venerdì 30 agosto 2013

FISCO - Immobili: ecco la nuova Service tax o Taser - impresamia.com




La prima componente (Tari) sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote, commisurate alla superficie, saranno parametrate dal Comune con ampia flessibilità ma comunque nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga” e in misura tale da garantire la copertura integrale del servizio.
72688-imgIl modello di tassazione comunale “federale”, che entrerà in vigore dal 2014, sarà ispirato ai principi del Federalismo Fiscale, come approvati dalla Commissione Bicamerale appositamente costituita nella scorsa legislatura. Sarà istituita l’imposta sui servizi comunali che sostituisce la Tares che sarà riscossa dai Comuni ed è costituita da due componenti: gestione dei rifiuti urbani; copertura dei servizi indivisibili.
La seconda componente (Tasi) sarà a carico di chi occupa fabbricati. Il Comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. Sarà a carico sia del proprietario (in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il valore commerciale dell’immobile), sia dell’occupante (in quanto fruisce dei beni e servizi locali). Il Comune avrà adeguati margini di manovra, nell’ambito dei limiti fissati dalla legge statale.
La capacità fiscale (cioè il gettito potenziale che i Comuni potrebbero ottenere dal pieno utilizzo delle facoltà di manovra fiscale sui loro tributi) sarà preservata, nel pieno rispetto del principio federalista dell’autonomia finanziaria di tutti i livelli di governo. L’autonomia nella fissazione delle aliquote sarà limitata verso l’alto per evitare di accrescere la capacità fiscale e quindi il carico sui contribuenti, applicando aliquote massime complessive.

Analisi prezzi di affitto immobili in Italia a cura di Mioaffitto.it - casaemutui.net



Analizzando l’andamento dei prezzi d’affitto in Italia si è potuta determinare una riduzione della quota mensile media, che si aggira intorno ai 740 €, il’2,8% in meno rispetto all’inizio del 2013, nonchè il 7,8% in meno rispetto ai prezzi dello stesso periodo l’anno precedente.
Dopo aver effettuato un’analisi dei dati archiviati fino a Luglio dell’anno corrente, il portale immobiliare Mioaffitto.it ha potuto effettuare una stima delle variazioni del prezzo medio d’affitto in Italia, per province e regioni.

Stando al portale immobiliare il capoluogo di provincia più caro in Italia risulta Milano, che, nonostante la diminuzione del 4,4% della quota d’affitto, raggiunge i 1716 € mensili. A seguire la capitale Roma a 1541 €, e Bolzano a 1304 €, quest’ultima in rialzo rispetto all’anno precedente per il 28,8%.
Tra le città più economiche del Bel Paese troviamo invece Ragusa (402 €), e le piemontesi Alessandria (423 €) e Biella (436 €), tutte in calo rispetto al 2012.
A livello regionale, i primi tre posti delle quote mensili più elevate sono occupati dal Lazio (1163 €), dalla Lombardia (877 €) e dal Trentino Alto Adige (838 €). Quest’ultima rappresenta l’unica regione italiana che ha subíto un aumento della mensualità d’affitto (15,8%) rispetto all’anno passato. Tutte le altre regioni sono infatti in ribasso, soprattutto il Molise, che al -27,8% raggiunge i 489 € medi mensili, e che compare, assieme all’Umbria e alla Calabria, tra le 3 regioni più economiche per quanta riguarda l’affitto, che corrisponde rispettivamente a 481 € per la prima e 448 € per la seconda.

Fuga dall’Italia: le famiglie comprano immobili all’estero - investireoggi.it



Mentre continuano gli interrogativi sull’IMU per la prima casa e il mercato interno prosegue il suo trend negativo, ScenariImmobiliari ha divulgato alcuni dati, che dimostrano la fuga in atto da anni delle famiglie italiane all’estero per il settore immobiliare. Negli ultimi cinque anni, gli acquisti di immobili esteri da parte di italiani sono aumentati del 20%, quando nello stesso lasso di tempo, le compravendite interne si sono ridotte di un quarto, riportando l’Italia ai livelli degli anni Ottanta.

Comprare casa all’estero: le cifre del trend degli ultimi anni

E la tendenza sembra destinata ad accelerare, se è vero che nel solo primo semestre dell’anno sono stati acquistati 19 mila case all’estero, il 26,7% in più su base annua. La previsione è di 42 mila acquisti entro la fine dell’anno, il 5,5% in più del 2012.
Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, la maggior parte di tali compravendite immobiliari non avviene per ragioni di investimento, pari solo al 46% dei casi e con tendenza alla flessione, mentre un terzo degli acquisti si ha per seconde case, specie in località marittime e turistiche del Mediterraneo e il restante quarto circa per motivazioni personali, come il trasferimento all’estero per lavoro, il godimento altrove dell’età della pensione o ancora come alloggio per i figli universitari o che stanno compiendo un corso di studio all’estero.
Mediamente, la spesa si attesta sui 130 mila euro e mostra un lieve calo, ma con grosse differenze. Si parte da immobili anche solo di 70 mila euro e si arriva ad acquisti milionari.
Lombardi e veneti rappresentano un terzo delle famiglie che acquistano all’estero, ma sale velocemente la quota delle famiglie campane, ormai alla pari con quelle del Lazio e davanti a Piemonte ed Emilia-Romagna. Quanto alle destinazioni più gettonate, in Europa la piazza più importante è Londra, anche grazie all’attesa rialzista dei prezzi, sostenuta dagli acquisti ingenti di russi e asiatici. Negli ultimi due anni, i prezzi degli immobili nelle zone centrali della capitale inglese sono cresciuti mediamente del 10% annuo.
Gli immobili negli USA rappresentano il 16% del totale acquistato dagli italiani all’estero, con forti concentrazioni a New York e Miami. In particolare, sempre più allettante sembra divenire Brooklyn, per via della rivalutazione attesa dei prezzi nei prossimi anni.

Le mete preferite in Europa

Tornando in Europa, la Svizzera è ancora una delle piazze più importanti, anche se si parla del rischio di scoppio della bolla immobiliare, visto che in soli dieci anni, in alcune zone i prezzi delle case sono esplosi del 200%. Lieve calo per la Francia, mentre più appetibile è diventata la Spagna, grazie al tonfo dei prezzi immobiliari del 40% rispetto ai picchi pre-crisi. Stabili gli acquisti in Grecia, dove è raro potere spuntare prezzi d’affare per gli immobili di maggiore pregio. Costante e al 5% del totale anche gli acquisti in Germania, dove pure i prezzi hanno subito un’impennata inconsueta per il paese, in parte pure in seguito al forte interesse mostrato ultimamente da italiani, spagnoli e greci.
In calo la percentuale nell’Est Europa, con acquisti concentrati, in particolare, nella vicina Croazia. In aumento, invece, l’interesse per la fiorente Turchia e, soprattutto, per la vivacissima Istanbul.

La sfida dei fondi immobiliari Lussemburghesi -professionefinanza.com




Il mercato dei veicoli di investimento immobiliare è in continua evoluzione ed alla costante ricerca di prodotti di investimento flessibili ed innovativi da offrire agli investitori. 

Di Anna Teresa Plantamura
 
La crescita del numero dei veicoli di investimento immobiliare lanciati in Lussemburgo ha superato la media europea, e gli attuali indicatori di mercato mostrano che questo trend continuerà per il futuro.

In base agli ultimi dati disponibili il Lussemburgo rappresenta il domicilio preferenziale per i veicoli che investono nel settore immobiliare internazionale. Nel corso del 2011 sono stati lanciati 35 fondi immobiliari regolamentati, portando il numero totale dei fondi immobiliari istituiti e gestiti in Lussemburgo a 230 a fine luglio 2012, con un patrimonio netto totale di circa 25.000 miliardi. La crescita maggiore si è registrata in seguito all’entrata in vigore, nel febbraio 2007, della normativa che ha introdotto i SIF (Specialized Investment Funds), ovvero fondi regolamentati non armonizzati altamente flessibili.
 

Naturalmente la scelta del veicolo da utilizzare dipende dal tipo di investimento che si vuole fare, dalla tipologia di investitore a cui è rivolto, da specifiche considerazioni fiscali. Ed è per questo che sono state predisposte differenti tipologie di strumenti disponibili, che vanno dai fondi UCIs ad alcuni tipi di società residenti (société de participations financières o SOPARFI) fino alle società di cartolarizzazione. Poichè la gestione del patrimonio immobiliare rappresenta un tema di wealth management che sviluppa le sue potenzialità sia in ambito private sia nell’ambito della gestione collettiva, va da se che il settore degli organismi di investimento collettivo che investono in assets immobiliari sia cresciuto enormemente e continui a svilupparsi costantemente. 
 

