che solamente l'apertura di un contatore per l'energia costa intorno ai 600 euro? Qui in Veneto la parte grossa dell'economia l'hanno sempre fatta le piccole aziende a conduzione familiare. Ma oggi moltissime sono fallite e le poche rimaste non riescono a sostenere i costi troppo alti, per cui devono licenziare il personale. E' una ruota che gira.

Quali potrebbero essere le possibili soluzioni?

La misura più urgente è solo una: detassare le imprese e i cittadini. Solo così ci sarà più lavoro, più soldi nelle tasche degli italiani che, di conseguenza, consumeranno di più. Ripeto, è una ruota che gira. Ma per ora gira nel verso sbagliato.


di Giorgia Perbellini
http://www.luxuryandtourism.com






Confedilizia: fino a ottobre solo imposte per chi affitta -a-realestate.it


Fino all'autunno tutto quello che il proprietario ricava da una casa data in affitto va in imposte, il 16 ottobre è il suo giorno di ''liberazione fiscale''. È quanto afferma il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, all'incontro con istituzioni e cittadini 'Tasse sulla casa'. Il presidente denuncia la sostituzione della Service tax approvata dal Cdm ad agosto con ''una seconda Imu'' e il ritorno dell'Irpef sugli immobili non locati, ''un'ignominia che grida vendetta al cospetto di Dio per la sua intrinseca immoralità''

Convegno Fiaip "Mercato immobiliare estero/turistico per combattere la crisi" -atnews.it

A margine dell'assemblea elettiva che ha visto rinnovarsi il consiglio provinciale Fiaip  Asti il 18 novembre 2013  si è svolto presso la Camera di Commercio di Asti, il partecipatissimo Convegno Fiaip "MERCATO IMMOBILIARE ESTERO/TURISTICO per combattere la crisi"

Ecco le dichiarazioni  della Presidente Fiaip Asti Ketty Increta:
Alcuni pensano a torto che l’andamento delle compravendite immobiliari è legato alla “decadenza” del politico di turno, o a poche centinaia di euro di Imu, tirse, tares,  tarsu (chiamatela come vi pare la sostanza non cambia) sempre di un tassa sugli immobili si tratta, in realtà, invece che anche se gli immobili non si muovono, si muove la gente che le abita. Molti giovani devono espatriare pur d'inserirsi nel mondo del lavoro, ad esempio mia figlia 30 enne è andata a lavorare in Madagascar, ma anche i suoi compagni di liceo sono in giro per il mondo, L.L., come miglior architetto del suo corso insieme a un team di giovani architetti e ingegneri si trova  ora a progettare una città cinese. Fabiana in uno dei suoi viaggi di lavoro ha sposato un libanese, hanno una splendida bimba e ora si sono trasferiti in Norvegia a gestire un ristorante. Alcuni paesi rurali dell’astigiano dopo essersi ripopolati con i torinesi e milanesi stufi della città, si stanno nuovamente progressivamente svuotando. Anche alcuni pensionati si trasferiscono all’estero, perché in Messico e in Costa Rica con una pensione che qui ci faresti la fame vivi da re e stai al caldo.
Con questo scenario, l’agente immobiliare che lavora solo in un quartiere della città non ha più senso di esistere. Occorre conoscere e interpretare i flussi migratori e proporre al cliente in base alle sopraggiunte necessità familiari le soluzioni migliori per vendere gli immobili inutilizzati qui per investire nel paese dove ci stiamo trasferendo. E le nostre case sulle colline monferrine piuttosto che nel centro di Asti? Dobbiamo farle muovere... esportarle, insieme al vino e al tartufo, all’estero.
Certo per gestire questo tipo di mercato occorre una maggiore professionalità, per questo motivo gli agenti immobiliari associati a Fiaip grazie agli accordi Internazionali con la CEI Confédération Européenne de l'Immobilier e con Nar National Association of Realtor sono già da tempo agenti immobiliari “senza frontiere”. Inoltre con il nostro portale "Cercacasa" abbiamo una vera e propria piattaforma d'interscambio internazionale.
Durante il recente Congresso Fiaip di Genova, gli americani, soprattutto texani o californiani, ha sottolineato Barbra Smerzer, dirigente della National Association of Realtor, sognano di comprare una casa in Italia per viverci o come investimento, soprattutto a Venezia o Roma. E se gli facessimo conoscere il Monferrato? Sono convinta che gli piacerebbe molto, così come piace a molti Svedesi che si sono trasferiti a vivere a Nizza Monferrato o Agliano. Per non contare di quanta curiosità sta suscitando Portacomaro, solo per le origini del Papa Francesco Bergoglio.
Questo è l'obbiettivo con cui  lavorerà Fiap Asti: la promozione del territorio.
We have a dream! Nel mondo ci sono già molte fiere dell’immobiliare, perché non farne una qui ad Asti facendo confluire qui Agenti immobiliari ed investitori di tutto il mondo?
Questa potrebbe essere non solo una valida modalità per far ripartire il mercato immobiliare astigiano e far conoscere opportunità d'investimento immobiliare all'estero,  ma un’occasione in più per far lavorare il settore dell’accoglienza in questa città !
Tenteremo di coinvolgere in questo l'assessore Cerrato.
Dobbiamo però rimanere con i piedi per terra, non pensino i proprietari che il cliente straniero ancorché benestante sia uno sprovveduto a cui si possa vendere un “ciabot” al prezzo di una villa d’epoca. Difficilmente gli immobili, soprattutto quelli da ristrutturare e con un basso indice di prestazione energetica, potranno vedere aumentare le loro quotazioni nel futuro. Anzi c’è il rischio che più nessuno li voglia acquistare, perché i facoltosi acquirenti esteri, ma anche gli astigiani, desiderano il meglio."

