sabato 13 aprile 2013

Polizze vita, oro e case all’estero Così si scappa dalle manovre mentiinformatiche.com

 Polizze vita, oro e case all’estero Così si scappa dalle manovre mentiinformatiche.com


Le prospettiva di una nuova manovra e quindi di nuove tasse è più concreta delle flebili smentite del governo. Nella versione finale del Def (Documento di economia e finanza) emerge chiaramente la necessità di trovare per il biennio 2015-2017 una cifra che può variare tra i 60 e i 20 miliardi. La forbice dipende dal futuro dell’Imu. Dando per scontato che una patrimoniale sugli immobili non scomparirà (tanto che se proprio si vuole investire in immobili conviene uscire dall’Europa e acquistare pezzi di casa attraverso i Reit, i fondi immobiliari Usa ed evitare salassi fiscali) in generale al nostro Fisco per fare cassa immediata non resterà che puntare le mani sui conti bancari e sugli investimenti. Anche qui ci sono due strade: nuove tasse o un prelievo forzoso. A mo’ di scudo la prima mossa e la più frequente (lo dimostrano i flussi di uscita dei capitali dall’Italia: nel 2012 circa 17 miliardi al mese) si chiama delocalizzazione. Aprire legalmente un conto corrente in Germania o meglio ancora in Svizzera. Basta fare un salto a Lugano, firmare le quattro pratiche necessarie e l’indomani bonificare la cifra prescelta dal proprio conto italiano a quello d’Oltralpe. Incaricare un commercialista e affidargli la compilazione del quadro RW in sede di denuncia dei redditi. È chiaro che l’obiettivo dell’Europa è unificare il sistema bancario e poter aggredire i conti di un cittadino italiano anche all’estero. Difficilissimo pensare però che la Confederazione aderisca. Dunque chi ha un conto in Svizzera si mette al riparo da un prelievo forzoso. Purtroppo non da nuove tasse. Già paga una patrimonialina aggiuntiva, il rischio che se ne sommiuna seconda è concreto. Potrebbe certo far sparire i soldi, ma non solo non risolverebbe il problemadella retroattività delle imposte straordinarie, ma si troverebbe subito nel terreno dell’illegalità. Invece ci sono alcuni beni rifugio che consentono di evitare prelievi forzosi e nuove tasse da manovra correttiva. Tra questi l’oro è quello la cui corsa è stata negli ultimi anni più elevata. Anche se dai massimi registrati nel settembre 2011 è sotto del 18%. Oro fisico, ma anche oro su strumenti finanziari (Tipicamente gli Etc (Exchange tradecommodities), rappresenta una forma di investimento alternativo da sempre utilizzato per coprirsi da ogni forma di rischio paese. Stesso discorso per i diamanti. Chiaro, qui bisogna staremolto attenti. Il rischio di sbagliare l’investimento è molto elevato. Soltanto una percentuale inferiore al 10% si rivela una buona scommessa, il rimanente 90% può comportare perdite o zero guadagni. Di fatto non esiste un vero e proprio fixing nel mercato dei diamanti. Rischio a parte, quello che è certo è che una nuova patrimoniale non saprebbe comeaggredire le pietre preziose. Dunque chi ha un bel patrimonio potrebbe anche pensare a differenziarne una parte così. Ma potrebbe anche optare per le opere d’arte. Asset class difficile da valutare e trovare, dunqueanchedifficile da tassare.Le belle arti inoltre hanno una correlazione generalmente bassa con altri asset, come azioni, obbligazioni. Non è un caso se il comparto dopo il 2009 ha subito una incredibile impennata. Dal 1985, l’indice AMR Art 100 ha ottenuto un rendimento medio annuo del 10 per cento, mentre nello stesso periodo quello dell’MSCI World è stato del 5,9 per cento.Unrecente studiodi Credi Suisse dimostra inoltre che esiste pure una correlazione tra prezzi dell’arte e la ricchezza emergente. Nel 2003, le vendite di Christie’s a Hong Kong avevano totalizzato 98 milioni di dollari, nel 2011 sono stati 836 milioni. Dunque c’è pure il rischio di fare non solo un investimento protettivo ma anche speculativo. Il che non guastamai. Anche in questo caso, l’avanzata della crisi ha coinciso con la nascita di gallerie d’arte in quel di Lugano e dintorni. Al riparo dai redditometri, ben s’intende. Interessanti per mettersi al riparo da espropri e prelievi forzosi sono le polizze vita a finalità finanziaria, come le rivalutabili e le Index Linked, o a finalità assicurativa, come le Long Term. Sul premio versato non è prevista tassazione e in caso di liquidazione niente imponibile Irpef e tassa sulla plusvalenza al 12,5% se ci sono come sottostanti dei titoli di Stato. Sono anche convenienti in caso di successione. Per difendersi da nuove tasse c’è sempre il materasso ovvero la liquidità da tenersi in casa al riparo da occhi indiscreti. Ma questa soluzione ha due inconvenienti enormi: l’inflazione e l’impossibilità di spendere in contanti più di mille euro. Paradossalmente i Btp e i fondi comuni d’investimento sono gli asset più al riparo dalle brame del Fisco. I primi perchédevono rimanere appetibili, dunque lo Stato non può permettersi di tassarliulteriormente né sequestrarli. Mentre i secondi sono strumento principe su cui si regge l’intera industria mondiale del risparmio gestito. Misure straordinarie sulla pressione fiscale sugli Oicr sono impensabili in questo momento perché metterebbero in ginocchio un settore strategico per la finanza globale. Per i furbetti che infine pensano di diventare trasparenti al Fisco ci sono i trust illeciti. Gli altri, quelli legali, mettono al riparo i beni da eventuali prelievi ma non da vecchie né nuove tasse.

Fisco: in 100mila dichiarano immobili all'estero per 21 mld (agi.it)


 Fisco: in 100mila dichiarano immobili all'estero per 21 mld (agi.it)



(AGI) - Roma, 22 mar. - Circa 100.000 soggetti hanno dichiarato immobili situati all'estero per un valore di circa 21 miliardi di euro. E' quanto emerge dalle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi Irpef relative all'anno d'imposta 2011, diffuse da Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. I soggetti che risultano aver dichiarato attivita' finanziarie detenute all'estero sono piu' di 71.000 per un ammontare di 18,5 miliardi di euro

Indice idealista.it: scopri la variazione dei prezzi delle case nella tua città

indice idealista.it: scopri la variazione dei prezzi delle case nella tua città (tabella)
un’altra sforbiciata sui prezzi nel 2013. idealista.it ha rilevato i prezzi di 51 capoluoghi italiani e nel primo trimestre dell'anno i ribassi riguardano il 70% dei centri analizzati, con l'unica eccezione di alcune città del nord est. tra le città principali la  peggiore firenze (-4,4%), mentre taranto offre la peggiore performance nazionale
in un quadro a tinte fosche per la maggior parte dei centri monitorati - 35 su 51 sono in terreno negativo -, molti dei quali hanno registrato un’accelerazione al ribasso durante i primi tre mesi dell'anno, si intravedono dei timidi spiragli di luce solo nei grandi mercati del nord, dove i prezzi registrano una sostanziale tenuta rispetto agli ultimi ribassi dei trimestri scorsi
il primo trimestre segna rimbalzi significativi anche in alcune città del nord est, un’anomalia in questo caso dovuta più allo scarso realismo dei proprietari che al ritorno d’interesse della domanda dopo i ribassi dell’anno scorso. infatti il sentiment della piazza rimane negativo
grandi città. nel primo trimestre 2013 frena la discesa delle quotazioni a torino (1,1%) e milano (0,5%) mentre continuano a soffrire roma (-1,1%) e soprattutto napoli (-2,2%) che accelera la corsa a ribasso
firenze e venezia sono le città che scontano maggiormente il calo dei prezzi, in queste città i proprietari hanno dovuto abbassarli rispettivamente del 4,4% e del 4%, seguite da genova (-2,2%), bari (-1,9%) e catania (-1,5% ), stabile bologna (0,4%)
nel resto d'italia spicca il meno 9% di taranto, che va a cumularsi con i cali a due cifre dello scorso anno. vita dura anche per chi vende in questo periodo a perugia (-6,0%), mentre rovigo (-5,5%) e bergamo (-5,0%) sono i comuni più sensibili al rallentamento della domanda nel nord, con cali sopra la soglia del cinque per cento
secondo vinvenzo de tommaso, ufficio studi di idealista.it: “verso il riallineamento dei valori, il mercato punisce gli eccessi. per questo dopo le periferie ora sono i centri storici delle grandi città a pagare maggiore dazio alla crisi, con valori in caduta libera. in un mercato incagliato tra chi non ha soldi e chi non ha voglia di spenderli si chiudono soltanto le operazioni che trovano i proprietari pronti a ragionare con gli acquirenti mettendo in conto uno sconto extra sul prezzo del 2012, fermo restando che appartamenti con caratteristiche di unicità si vendono sempre”
speciale prezzi al mq a roma (quartieri e provincia)
speciale prezzi al mq a milano (quartieri e provincia)
clicca per ingrandire