In particolare la struttura del SIF consente di investire in un fondo di investimento immobiliare operativamente flessibile, fiscalmente efficiente e soggetto ad una regolamentazione “light”. La varietà di assets eligibili è illimitata ed include quindi anche il real estate. La possibilità di essere costituiti con una forma ad “umbrella” consente inoltre di lanciare con un’unica struttura comparti diversi con politiche di investimento completamente differenti tra loro quali hedge, venture capital, private equity, energy o real estate, dove ogni comparto rappresenta un patrimonio totalmente separato e presenta delle strategie di investimento proprie. I SIF sono delle strutture di per se non costose per i quali è prevista una capitalizzazione minima modesta e che beneficiano di regole di diversificazione del rischio limitate. 

Rivolgendosi a clienti istituzionali, professionali o quanto meno esperti, il SIF si rivela essere uno strumento straordinariamente duttile e facilmente accessibile, trasparente ed efficiente, adatto sia per l’avvio di nuovi progetti che prevedono l’iniziale coinvolgimento del mero capitale iniziale ed un eventuale apertura successiva a terzi, sia per realizzare investimenti diversificati in termini di aree geografice e finalità, consentendo una pertecipazione al veicolo sia attraverso sottoscrizioni in contanti sia “ad apporto”. Anche le modalità di valutazione degli assets (che deve essere come minimo annuale e supportata da valutazioni di esperti indipendenti) e di custodia degli attivi (affidata ad una banca depositaria), non si discostano dalla prassi adottata per altri veicoli del settore. 

Il raggiungimento e mantenimento dell’efficienza economica dello strumento richiede sempre naturalmente un’attenta valutazione sulla massa critica al di sotto della quale la gestione del SIF immobiliare diventerebbe eccessivamente onerosa per i partecipanti. Fatte tutte le opportune valutazioni e stabilita la congruità dello strumento rispetto a specifiche necessità, il SIF rappresenta, soprattutto per quegli investitori che non trovano sostegno nel sistema bancario tradizionale, una struttura flessibile ed economicamente efficiente pur senza rinunciare ai presidi di controllo a tutela dei partecipanti in un contesto regolamentato e supervisionato.
 

Il mercato immobiliare europeo continua ad essere impegnativo e non scontato, ma l’ottimismo sembra essere tornato a soffiare sull’industria dell’immobiliare in Europa, ed il sentiment è piú positivo che in qualunque altro momento dal 2008 ad oggi, nonostante l’outlook macroeconomico rimanga incerto. Il capitale riservato agli investimenti immobiliari è destinato a crescere, ma il debito degli istituti finanziari è previsto in ulteriore contrazione. Questo lascia prevedere che l’accesso al credito dei privati che intendono investire nell’immobiliare (che sia a fini abitativi personali o come forma di investimento) rimarrà arduo e limitato, ed i tassi continueranno ad essere onerosi nonostante il costo del denaro sia ai minimi storici.
 

Probabilmente sono queste le difficoltà che continuano a spingere numerosi imprenditori ed investitori a cercare soluzioni alternative, ed a trovarle nei veicoli di investimento immobiliare predisposti in paesi come il Lussemburgo. Va prestata tuttavia particolare attenzione agli investimenti su base transfrontaliera o effettuati da soggetti residenti in giurisdizioni diverse dove, in sede di strutturazione, devono essere valutate le peculiarità fiscali e regolamentari che potrebbero rilevare sul piano operativo.
 

Per quanto riguarda il trattamento fiscale, il SIF è soggetto ad una tassa di sottoscrizione annuale dello 0,01%, mentre per quanto riguarda i partecipanti, non viene applicata la withohlding tax sulla distribuzione dei proventi e gli investitori non residenti non sono soggetti a tassazione del capital gain in Lussemburgo.
 

In Italia, si è tentato recentemente di semplificare la disciplina fiscale dei fondi immobiliari chiusi, e di riorganizzarla distinguendo soglie di partecipazione superiori o inferiori al 5%. I fondi immobiliari sono, in linea di principio, esenti da imposte dirette, la tassazione è in capo al possessore delle quote al momento della percezione dei proventi (ritenuta del 20% a titolo di imposta), della liquidazione delle quote (ritenuta del 20% sulla differenza tra valore di liquidazione e prezzo di carico) ed in caso di cessione delle stesse (redditi diversi), quando la partecipazione al fondo sia inferiore al 5%.

É stata invece introdotta l’imposta sostitutiva del 5% (del valore medio delle quote detenute) dovuta dai partecipanti residenti o non residenti, diversi dagli investitori istituzionali, che detengano una quota superiore al 5%. Pur se l’intento è meritevole, tuttavia da sola la semplificazione non basta e le difficoltà di accesso al credito unitamente alla carenza di misure in favore dell’investimento immobiliare non favoriscono l’investimento in questo settore. Sarà anche per questo motivo che si stanno facendo strada alcune nuove pratiche, come il “rent to buy”, l’alternativa all’affitto con riscatto ed al mutuo 100% che, abbattendo la soglia di liquidità necessaria, consente di entrare subito nell’abitazione scelta, divenendone proprietari al termine del processo di acquisto, che si conclude entro tre anni ad un prezzo bloccato fin dall’inizio. Anche questa soluzione puó essere ottimizzata attraverso l’utilizzo di uno strumento come il SIF, avendo cura di adattarne le peculiarità.
 

In definitiva, sembra evidente che fino ad ora i fattori chiave dietro il successo del Lussemburgo come domicilio preferenziale di veicoli di investimento immobiliare sono stati, oltre a quelli finora menzionati, la volonta e l’abilità, politica e non solo, di strutturare strategie di investimento transfrontaliere capaci di soddisfare le esigenze di diversificazione degli investitori attraverso un approccio capace di tener conto dei nuovi requisiti regolmentari e dei rischi finanziari, pur rispondendo alle sfide dell’attuale contesto economico e perseguendo una crescita sostenibile. Ma il perseguimento di una crescita sostenibile, in questo come in altri settori, passa anche attraverso la sfida piú recente, rappresentata dal recepimento della Direttiva AIFM, il cui sofisticato regime di marketing e l’introduzione di requisiti aggiuntivi rappresentano elementi chiave destinati a produrre un effettivo vantaggio competitivo per i fondi di investimento alternativo che sapranno approfittarne.

giovedì 29 agosto 2013

Bolla immobiliare in Ticino? "Il mattone non ha mai tradito" - ticinonline.ch



LUGANO - Come accade un po' ovunque, anche in Svizzera, dopo anni di crescita marcata dei prezzi, il mercato immobiliare sembra registrare ora alcuni segnali di rallentamento.
I segnali maggiori di questa inversione di tendenza arriverebbero - come si legge oggi sul Sole24Ore - da Ginevra, dove alcune vendite di abitazioni di super lusso (case, per intenderci, del valore di decine di milioni di franchi) si sono concluse in questi mesi a prezzi nettamente inferiori a quelli previsti. Dato, questo, confermato da diversi intermediari.
Aleggia inoltre, seppur debole, il rischio di bolla immobiliare. Tra le aree più a rischio, oltre a Ginevra e Zurigo, ci sono secondo Ubs quelle di Losanna, di Basilea, di Lucerna, di parte dell’Engadina.
E pure in Ticino i prezzi negli ultimi anni sono saliti, anche se qui, pare, il rischio di bolla non ha raggiunto il livello delle aree considerate più critiche. La punta degli aumenti riguarderebbe, sempre secondo Ubs, il Locarnese, che ha così superato così il Luganese.
Sull’argomento abbiamo interrogato Renza De Dea che, in qualità di immobiliare, ci ha spiegato le sue impressioni circa lo stato di salute del mercato immobiliare in Ticino.
“Sono anni che le banche insinuano il timore di un’imminente bolla immobiliare. Eppure si tratta di uno di quei settori che negli anni sono sempre stati floridi. Trovo quindi un peccato questo voler, ciclicamente, andare a mettere la pulce nell’orecchio di possibili investitori con il rischio di depistarli verso altri lidi".

Nessun rischio di bolla in Ticino?
"Il Ticino, e in particolare il Locarnese, costituiscono un'eccezione. Da una parte siamo un piccolo territorio, dove, quindi, i terreni scarseggiano sempre più. Il discorso della bolla qui non può valere perché a mantenere alti i prezzi ci pensa la poca disponibilità di terra sulla quale edificare. Dall'altra parte bisogna aggiungere che mediamente la popolazione ticinese cresce di circa 3000 unità l'anno. Serviranno quindi, è evidente, circa 1000 abitazioni, che siano queste in affitto o in vendita".