Settore immobiliare, l’ora del disarmo -opinione.it

L’economia nazionale è in crisi e il settore immobiliare non fa eccezione. Periodicamente qualcuno ricorda, in base all’esperienza del dopoguerra che, in precedenza, il settore ha svolto funzione di traino dell’economia, ma non seguono proposte, né iniziative, e il mercato continua ad essere contrassegnato dalla presenza asfittica di operatori, magari finanziariamente e patrimonialmente dotati che, tuttavia, non hanno visione e non progettano le modalità di sviluppo del mercato prossimo venturo.
Il Paese è stato preda, in passato, di operazioni avventurose che hanno sfregiato città (Roma è tra queste) e territori, hanno arricchito operatori meritevoli, così come operatori di dubbia capacità (oltre ad esponenti della politica), in misura spropositata, e hanno viziato il mercato contribuendo all’aggravamento della crisi generale dell’economia. Il presidente di Confedilizia ha lamentato, di recente, che l’attuale stato di crisi del settore sia da imputare all’eccesso di balzelli imposti dall’erario su prime e seconde case a disposizione della proprietà. L’imposizione fiscale sulla casa, che contribuisce al benessere della persona ed è scelta di investimento alternativa ai titoli mobiliari, costituisce certamente una remora alle prospettive di consolidamento di un patrimonio familiare.
Tuttavia, anche altri fattori alterano il funzionamento del mercato immobiliare, non solo residenziale. Lo strumento del franchising immobiliare, prezioso in un mercato funzionante, è divenuto agente delle disfunzioni di settore. Modalità di distribuzione di competenze e servizi mediante rapporti ad ampia diffusione territoriale, nazionale o pluriregionale, costituiti tra due imprese, l’una denominata franchisor, di maggiori dimensioni, depositaria di capacità ed esperienze attestate da un marchio di settore riconosciuto dai consumatori, l’altra denominata franchisee, di minori dimensioni, spesso piccole o minime, affidataria del marchio, interprete, tuttavia, delle esigenze del territorio di appartenenza, collettrice della domanda immobiliare locale sul presupposto della credibilità del marchio, motivano il rapporto.
Il franchising ha origine anglosassone, si è inizialmente affermato in Italia come rapporto giuridico-economico riconosciuto dalla giurisprudenza e in seguito è stato disciplinato dalla legge. In Italia i marchi del franchising immobiliare riconosciuti dai consumatori sono stati finora sostanzialmente tre. Di questi, due hanno subito i contraccolpi di disaccorte gestioni dei gruppi di appartenenza, ma uno si sta riprendendo con un nuovo controllo e segnala vivacità operativa. Il terzo gode ancora complessivamente di buona salute, è diffuso sull’intero territorio nazionale, ma avverte le conseguenze di un mercato la cui offerta di edilizia abitativa e commerciale si è dimostrata esuberante sulla domanda, in contrazione da vari anni, con prospettive di ripresa a medio-lungo termine.
Ne è seguito un significativo invenduto, che deprime il mercato e la capacità di resistenza dei vari protagonisti. La pratica corrente del franchising immobiliare, tuttavia, non è l’unico fattore di disfunzione del settore, che soffre anche di assenza di visione e di carenza sia di analisi, che di progettualità. Il recente rapporto del Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio (Cresme) conferma che il settore richiede una profonda “riflessione strutturale” sulle dimensioni e sulle prospettive del mercato.
Posto che la ripresa delle transazioni non riguarderà uniformemente il territorio nazionale, ma sarà una ripresa guidata dalla vivacità dell’economia locale, la capacità di lettura del mercato e le previsioni di intervento saranno influenzate dallo sviluppo delle attività di impresa, che, a sua volta, è determinato dall’equilibrio delle funzioni pubbliche e private di progettazione e di pronta esecuzione delle idonee infrastrutture materiali e immateriali. Non c’è crescita senza risorse finanziarie, know-how, trasporto, stoccaggio, informazione, comunicazione, tutela dei diritti. L’imprenditore piemontese amico di Einaudi, molto attento alle esigenze di sviluppo del territorio, chiese meno tasse, una strada e laissez faire. Tutto il contrario della più recente esperienza italiana, che testimonia del pregiudizio alla crescita provocato dai grovigli di veti e interessi particolari, anche poco nobili.
È quindi richiesto un nuovo modello di franchising, consistente di capacità previsionali politico-economiche e di competenze giuridico-economiche, tipiche di organizzazioni integrate, idonee a interpretare le esigenze del territorio e a fornire risposte adeguate, sia per il prodotto che per le modalità di proposta e di fornitura. Il mercato delle opere pubbliche dovrà registrare un riposizionamento del project financing, avvilito e arretrato anche a seguito di non poche esperienze negative territoriali che hanno compromesso l’adozione del pur utilissimo strumento. Il project financing richiede infatti la condivisione dell’analisi di fattibilità da parte di tutti i protagonisti e la credibilità dell’imprenditore in ambiente finanziario o bancario.
Non sembra che i marchi di franchising più noti siano tutti in grado di soddisfare questi requisiti e quindi si profila un mercato di grande interesse per un nuovo protagonista, che abbia le capacità segnalate e le proponga, avvalendosi di un’organizzazione adeguata, su tutto il territorio nazionale, in seguito ad un breve periodo sperimentale. Alcune regioni di Italia si prestano particolarmente per la sperimentazione.