nota metodologica: per la realizzazione di quest’indice sono stati analizzati i dati di 47.315 annunci immobiliari pubblicati su idealista.it tra il 1° gennaio e il 30 marzo del 2013. per assicurare l’esattezza dei dati, sono sistematicamente escluse dal rilevamento le case i cui prezzi indicati dagli utenti risultano chiaramente sproporzionati rispetto al valore di mercato e le case con giardino, perché provocherebbero una distorsione nella rilevazione dei prezzi di una determinata zona. per permettere una sufficiente standardizzazione dei risultati inoltre vengono scartati quei comuni che presentano un numero inferiore a 100 immobili. l’indice immobiliare di idealista è elaborato con i prezzi di offerta sui metri quadrati costruiti (a corpo)
l’indice immobiliare di idealista è stato elaborato sui prezzi di offerta, non sul prezzo di vendita; vale a dire , che tutti i valori dell’analisi non coincidono con il prezzo finale dell’operazione di compravendita che può essere più basso di quello inizialmente proposto dal venditore

case da sogno: una villa di legno circondata dalle montagne e con vista al lago in nuova zelanda by Idealista.it

case da sogno: una villa di legno circondata dalle montagne e con vista al lago in nuova zelanda

Giovedì, 11 aprile, 2013 - 08:55
pubblicato da Ritratto di teamteam@idealista
case da sogno: una villa di legno circondata dalle montagne e con vista al lago in nuova zelanda (fotogallery)solo la nuova zelanda può offrire paesaggi di incomparabile bellezza come quello del lago wakatipu e delle montagne che lo circondano. all'interno della nostra rubrica dedicata alle case da sogno viaggiamo fino a queenstown per visitare una villa di legno dal design moderno e con una vista spettacolare
la proprietà ha una superficie di 315 m2 e dispone di tre stanze da letto- di cui una con patio privato- e tre bagni, una cucina, un salotto con camino e una sala privata multimediale con sistema di controllo audio su tutta la casa. il materiale predominante è il legno di cedro, utilizzato per il soffitto e le rifiniture, che si fonde perfettamente con le grandi vetrate che circondano la casa, mentre l'accesso alla villa avviene attraverso un imponente portone di rame
la proprietà è in vendita su sotheby's per 1,68 milioni di euro

New York - Il Coraggioso Leonardo di Riccardo Ravasini

il Coraggioso Leonardo

il Coraggioso Leonardo

Il nuovo palazzo residenziale in costruzione, ed il progetto più ambizioso downtown in questo momento è certamente 56 Leonard Street a Tribeca. La struttura, in vetro e calcestruzzo, sarà alta 60 piani per un totale di 145 appartamenti. Gli edifici direttamente adiacenti sembreranno dei nanetti a confronto. Il design del palazzo è molto particolare. Si tratta di “fette” di diverse dimensioni appoggiate una sopra l’altra. Il risultato visivo è un po’ come il gioco di mattoncini chiamato Jenga, lo scopo del quale è togliere un mattoncino dalla base per riposizionarlo in cima cercando di bilanciare la struttura.
Il progetto cominciò diversi anni fa, nel 2008. I costruttori (chiamati qui developers) acquistarono la terra in quel periodo, mentre cercavano di allineare le risorse necessarie alla costruzione e un ufficio marketing cominciava già ad offrire appartamenti in vendita (ovviamente sulla carta) ai privati. Fino a che non è arrivata la crisi finanziaria globale che ha bloccato tutto.
A quel punto i developers dovettero ristrutturare la proprietà facendo entrare nuovi partners, estendere i prestiti presi, ed imparare ad essere pazienti.
Cosa non cambiò fu il design del grattacielo che sfida le leggi della gravità. 56 Leonard diventerà una nuova icona architettonica a NYC, sia che piaccia o che non piaccia (le opinioni saranno probabilmente divise data la sua particolarità).
La costruzione sarà particolarmente impegnativa. Se per costruire un piano di un palazzo normale ci vogliono a NYC di solito un paio di giorni, in questo caso ogni piano richiederà più o meno una settimana di lavoro.
L’ufficio vendite di 56 Leonard ha riaperto i battenti. I prezzi delle dimore partono da $3,78 milioni fino a $32 milioni. Uno spazio comune di 17.000 piedi quadrati sarà presente al nono e decimo piano. Ci sarà, fra le altre cose, una infinity pool mozzafiato, un’area esterna per godersi il sole nei mesi caldi e una vasca idromassaggio con viste sul fiume Hudson.
Comprare a 56 Leonard sarà sicuramente uno status symbol.
ravasini riccardo

Immobili a New York, i re sono italiani “Fanno incetta di alloggi pagando cash” LA STAMPA.IT maurizio molinari Corrispondente da NEWYORK


Immobili a New York, i re sono italiani “Fanno incetta di alloggi pagando cash”

LA STAMPA.IT

maurizio molinari
Corrispondente da NEWYORK
La Fifth Avenue a Manhattan
 
La broker: “E’ un fenomeno curioso: non vogliono nemmeno vedere gli appartamenti, desiderano solo investire un paio di milioni senza passare attraverso banche e assegni”
maurizio molinari
Corrispondente da NEWYORK
“Gli italiani? Sono i migliori clienti”. Parola di Ivana, broker di Manhattan “con la fortuna di parlare la vostra lingue”, come tiene a precisare. Da poco superati i 43 anni, nipote di immigrati, nata e cresciuta nella Grande Mela, Ivana è un’agente immobiliare impegnata a battersi su mercato più competitivo degli Stati Uniti, dove farsi largo è difficile. “Ma da qualche mese le cose vanno meglio” racconta durante una cena in un ristorante di Midtown “e il merito è degli italiani”. Si tratta di “italiani d’Italia” che descrive così: “Gente apparentemente normale ma facoltosa, vengono per pochi giorni, fanno i turisti a New York per una settimana al massimo e vogliono acquistare appartamenti”. L’essere dei “clienti insoliti” si deve al fatto che “non pagano con assegni o trasferimenti bancari ma hanno liquidi” che “hanno fretta a spendere”. Di quanti soldi stiamo parlando? “Milioni di dollari” risponde Ivana, senza battere ciglio. “Si tratta di persone, o coppie, che vengono con circa 9-10 milioni di dollari ma non vogliono spenderli tutti per un solo appartamento”, chiedono “di acquistarne 2 o 3 con prezzi compresi fra 2 e 4 milioni di dollari l’uno”.

Ivana li incontra, verifica che siano in grado davvero di pagare “cash” e poi si offre di portarli a vedere più appartamenti ma qui “avviene l’altra sorpresa”. Si tratta “del fatto che spesso non vogliono neanche vederli, hanno fretta di concludere e l’unica cosa a cui tengono è che si trovino in aree e palazzi della città dove il valore è destinato a conservarsi” spiega la broker, secondo la quale “mentre in genere un cliente punta ad aumentare l’investimento acquistando casa a New York, gli italiani non vogliono arricchirsi ma puntano solo a proteggere il capitale”. E’ un fenomeno che incuriosisce molto la broker, intenzionata a “comprendere di più questo “trend”, iniziato quasi all’improvviso durante l’estate”.