Secondo UBS i prezzi delle abitazioni stanno aumentando soprattutto nel Locarnese, che ha superato il Luganese. Si sfrutta la vocazione turistica o ci sono altre ragioni?
"Ci saranno dei casi particolari, ma non è proprio la verità. I prezzi medi a Locarno vanno dai 6’000 agli 8’000 franchi al metro quadro, a Lugano situazioni simili partono da circa 10’000. Questo perché il Luganese è orientato verso investitori italiani, industriali, commercianti, con un reddito elevato. Nel Locarnese c'è un altro target, una clientela locale, con un reddito inferiore a quello del Luganese, e anche i turisti, per lo più svizzero-tedeschi che sono 'di massa'. Bisogna eventualmente fare attenzione quelle zone particolari, tipo collina di Ascona, dove i prezzi sono effettivamente saliti alle stelle, e questo perché finora c'era il cliente germanico che non badava a spese, che però oggi è quasi sparito, sia a causa del cambio euro-franco, sia per i problemi fiscali in Germania".

È vero che i prezzi sono, considerato che è un dato di fatto che le case in Svizzera non siano mai state a buon mercato, comunque mediamente alti?
"Dipende dalla qualità della costruzione, dall'ubicazione del terreno e da altri fattori. Non credo che siano eccessivamente alti, se confrontati con la qualità offerta. Basti fare un paragone con il Canton Grigioni. I prezzi in Ticino sono nettamente inferiori".

Quindi, quello immobiliare, sembrerebbe restare un buon investimento, soprattutto in Ticino
"Il mattone non ha mai tradito. Un immobile di reddito acquistato 40 anni fa oggi garantisce ancora un reddito come se questo stabile fosse stato appena costruito. Di un tetto hanno e avranno sempre bisogno tutti".

Vendesi cinema italiani: vecchie sale in saldo, ecco chi le compra... e le trasforma in case, negozi e asili - Il Sole 24 Ore



Mentre a Venezia sbarcano i divi di Hollywood, le sale cinematografiche e i vecchi cinema italiani vanno all'asta. Non è bastata la critica del direttore della Mostra ai film di casa nostra (secondo lui troppo spesso "deludenti"): anche dal punto di vista immobiliare in Italia il cinema chiude i battenti e lascia spazio a immobili pronti ad essere converiti a nuove destinazioni d'uso, in location centralissime.
Le vecchie sale cinematografiche nei centri storici delle città italiane soffrono una crisi tanto profonda da chiamare in causa il real estate: la corsa al digitale, il boom dello streaming e la rivoluzione del mercato audiovisivo lasciano poco margine di business alle sale di quartiere che chiudono e restano in disuso per anni. Il portale Immobiliare.it ha analizzato il suo database di oltre 800 mila annunci, scoprendo che le sale cinematografiche in vendita non sono più una rarità.
A Milano, ad esempio, è in vendita l'ex cinema Maestoso: sul mercato da diversi anni, è pronto a trasformarsi in una nuova attività commerciale che, magari, ne sfrutti l'insonorizzazione su tutti i lati dell'edificio. Grande ben 1900 metri quadri, potrebbe essere frazionato e destinato a più attività commerciali in contemporanea. Il bene è in saldo: la cifra iniziale, di 1.750.000 euro, si è ormai ridotta a soli 795.000 euro.
A Roma, nel quartiere africano, è in vendita un ex-cinema da 750 posti e grande oltre 1800 mq. L'immobile è in ottime condizioni e potrebbe tornare in pochissimi passi ai fasti di un tempo, benché esista già il via libera del Comune di Roma al cambio di destinazione d'uso (50% commerciale, 50% attività culturale). Le trattative per la vendita sono riservate. 


A Latina, invece, è in vendita lo storico cinema Giacomini: in pieno centro è possibile rilevare un immobile di oltre duemila metri quadri. Difficile pensare che il compratore sceglierà di puntare al business della cinematografia, piuttosto è probabile che diventi un centro commerciale, una palestra o che dia spazio ad attività commerciali diverse. Prezzo? Circa quattro milioni di euro.

Dietro la svendita delle sale cinematografiche si possono incontrare delle vere e proprie occasioni, non solo nelle grandi città: a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) è in vendita l'ex cinema Maya: un immobile di oltre mille metri quadri dotato anche di uffici e giardino. La cifra è un vero affare: bastano 650mila euro per accaparrarselo. Ne serviranno molti di più, 1.100.000 euro, per acquistare l'ex cinema Golden di Legnano (MI): composto da 1.100 metri quadri su due livelli, e dotato di ampio parcheggio, potrebbe, secondo il venditore, trasformarsi in una discoteca, in un supermercato, una palestra, una sala giochi e, perché no, persino in una chiesa.
Ma chi compra oggi una sala cinematografica? E per farne cosa? Il cambio di destinazione d'uso, vincolato ai regolamenti urbanistici comunali, non è sempre facile da ottenere. Eppure anche alcuni big del real estate guardano sempre più spesso a questo tipo di investimenti con interesse: così l'ex cinema Excelsior a Milano si è trasformato in un'esperienza unica di shopping. Completamente ristrutturato dall'acclamata archistar Jean Nouvel Fashion, per la riqualificazione dell'ex complesso cinematografico sono serviti 18 mesi di lavori, portati a termine da Beni Stabili, per un investimento di circa 30 milioni di euro: 20 milioni sono stati coperti dalla stessa Beni Stabili, che è proprietaria dell'immobile, e i restanti 10 milioni da Coin. Sono in corso, invece, i lavori sull'ex Cinema Olimpia di Ascoli Piceno che grazie ad un investimento della Fondazione Carisap diventerà la Bottega del Terzo Settore: dopo aver acquisito l'immobile con una spesa di 2,3 milioni di euro, la fondazione ha impegnato altri 3 milioni al fine di ristrutturarlo e di renderlo fruibile da parte della cittadinanza e, in particolar modo, dalle organizzazioni non profit.
Altro esempio virtuoso di conversione di un ex cinema è quello di Clorofilla: in un immobile risalente al 1892, situato a ridosso di corso Genova a Milano, prima ospedale poi cinema, oggi sorge un moderno asilo nido, scuola per l'infanzia e centro per famiglie. Progetto pronto anche per l'ex cinema Turreno a Perugia, che ha ricevuto il primo ok dalla giunta comunale, e ospiterà diversi punti vendita commerciali. E in alcuni casi, più illuminati (e pazienti, visti i tempi per l'iter urbanistico), sono alcuni architetti o giovani professionisti ad acquistare piccoli vecchi cinema in centro città, per trasformarli in residenze di design oppure in uffici di tendenza.
Non manca, poi, chi ha già trasformato il cinema in strutture del tutto nuove, magari frazionando gli ampi spazi che un tempo erano necessari per le proiezioni: ad Altedo, frazione del comune di Malalbergo (Bo) l'ex cinema del paese è ora una villa di pregio, dotata di ogni comfort, con travi a vista e luminosi soppalchi. Diversi sono poi gli esempi di vecchi cinema ormai divisi in più unità immobiliari, e messi sul mercato in maniera indipendente.
È pronto da tempo a trasformarsi in un supermercato uno dei locali più chiacchierati della città di Brescia: parliamo del noto cinema Ideal, regno delle pellicole "hard". I film a luci rosse al cinema non hanno più seguito, sostituite dall'home video prima e da internet poi, così l'immobile – che era di proprietà di un imprenditore dell'hard "mentore" anche di Moana Pozzi e Cicciolina – è sul mercato e disponibile a trasformarsi in un complesso residenziale o, alla peggio, in un centro commerciale.
Non per tutti, però, l'acquisto di un ex-cinema si è concluso con un lieto fine: è capitato al gruppo Gedas, gigante bresciano nel settore edilizio e immobiliare, che prima d'inciampare nel concordato preventivo, aveva fatto in tempo a trasformare le macerie del cinema Andreani in un palazzo signorile. Finiture di pregio e posizione centrale, una ventina d'appartamenti con logge, terrazze, parquet e altrettanti garage. A inizio 2013 la società è andata in liquidazione, i nove appartamenti invenduti andavano all'asta.

Il mercato di Londra fa gola a Pechino - Il Sole 24 Ore


LONDRA - Pechino sta scoprendo Londra: dove un tempo erano soprattutto i fondi sovrani mediorientali, Qatar in testa, a investire miliardi nel settore immobiliare della capitale britannica, ora si stanno facendo avanti gli investitori cinesi. Durante l'estate c'é stata una serie di annunci che dimostra l'interesse dei cinesi in diversi segmenti del mercato immobiliare londinese.

Ping An, il colosso dell'assicurazione cinese, ha acquistato il Lloyd's Building per 390 milioni di dollari. L'edificio progettato dall'architetto Richard Rogers é uno dei piú celebri della City e ospita da sempre l'omonima societá di assicurazioni, ma garantisce anche un ‘return on investment' tra il 6% e il 9%, mentre i rendimenti medi per gli edifici commerciali e adibiti a uffici sono solo del 5% in Cina. Ad avviare il trend era stata la China Investment Corporation, il fondo sovrano cinese da 410miliardi di sterline, che lo scorso anno aveva acquistato il quartier generale di Deutsche Bank a Londra per 250 milioni di sterline.