giovedì 21 novembre 2013

Cina, ricchi in fuga all’estero -lindro.it

Stati Uniti, Canada, Europa ed Australia. I ricchi uomini d’affari cinesi guardano sempre di più all’estero. Un modo per diversificare i propri investimenti che finiscono in immobili e terreni. Secondo un sondaggio realizzato da China Merchants Bank e Bain & Company, il numero dei super ricchi cinesi nel giro di quattro anni è più che raddoppiato, arrivando a quota 700mila. E si stima che entro la fine dell’anno sia destinato a salire ulteriormente, almeno di un altro 20%. Parallelamente aumentano anche i loro investimenti all’estero, che riguardano un cinese ricco su tre. Un numero che è circa il doppio rispetto a quello degli High Net Worth Individual (Hnwi), cioè quelle persone che possiedono un alto patrimonio netto, per definizione oltre il milione di dollari, che hanno dichiarato di fare investimenti all’estero nel 2011. E tra coloro che hanno già diretto i propri capitali alll’estero, ben il 60% intende incrementare i propri investimenti in questa direzione. Per il 'Wall Street Journal', nel complesso, rispetto al 2012, il numero di imprenditori che emigrano, acquistano e investono all’estero è aumentato del 46%.
Una tendenza che risponde all’esigenza della classe di ricchi cinesi, formatasi rapidamente negli ultimi anni grazie alla crescita vertiginosa del Paese, di ricercare migliori opportunità di investimento, anche oltreconfine. Questo fenomeno, secondo gli analisti, si inserisce in quel processo di cambiamento economico attualmente in corso in Cina. Per il futuro, infatti, il Dragone si sta muovendo verso un nuovo modello di sviluppo, non più basato, come è stato finora, sulle esportazioni, ma sui consumi interni, in modo da garantirsi una crescita più sostenibile ed organica. Ma la maggior parte dei cinesi che oggi si collocano nella fascia dei super ricchi hanno guadagnato il loro patrimonio con il modello precedente e cercano la strada migliore per preservarlo«Dopo il loro successo nel creare la propria ricchezza ora gli High net worth individual si trovano ad affrontare il dilemma di come preservare la ricchezza e lasciarla alle loro famiglie», ha spiegato a ‘CNNMoney’, Jennifer Zeng, partner di Bain.
E non è l’unico motivo che li spinge a guardare all’estero. Sempre più spesso lo fanno anche per gli studi dei propri figli. Come ha riportato ‘Epoch Times’, nel corso di un forum economico che si è svolto di recente in Cina, il fondatore di Hurun China Rich List, Rupert Hoogewerf, ha sostenuto che oltre l’80% dei magnati cinesi preferiscono mandare i loro figli all’estero convinti che così possano ricevere una formazione migliore. «Il 43% dei bambini cinesi studia negli Stati Uniti e il 34% in Gran Bretagna», ha sottolineato. Molti di loro sono destinati a proseguire la loro vita all’estero. Secondo i dati forniti dall’agenzia cinese Xinhua, alla fine del 2012, dei 2 milioni 640mila studenti cinesi all’estero solo un milione 900mila ha deciso di tornare in Cina.