In un mercato immobiliare dove in genere sono russi e cinesi a disporre di grandi quantità di liquidi, nessuno si aspettava lo sbarco degli italiani. “Non capisco bene cosa sta avvenendo da voi” sottolinea Ivana, soffermandosi su un’altra “cosa curiosa” ovvero il fatto che “si tratta di clienti che tengono le case sfitte”. Anche qui, è un’anomalia in una città dove ogni microappartamento può rendere in affitto migliaia di dollari al mese. “Non ne vogliono sentire di avere affittuari - spiega la donna - perché non vogliono firmare carte, documenti, non desiderano far girare tropo i loro nomi e non hanno alcuna intenzione di aprire conti bancari per ricevere gli affitti”. L’unica preoccupazione è “farmi avere un fondo liquido da cui attingere per pagare le rate del condominio mensile degli appartamenti” fino a spingersi di offrire ai condominii di “pagare l’intera annualità in un’unica rata per togliersi il pensiero”.

Ma se non affittano gli appartamenti acquistati, cosa ne fanno? “Nulla, li lasciano sfitti e vuoti - risponde, accennando un sorriso - con l’eccezione di uno fra questi che arredano in maniera essenziale, acquistando tavolo, letto e divano, quanto necessario per andarci a dormire se tornano in città per pochi giorni”.

Fare operazioni immobiliari per milioni di dollari senza passare attraverso banche e assegni, in una città come New York può evocare il crimine organizzato ma la broker italiana dice che “si tratta di persone normali, gente comune, anche simpatica” che non sembra in alcuna maniera legata a traffici di cosche e clan. “L’impressione è piuttosto di trovarsi davanti a imprenditori con molti fondi, che hanno deciso di disinvestire altrove e vogliono proteggere il capitale negli immobili a New York” mettendo a segno operazioni “semplici, veloci e poco visibili”. Ivana ammette che “a volte ho qualche perplessità a trattare con gente che limita al massimo le tracce legali che lascia” ma in fin dei conti “ciò che conta in un mercato come New York è avere un portafoglio clinti”. E il suo continua a crescere “grazie al tam tam fra italiani”. La domanda inevitabile è quanti appartamenti ha già venduto a clienti italiani. Ivana si schermisce, sorride, non dà un numero preciso ma assicura “sono tanti”. Durante una recente conferenza fra agenti immobiliari, svoltasi a Houston, Ivana ha raccontato quanto le sta avvenendo e un collega le ha suggerito di prospettare ai clienti italiani l’opportunità di investire in Texas “dove il mercato offre affari assai migliori di quelli di New York”. Lei ha tentato di farlo ma senza trovare troppo ascolto. “Niente da fare con il Texas o altri Stati, vogliono solo immobili a Manhattan - conclude - forse perché qui si sentono a casa”.

Un workshop per le agenti immobiliari: la mente delle donne http://news.attico.it

Le donne usano meglio la mente? Questo l’interrogativo al centro di un workshop di sviluppo personale dedicato alle donne che lavorano nell’ambito immobiliare.

Un evento gratuito, che si terrà a Milano, presso il Milan Marriott Hotel, mercoledì 17 Aprile 2013, dalle ore 14.30 alle ore 18.00, promosso da Tree Real Estate, la Holding, controllata da Gabetti Property Solutions, cui fanno capo le reti di franchising immobiliare Gabetti Franchising Agency, Grimaldi Immobiliare e Professionecasa.
Un’occasione formativa rivolta a tutti coloro che desiderano comprendere come funziona la mente umana, quali sono i suoi meccanismi, e come le differenze di genere influenzino le capacità e l’efficienza del cervello stesso. Il presupposto è che se si conosce meglio e si è consapevoli di come funziona la propria e altrui mente si può anche migliorare l’utilizzo delle proprie risorse personali, rispettando e valorizzando le diversità.
Il seminario si rivolge in modo particolare alle donne che lavorano nell’ambito immobiliare, allo scopo di sviluppare in loro e nei loro colleghi uomini la consapevolezza del valore aggiunto che le donne portano nel settore immobiliare e sarà condotto dal dottor Giovanni Sebastiano Cozza, Mental coach (Life, Sport, Business), Master Trainer e Counselor.
Ecco i temi previsti dal programma:
  • Come migliorare la propria autostima personale, motore di energia, sicurezza ed azione
  • Come cambiare abitudini dannose e cambiare le proprie convinzioni limitanti
  • Come migliorare gli stati d’animo anche in situazioni complesse
  • Come costruire le proprie risorse personali, bilanciando vita professionale e vita privata
  • Come vincere le paure e ansie che caratterizzando ogni individuo
La cornice teorica è quella offerta dalla disciplina del Mental Coaching, affermatasi negli Usa oltre 50 anni fa: un progetto di crescita mirato, con tappe e obiettivi precisi, che favorisce il cambiamento. Crescere e migliorarsi come individui e come professionisti rappresenta uno dei bisogni superiori che, inconsciamente, tutti noi sentiamo la necessità di soddisfare. Il Coaching è uno strumento che aiuta le persone a far quadrare il bilancio della propria vita privata o professionale, a migliorare i rapporti con gli altri, scoprendo le strategie più adeguate per raggiungere i propri obiettivi. Gli utilizzatori di questo approccio sono sia i singoli individui che i team, sia per obiettivi personali che di gruppo.
L’approccio avrà un carattere molto pratico: alle/ai partecipanti sarà richiesto di svolgere esercitazioni, soprattutto in gruppo, ma anche individuali.
Quali i benefici promessi? Come ha dichiarato Cozza stesso: “comprendere che si può migliorare il benessere personale in modo facile, veloce e a portata di mano”.
Per informazioni e iscrizioni è possibile inviare una mail a: formazione@treere.it, oppure si può chiamare il numero: 02.7755206

Immobiliare: Qatar guarda a Milano, interessa Porta Nuova-Varesine -2-(Il Sole 24 Ore Radiocor)

Immobiliare: Qatar guarda a Milano, interessa Porta Nuova-Varesine -2-


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 12 apr - Hines sgr che gestisce i tre fondi immobiliari dentro cui e' inserito il progetto di Porta Nuova (Garibaldi, Varesine e Isola) ha sempre dichiarato di non avere fretta di vendere, ma potrebbe anche cambiare idea di fronte a un'offerta vantaggiosa da parte del Qatar. Il progetto immobiliare portato avanti negli ultimi sei anni e' ormai alle battute finali dopo investimenti per due miliardi. Resta da completare la commercializzazione delle residenze e degli uffici anche se il contratto di affitto siglato con Unicredit, che ha trasferito li' la sua sede, ha consentito di guardare all'intero processo con piu' tranquillita'. Le torri direzionali delle Varesine, fra cui i 30 piani (140 metri) del Diamantone sono ancora vuote, nonostante la loro realizzazione sia praticamente ultimata. Per il Qatar, tuttavia, questo potrebbe non rappresentare un problema a fronte della possibilita' di investire in uno dei piu' importanti e visibili progetti di trasformazione urbana in corso in Italia. Il Paese arabo, negli ultimi mesi, ha mostrato di guardare con interesse alla Penisola: ha acquistato il progetto della Costa Smeralda da Tom Barrack, il marchio della moda Valentino e ha costituito una jv con il Fondo strategico italiano promosso dalla Cdp. In Europa, poi, possiede gia' i magazzini Harrod's in Gran Bretagna e ha recentemente conquistato Printemps in Francia.
Mau
(RADIOCOR) 12-04-13 20:20:05 (0546)IMM 5 NNNN

venerdì 12 aprile 2013

La ricetta dei saggi su Imu: via da prime case non di lusso oppure rimodulare imposta by Monitorimmobiliare http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14278

La ricetta dei saggi su Imu: via da prime case non di lusso oppure rimodulare imposta
by Monitorimmobiliare http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14278

La ricetta dei saggi su Imu: via da prime case non di lusso oppure rimodulare imposta 12/04/2013

L'Imu sulla prima casa va tolta, oppure va ridefinita.

Questi sono i due punti in materia di tassazione immobiliare inseriti nel documento sui temi economico-sociali elaborato dal gruppo di lavoro dei 10 "saggi" scelti dal Quirinale (foto) per provare a ricomporre la crisi di Governo del dopo elezioni.

Nel documento i saggi hanno sottolineano la necessità di intervenire "modificando radicalmente la struttura di talune imposte o operando ampi interventi redistributivi, a parità di gettito, tra diverse tipologie di imposte".

Nello specifico, sull'introduzione dell'Imposta municipale unica è stato proposto di "rimodulare quest'ultima, rendendo esente la prima casa” (ma con l'esclusione di quelle di lusso, precisano i saggi) o "definendo uno schema fortemente progressivo".