Il gruppo Advanced Business Park (Abp), una societá edilizia cinese, ha da poco firmato un grande progetto da oltre un miliardo di dollari per creare un nuovo quartiere degli affari asiatico nella zona orientale di Londra. Si tratta della rigenerazione dei Royal Docks, le ex darsene sul Tamigi vicine al City Airport. «Questo progetto avrá un impatto notevole sia sulla Cina che sulla Gran Bretagna, - ha detto Xu Weiping, presidente di Abp. – La mia visione é creare un centro degli affari internazionale che all'inizio sará mirato a imprese asiatiche per aiutarle ad avere una base a Londra».

Ultimo in ordine di tempo, il gruppo immobiliare cinese Dalian Wanda ha annunciato un progetto da 1,5 miliardi di dollari di costruire un albergo a cinque stelle con 160 stanze in un nuovo grattacielo di 60 piani sulle rive del Tamigi, nella zona in fase di rigenerazione di Nine Elms, dove é in costruzione la nuova ambasciata americana. Si tratta del primo hotel all'estero per il gruppo che finora ha investito soprattutto in Cina ma anche negli Stati Uniti.

La ragione principale per l'interesse dei cinesi é il fatto che «Londra ha dimostrato che continua a crescere a ritmi sostenuti anche durante la crisi economica degli ultimi due anni,- spiega Ajay Bhalla, docente di Global Innovation Management alla Cass Business School di Londra. – Ha superato gli altri mercati in passato e le prospettive restano positive per il futuro, quindi si tratta di un investimento con rendimenti molto attraentii».

Gli investimenti diretti dall'estero in Gran Bretagna sono aumentati del 22% superando i 60 miliardi di dollari lo scorso anno, in controtendenza al resto del mondo che ha visto un calo medio del 18 per cento. Questo trend positivo é dovuto in non piccola parte al settore immobiliare. Nella sola City di Londra negli ultimi sei mesi gli investimenti stranieri hanno rappresentato l'82% delle transazioni immobiliari, per un record di 4,15 miliardi di sterline. In un'epoca di bassi tassi di interesse e sterlina debole rispetto a gran parte delle valute asiatiche, investire a Londra conviene davvero.

mercoledì 28 agosto 2013

Immobili, con la crisi si comprano più case (ma all'estero) ilvelino.it


Economia

Lo rileva Scenari immobiliari. Acquisti nel 2012 +5,5%, gli italiani cercano occasioni in Spagna e Grecia

di red - 28 agosto 2013 16:18 fonteilVelino/AGV NEWS Roma

Mentre è sempre debole il mercato immobiliare nazionale, aumentano gli acquisti di case oltrefrontiera da parte delle famiglie italiane. Negli ultimi cinque anni le compravendite in Italia sono calate di un quarto, mentre quelle all’estero sono aumentate di oltre il venti per cento. È quanto rende noto Scenari immobiliari, che evidenzia come dopo un lieve calo nella prima parte del 2012, “il trend di acquisti esteri è diventato sempre più intenso e con prospettive di crescita ulteriore. Nel primo semestre 2013 le famiglie italiane hanno acquistato quasi 19mila appartamenti oltrefrontiera, che rappresenta un aumento del 26,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il flusso di acquisti dovrebbe registrare un’ulteriore crescita nei prossimi mesi, sia per l'aumento fisiologico degli investimenti nel periodo estivo che per le aspettative di una lieve ripresa economica e immobiliare. Si prevede che il 2013 si concluderà con circa 42mila acquisti: un aumento del 5,5 per cento sull'anno precedente. Rispetto al 2012 è in lieve calo la quota di famiglie che acquistano un immobile per investimento, che rappresenta circa il 46 per cento del totale”. L’interesse di questa fascia di domanda, rileva l’indagine, continua a essere concentrata sugli immobili di alto livello nelle zone centrali delle grandi città europee e, in misura minore, nelle zone turistiche di pregio o nelle piazze extraeuropee più importanti. Circa un terzo delle famiglie, invece, è alla ricerca di una seconda casa al mare. Si rivolge soprattutto alle località turistiche sul Mediterraneo, caratterizzate da prezzi in calo, un contesto ambientale gradevole e collegamenti aerei low cost. Infine, è in aumento la percentuale di famiglie che acquista per motivi personali, quali trasferimento per lavoro, studio dei figli o fuga dall’Italia nell’età della pensione. Si tratta di quasi un quarto degli acquisti, estremamente differenziati dal punto di vista delle caratteristiche, delle dimensioni, del valore e della destinazione. La spesa media è in lieve calo, intorno a 130mila euro: tuttavia l’oscillazione è ampia, da 70mila euro ad investimenti milionari. Oltre un terzo degli acquisti è effettuato da lombardi e veneti, mentre è in sensibile aumento l’attività da parte delle famiglie campane, che hanno raggiunto quelle laziali e superato quelle piemontesi ed emiliane. Gli acquisti monitorati riguardano solo le residenze, prima e seconda casa e sono escluse le altre destinazioni.

Ma dove comprano maggiormente gli italiani? Dal report di Scenari immobiliari emerge che dopo alcuni anni di calo, gli Stati Uniti hanno registrato un lieve aumento, rappresentando circa il 16 per cento del totale, anche se la larga maggioranza degli acquisti è concentrata a New York e Miami. Si tratta di investimenti di alto livello, realizzati quasi sempre per investimento. A New York le preferenze continuano ad essere concentrate sugli appartamenti di piccole dimensioni nelle top location, ma c'è un crescente interesse per le zone migliori di Brooklyn, dove i prezzi sono in aumento e si prevede una rivalutazione nel prossimo futuro. A Miami nel 2013 gli italiani hanno già acquistato un migliaio di abitazioni, in buona parte nella zona di Miami Beach, dove i prezzi sono aumentati di oltre il dieci per cento nell’ultimo anno e una gestione efficiente può garantire rendimenti elevati. Stabile l’interesse per le altre città quali Chicago, San Francisco e Boston. In Europa, Londra continua a essere considerata la piazza più interessante e raccoglie la larga maggioranza degli acquisti nel Regno Unito. La capitale inglese sembra non aver risentito della crisi, con un incremento dei prezzi delle zone centrali intorno al dieci per cento annuo nell’ultimo biennio, con punte superiori nella fascia di lusso, sostenuta soprattutto dalla forte domanda proveniente dalla clientela russa e asiatica. Le richieste di alto livello si concentrano sugli appartamenti di piccole dimensioni nei quartieri più prestigiosi, come Chelsea, South Kensington e Belgravia, ma negli ultimi mesi sono state concluse numerose transazioni in quartieri come Hammersmith, Shepherd’s Bush e East Acton, che sono stati oggetto di un processo di rivitalizzazione ed attualmente sono considerati tra i quartieri più vivibili, con un buon rapporto qualità-prezzo e ottime prospettive di rivalutazione. In queste zone è possibile acquistare un bilocale in buone condizioni a 250mila sterline, un quarto rispetto alla cifra necessaria per accaparrarsi un immobile di analoghe dimensioni nei quartieri più famosi. In calo gli investimenti in Irlanda, concentrati quasi esclusivamente a Dublino, dove il mercato comincia a mostrare i primi segnali di ripresa.

Gli investimenti in Francia sono in lieve diminuzione, guidati sempre dall’interesse per i piccoli appartamenti nelle aree di pregio di Parigi. Tuttavia si assiste allo spostamento di una parte dell’interesse dalle zone di lusso quali Place Vendome e Champs Elysées, dove la carenza di offerta ha impedito il calo delle quotazioni, ad alcuni quartieri di alto livello lungo la Senna. Sulla riva destra una percentuale elevata della domanda si concentra nel Marais, mentre sulla riva sinistra è considerato molto interessante il quartiere Champ de Mars. Stabili gli acquisti nelle località turistiche, in Costa Azzurra e Corsica, e nelle principali stazioni sciistiche, mentre è in aumento l’interesse per la regione Midi-Pirenei, caratterizzata da un ambiente gradevole e da buone prospettive di sviluppo, con particolare attenzione alla località di Tarn, situata ad un’ora di distanza da Tolosa. In sensibile aumento l’interesse per la Svizzera, dove il trend del mercato immobiliare è stato uno dei migliori in Europa per tutto il periodo della crisi. Recentemente si comincia a parlare di rischio di scoppio della bolla speculativa, perché in alcune località le quotazioni sono aumentate del duecento per cento in dieci anni. Il primo semestre 2013 ha confermato il robusto flusso di acquisti a Lugano, soprattutto da parte delle famiglie lombarde. Stabili gli acquisti in Germania, che rappresenta circa il cinque per cento del totale. La presenza di un’imposta patrimoniale più elevata rispetto all’Italia è compensata dall’annullamento del peso dell’Ivie, come conseguenza della detrazione della tassa pagata all’estero. La quota maggiore della domanda continua ad essere concentrata su Berlino, dove i prezzi bassi, circa un terzo rispetto alle principali capitali europee, inducono le famiglie a comprare anche a scatola chiusa, senza aver visto direttamente la casa, affidandosi al’agenzia immobiliare locale sia per l’acquisto che per la gestione successiva. I quartieri Mitte e Charlottenburg continuano a concentrare una buona fetta della domanda di alto livello, anche se è in forte aumento l’interesse per Zehlendorf, il quartiere periferico più verde e più ricco della città, dove la maggior parte delle abitazioni è rappresentata da ville di lusso.