Ma chi sono e dove vanno questi ricchi cinesi che decidono di emigrare ed investire all’estero? ‘Epoch Times’ ha raccolto i casi più eclatanti e ha tracciato una mappa dei loro spostamenti. In effetti, il fenomeno è diventato più evidente e ha attirato l’attenzione soprattutto perché di recente le cronache hanno raccontato casi di personaggi noti che hanno deciso di spostare la loro residenza al di fuori della Cina o hanno intenzione di farlo. A fine ottobre è toccato a Jack Ma, fondatore e Presidente di Alibaba, sito di e-commerce, che ha fatto sapere che nel giro di due anni otterrà la residenza a Hong Kong e ha già investito in alcune attività nell’ex colonia britannica. Sempre ad ottobre è stato annunciato che il gruppo Fosun International, guidato da Guo Guangchang, ha acquistato a New York il One Chase Manhattan Plaza, un grattacielo di 60 piani, storica sede di una delle più importanti banche della Grande Mela, destinato ad ospitare uffici, per 725 milioni di dollari. E a quanto pare, in quegli uffici saranno ospitate diverse aziende cinesi. Ma non è un caso isolato.
Sono molte le imprese e gli imprenditori cinesi che stanno acquistando immobili negli Stati Uniti. Soho China dell’immobiliarista cinese Zhang Xin, insieme ad un partner brasiliano, il Gruppo bancario Safra, ha recentemente partecipato all’acquisto di una quota del 40% dell’edificio della General Motors nel centro di Manhattan, mentre la Holding Group Groenlandia, società statale con sede a Shanghai, ha acquisito il 70% del progetto Atlantic Yards a Brooklyn.
C’è, poi, chi guarda all’Europa. Li Ka-shing, un imprenditore di Hong Kong, sta trasferendo il suo patrimonio dalla Cina al Vecchio Continente, mentre Wang Jianlin, l’uomo più ricco della Cina, proprietario del Dalian Wanda Group, sta investendo 740 milioni di euro per costruire un hotel di lusso a Londra. E questi sono solo alcuni esempi che evidenziano una tendenza sempre più diffusa. Tanto da far scrivere al regista Jia Zhangke, su Weibo, il Twitter cinese, che «durante un incontro con circa una decina di amici, ho scoperto che tutti tranne me hanno fatto domanda di espatrio o sono già emigrati».
Tra le mete più gettonate l’Australia, dove secondo quanto riportato da ‘Epoch Times’ il 90% delle 435 domandi di visti finalizzati ad un investimento minimo di 5 milioni di dollari australiani, pari a 3,5 milioni di euro, coinvolgono proprio cittadini cinesi, i cui investimenti nella terra dei canguri sono calcolati dal Foreign Investment Review Board australiano in oltre 11,8 miliardi di euro l’anno, in larga parte diretti al mercato immobiliare.
Come Guo Guangchang e Zhang Xin, poi, sono molti a puntare sugli Stati Uniti. Anche in questo caso gli investimenti immobiliari la fanno da padroni. Secondo i dati raccolti dalla ‘CnnMoney’, in California oltre la metà delle abitazioni comprate da acquirenti stranieri sono state vendute a cittadini cinesi. Da New York a San Francisco, fino a Los Angeles e Boston, i cinesi sono sempre più presenti e si stima che arriveranno a spendere circa 6 miliardi di euro in case su territorio americano. L’estate scorsa, a San Francisco, tra luglio e agosto, è stato registrato un aumento dell’84% degli investitori alla ricerca di proprietà immobiliari.
Infine, c’è anche chi si ferma più vicino e decide di investire nei Paesi confinanti dell'Asia. In primis, Corea del Sud e Hong Kong. Per la prima, i dati ufficiali disponibili mostrano che fino allo scorso marzo i cinesi avevano acquistato 925 milioni di immobili, mentre l’ex colonia britannica negli ultimi dieci anni ha rilasciato quasi 19mila visti finalizzati all’investimento dei quali l’87% a cittadini cinesi, che hanno investito in tutto 14 miliardi di euro.
Tutto questo, infatti, si traduce in un’emorragia di danaro dalla Cina. Un’emorragia alimentata spesso da soldi illeciti. Quanti? In base alle stime riportate in un rapporto del Global Financial Integrity dello scorso anno, tra il 2000 e il 2011, 2 miliardi e 870 milioni di euro. Per lo più finiti nel mattone.