Il gruppo di lavoro suggerisce inoltre di "estendere la conciliazione giudiziaria" al secondo grado di giudizio, "la non iscrivibilità sull'abitazione principale di ipoteca da parte dell'agente della riscossione" e la "possibilità di sanzionare le amministrazioni che commettono errori sistematici, attivando indebitamente l'azione di Equitalia".

Per riportare alla normalità il rapporto tra fisco e contribuente è inoltre necessario - secondo i saggi - ridurre drasticamente il contenzioso tributario: "la proposta volta a permettere ai contribuenti di portare in mediazione tributaria anche le potenziali controversie di valore superiore a 20mila: ad esempio, elevare il limite a 50mila euro potrebbe aumentare significativamente la quota delle potenziali liti avviate a mediazione".
Posted by Monitorimmobiliare

Il mutuo, una chimera quasi per tutti da www.abitantionline.it


Il mutuo, una chimera quasi per tutti da www.abitantionline.it

12/04/2013 

Un dato sconfortante che testimonia, una volta di più, le difficoltà attraversate dall'universo bancario. Prima dell'inasprirsi dell'ultima crisi del debito, a inizio 2011, le richieste di mutuo accolte si attestavano intorno al 9%.

È sempre più difficile ottenere un mutuo. Lo sanno bene gli operai che, secondo un'analisi effettuata, mostra come solo il3,5% delle domande di mutuo effettuata dalle tute blu si sia poi trasformata in un prestito. "Negli ultimi sei mesi abbiamo esaminato all'incirca 20mila domande. E solo il 5% di queste si è poi trasformata in una erogazione" dichiara a Lorenzo Bacca, responsabile di Mutui.it che, grazie agli accordi presi con le principali banche italiane confronta e seleziona le offerte presenti sul mercato a seconda delle esigenze dell'utente. 
Un dato sconfortante che testimonia, una volta di più, le difficoltà attraversate dall'universo bancario. "Prima dell'inasprirsi dell'ultima crisi del debito sovrano, a inizio 2011, le richieste di mutuo accolte si attestavano intorno al 9%, quasi il doppio rispetto ad oggi" commenta il manager.

Non per tutti tuttavia l'acquisto di una casa è così complicato. Le banche, come ci si poteva attendere, prediligono le posizioni sicure e dagli stipendi elevati. Quadri e funzionari ottengono il via libera sui mutui nel 14% dei casi (ma attenzione, la percentuale nel caso dei dirigenti, più facilmente licenziabili, si dimezza al 6,6%), gli insegnanti hanno in media risposte affermative nel 10,7% dei casi e sono seguiti a ruota da medici (al 7,6%), dai pensionati (al 7%) e, per finire, da quel che rimane della classe media italiana: le domande di impiegati e liberi professionisti conquistano un mutuo nel 5% dei casi. Il fanalino di coda è rappresentato dalle forze armate (al 4,4%) e dagli operai (al 3,5%).

Ny: a Manhattan poche case in vendita. Picco dei canoni d'affitto Posted by Monitorimmobiliare http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14266

Ny: a Manhattan poche case in vendita. Picco dei canoni d'affitto

Ny: a Manhattan poche case in vendita. Picco dei canoni d'affitto  12/04/2013

La scarsità di abitazioni in vendita sul mercato ha fatto crescere i prezzi degli affitti di Manhattan, aumentati a marzo al ritmo più veloce degli ultimi sei mesi.
 
L'affitto medio mensile è salito del 6,7% rispetto all'anno precedente a 3.195 dollari, secondo una relazione presentata dall'esperto immobiliare Miller Samuel e dall'intermediatore immobiliare Douglas Elliman Real.
 
Si tratta del maggiore aumento da settembre, mentre le sottoscrizioni di contratti sono salite del 10% da marzo 2012 arrivando a quota 3.967.
 
Parallelamente, il numero di appartamenti in vendita a Manhattan è calato del 34% nel primo trimestre, il più alto tasso in oltre 12 anni in cui i dati erano rimasti pressochè invariati, secondo Douglas Elliman.
 
"Se non si riesce a trovare qualcosa di transitorio da comprare, continuerai ad affittare" ha detto Miller.
 
Il tasso di appartamenti vacanti a Manhattan è sceso all'1,46% a marzo, in calo dall'1,69% del mese precedente e dall'1,89% di un anno prima.
 
Gli affitti mensili di Manhattan sono sulla buona strada per superare il picco toccato nel 2006 quando un canone di locazione medio era pari a 3.265 dollari, grazie anche alla crescita del mercato del lavoro, ha detto Miller.
 
A New York City i posti di lavoro creati nell'ultimo anno sono stati 48.300, secondo il Dipartimento del Lavoro dello Stato.
 
 
Posted by Monitorimmobiliare

Immobili commerciali nel mirino degli investitori by Monitorimmobiliare http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14268

http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14268

Immobili commerciali nel mirino degli investitori

Immobili commerciali nel mirino degli investitori 12/04/2013

Gli immobili commerciali continuano ad attrarre l’interesse degli investitori di tutto il mondo: secondo la ricerca sui mercati dei capitali condotta da Jones Lang LaSalle in 60 paesi, i dati preliminari sui volumi globali degli investimenti immobiliari nel primo trimestre del 2013 raggiungono i 94 miliardi di dollari.
 
Rispetto allo stesso trimestre del 2012, i volumi degli investimenti immobiliari nel primo trimestre del 2013 registrano un aumento di 8 punti percentuali.
 
La rinnovata fiducia nella ripresa economica mondiale e la domanda costante da parte di investitori in immobili continuano a sostenere la crescita dei volumi; alla fine del trimestre Germania, Giappone e Stati Uniti registrano dati molto positivi.
 
Tutte le regioni segnalano aumenti rispetto allo scorso anno; Americhe, Europa, EMEA e Asia-Pacifico registrano un rialzo compreso tra i 7 e gli 8 punti percentuali rispetto all'anno precedente.
 
La crescita nelle Americhe è frutto degli incrementi sui due grandi mercati di Stati Uniti e Canada (con una crescita del 20% e del 6% rispettivamente).
 
L'aumento dei volumi in Asia-Pacifico è correlato all'incremento su base annua pari al 30% in Giappone e a maggiori volumi di investimento a Singapore e Hong Kong.
 
Nel complesso, la regione conquista 8 punti percentuali in più rispetto al primo trimestre del 2012.
 
Regno Unito, Francia e Germania, i tre principali mercati europei, contribuiscono nell'insieme all'aumento dei volumi delle transazioni, con la Germania che registra volumi di investimento più elevati di quasi il 40% rispetto allo scorso anno.
 
Considerati i risultati del primo trimestre, si manteniene la nostra previsione per l'anno in corso intorno ai 450-500 miliardi di dollari, con un'ulteriore crescita dei volumi trimestrali nel prosieguo dell'anno.
 
“Volumi pari a quasi 100 miliardi di dollari nel primo trimestre dell'anno, in quello che è storicamente un periodo.
 
Nel primo trimestre 2013 Europa, Asia Pacifico e Americhe registrano una marcata crescita dei volumi globali relativi agli immobili commerciali poco attivo, dimostrano l'interesse costante degli investitori verso gli investimenti immobiliari diretti.
 
Sostenuto da un ambiente economico globale che migliora lentamente e dal valore delle proprietà in aumento soprattutto nelle città principali, il numero di asset in vendita continua a crescere” ha affermato Arthur de Haast, head of International Capital Group di Jones Lang LaSalle.
 
"Le positive tendenze registrate su tutti i mercati immobiliari incoraggiano i compratori a cercare opportunità posizionate poco sopra la curva di rischio e i venditori apprezzano il numero crescente di acquirenti che visionano immobili anche in location secondarie.
 
Questi due fattori stimolano la crescita dei volumi, e prevediamo che questo trend prosegua per il resto del 2013” ha dichiarato David Green-Morgan, head of Global Capital Markets Research.
 
Il report Global Capital Flows include dati su hotel, uffici, edifici industriali e retail.
 
I numeri qui rappresentati sono preliminari; il report finale Global Capital Flows per il primo trimestre del 2013 sarà pubblicato a fine aprile 2013.