La Spagna è la meta privilegiata degli investimenti low cost, dal momento che il mercato offre un’ampia gamma di occasioni a prezzi scontati, mediamente inferiori del quaranta per cento rispetto alle punte di mercato del passato, con aspettative di una graduale ripresa a partire dal 2014. Le occasioni migliori, ma con un alto profilo di rischio a causa di un invenduto particolarmente elevato, sono concentrate lungo la costa meridionale, mentre le zone turistiche più note, come le Baleari e le Canarie presentano un rischio molto basso, ma minori prospettive di crescita, perché i prezzi hanno registrato cali più contenuti rispetto alla media nazionale. Rispetto all’anno scorso sono stabili gli acquisti in Grecia, dove però è difficile trovare immobili di qualità a prezzi contenuti nelle isole più note delle Cicladi e del Dodecaneso, nonostante la recessione economica. Di conseguenza le famiglie sono alla ricerca di occasioni allettanti nelle isole meno note, e soprattutto più tranquille. Tra queste attirano crescente interesse le piccole Cicladi, un mini arcipelago a sud-est di Naxos, formato da quattro isolette, Koufoniss, Iraklia, Schnoussa e Donoussa. Si registrano alcuni acquisti anche ad Alonissos, nelle Sporadi, e a Kastos, una delle isole ioniche.

In sensibile calo i Paesi dell’est Europa, che rappresentano circa il dieci per cento degli acquisti complessivi, con una forte concentrazione in Croazia, favorita dalla vicinanza all’Italia, da rendimenti elevati, fino al 12-13 per cento, dalla presenza di importanti progetti infrastrutturali ed immobiliari e da ampie possibilità di rivalutazione, anche alla luce dell’ingresso del Paese nell’Unione Europea. La maggioranza degli acquisti è effettuata a Dubrovnik, Spalato e nelle isole della Dalmazia, come Brac e Korcula, dove sorge la casa di Marco Polo, e dell’Istria, soprattutto Krk e Cres. In crescita l’interesse per la Turchia, in considerazione del dinamismo del mercato immobiliare. Istanbul è la meta privilegiata, con quotazioni salite di oltre sei volte in dieci anni e prospettive di rivalutazione anche nel prossimo futuro. Il flusso di acquisti è in aumento anche nelle principali località turistiche, quali Bodrum, Fethiye, Antalya e, più recentemente, anche Altinkum, non lontano da Izmir e di fronte all’isola greca di Kos. I primi mesi del 2013 hanno visto un lieve aumento degli acquisti nei Paesi extraeuropei, esclusi gli Stati Uniti. Gli investitori evitano le mete ad alto rischio, sia dal punto di vista economico e politico che di trasparenza, come Asia e, soprattutto, nord Africa. In America del Sud prosegue il forte interesse per il Brasile, anche se i diffusi problemi di sicurezza comportano una concentrazione degli investimenti in alcune zone, quali gli Stati nordorientali di Bahia, Alagoas e Fortaleza, e quelli meridionali di Ilha Grande, Angra dos Reis e Rio Grande do Sul.

BOLLA IMMOBILIARE ALLA CINESE, IL MONDO TREMA - thinknews.it


Di Dimitri Buffa – Un debito pubblico che tutto compreso oramai veleggia intorno al 200 per cento del prodotto nazionale lordo. Enti locali, che in Cina sono città da 18 milioni di abitanti in su, che fanno una finanza creativa che in confronto Tremonti e le regioni italiane con i loro derivati sono educande, e su tutto ciò lo spettro di una crisi analoga a quella dei subprime che nel 2008 in America aprirono la danza macabra della crisi mondiale.
Forse l’analisi apparsa sul “Financial times” sarà anche un tantino interessata, ma se è vero anche solo la metà di quanto riportato nell’articolo “The debt dragon”, il dragone del debito, allora le prospettive dell’economia mondiale rischiano di essere una caduta dalla padella nella brace nel medio periodo.
Secondo il reportage del “Ft”, che prende in esame il disastro avvenuto nella città di Guyang e la situazione del villaggio di Pianpo, “per la maggior parte dei suoi ultimi 30 anni di crescita media del 10,5 per cento, la Cina non si è basata sul credito. Ma ha fatto sempre più affidamento sul debito dopo la crisi finanziaria globale, attingendo a banche, obbligazioni e a una serie di istituzioni poco regolamentate per mantenere la sua economia ruggente.”
Il dirigismo comunista a propellente capitalista comincia però a mostrare la corda: per creare queste città enormi, tutte “Shangai like”, di cui si sente parlare da chi ritorna da viaggi in loco e che ospitano i nuovi ricchi cinesi, il metodo usato è sempre lo stesso: espropriare i contadini, indennizzarli in maniera adeguata e incentivare speculazioni edilizie praticamente senza regole. Nelle case poi ci andranno ad abitare anche gli espropriati che riusciranno a trarre vantaggio dallo sviluppo, gli altri saranno semplicemente “dislocati”, cioè “displaced” e anche questi spostamenti hanno un costo.
Solo che, come per gli States e i subprime, si vendono sempre meno appartamenti e sempre più gente non è in grado di pagare mutui e prestiti, comprese le stesse ditte immobiliari.
Molti costruttori hanno fatto ricorso al debito ma adesso la Bank of China sta cominciando a stringere i cordoni e sempre più frequenti sono strade interrotte, mondezza per strada e acquedotti prima smantellati e poi non rimessi a posto perchè sono finiti i soldi per pagare le maestranze. Che pure se non possono scioperare, magari si limitano a non andare più a lavorare.
Il governo cinese dice che questo non sarebbe un fenomeno preoccupante ma intanto fa di tutto per nasconderlo visto che ultimamente anche il rating del debito pubblico di molti enti locali cinesi cinesi è stato declassato dai vari Fitch, Moody’s , Standard and Poor’s e compagnia cantante.
Il pezzo del FT comincia proprio con la descrizione della desolazione e dell’abbandono della cittadina di Pianpo: “Il governo cinese afferma che il problema del debito è sotto controllo, ma la gente del villaggio Pianpo ha motivo di essere in disaccordo. Negli ultimi dodici mesi hanno visto la loro acqua tagliata, la spazzatura si accumula nelle strade e il loro salario non pagato…
Un autostrada sopraelevata vola sopra le case di cemento degli abitanti del villaggio, dovrebbe collegarli con il centro di Guiyang, uno di quelli a più rapida crescita tra le città della Cina. Invece, il raccordo autostradale per Pianpo termina in una chiazza di ghiaia…”
Infatti “la società di proprietà dello Stato che cura la costruzione della strada ha fatto troppo debito e non poteva pagare i suoi lavoratori edili. Tubi di acqua sono stati smantellati, quando i cantieri hanno cominciato, ma non sono mai stati riparati quando i contanti sono venuti a mancare. Così, un paio di volte al giorno, Chen Xiuxiang, 75 anni, arranca su per una collina per andare a prendere il suo peso in acqua – 120 libbre – da un rubinetto del cantiere abbandonato, portando due secchi su un palo di legno sulle spalle. La maggior parte dei suoi vicini fa lo stesso.” Scene da film di altri tempi.
Adesso il governo cinese, alle prese anche con il processo e lo scandalo di Bo Xilai, e con la sua gestione mediatica, potrebbe avere presto ben altri grattacapi. Perchè anche in Cina le ricette sono due: o il rigore e il contenimento del debito, ma il rischio è di fare la fine dell’Europa e dell’America messe insieme nei loro momenti peggiori, oppure continuare a fare debito pubblico e svalutare il rembimbi o moneta del popolo, rischiando però di trovarsi in rotta di collisione con gli Usa che non accetteranno l’incremento esponenziale del cosiddetto dumping.
Sia come sia, l’economia del dragone sembra basarsi ormai essenzialmente sul debito, pubblico e privato, e la tigre del mercato globale che tuttora ruggisce all’Occidente, rischia di venire presto percepita come un grande felino di carta.