I prezzi degli immobili a Londra sono in crescita -italiaoggi.it

Comprar casa a Londra è ormai soltanto alla portata dei ricchi stranieri orientali, europei vista l'impennata dei prezzi. Non che il mercato immobiliare londinese sia mai stato a buon prezzo. Ma nell'ultimo mese, da metà settembre a metà ottobre, la crescita del costo degli alloggi è stata del 10% tanto che per acquistare una abitazione non è possibile pagare meno di 642.431 euro.
Cifre vertiginose che stanno via via esautorando la classe media dalla città per confinarla nei sobborghi. Tanto che Londra, come Parigi, sta diventando un bunker di ricchi dove la classe media non ha più diritto di cittadinanza. La crescita vertiginosa dei prezzi delle case, sia nuove che usate, ha riproposto l'ipotesi che ci si trovi di fronte a una bolla speculativa nel Regno Unito, ma la City non ci crede. E per il momento ha scartato questo motivo di preoccupazione. Secondo il sito Rightmove.com, nel IV arrondissement sui 32 della capitale inglese, il prezzo minimo per acquistare è salito a un milione di sterline, pari a 1,17 milioni di euro. Se continua di questo passo alla fine del 2013 le quotazioni degli immobili saranno cresciute del 20%, battendo il record del 2007, anno d'oro per l'immobiliare londinese. Secondo il sito Rightmove.com ci sono tutti gli elementi di una bolla speculativa: la pressione sui prezzi esercitata dalla domanda dei ricchi stranieri, e il fatto che lo stock immobiliare londinese non sia estendibile all'infinito per i limiti allo sviluppo urbanistico decisi dall'amministrazione locale, che intende tutelare anche gli spazi verdi. Questa politica di restringimenti ha finito con il ridurre le proprietà disponibili. Dal 2001 al 2011 sono state costruite 188 mila abitazioni con la popolazione cresciuta a 3,5 milioni di persone. Un'offerta ridotta rispetto alle 300 mila abitazioni edificate negli anni 70. Inoltre, i prezzi delle case sono anche dopati dai bassi tassi di interesse della Banca d'Inghilterra, scesi allo 0,5%, mai così da marzo 2009, con lo scopo di sviluppare crescita e consumi. Inoltre, il programma per favorire l'accesso alla casa prevede la garanzia pubblica fino al 15% del mutuo fino a un limite di 704 mila euro (600 mila sterline) per invogliare le banche a scontare il 5% del prezzo di vendita che comunque non favorisce le giovani coppie. Comparata al boom degli anni Duemila, una grande parte delle compravendite, in particolare da parte degli stranieri, non avviene per mutuo, ma in contanti. A comprare sono i ricchi, che motivi fiscali e politici in atto nei loro paesi spingono a trasferirsi, armi e bagagli, nella megalopoli londinese che rassicura con la sua stabilità economica. La crisi dell'euro, le primavere arabe e le incertezze della politica russa hanno gonfiato l'onda di questa immigrazione dorata alla ricerca di un investimento dal rendimento garantito.

Londra città 'proibita' per giovani, affitti record -a-realestate.it


Londra sta diventando sempre più una citta' 'proibita' per i giovani a causa del caro affitti. A dirlo il Financial Times che dedica una inchiesta alle difficoltà che incontrano i neolaureati a trovare un alloggio abbordabile nella capitale britannica. Considerando un salario medio per i neoassunti da 22.400 sterline l'anno, è impossibile in tutti i quartieri della metropoli sostenere i costi di un appartamento indipendente: i giovani sono obbligati a condividere la casa con altri coetanei. Non solo, si calcola che oltre un terzo del reddito finisca nel pagamento dell'alloggio. I giovani, prosegue il giornale, sono comunque disposti a grandi sacrifici pur di vivere nella capitale britannica. Anche perchè in molti casi non sarebbe conveniente spostarsi fuori da Londra pagando costosi trasporti pubblici. 

7 miliardi dall’UE per far ripartire l’edilizia italiana -news.immobiliare.it

Sapevamo già che la riconversione fosse una delle migliori frontiere aperte che lascia intravedere spiragli di luce in tempi sempre oscuri e ne avevamo anche parlato. Ma adesso, stando a quanto riportano la Fillea-Cgil eLegambiente, l’Unione Europea ha deciso di puntare a questo settore per incentivare la rinascita dell’Italia. Il secondo rapporto pubblicato da Fillea Cgil ha provato a quantificare i fondi europei che arriveranno nel nostro Paese nei prossimi sei anni, stabilendo che si tratterà di circa 7 miliardi di euro.

Le risposte europee alla crisi dell’edilizia

Dall’inizio della crisi, nel 2007, hanno chiuso i battenti arrendendosi a una situazione drammatica ben 12.000 imprese edili. Il calo dei lavori per la costruzione delle abitazioni dal 2008 al 2013 ha subito ha raggiunto il 51,6%. L’unico settore edilizio in crescita, invece, risulta proprio quello che si concentra sugli interventi di riqualificazione e, in questi ultimi cinque anni, è cresciuto del 17,2%.
L’UE, approvando il programma di fondi per il periodo 2014-2020, ha emesso due direttive che riguardano l’Italia, la numero 2012/27 e la 2010/31, che impongono al Paese una ripartenza dall’efficienza energetica. Con il programma di fondi che, secondo il rapporto, ammontano a 7 miliardi di euro, non si punta a fornire un aiuto economico soltanto al settore, ma si ha l’ambizioso obiettivo di dare il via a una nuova e crescenteoccupazione, stimando la creazione di circa 600.000 posti di lavoro.