Posted by monitorimmobiliare.it

L'Italia del retail prova a ripartire di Andrea Curiat - Il Sole 24 Ore

L'Italia del retail prova a ripartire

di Andrea Curiat - Il Sole 24 Ore
Mid Fiumicino Mid Fiumicino

A marzo, gli operatori italiani del retail immobiliare sono già pronti per un anno difficile. Secondo dati del Consiglio nazionale dei centri commerciali (Cncc), nel 2012 le vendite registrate dai centri commerciali hanno subito una contrazione del 2,7% circa e sono stati aperti 250mila mq di nuova superficie, meno della metà della media precedente al 2008. Una ricerca condotta da Cbre Group mostra una contrazione nel volume degli investimenti del 42% rispetto al 2011, per 1,3 miliardi di euro. Anche il settore "high street" ha mostrato una flessione dell'80%, con gli investimenti fermi a 290 milioni di euro. L'andamento è in controtendenza con il resto d'Europa, dove gli investimenti sono invece cresciuti del 90% nell'ultimo trimestre del 2012, toccando quota 13,5 miliardi di dollari.

L'occasione per fare il punto sul mercato e sui progetti in via di sviluppo arriverà a metà anno con la fiera Expo Italia Real Estate (Eire) 2013, che si terrà a Milano dal 4 al 6 giugno. Nonostante il clima di incertezza economica, sul mercato ci sono ancora società dinamiche che seguono commercializzazioni da centinaia di milioni.
Tra queste c'è Larry Smith, che cura diversi progetti, a partire da Verona Porta Sud, un centro commerciale di 40mila metri quadrati di area lorda affittabile e in grado di ospitare 125 negozi, per un investimento che si avvicina ai 200 milioni di euro. L'avvio dei cantieri è previsto nel corso del 2013 e i lavori potrebbero essere completati nel 2015. «La caratteristica principale è che il centro si trova a meno di un chilometro e mezzo dall'Arena di Verona e recupera un'area industriale dismessa, prima occupata dalla ex-cartiera di Verona» commenta l'ad Corrado Vismara. Tra gli altri progetti c'è il Mid Outlet di Roma Fiumicino: 28mila metri quadrati, 135 negozi, collocato strategicamente vicino all'aeroporto della capitale e all'incrocio tra due autostrade. L'investimento supera i 100 milioni di euro.
Un nuovo centro commerciale sorgerà presso la tangenziale di Bari: 27mila metri quadrati per 22 attività commerciali; i lavori saranno completati entro il 2014, con un investimento superiore ai 60 mln.
Anche Studio Conte, che offre consulenza per servizi e sviluppo commerciale, porterà in Eire diversi progetti. «Seguiamo i clienti dalle ricerche di mercato alla commercializzazione, arrivando alla gestione immobiliare, locativa e pubblicitaria» commenta la responsabile della commercializzazione Andreana Conte. Tra i progetti seguiti dallo studio vi è Jesolo Magica, un centro commerciale in provincia di Venezia da 38mila metri quadrati, la cui apertura prevista è il 2014. «La crisi si fa sentire. Se fino a 2-3 anni fa si poteva commercializzare un centro commerciale da 100 negozi in 6-8 mesi, oggi ci vuole almeno il doppio. È più difficile trovare operatori disposti a intervenire nel progetto e anche i canoni e le redditività si sono ridotte notevolmente» rileva Conte.
Italiana Centri Commerciali (Icc) presenterà invece il progetto per un centro commerciale in Trentino (44 negozi, 23mila metri quadrati e fine lavori in primavera 2015), un parco commerciale ad Elmas, in provincia di Cagliari (28mila metri quadrati per circa 30 negozi) e un centro a San Bonifacio, in provincia di Verona (36mila metri quadrati, 50 negozi, aprirà nel 2014). «Gli investimenti per queste operazioni vanno da 1.500 a 2mila euro al mq. La burocrazia pesa molto sui cantieri: soltanto per le analisi di fattibilità, gli studi e i progetti preliminari servono almeno 1,5 milioni di euro e 2 anni di tempo. Per poi magari vedersi rifiutare i permessi a procedere» afferma Silvano Tognon, presidente di Icc.
Roberto Folgori, consigliere del Cda di Dedem Automatica, facility manager in campo retail, anticipa: «È in corso di definizione un progetto, non ancora contrattualizzato, con il quale destineremo 10mila metri quadrati di Parma Lifestyle al leisure.
L'intrattenimento acquisirà così una dimensione prima riservata alle grandi superfici per la Gdo alimentare, accompagnando la transizione dei centri commerciali da luoghi in cui fare acquisti a luoghi in cui si va soprattutto per trascorrere tempo di qualità». Parma Lifestyle aprirà a fine anno con 42 mila metri quadrati di superficie commerciale e 90-100 negozi su due livelli.
Pietro Malaspina, presidente del Cncc commenta così i trend del settore: «Il retail immobiliare italiano è polarizzato in due fasce. Da un lato c'è il segmento di alta qualità, che regge bene e negli ultimi anni è stato sostanzialmente stabile. Dall'altro lato c'è il mercato secondario, che registra invece un'assenza di investimenti per lo sviluppo di nuovi centri commerciali»

Nel 2012 oltre 30mila sfratti per insolvenza sui mutui By Monitorimmobiliare

Nel 2012 oltre 30mila sfratti per insolvenza sui mutui By Monitorimmobiliare
http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14263

Spagna/2: nel 2012 oltre 30mila sfratti per insolvenza sui mutui 11/04/2013

Se i dati di febbraio sulle compravendite sul mercato abitativo spagnolo hanno dato qualche segno di ripresa, la situazione resta drammatica sul fronte degli sfratti.

Lo scorso anno sono stati infatti avviati in Spagna oltre 65.778 procedimenti di esecuzione ipotecaria (dei quali il 74,7% relativi alla prima casa).

A dirlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Ordine notarile iberico incaricato delle pratiche di registrazione sulla proprietà, che ha contato almeno 30mila famiglie che hanno perso la casa per insolvenza del pagamento dei mutuo (di queste il 77% hanno riguardato la prima casa).

Il rapporto dei notai evidenza, inoltre, che il 75,5% delle esecuzioni ha riguardato cittadini spagnoli, mentre il 24,4% stranieri (in particolare ecuadoriani, marocchini, britannici e rumeni).
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Il Regno Unito è a rischio bolla immobiliare di Giuseppe Bianchimani -Il Fatto Quotidiano dell 11 Aprile 2013

Il Regno Unito è a rischio bolla immobiliare

di Giuseppe Bianchimani -Il Fatto Quotidiano dell 11 Aprile 2013
 

Sembra strano, ma oggi anche i più ferrei neoliberisti, come David Cameron e George Osborne, predicano l’intervento pubblico nell’economia, peccato che nei modi in cui è stato ideato, può rivelarsi deleterio per la “British Economy”.
Il piano, denominato “Help to Buy”, dovrà rilanciare la crescita economica britannica. Per il Ministero del Tesoro inglese questa può avvenire solo con la ripresa del settore immobiliare, per generare nuova occupazione nel mercato edilizio. Allora il governo ha predisposto un piano di rilancio, con la messa a disposizione di ben 3.5 miliardi di sterline, per aiutare i cittadini ad acquistare una casa (costringendoli all’indebitamento). Il supporto pro-prestito si snoda attraverso due modalità differenti.
La prima, in cui il mutuatario anticipa solo il 5% del deposito bancario, con lo Stato che ne anticipa il 20% ed il restante 75% coperto dalla Banca. La seconda, con il 5 % di anticipo da parte del compratore: in questo caso, però, lo Stato fungerà da garante per gli istituti di credito, con capacità di copertura sino a 30.000 sterline, (anche per l’acquisto di abitazioni già costruite).
I due metodi proposti sono abbastanza convenienti per l’acquirente, basti pensare che un mutuatario, che vuole contrarre un prestito di 400.000 sterline, avrà la possibilità di anticiparne solo 20.000.  Oltre ad avvantaggiare gli acquirenti la manovra sarà una manna per le banche, le quali potranno elargire prestiti in quantità industriale con profitti super, man mano che il mercato edilizio compirà la sua espansione. Tutti  indizi per propiziare una nuova bolla immobiliare, (stile Freddie e Fannie), molto simile a quella scoppiata nel 2007 negli Stati Uniti.
L’ accesso al credito agevolato per cittadini privi di un lavoro o poco remunerati (sottopagati, precari o disoccupati) è un grosso pericolo, poiché la probabilità di insolvenza è molto alta. Il rischio che si ripeta un secondo “crollo dei subprime” è probabile in Uk se la manovra Osborne-Cameron avverrà a queste condizioni. Questo tipo di interventismo nell’economia è destabilizzante ed alquanto pericoloso.
Il problema oggi è la ripresa dei consumi che può aver luogo solo con la creazione di nuovi posti di lavoro. Il governo britannico, anziché fare ciò, sta facendo aumentare la domanda aggregata incentivando all’indebitamento e facendo ingrossare ancora di più la pancia delle banche. Dal passato si dovrebbe imparare, crisi dei subprime docet, ma a quanto pare i britannici hanno la memoria corta.