Trend settore immobiliare fondamentale per ripresa e mercati a cura di Stefania Basso - fondionline.com




L'aumento dei tassi minaccia il settore residenziale e l'economia. Commento settimanale sul mercato americano di Russ Koesterich, Global Chief Investment Strategist di BlackRock 



I mercati dei titoli e delle obbligazioni rimangono volatili. I mercati sono rimasti volatili a causa dell'incertezza sulla crescita economica e sulla direzione della politica monetaria della Federal Reserve. La scorsa settimana è stata caratterizzata ancora da report misti che hanno generato una volatilità costante sia sui mercati azionari sia obbligazionari.
L'indice Dow Jones Industrial Average è sceso per la terza settimana consecutiva, in ribasso dello 0.5% a quota 15.010. L'indice S&P 500 è salito dello 0.5% a 1.663 punti e il Nasdaq Composite ha segnato +1,5% chiudendo la settimana a quota 3.657. I tassi di interesse a medio termine hanno toccato un altro massimo pluriennale la scorsa settimana prima di scendere nella giornata di venerdì. Il rendimento del treasury USA a dieci anni è rimbalzato al di sopra del 2,90%, il livello più elevato da luglio 2011, ma ha chiuso la settimana senza variazioni di rilievo rispetto all'inizio, al 2,82%.



L'aumento dei tassi minaccia il settore residenziale ... e l'economia. Dopo il rimbalzo dei tassi di interesse, anche i tassi dei mutui hanno seguito la medesima tendenza. Il costo di un mutuo convenzionale a 30 anni si attesta all'incirca al 4,7%, in rialzo dal 3,6% di inizio maggio e la rata del mutuo mensile di una casa americana media è aumentata di circa 200 dollari nello stesso periodo. Con i tassi (e i costi dei mutui) in aumento, l'attività di vendita delle case e dei mutui è iniziata a calare. Un recente sondaggio effettuato dalla Mortgage Banker Association indica che l'attività dei prestiti è scesa di oltre il 50% rispetto al picco di maggio. Inoltre venerdì scorso dai dati sulle vendite di case nuove è emerso un calo del 13,4% a luglio, la flessione più elevata degli ultimi tre anni.



Il mercato obbligazionario ha rapidamente risentito del calo delle vendite di case nuove. I prezzi dei bond sono aumentati e i rendimenti sono scesi dopo la notizia, un tacito riconoscimento di come il mercato immobiliare sia fondamentale alla ripresa economica più generale.



Il settore immobiliare è importante poiché genera posti di lavoro e nuove costruzioni ma soprattutto perché l'aumento dei prezzi delle case è stato un fattore molto importante per la fiducia dei consumatori e la fiducia nei consumi. E dato che l'economia americana è guidata per il 70% dai consumi, tale fiducia è fondamentale.



Gli investitori attendono il programma di riduzione di acquisto degli asset (tapering) della Fed per il prossimo autunno e ritengono che la fase di correzione dei tassi di interesse nel breve termine sia perlopiù completata. La Fed riconosce che la ripresa è ancora debole e che l'aumento dei tassi potrebbe rallentarla ulteriormente. Gli investitori retail sono nervosi circa gli investimenti obbligazionari. La scorsa settimana è stata la quarta settimana consecutiva di deflussi dal reddito fisso, con gli investitori che hanno venduto oltre 7 miliardi di USD di fondi obbligazionari. Se gli investitori continueranno a vendere i loro fondi obbligazionari, i tassi a lungo termine potrebbero superare il 3% per un periodo di tempo prolungato, influenzando negativamente il mercato immobiliare e la ripresa economica.



Nel breve termine l'incertezza sulle tempistiche della riduzione degli acquisti degli asset della Fed e la direzione dei dati economici potrebbe generare una volatilità generale del mercato finanziario. Ma i titoli potrebbero resistere, soprattutto se l'inflazione rimarrà contenuta e l'aumento dei tassi di interesse sarà graduale. Naturalmente la selezione è fondamentale. Ci sono alcuni segmenti del mercato azionario che sono vulnerabili. In passato abbiamo parlato delle utility. Anche le aziende dei beni di consumo secondari potrebbero risentirne, in particolare quelle legate al mercato immobiliare. È utile sapere che un indice dei costruttori di case è in ribasso di circa il 30% rispetto ai picchi di maggio.

Crack immobiliare: Olanda è il nuovo incubo - wallstreetitalia




Il paese "virtuoso" e severo, che tanto appoggiava Angela Merkel, bacchettando il sud Europa, è nei guai.

ROMA (WSI) - Crack immobiliare, aumento della disoccupazione, crescita debole. Non stiamo parlando di un paese del Sud Europa, ma di un'economia che fino a pochi anni fa vedeva il suo premier inginocchiarsi sempre alle politiche di austerity di Angela Merkel. Rigore a tutti i costi, dicevano gli olandesi, sicuri della solidità dei propri conti e dei fondamentali.

E invece ora è proprio l'Olanda, stando a quanto fanno notare diversi economisti, il paese che minaccia la ripresa dell'Eurozona. Il rating a tripla AAA è a rischio downgrade e i dati sui consumi domestici sono a dir poco deludenti.

Basti pensare che, nell'arco del secondo trimestre,il Pil olandese si è contratto -0,2%: si è trattato della peggiore performance segnata dai cosiddetti paesi "core" (di cui fanno parte, stando alla definizione di Goldman Sachs, l'Olanda, la Finlancia e la Germania". 

In più, il tasso di disoccupazione è balzato a luglio all'8,7%, dal 7,5% di gennaio, i prezzi delle case sono scesi in media -5% su base annua, dopo la flessione -9,6% sempre su base annua, a giugno. Il risultato è stato che Deutsche Bank ha tagliato l'outlool sul pil a -1,1% nel 2013 e +0,4% nel 2014. 

"L'Olanda al momento è più simile a un paese periferico, a causa del drammatico aumento del tasso di disoccupazione e dei fallimenti di aziende", hanno commentato Paul Reynolds e Mairead Smith, analisti di Deutsche Bank.

Il tono non è stato più ottimista da parte di Roger Bootle e Jonathan Loynes di Capital Economics. "L'economia olandese, nel corso degli ultimi anni, si è confermata terribile", hanno detto in una nota, aggiungendo che il paese si trova in una fase "prolungata di crisi, nonostante il boom precedente la crisi", che quindi non è stato sufficiente.

Imu: stangata su immobili imprese, 9,2 mld in 2012 e aumenta Confartigianato, con Tares tasse su aziende e famiglie +17,6% - (ANSA)


Imu: stangata su immobili imprese, 9,2 mld in 2012 e aumenta
(ANSA) - ROMA, 27 AGO - Stangata Imu per le imprese: nel 2012 gli imprenditori italiani per l'Imu sugli immobili produttivi hanno pagato - spiega Confartigianato - 9,3 miliardi, cioè il 39,1% dei 23,7 miliardi di gettito. Ma da gennaio 2013 l'imposta sui capannoni è anche più costosa: l'aumento automatico del moltiplicatore da applicare alle rendite catastali per gli immobili produttivi, ha fatto lievitare il prelievo dell'8,3%, cioè +491,2 milioni per le aziende. Non solo: con la Tares le tasse su imprese e famiglie cresceranno del 17,6%.In vista delle decisioni del Governo su Imu e Tares, (domani è previsto il Cdm che dovrebbe varare la riforma complessiva dell'Imu, ndr) Confartigianato calcola l'impatto dei due tributi su imprese e famiglie. E si scopre che, rispetto all'Ici, l'Imposta municipale sugli immobili ha generato un maggiore prelievo fiscale di 14,5 miliardi sui contribuenti italiani. A pagare di più, nel passaggio da Ici a Imu, sono stati gli imprenditori. Infatti il 50,6% dei Comuni italiani ha aumentato l'aliquota base da applicare agli immobili produttivi, il 47,9% ha mantenuto l'aliquota base del 7,6 per mille e soltanto l'1,6% dei Comuni l'ha ridotta: con il risultato che l'aliquota media nazionale applicata agli immobili produttivi è pari al 9,4 per mille, a fronte del valore base del 7,6 per mille. Se l'Imu ha aumentato il prelievo fiscale sulle imprese, le cose non sembrano migliorare con la Tares. Secondo Confartigianato, l'applicazione del nuovo tributo su rifiuti e servizi provocherà un aumento medio di 26 euro per abitante, pari al 17,6% in più rispetto a quanto avviene con l'applicazione degli attuali tributi sui rifiuti: Tarsu e Tia. I rincari derivanti dalla Tares andrebbero a sommarsi ai continui aumenti registrati in questi anni dalle tariffe dei rifiuti: tra marzo 2012 e marzo 2013 sono cresciute del 4,9%, tra marzo 2008 e marzo 2013 gli aumenti sono stati del 22,1% e, addirittura, negli ultimi 10 anni hanno raggiunto il + 56,6%. Per alcune tipologie di imprese, l'applicazione della Tares sarebbe un vero e proprio salasso: è il caso delle attività artigiane di pizza al taglio operanti in piccoli Comuni che attualmente applicano la Tarsu e che, con l'introduzione della Tares, subirebbero rincari del 301,1%. Non andrebbe meglio per i laboratori artigiani di pasticceria che pagherebbero il 181,7% in più. Aumenti significativi anche per i piccoli produttori di pane e pasta che nel passaggio da Tarsu a Tares sarebbero costretti a sborsare il 93,6% in più. ''Gli imprenditori - commenta il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti - non possono sopportare ulteriori aumenti di pressione fiscale, ne' l'incertezza su tempi e modalità di applicazione dei tributi. Per quanto riguarda l'Imu non è giusto che gli immobili produttivi siano trattati alla stregua delle seconde case: i nostri laboratori vanno esentati dall'imposta perché sono la nostra prima casa. In definitiva, su Imu e Tares vanno trovate soluzioni che, oltre ad evitare l'inasprimento della tassazione, siano capaci di garantire la semplificazione impositiva e amministrativa''. (ANSA).