Le risorse e gli attori

Obiettivi così alti e ricchi di aspettative impongono comunque un duro lavoro. Per farlo è ovviamente necessario che tutti i soggetti coinvolti in ogni parte del progetto collaborino in modo coordinato e solidale. E a pensarci bene i soggetti coinvolti saranno moltissimi: a partire dalle Pubbliche Amministrazioni, agli imprenditori, aglioperai, alle Università, al Governo e i partiti politici, fino alleassociazioni sindacali. Dare all’Italia la possibilità di sperare in una nuova occupazione significa, così, dare slancio a quelle che sono le ultime frontiere delle scoperte riguardanti l’energia e il rispetto dell’ambiente.
Il Presidente di Legambiente, intervenendo alla presentazione del rapporto sul futuro delle costruzioni, ha sottolineato che l’efficienza energetica e la riqualificazione territoriale possono essere la leva per l’occupazione italiana. Vittorio Cogliati Dezza ha affermato che riqualificare vuol dire rispondere alle nuove esigenze di qualità della vita e di nuclei familiari che hanno nuovi bisogni. Per Legambiente il progetto ha un’enorme valenza anche in termini ecologici, perché riqualificare implica la non invasione di zone agricole, bensì la ristrutturazione in chiave innovativa di un patrimonio immobiliare enorme che, però, sempre più spesso versa in condizioni degradate e di abbandono.
Le nuove esigenze del mercato immobiliare implicano il rispetto dell’ambiente e interventi che ottimizzino e riducano i consumi energetici, anche in chiave di rinnovabilità e di sfruttamento delle fonti di energia alternative. Il mercato impone alle nostre città di essere sempre più smart e ai quartieri di essere sempre più eco.

Il Governo deve essere regista del cambiamento

Oltre al coordinamento di tutte le forze coinvolte in questo progetto, servono politiche che fungano da cabina di regia. Bisogna fornire delle linee guida comuni per sfruttare al meglio le risorse che arriveranno dall’UE, come Progetti Operativi Nazionali (i cosiddetti PON), direttive comuni che convoglino delle competenze di base appartenenti a ministeri diversi e a istituzioni diverse. Le nuove politiche urbane devono pensare a rinnovare spazi interni alle nostre città, devono imporre un ripensamento di edifici fatiscenti e la riqualificazione dei nostri spazi urbani.
Il cambiamento quindi, non riguarda soltanto l’economia o la politica. Il cambiamento deve investire le menti, deve essere culturale. Le persone, forse ancor prima dei nostri politici, devono comprendere che riqualificazione e innovazione sono le chiavi non solo per la salute del Paese e del suo territorio, ma anche per una ripresa economica che può significare prima di tutto posti di lavoro di cui la gente ha bisogno.
Il presidente Fillea-Cgil è intervenuto accusando le passate gestioni di aver sprecato troppo tempo prezioso e di aver, invece, incoraggiato un’edilizia sempre più speculatrice approvando delle norme sanatorie troppo blande e riducendo i vincoli per l’edificazione. Walter Schiavella ha poi citato la tanto discussa Legge di Stabilità in approvazione, sottolineando quanto gli interventi siano troppo poco coraggiosi.
Il Governo ora è chiamato ad approvare ed elaborare una strategia nazionale entro il prossimo aprile, individuando quegli interventi su cui investire i fondi. Le direttive UE impongono, a partire da gennaio 2014, di ristrutturare almeno il 3% di tutte le superfici coperte della totalità degli edifici pubblici riscaldati e/o raffreddati. L’obiettivo è di far sì che la Pubblica Amministrazione per prima risponda ai più nuovi criteri di efficienza energetica, stabiliti dalla Dir. 2010/31, in modo da renderla un esempio per i privati.

Immobili: Nomisma, nel 2014 più locazioni, canoni stabili in centro -borsaitaliana.it

"Se nel 2012 le grandi citta' come Roma, Milano e Napoli avevano anticipato il calo, anche a doppia cifra, dei canoni di locazione, quest'anno la diminuzione si e' registrata soprattutto nelle medie e piccole realta''. Lo afferma in una nota Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti dopo la presentazione dell'osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma di cui il franchising, con 310 agenzie in Italia, ha curato la parte sulle locazioni. 'Per il 2014, mediamente a livello nazionale, ci aspettiamo un incremento del numero di locazioni residenziali nelle zone semicentrali e periferiche, una sostanziale tenuta dei canoni di affitto in centro citta' e una tendenza all'ulteriore calo nelle aree semicentrali e periferiche. Un impatto sui prezzi potrebbero avere le nuove tasse in fase di studio su servizi o rifiuti anche se per l'Imu non abbiamo rilevato incrementi ad eccezione di alcune aree del meridione dove i canoni erano gia' piuttosto contenuti'. 'Nel centro di citta' come Venezia e Trento - aggiunge Spronelli - prevediamo l'anno prossimo un aumento del numero di locazioni. Analoga situazione si prospetta in tutti i capoluoghi ma solo nelle zone semicentrali, che diventano piu' appetibili per il rapporto qualita'-prezzo, e in quelle periferiche. Questa tendenza dovrebbe essere piu' evidente al Sud Italia (Campobasso, Catanzaro e Potenza) anche se saranno interessate pure la Capitale piuttosto che Firenze'. Sul fronte dei prezzi, "la nostra rete ci segnala per l'anno prossimo ancora possibili riduzioni dei canoni specie nelle zone centrali di Ancona, Cagliari, Campobasso, Genova, Napoli, Palermo, Potenza e Trieste. Nelle zone semicentrali e periferiche, ad eccezione di Milano dove potrebbe esserci una risalita degli affitti, la riduzione dei canoni dovrebbe essere piu' marcata specialmente ad Ancona, Aosta, Cagliari, Campobasso, Genova, Napoli, Palermo, Potenza, Trieste, Venezia e, in misura minore, anche a Torino, Roma, Perugia e Bari'.