giovedì 11 aprile 2013

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Le aste immobiliari crescono ma spesso vanno deserte di Emiliano Sgambato - Il Sole 24 Ore

Le aste immobiliari crescono ma spesso vanno deserte

di Emiliano Sgambato
Una villa a Corenno Plinio sul lago di Como Una villa a Corenno Plinio sul lago di Como

Il numero di aste immobiliari cresce, manca però la risposta del mercato e le vendite che vanno a buon fine diminuiscono. La tendenza emerge dai dati ed è confermata dalle impressioni dei professionisti che operano nel settore.

APPROFONDIMENTI

Nel primo semestre 2012 (ultima rilevazione disponibile del ministero della Giustizia, seppur con dati in parte provvisori) le vendite giudiziarie di beni immobili "emesse", cioè disposte dal giudice, sono state 22.895. Nell'intero 2011 ammontavano invece a 38.814. Se si assume che le pratiche siano avanzate con lo stesso ritmo anche nella seconda parte del 2012, si può ipotizzare un trend di crescita del 18 per cento. Se si considerano invece le vendite "attuate", cioè andate a buon fine, il risultato è opposto: raddoppiando i 6.477 atti registrati dal ministero nei primi sei mesi dell'anno scorso ci si ferma abbondantemente sotto (-4,5%) al dato 2011, pari a 13.568.
Nonostante quindi aumentino le case che finiscono per essere oggetto di procedure esecutive, le aste non funzionano come potrebbero. Questo nonostante gli sforzi di aumentare pubblicità e trasparenza delle procedure e agevolarne quindi la diffusione tra i privati. E nonostante le occasioni non manchino, con ribassi dal 30 al 50% del valore stimato del bene. Da un lato la crisi delle compravendite (-25,8% del 2012 certificato dall'agenzia delle Entrate) e la difficoltà d'accesso ai mutui colpiscono anche le aste, dall'altro permane una diffidenza di fondo e spesso lo scrupolo di "approfittare delle disgrazie altrui", con la paura, a volte, anche di ritorsioni. Del tutto infondato e alimentato da pregiudizi duri a morire è invece lo scetticismo sulle difficoltà di partecipazione a operazioni gestite (o gestibili) solo da "addetti ai lavori" o il timore di incappare in beni viziati da ipoteche o altro: casomai è vero il contrario, dato che il provvedimento del giudice "sana" la posizione dell'immobile.
«Senza dubbio – argomenta Stefano Magnolfi, direttore Real estate services di Crif, società specializzata nelle informazioni creditizie – c'è la componente emotiva del compratore che contrasta con l'approccio razionale dell'acquisto all'asta. Occorre però anche dire che per le banche l'asta è il fallimento della possibilità di trovare l'accordo e rientrare dal credito rapidamente: per evitare tempi lunghi, con le aste che vanno magari deserte, e ribassi molto elevati, si cerca di prevenire la procedura esecutiva e concordare la vendita».
In base ai dati di Crif, sono in calo i pignoramenti «rilevati dalle banche per i mutui non onorati»: dai 25.936 del 2010 si è passati ai 29.095 del 2011, per poi scendere ai 28.237 del 2012. Nello stesso periodo, però, il tasso di default dei mutui è salito dall'1,6 all'1,9%, segno che la discesa dei pignoramenti non è dovuta alla migliorata qualità del credito, ma ai tentativi delle banche di percorrere strade alternative. Se si tiene poi conto che l'insolvenza sui mutui si manifesta in genere nei primi tre anni di contratto, è ancora più evidente come un eccessivo calo del valore all'asta non fa l'interesse né della banca né del debitore.
«Le indicazioni di Bankitalia agli istituti di svalutare gli immobili a garanzia dei crediti – dice Magnolfi – sono legate non solo all'andamento dei prezzi, ma alla possibilità di poterne recuperare solo piccola parte in caso di asta, soprattutto se i crediti iscritti a bilancio sono legati a valutazioni già elevate ai tempi del boom e quindi oggi ancor più fuori mercato». Un altro nodo è infatti legato a valutazioni che a volte possono rivelarsi poco trasparenti. «In Italia – continua Magnolfi – i tecnici abilitati a valutare gli immobili sono il doppio delle perizie richieste in un anno; chiaro allora che se mancano un metodo certo e una banca dati condivisa ci possono essere prezzi di partenza inadeguati. Ci sarebbe bisogno di una maggiore selezione nell'accreditamento dei consulenti tecnici dei Tribunali».
A complicare le cose c'è poi il fatto che tra l'inizio delle procedure esecutive e l'asta possono passare anni, in media almeno un paio, ma in alcuni Tribunali si arriva anche a molti di più. I dati fotografano quindi insolvenze ormai vecchie e si può arrivare al momento della vendita con perizie disposte molto tempo prima, con valori ormai superati. Si può spiegare così, almeno in parte, il fenomeno delle aste deserte: e dopo lo sconto, in genere del 20-30%, il prezzo si abbassa ancora di un altro 25%.
«A fronte di un mercato fermo – commentaVirgilio Luvisotti, presidente onorario dell'Associazione nazionale degli istituti vendita giudiziaria – dove il meccanismo delle aste funziona, le vendite si fanno. Ad esempio, a Bologna è stato appena venduto un immobile per 100mila euro in più della base d'asta, a Forte dei Marmi è stata da poco aggiudicata una villa per 7,2 milioni. Le difficoltà nascono dove c'è troppa frammentazione negli incarichi o dove le risorse dei Tribunali non sono sufficienti. Se invece l'Istituto di vendita giudiziaria è attivo sul territorio e si occupa bene della custodia, diventa una sorta di agenzia a cui rivolgere le proprie richieste. Dove l'iter si inceppa invece si crea confusione. Basti pensare che in a Roma è stata appena concessa l'autorizzazione del ministero per costituire un istituto di vigilanza dopo due anni che questo era assente».
E, forse, anche il moltiplicarsi dei siti dove vengono pubblicizzati gli stessi annunci d'asta non aiuta a chiarire le idee.

Non solo Italia, il mercato delle case perde colpi anche in Eurozona (report in allegato) by Monitorimmobiliare

Non solo Italia, il mercato delle case perde colpi anche in Eurozona (report in allegato)
http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14248 

 Non solo Italia, il mercato delle case perde colpi anche in Eurozona (report in allegato) 11/04/2013

Nell'Eurozona i prezzi delle case sono calati nell'ultimo trimestre 2012 dell'1,8% e nella Ue dell'1,4% rispetto al quarto trimestre 2011.
 
Rispetto al terzo trimestre 2012 sono calati dello 0,5% e dello 0,7% rispettivamente.
 
Lo rileva Eurostat.
 
In Italia sono calati del 4,6% rispetto a un anno prima e dell'1,6% rispetto al terzo trimestre 2012, in Spagna -12,8% rispetto a un anno prima, Francia -1,7%, Irlanda -4,5%.

Scarica il report

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Febbraio in ripresa per la vendita di case in Spagna by Monitorimmobiliare

Febbraio in ripresa per la vendita di case in Spagna  by Monitorimmobiliare
http://www.monitorimmobiliare.it/articolo.asp?id_articolo=14256

Febbraio in ripresa per la vendita di case in Spagna 11/04/2013

Potrebbe essere arrivata al capolinea la spirale negativa che ha colpito il mercato immobiliare spagnolo: a febbraio infatti le compravendite di case sono aumentate del 17,3% su base annua, con 35.486 transazioni.

Lo dicono i dati diffusi dall'Istituto nazionale di statistica, confermano che si tratta del terzo mese consecutivo di incremento delle transazioni immobiliari.