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Case da paperoni: a Milano in vendita l'immobile più caro d'Italia di Michela Finizio - Il Sole 24 Ore



Una villa nobiliare da 40 milioni di euro, nel cuore di Milano, è la casa più cara d'Italia secondo idealista.it. La Toscana, inoltre, fa sempre tendenza e guida la calassifica regionale delle dimore più care dello dello stivale con dieci immobili dal valore superiore ai 7 milioni euro sui 25 selezionati dall'Ufficio Studi del portale di annunci immobiliari. Case aristocratiche, case romantiche, neoclassiche, hi-tech e rural chic... palazzi d'epoca, ville vista mare, attici o contesti rurali. Se il mercato è senza slancio queste case da sogno sembrano fatte apposta per solleticare la fantasia, dei paperoni, cioè la domanda più ambita.
La villa nobiliare di Milano, la più cara d'Italia, ha quattro piani ed è arredata in stile tardo rinascimentale. I vari livelli sono collegati da una scala principale, la scala di servizio ed un ascensore, mentre il piano terra è collegato alla dependance della villa tramite un tunnel in cemento armato. Interamente ristrutturata nel decennio scorso, la casa vanta finiture di prestigio come marmi, legni pregiati e boiserie. tra le caratteristiche esclusive: guest area, alloggi per il personale di servizio addetto alla casa, salone verandato, biblioteca privata, piscina ed altri annessi. Viene proposta, in esclusiva da Immoinvest-estero, a 40 milioni di euro.
La prestigiosa dimora di fine ‘800 precede, nella graduatoria delle proprietà da sogno dello stivale, uno spettacolare ridotto rurale nei pressi di Cecina, in Toscana, e una esclusiva villa fronte mare a Porto Cervo, in Sardegna. La tenuta agricola con vitigno di Cecina comprende una casa padronale di 800 mq con 14 stanze e 410 ettari di terreno ciircostante, di cui 60 destinati a vigneto. La proprietà sulla quale insistono una serie di fabbricati rurali, comprende un lago privato e una sorgente. Viene proposta, in esclusiva B.M. Casa immobiliare, a 25 milioni di euro. La villa fronte mare di Porto Cervo, invece, si estende su 700 mq, con 8 camere, sulla collina che domina il centro cittadino della Costa Smeralda: la casa è composta da due salotti, sei camere con bagno, zona di sevizio con sala e cucina. Tra le caratteristiche esclusive la proprietà dispone di ampia spa con affaccio su una piscina lunga 58 metri e divisa in sei vasche comunicanti fra loro tramite delle cascate. Inoltre sei terrazze di teak, collegate tra loro da un ponte, garantiscono agli ospiti una vista mozzafiato. Viene proposta, in esclusiva da House&Loft, a 13 milioni di euro.
I fortunati futuri proprietari sono investitori - soprattutto imprenditori - italiani e stranieri. I migliori clienti restano russi e cinesi, mentre certe soluzioni sono destinate a un'utenza business interessata a rilevare strutture per uso alberghiero in contesti di charm o intere tenute agricole. Protagonista assoluta della classifica stilata da idealista.it sulle dimore top d'italia, ancora una volta la Toscana, con ben 10 immobili dal valore superiore ai 7 milioni di euro sui 25 selezionati dall'ufficio studi del portale. Segue la Lombardia con 6, mentre al sud certi picchi si toccano solo in Sardegna.

martedì 27 agosto 2013

Usa: a giugno prezzi case +12,1% Nel secondo trimestre sono aumentati del 10,1% - ANSA


(ANSA) - NEW YORK, 27 AGO - I prezzi delle case nelle 20 maggiori citta' americane, misurati dall'indice Case-Schiller, in giugno sono saliti del 12,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. I prezzi delle case nel secondo trimestre sono aumentati del 10,1%. (ANSA)

Spagna: per le vacanze si preriscono case in affitto - ANSA



(ANSA) - MADRID, 26 AGO - Nonostante la crisi, lo spagnolo cerca di non rinunciare alle vacanze e così negli ultimi due anni ha diversificato il proprio interesse, concentrandosi soprattutto sugli alloggi in affitto, meno costosi dell'albergo. Una tendenza che è aumentata del 26%. Secondo la terza analisi annuale delle tendenze del portale di viaggi Trip Advidor, il 60% degli spagnoli ritiene che l'attuale crisi economica renda questa alternativa più attraente per i viaggiatori in quanto propone prezzi più bassi rispetto ad altre alternative. Ilß64% degli spagnoli ha intenzione di affittare un alloggio anche per il week-end.ßLe ragioni principali sono la libertà di movimento (68%), il risparmio sul cibo (39%), la privacy (30%), la comodità (29%), maggiore accoglienza (27%). Il periodo medio di affitto è di solito tra una settimana (36%) o due settimane (26%) e tra una settimana e un fine settimana (20%). Lo studio rivela che il prezzo è il fattore principale a indicare la scelta di affittare un alloggio per le vacanze (85%), seguito dalla buona posizione (84%), dall'ambiente (80%). A ricorrere a questo tipo di scelta sono principalmente le famiglie (60%).(ANSA).

Il vizio della truffa dei miliardari Usa - lettera43.it



Lo Stato di New York contro Donald Trump. Il procuratore generale Eric Schneiderman ha deciso di indagare il magnate americano con l’accusa di frode per aver organizzato un falso istituto universitario online che ha raccolto più di 40 milioni di dollari promettendo titoli senza averne licenza e offrendo una formazione qualificata che in realtà non era tale.
Secondo l’accusa la Trump University, sito web ideato e promosso dal celebre miliardario, faceva credere ad ambiziosi aspiranti studenti di poter garantire una specializzazione nel campo dell’imprenditoria legata agli immobili.
RETTE DA 35 MILA DOLLARI. Con una rata di iscrizione che poteva raggiungere anche i 35 mila dollari, gli allievi venivano inseriti in un programma di formazione «d’elite» curato da esperti scelti da Trump in persona. Alla fine del corso veniva garantito l’inserimento nel fruttuoso mondo degli affari immobiliari di alto livello, con la possibilità, a quanto veniva fatto credere, di recuperare in pochi mesi l’investimento fatto con l’iscrizione.
ESPERTI SENZA QUALIFICA. Per gli uffici della procura della Grande Mela era però solo di fumo negli occhi. L’atto di accusa di Schneiderman ha sostenuto che gli esperti non fossero tali, si trattava di gente senza nessuna qualifica didattica e con nessun legame professionale con Trump.
In alcuni casi erano operatori falliti con alcuni precedenti di bancarotta per investimenti finiti a gambe all’aria. I diplomati della sedicente università, secondo l’accusa, non sono mai stati in grado di siglare neppure un contratto immobiliare dopo il costoso percorso formativo.
L’indagine della procura parla di 5 mila studenti coinvolti nel periodo che va dal 2005 al 2011.