Ricky Martin vende il suo appartamento di New York -news.immobiliare.it


mercato immobiliare delle star torna a parlare di Ricky Martin. Il cantante portoricano, padre di due gemelli, ha appena messo sul mercato il suo lussuoso appartamento di New York per 8,3 milioni di dollari. Non è stata una sorpresa, dato che soltanto un anno fa la pop star aveva comprato una casa più grande per la sua famiglia che era cresciuta. Il nuovo appartamento del cantante, dove vive con i suoi bimbi, si trova a Manhattan nel celebre edificio disegnato da Peter Marino, ed è più grande della proprietà che ora è in vendita.
Questa si trova nel cuore della Grande Mela ed era già stata data in affitto nel 2010 con un canone di locazione di 23.000 dollari, poi nel 2012 per 29.500, poi scesi a 28.000 dollari. Ricky Martin l’aveva comprata per 5,7 milioni di dollari nel 2007 e aveva effettuato delle modifiche che ne hanno fatto un vero immobile di lusso e che oggi determinano un prezzo così tanto più alto.
Nella casa ci sono 3 camere da letto, 4 bagni e soltanto le spese condominiali ammontano a 4.694 dollari al mese. La suite del padrone di casa ha annesso uno studiolo e un bagno enorme con doccia ultramoderna e vasca con parete di vetro. Tutto l’appartamento è dotato di intere pareti di finestre, anche nelle camere, che lo rendono luminosissimo anche grazie all’ubicazione sul piano più alto del palazzo.
Ricky Martin pare si diverta a giocare sul mercato immobiliare e può vantare proprietà diverse fra loro, ma sempre molto lussuose e situate nei posti più belli del mondo. Infatti la popstar portoricana possiede sempre una casa bellissima a Madrid, almeno una nel suo Paese d’origine, in Portorico, e una piccola villetta dove si rifugia in un’isola privata di fronte Rio de Janeiro. Il cantante ha ceduto, come vi avevamo detto un anno fa, la sua bellissima villa di Miami un’altra a Beverly Hills e una a Golden Beach: il tutto per delle entrate complessive di 38,4 milioni di dollari.

mercoledì 20 novembre 2013

Le case dei sogni -russiaoggi.it


Non più solo megaville in Sardegna o esclusivi attici nel centro di Roma o Milano: comprare una casa in Italia è un sogno ormai alla portata di molti investitori russi, anche della classe media, e i capitali in arrivo dalla Federazione rappresentano una boccata d'ossigeno per l’asfittico mercato immobiliare italiano. Infatti, secondo l’istituto di ricerca specializzato Scenari Immobiliari, nel 2012 le compravendite di immobili concluse da investitori stranieri in Italia sono state 4.600, 300 in più rispetto all’anno precedente, per un investimento medio di 456mila euro, 26mila in più rispetto al 2011. In testa alla classifica ci sono i tedeschi (39 per cento del totale), seguiti dagli inglesi (18 per cento) e dai russi, protagonisti del 13 per cento delle compravendite.
Casa, Mosca attrae investimenti
Si tratta di un gruppo di investitori molto eterogeneo. "Quelli più noti sono i super-ricchi, interessati solo a immobili di lusso, ville e appartamenti di prezzo molto elevato – spiega Paola Gianasso, responsabile dei Mercati esteri per Scenari Immobiliari -. Si tratta però solo di una parte della clientela russa, pari a uno su sei circa". Una clientela formata da "grandi imprenditori, magnati con il jet privato", disposti ad acquistare ville da sogno nelle località italiane più esclusive, come "la Costa Smeralda, la zona dei laghi di Como e di Garda, o alcuni posti celebri in Liguria e Toscana, come Portofino e Forte dei Marmi – racconta Gianasso -. Oppure appartamenti di lusso nel centro di Roma, Milano e Firenze". Questi investitori spendono in media "da uno a due milioni di euro, ma possono arrivare anche a 10-12 milioni". I ricchi russi scelgono l’Italia anzitutto perché la amano e sono attratti dalle bellezze paesaggistiche e naturali, ma non solo: "Vengono in Italia anche perché in Russia la domanda di immobili di quel tipo si concentra soprattutto nella zona del Mar Nero, dove però l’offerta è scarsa".