Tuttavia, rispetto al mese di gennaio, le compravendite di alloggi registrate a febbraio sono diminuite del 10,5% (il peggiore dato relativo al mese degli ultimi cinque esercizi).

La maggior parte delle case vendute a febbraio, l'86,1% del totale, erano case libere (+18% su base annua), mentre le transazioni di alloggi di edilizia popolare sono aumentate del 13% rispetto al febbraio 2012.
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Se compro nel 2013 faccio un affare? di Rindinella Francesca - Immobili24 Il Sole 24 Ore


Se compro nel 2013 faccio un affare?
Rindinella Francesca19 febbraio 2013
Per il 2013 si prevedono altri dodici mesi di crisi e nell'incertezza generale dei mercati possiamo ritenere l'immobile un buon investimento. Che risposta dare ai nostri committenti o nel caso specifico che ragionamento fornire perché loro decidano come e se investire il loro capitale.
Nonostante la notizia che la crisi economica nel 2013 si prevede possa peggiorare, che si temono mesi ancora più duri per il mercato immobiliare italiano con il conseguente calo di compravendite e prezzi e con il persistente clima di incertezza economico-politico e difficoltà di accesso al credito, mi pongono spesso una domanda: ma comprare casa è ancora un buon investimento?
Dipende da cosa si intende per “ investimento”: un ritorno economico, una rendita? Pensare che, nel luogo periodo di 25-30 anni, la tua proprietà aumenti di valore è un concetto un po' sorpassato. E poi dipende da molteplici fattori, tra cui la conoscenza del mercato immobiliare.
È opinione comune, anzi fa parte della nostra “cultura economica”, che:
a. investire nel mattone è esente da rischi;
b. il valore del mio immobile si rivaluta nel tempo;
c. la stessa somma in capitale subirebbe l'inflazione e invece il mattone no.
Allora che decisione prendere: comprare un immobile? o mantenere (investire) il proprio capitale?
Proviamo a fare un serio ragionamento e due conti: se comprare un immobile deve risultare un buon investimento dobbiamo puntare sulla conoscenza del mercato immobiliare della zona dove si vuole investire. Chiariamo il concetto con un esempio.
Ho un capitale di euro 200.000 che voglio investire in immobili. Tenendo conto che parte della somma mi servirà per pagare:
- l'agenzia immobiliare (2-3% sul valore compravenduto);
- il tecnico valutatore per una due diligence immobiliare e stima puntuale dell'immobile da comprare;
- il rogito notarile; - l'imposta di registro; una parte di capitale la tengo per improvvise esigenze di liquidità.
La somma da investire rimane indicativamente di euro 150.000... e inizia la caccia all'immobile.
Cosa ricerco? Box auto, garage, appartamenti nuovi/usati/seminuovi o da ristrutturare, locali commerciali di piccole o medie dimensioni, villette in periferia o case solo in città... di certo cerco l'affare!!!
L'agenzia immobiliare propone (faccio riferimento alla zona in cui risiedo) in centro città un locale artigianale di 60 mq con annesso appartamento a piano primo (con ingresso indipendente) di 80 mq, tre vani, bagno, cucina abitabile e terrazzino.
Bisogna mettere mano agli impianti e a una manutenzione generale, ma penso di tenerlo per un periodo di circa 30 anni, pertanto affronterò le spese di manutenzione con l'ottica delpadrone di casa.
Con euro 110.000 si chiude la vendita ed euro  40.000 serviranno per la manutenzione generale delle due unità immobiliari.
Mettiamo a reddito l'immobile; sono due unità immobiliari:
A - per il locale artigianale si possono chiedere euro  1.200 mensili;
B - per l'appartamento euro  400 mensili.
La rendita annuale a conti fatti è di euro 19.200: euro  1.600 x 12 = euro  19.200
a detrarre IMU euro  400 circa e cedolare secca

euro  3.840 circa (20% di euro 19.200)
Totale al netto delle imposte euro 14.960
Di cosa debbo tenere conto:
1. che gli inquilini potrebbero risultare morosi;
2. che potrebbero distruggerci casa;
3. delle spese di manutenzione ordinaria;
4. ...senza temere il crollo del mercato immobiliare.
Ecco spiegato perché sul capitale totale di euro  200.000 solo euro  150.000 vanno investiti, anzi, vista l'incertezza del mercato immobiliare in generale, fossero miei questi soldi, investirei solo la metà: euro  100.000!!!
Con la stessa lucidità, se si decide di mantenere (investire) il proprio capitale, proviamo a fare due conti con la consulenza di un esperto bancario di un noto istituto di credito: con euro  200.000 si può investire in obbligazioni o BTP o fondi comuni.
Che rendimento mi tiro fuori per un periodo di 30 anni (lo stesso che ho supposto per l'immobile che ho ipoteticamente acquistato)?
I titoli di Stato sono considerati a oggi un investimento risk free, cioè privo di rischio e considerato inoltre un “titolo liquido di facile smobilizzo” tenendo presente che, se avessi improvvise esigenze di liquidità, in una giornata sarei in possesso del denaro. Nel caso specifico si considera un titolo di Stato in 30 anni: un BTP con scadenza al 1° febbraio 2033 con TAN lordo del 5,75% e un TAN netto di 5,031% al netto della ritenuta fiscale secondo le attuali disposizioni legislative del 12,50% e con un prezzo di acquisto di circa euro  101,05.
Il rendimento che ottengo è
(euro  200.000 x 5,03% x 1)/100 = (capitale x tasso x tempo)/100 = euro  10,060.
Calcolo l'imposta di bollo, ipotizzando che il controvalore del titolo si mantenga all'incirca per euro  200.000 l'imposta di bollo è di euro  300,00.
Per l'anno in corso 2013 l'imposta di bollo è 1,5 per mille annuo, applicata sulla base del valore di mercato del prodotto finanziario. Pertanto, il rendimento annuo al netto dell'imposta di bollo è di euro 9.760.
Bene, abbiamo fatto un'attenta analisi logica di come posso trarre rendimento da un ipotetico capitale se decido di investirlo e se con lo stesso capitale decido di acquistare unimmobile mettendolo a reddito, in entrambi i casi per un periodo di 30 anni, tenendo conto degli imprevisti che nel periodo di riferimento possono sorgere.
In conclusione, la scelta su come e cosa investire è demandata al committente, tenendo conto delle sue esigenze, delle sue aspettative e di quanto sia stata chiara ed esaustiva la mia attività di counseling immobiliare.

L'Immobiliare.com - News del 11.04.2013

News L'Immobiliare.com

GRATTACIELO FANTASMA A DUBAI...


Grattacielo fantasma a Dubai beffati investitori italiani

Articolo del 5 aprile 2013 pubblicato su GOLFPEOPLE.EU a cura di Gianluca Santacatterina Partner of L'IMMOBIILARE.COM per l'Estero.


Il giorno 5 aprile 2013 l’autorevole quotidiano di Real Estate Monitorimmobiliare.it pubblicava una news con questo titolo “Grattacielo fantasma a Dubai: beffati gli investitori italiani.” Trovate l’articolo integrale nel mio Blog Immobili all’Estero all’indirizzo :http://immobiliallestero.blogspot.it/2013/04/grattacielo-fantasma-dubai-beffati-gli.html

Notizie di questo tipo non sono purtroppo una novità nel panorama immobiliare estero o italiano e già nel settembre del 2011 rispondevo a un’ottima Cristina Giua di Monitorimmobiliare.it in merito ad una analoga situazione creatasi in Mar Rosso – Egitto.

Nello specifico elencavo quali fossero le garanzie o tutele a favore di nostri concittadini che si avvicinavano agli investimenti immobiliari in paesi esteri.

Premesso che ogni nazione ha legislazione e tutele diverse, esistono alcune regole che consiglio caldamente di seguire al fine di evitare di trovarsi negli sfortunati panni dei nostri connazionali protagonisti dell’articolo su Dubai.

Innanzitutto ove previsto – e spesso imposto – avvalersi di un Escrow Account per il versamento di acconti e saldo. Questo conto corrente “fiduciario”, gestito da specifiche figure autorizzate, permette di non versare somme direttamente al venditore sino alla data del trasferimento della proprietà.

