Dalla borsa all'immobiliare, quando è il mercato low cost a tentare gli investitori
di Cristina Giua
02/04/2013
Niente bailout in vista, l'Italia anche questa volta se la caverà,
abituata a vivere in una situazione economica - e ora più che mai, anche
politica - sconclusionata, a cui ha fatto il callo e che evidentemente
non rappresenta materiale sufficiente per mandarla a fondo.
La ventata di sfacciato ottimismo - visti i tempi già un miracolo di
per sé - arriva dalla stampa finanziaria americana (visti i tempi mai
tenera con il nostro Paese).
Più precisamente da un articolo firmato da Brett Arends sull'edizione
online del Wsj, in cui il columnist ridimensiona parecchio l'allarme
lanciato da Washingotn nelle scorse settimane circa la tenuta dell'euro
nel caso in cui l'Italia fallisse, portandosi dietro il resto
dell'Europa.
Tolta di mezzo - e giudicata tutto sommato nemmeno determinante - la
questione del rischio Paese e dell'instabilità politica, il problema si
sposta sulla convenienza.
Sarebbe da pazzi investire nel mercato italiano in questo momento, si
chiede quindi Arends, aggiungendo subito che no, non è una cosa da
pazzi, perché i buoni affari si fanno quando si compra a prezzi bassi e
l'indice Mib di Piazza Affari è sotto dell'8%.
Quello italiano è insomma un mercato low cost, quando il resto delle
più importanti borse europee sono di segno positivo, hanno bene o male
buttato alle spalle il momento più critico della crisi finanziaria
internazionale partita nel 2008 e - con alti e bassi, certo - hanno
imboccato di nuovo la strada della crescita.
Holger Schmieding, chief economist della Berenberg Bank di Amburgo,
chiamato in causa da Arends, rincara la dosa e azzarda anche una di
quelle previsioni che i nostri operatori e analisti - scottati più volte
in anni recenti - hanno smesso di fare: i primi sintomi di ripresa
economica in Italia - è convinto Schmieding - si faranno sentire già a
partire da quest'estate.
Ora il punto è capire se l'analisi tecnica fatta Oltreoceano su azioni,
fondi e obbligazioni italiane si dimostrerà corretta rispetto al campo
di manovra per cui è stata formulata.
Se quindi calzerà applicata allo scenario economico italiano e poi anche allo specifico immobiliare.
A scanso di equivoci, è impossibile pensare che la ripresa del real
estate da noi possa iniziare con l'estate alle porte, come invece il
giornale americano ipotizza sul nostro mercato finanziario.
Gli operatori del mattone - dai più piccoli ai più grandi - hanno già dato per perso tutto il 2013.
L'hanno ripetuto mille volte: anche per quest'anno niente da fare.
Magari nel 2014, meglio ancora nel 2015.
E prima deve sbloccarsi il credito da parte delle banche, sia sotto
forma di mutui che sotto forma di finanziamenti per nuove operazioni.
Prima ancora c'è la questione dei pagamenti della Pubblica
amministrazione nei confronti delle imprese edili, prima ancora c'è la
questione lavoro, prima ancora c'è la questione dell'ingovernabilità e
via di questo passo.
Il discorso allora non può che spostarsi sull'attitudine degli investitori esteri disposti a comprare in Italia.
Allora sì che il parallelo con i mercati azionari sta in qualche modo
in piedi, perché ad ingolosire gli investitori più coraggiosi – ammesso
che si facciano ingolosire così facilmente – saranno senz'altro i prezzi
in ribasso per qualsiasi asset immobiliare in vendita (uffici,
logistica, hotellerie, retail e residenziale).
Ma basterà?
Monitorimmobiliare.it
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