Uno studio del gruppo Tranio, specializzato in compravendite con l’estero, conferma che la fascia di prezzo più ricercata dagli acquirenti russi della classe media è tra i 300 e i 400mila euro: solo il 14 per cento degli intervistati è disposto a spendere più di 500mila euro. La maggior parte cerca in Italia una casa dove trascorrere le vacanze con la famiglia. Ci sono poi gli investitori con un budget più ridotto, fino a 300mila euro. Secondo Paola Gianasso "questi acquirenti cercano soprattutto piccoli appartamenti da mettere a reddito, in località di vacanza dai prezzi accessibili, come in Liguria e Campania". Infine, ci sono investitori con budget fino a 100mila euro, che si accontentano di acquisti in provincia.La fascia più consistente di acquirenti russi, che pesa per il 25-30 per cento, è formata dagli investitori della classe media. "Il loro range di spesa è in media di 300-400mila euro, con punte fino a un milione – sottolinea Gianasso -. Si tratta di imprenditori e manager, investitori di buon livello ma che devono rispettare un budget, perché non dispongono di risorse illimitate". Per la maggior parte, questi investitori "scelgono di comprare casa nelle grandi città del Centro-Nord, ma anche in località di mare o in campagna".
La contrazione dei prezzi dovuta alla crisi influisce relativamente: i russi «non comprano casa in Italia per i prezzi convenienti, ma per l’attrattività del territorio». Per il futuro, le previsioni sono rosee: "Ci sono ancora margine di crescita: lo prova il fatto che si stanno moltiplicando le agenzie immobiliari specializzate nelle compravendite tra i due Paesi", afferma Giannasio. Il grande interesse dei russi rappresenta un’occasione imperdibile per far ripartire il mercato, soprattutto quello degli immobili più lussuosi, difficili da vendere in tempi di crisi.

Confedilizia: service tax sparita da legge stabilità -a-realestate.it


Ad agosto il governo aveva delineato la 'service tax', la nuova tassa sulla casa, con base imponibile la superficie o la rendita catastale e corrisposta dai proprietari in funzione dei servizi comunali e da ogni occupante, a qualsiasi titolo, in funzione dei beni o servizi di cui lo stesso gode. ''La tassa di agosto è però improvvisamente sparita dalla legge di stabilità e al suo posto è prevista un'Imu bis''. Lo evidenzia in una nota il presidente dalla Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani aggiungendo: ''Nessuna informazione è peraltro stata fornita sul perché dell'abbandono di questa tassa''. ''Ance e Confedilizia - riferisce Sforza Fogliani - hanno chiesto il ripristino della service tax di agosto, anche perché sarebbe la prima volta che il vero federalismo entrerebbe nel nostro ordinamento. Ciò che non avverrà mai se la classe politica continuerà ad esercitarsi su deduzioni e detrazioni Imu, inventate a suo tempo solo per finalità clientelari''.

Repubblica Dominicana, al via il Puerto Plata Golf Classic



Tra i prossimi eventi in Repubblica Dominicana, l’ente del turismo segnala la prima edizione del Puerto Plata Golf Classic, un torneo di golf che si disputa il 23 novembre sul campo 18 buche par 72 firmato da Robert Trent Jones Sr, situato nel complesso turistico di Playa Dorada. Dal 22 al 24 novembre si terrà invece a Santo Domingo, il ColonialFest, un evento volto alla scoperta della storia, cultura, arte e gastronomia della Repubblica Dominicana. Eventi musicali, opere teatrali, esposizioni saranno alla base di questi tre giorni di festa in tutta l’area coloniale della capitale, che sta tornando al suo antico splendore grazie ai lavori di ristrutturazione in corso.

JPMorgan: verso accordo storico con Usa da 13 mld -a-realestate.it


Un accordo storico da 13 miliardi di dollari per risolvere molte delle dispute sui mutui. JPMorgan e il Dipartimento di Giustizia si apprestano ad annunciare nelle prossime ore l'intesa che mette fine alle indagini e alle cause sui titoli legati ai mutui della maggiore banca americana per asset. L'accordo, il maggior con una singola banca, include un'intesa da 4 miliardi di dollari in termini di aiuti ai proprietari di casa in difficolta' e l'assunzione di responsabilita' per gli errori di Washington Mutual prima dell'acquisizione da parte di JPMorgan. L'intesa rappresenta un significativo progresso per JPMorgan nel lasciarsi dietro le spalle parte delle battaglie legali. La banca guidata da Jamie Dimon ha pagato nelle ultime settimane oltre un 1 miliardo di dollari per chiudere le indagini sulla 'Balena di Londra', il trader Bruno Iksil che ha assunto posizioni talmente importanti sul mercato dei derivati da influenzarne l'andamento. Le scommesse di Iksil sono costate a JPMorgan perdite per piu' di 6 miliardi di dollari e hanno messo in dubbio la governance della banca e Dimon, il 'maghetto' di Wall Street in corsa, prima del fiasco, per il posto di segretario al Tesoro e considerato uno dei preferiti da Washington. L'assunzione di responsabilita' per gli errori di Washington Mutual e' - secondo la stampa americana - il fattore che ha facilitato il raggiungimento dell'accordo, finora in bilico. JPMorgan ha acquistato Washington Mutual durante la crisi e i legali della banca hanno chiesto che gli eventuali errori commessi prima dell'acquisizione non fossero tenuti in considerazione.