Non versare mai somme al Broker – fatto salvo quando quest’ultimo possa esibire uno specifico mandato conferitogli dal venditore nel quale lo si autorizza a riscuotere per proprio conto (evento rarissimo).

Quindi gli acconti vanno versati nell’Escrow Account o nel conto del venditore (sarà ovviamente fondamentale accertarsi che il venditore sia il vero proprietario dell’immobile…..).

Affidarsi solamente a Broker che possano esibire un incarico scritto di vendita.

Le “super occasioni” vanno valutate con estrema attenzione : diffidate dei prezzi troppo allettanti rispetto a quelli di mercato perchè spesso possono celare qualche insidia.

Nel caso compraste immobili in costruzione valutate attentamente il grado di affidabilità e storicità dello sviluppatore. Spesso la vera garanzia è data proprio da questo.

Fatevi infine assistere da professionisti che conoscano specificamente il mercato immobiliare del paese dove andrete ad investire i vostri risparmi.

Racconto all’uopo un “simpatico” aneddoto.

Nel 2006 commercializzavamo un importante progetto nel Mar Rosso (che proponiamo tutt’ora peraltro).

Qualche mese dopo averlo inserito nel nostro sito scoprii con stupore che dei nostri “colleghi” lo proponevano nel loro sito utilizzando le nostre stesse foto (proprio quelle che avevamo scattato noi ed avevamo caricato nel nostro sito….).

A tutti noi piacerebbe poter lavorare solo dalla scrivania…..

Attendo commenti anche nel mio blog Immobili all’Estero http://immobiliallestero.blogspot.it e rimango a disposizione.




Gianluca Santacatterina
Partner L'IMMOBILIARE.COM per l'Estero per GOLFPEOPLE.EU
Pubblicato il 11/04/2013

A Piacenza c'è chi torna a investire nei piccoli tagli di Cristina Giua - Il Sole 24Ore

A Piacenza c'è chi torna a investire nei piccoli tagli

di Cristina Giua

Si salvano le abitazioni di pregio nel centro storico e i piccoli appartamenti sotto i 100mila euro (da mettere poi in affitto o anche da comprare con già un inquilino dentro) su un mercato residenziale come quello di Piacenza che sta andando avanti con grande fatica.
«Nel giro degli ultimi dodici mesi – conferma Cesare Maggi, a capo di Maggi Re Group – abbiamo visto crollare i volumi di compravendita del 50% e i prezzi sono scesi del 20». «Tolto il discorso del centro storico, che resta una nicchia sostenuta da un'offerta contingentata – aggiunge Maggi –, c'è un eccesso di case in vendita, concentrato soprattutto nelle periferie, e poca domanda». Più contenuto, secondo Fabrizio Floriani, presidente provinciale Fiaip, il ribasso delle quotazioni: «In media del 15% in un anno e c'è spazio per altri assestamenti verso il basso, ma senza crolli, perché a questo punto una buona fetta degli immobili su piazza ha prezzi allineati con il mercato».
In ribasso – circa il 10% in un anno – anche i canoni legati agli affitti. «Qui almeno la domanda non manca – sottolinea Angela Bollettinari, presidente provinciale Fimaa – ma i proprietari sono molto cauti: la richiesta di polizze o fideiussioni assicurative a carico dei nuovi inquilini sono frequenti».
Tutta da sbrogliare poi la questione di chi comprerà il residenziale di recente costruzione, ma non di ultima generazione (anche se con requisiti di consumo energetico di classe B), «dove c'è tanto, anzi tantissimo invenduto – nota Andrea Rho, agente Gabetti – a prezzi che vanno dai 2.100 euro al mq nelle periferie estreme ai 3.600 euro al mq del centro e che rischia di passare in secondo piano rispetto agli interventi in classe A ultimati o che stanno partendo».

Le banche spingono il tasso fisso, ma il variabile conviene ancora (almeno a breve) di Vito Lops - Il Sole 24 Ore


Le banche spingono il tasso fisso, ma il variabile conviene ancora (almeno a breve)

di Vito Lops 
 

Le banche hanno intenzione di spingere l'erogazione di mutui a tasso fisso. È un segnale che si ricava osservando la riduzione degli spread sui migliori prestiti ipotecari annunciata nel periodo marzo-aprile. Se per i mutui a tasso variabile sono stati tagliati 5 punti base (dal 2,85% al 2,8%) la sforbiciata sui mutui a tasso fisso è stata di 20 punti base (dal 3 al 2,8%).
Come mai? «È da collegarsi a uno sbilanciamento delle erogazioni dei mutui sugli ultimi nove mesi. Dal secondo trimestre 2012 ad oggi le erogazioni di mutuo a tasso fisso non sono andate oltre il 10-15% – spiega Stefano Rossini, amministratore delegato di MutuiSupermarket.it –. Dato che storicamente le consistenze di portafoglio mutui per le banche sono al 70% a tasso variabile, il recente taglio degli spread va nella direzione di recuperare parte dell'appeal perso dal tasso fisso».
Quindi, i mutui a tasso fisso da questa primavera sono tornati più competitivi. Soprattutto perché le banche hanno portafogli eccessivamente sbilanciati sul tasso variabile. Ma quanto costano? Su un prestito di 150mila euro a 20 anni si paga, nella migliore delle ipotesi un Taeg (Tasso annuo effettivo globale, che comprende oltre agli interessi tutti gli altri costi accessori) del 5,23% (Webank). Tuttavia la media delle offerte si estende oltre il 5,5%. Il miglior variabile viaggia invece intorno al 3,2% con una media delle migliori offerte che oscilla tra il 3,2 e il 3,4%. In sostanza, tra fisso e variabile ci sono circa 300 punti base (3 punti percentuali) di differenza. La differenza in termini di rata? Con un prestito di 150mila euro da rimborsare a 20 anni si pagano circa 1.000 euro di rata fissa e 830 euro di rata variabile (sempre stando alle migliori offerte): ovvero 170 euro al mese in più. Se si amplia la durata a 25 anni (oggi tra le più gettonate) il divario rimane pressochè simile: 900 (fisso) contro 720 (variabile): quindi con il variabile in partenza si risparmiano 180 euro al mese. In proiezione, oltre 2mila euro l'anno.
Bisogna però considerare che i tassi attuali dei mutui a tasso variabile non potranno che salire in futuro. Questo perché sono agganciati all'andamento degli indici Euribor che viaggiano sui minimi di tutti i tempi, vicini a quota 0 (Euribor 1 mese allo 0,11% ed Euribor a 3 mesi allo 0,21%). Ma quando e di quanto saliranno? Stando al termometro che arriva dal mercato dei future, l'Euribor a 3 mesi dovrebbe salire lentamente portandosi fino all'1,64% nel 2018: in sostanza è previsto un rialzo di circa 150 punti base entro i prossimi 4 anni. Ciò significa che il tasso sui mutui variabili è destinato a salire nel prossimo lustro ma, stando a quello che ci dicono i mercati finanziari comunque dovrebbe restare sotto all'attuale fisso (dovrebbe salire di 150 punti mentre oggi costa 300 punti in meno). Se a questo dato aggiungiamo che le banche che operano in Italia utilizzano il piano di "ammortamento alla francese" (ovvero nei primi anni si pagano più interessi che quota capitale e quindi sarebbe finanziaramente saggio partire con tassi aggressivi) sembrerebbe proprio che la scelta di partire con un tasso variabile sia quella finanziariamente più azzeccata. Bisogna però ponderare questo ragionamento con due precisazioni. Primo: del domani non v'è certezza. È vero che le stime macroeconomiche in Europa sono negative e quindi al momento è difficile ipotizzare un poderoso rialzo dei tassi negli anni a venire tale da far sprizzare le rate variabili. Tuttavia, la schizofrenia (nel bene e nel male) dell'economia ci ha ormai abituati a tutto. Inoltre, «bisogna tenere a mente che nonostante gli spread rimangano elevati, un tasso fisso finito per un mutuo a 20 anni attorno al 5,08% (senza contare gli oneri accessori, ndr) di oggi non è poi tanto superiore al tasso fisso finito attorno al 4,90% che si poteva ottenere 24 mesi fa per un omologo mutuo di durata ventennale. «In questo contesto – conclude Rossini – l'opzione di congelare un Irs a livello "di occasione" potrebbe essere da valutare ragionando su tutto il piano di ammortamento»