Trump, magnate da oltre 3 miliardi di patrimonio

A quanto pare già in passato lo State education department aveva intimato di cancellare dal sito il termine University, non trattandosi di un istituto, ma al massimo di un portale di e-learning.
La mente di questa truffa sarebbe proprio Trump, costruttore senza scrupoli e celebrità a tutto tondo dello showbiz americano.
Secondo le stime di Forbes il suo patrimonio è superiore ai 3 miliardi di dollari, ma la sua storia è fatta di alti e bassi e nel 1989 rischiò la bancarotta dopo una serie di azzardati investimenti nel settore dei casinò.
LA SFIDA AL PROCURATORE. Star e ideatore del programma televisivo The Apprentice, militante politico anti-Obama e perenne candidato in pectore alle primarie repubblicane, il miliardario ha subito reagito alle accuse mandando avanti i suoi pretoriani.
«Questa accusa in realtà è un’estorsione pura e semplice», ha sentenziato George Sorial, avvocato e socio in affari di Trump, affermando che Schneiderman vuole vendicarsi per non aver ricevuto dal magnate abbastanza soldi per le sue campagne elettorali.
L'AIUTO DATO A SCHNEIDERMAN. Negli Stati Uniti, infatti, i procuratori sono eletti dai cittadini e secondo Sorial nel 2010 Trump aveva finanziato la campagna del procuratore con 12.500 dollari. Ma poi i rubinetti si sono chiusi ed è partita la rappresaglia.
Sempre secondo la difesa, la Trump University avrebbe ricevuto 11 mila valutazioni di cui il 98% sono estremamente positive. Da qui è nato un sito web (www.98percentapproval.com) che incensa il lavoro dell’istituto online e accusa apertamente il procuratore generale.
Ha replicato Schneiderman: «Nessuno, non importa quanto sia ricco e famoso ha il diritto di truffare i lavoratori di New York. Chi lo fa ne pagherà le conseguenze».

Madoff e la mega truffa da 150 anni di carcere

Il duello è appena iniziato. I miliardari con il vizio della truffa non sono però una novità per il pubblico americano.
Il più celebre è senza dubbio Bernie Madoff, già presidente del Nasdaq e squalo di Wall Strett, architetto di una gigantesca truffa finanziaria che fu svelata alla fine del 2008 e gli è costata una condanna cumulativa a 150 anni di carcere.
Nella sua rovina ha coinvolto molti membri della sua famiglia che aveva assunto alle sue dipendenze. Il fratello è stato condannato a due anni e il figlio si è tolto la vita nel 2010.
FRODE MILIONARIA PER STANFORD. Allen Stanford sta scontando una condanna a 110 anni in un penitenziario della Florida. Fino al 2009 era un magnate della finanza e con il suo Stanford Financial Group elargiva milioni di dollari a cause filantropiche e alle campagne elettorali di diversi politici.
Nel 2009 emerse un’enorme truffa che non solo rivelava una frode sistematica nei confronti degli investitori, ma svelava anche il riciclaggio di denaro sporco in un giro milionario tra gli Stati Uniti e il Centro America.
TAUBMAN VIOLÒ L'ANTI-TRUST. Alfred Taubman, immobiliarista, pioniere dei moderni centri commerciali e presidente della casa d’aste Sotheby's fino al 2005, è stato per più di 20 anni nella lista degli uomini più ricchi d’America.
Fu arrestato nel 2007 e passò 10 mesi in carcere per violazione delle norme anti-trust. Negli ultimi anni ha riscattato la sua immagine donando più di 250 milioni di dollari in beneficenza.
I TITOLI SPAZZATURA DI MILKEN. In pochi si ricordano infine di Michael Milken, ma tutti si ricordano del personaggio cinematografico che ispirò: Gordon Gekko, lo spietato trader interpretato da Michael Douglas nel film Wall Street.
Milken divenne multimilionario scommettendo alla fine degli Anni 80 sui titoli derivati e rifilando titoli spazzatura agli investitori. Fu condannato a 10 anni di carcere e a pagare una multa di 600 milioni di dollari.
In confronto i 40 milioni di dollari richiesti a Trump dalla procura newyorkese sembrano noccioline.

Lunedì, 26 Agosto 2013

Piano casa, il governo rilancia il mercato immobiliare - mutuonews.it



house plans
Il governo tenterà di prendere le redini in mano nel disperato tentativo dirilanciare il mercato immobiliare attraverso il Piano Casa che sarà discusso nel corso della prossima riunione dei Ministri prevista per la prossima settimana.
Il ministro delle infrastrutture ha infatti annunciato ufficialmente che “Non c’è solo l’Imu sulla prima casa che, comunque, va superata perché ha avuto un effetto totalmente recessivo”. A proposito del Piano Casa, Maurizio Lupi ha aggiunto che bisogna risollevare le sorti dell’edilizia italiana, sottolineando che “La prossima settimana dobbiamo dare un segnale forte sulla casa”.
Varie sono infatti le problematiche che rendono praticamente impossibile avere una casa di proprietà di questi tempi. Oltre agli ovvi risvolti dell‘Imu che affligge pesantemente le tasche degli italiani, bisogna tenere presenti anche le difficoltà incontrate dalle famiglie medie nel richiedere un mutuo alle banche, troppe infatti le garanzie richieste cui un giovane precario non può assolutamente far fronte.
A tal proposito il ministro ha dichiarato che “Chi ha fatto un mutuo e non riesce a pagare deve essere arrivato alla disperazione. E per questo dobbiamo aiutarlo attraverso un Fondo che deve essere rinnovato”, facendo quindi intuire che il Piano Casa potrebbe arrivare a coinvolgere anche la Cassa Depositi e Prestiti. Serve dunque un criterio di legge che agevoli soprattutto quelle categorie, come le giovani coppie, che troppo spesso vengono esclusi dai piani finanziari delle banche, con particolare attenzione per gli under 35 con un lavoro a tempo determinato.
Si vocifera inoltre che le risorse mobilitate per l’attuazione del piano potrebbero ammontare a circa cinque miliardi di euro dalla Cdp per ridare liquidità alle banche, che potrebbero emettere obbligazioni garantite proprio dalla Cassa e finalizzate all’erogazione di mutui.

Anche gli Usa stanno tornando in recessione (e di corsa) - trend-online.com



Maledette siano le banche e il mercato immobiliare. E’ sempre invariabilmente questo incesto a determinare i destini di troppe economie occidentali. Di FunnyKing
Maledette siano le banche e il mercato immobiliare. E’ sempre invariabilmente questo incesto a determinare i destini di troppe economie occidentali.
Fate caso al fatto che il sistema economico di gran lunga più forte e solido del mondo ha da sempre avuto cura di tenere il prezzo degli immobili bassissimo in modo da non distogliere preziose risorse da investimenti realmente produttivi, innovativi e orientati all’export.
Le famiglie di questo paese non hanno il problema di “pagare il mutuo” e possono persino permettersi di investire nelle aziende del loro paese oppure di aiutare i propri figli a crearne di nuove.
Maledetti tedeschi, è tutto un complotto teutonico contro di noi implumi e poverelli italiani! Ma pensate un pochino i tedeschi hanno persino pensato che le risorse delle famiglie è meglio che vadano a finanziare la ricerca sull’ultimo modello di Volkswagen Golf anzichè in un CAZZO di Mutuo per fare ingrassare immobiliaristi e banche. Oh ma sono proprio cattivissimi costoro, non sia mai che ci venga in mente di comportarci come loro, Ovvove, Ovvove.
Che cosa c’entra con la recessione USA prossima ventura?
Beh si da il caso che il geniale Bernanke e tutto l’establishment americano abbia pensato bene di ri-gonfiare la maledetta bolla immobiliare a stelle e strisce, dando ancora una volta centralità allo stramaledetto settore immobiliare come motore (marcio) della crescita economica e soprattutto dell’espansione del credito per le famiglie (avete presente le mitiche carte di credito revolving sul mutuo?)
E ci sono riusciti, la ripresa anemica americana si è in gran parte basata sul ri-boom del settore immobiliare USA ma oppppps con un leggerissima controindicazione.

L'accusa chiede 40 milioni di dollari come risarcimento- Donald Trump a giudizio per truffa - tmnews.it



New York, 26 ago. (TMNews) - Donald Trump a giudizio per truffa. Il procuratore di New York, Eric Schneiderman, ha infatti accusato il re del mercato immobiliare di lusso di aver mentito agli studenti della "The Trump Entrepreneur Initiative", più nota come Trump University, e ha aperto una causa civile da 40 milioni di dollari. Secondo l'accusa il miliardario 67enne avrebbe diffuso pubblicità false sulla sua scuola, sostenendo tra l'altro di essere personalmente coinvolto nel selezionare i docenti e a creare i percorsi di studio. Le indagini sono iniziate nel 2011 ma solo ora è arrivata l'accusa formale.

Come riporta Cnn, Schneiderman sostiene che Trump abbia usato il suo nome come esca per aumentare le iscrizioni alla sua università. "Il signor Trump è apparso personalmente nelle pubblicità facendo false promesse per convincere i futuri iscritti a spendere decine di migliaia di dollari per partecipare a lezioni che non ha mai tenuto", si legge in una nota del procuratore. La causa coinvolge Donald Trump, il presidente della scuola, e il vicepresidente, Michael Sexton.

I 40 milioni di dollari chiesti dall'accusa serviranno per risarcire oltre 5.000 ex iscritti alle università con sede a New York e sono calcolati aggiungendo penali e multe. Su Twitter il miliardario ha definito Schneiderman "un peso leggero" dicendo che il procuratore generale "sta cercando di estorcermi [denaro] attraverso una causa legale". Ha anche mostrato che il 98% degli ex alunni della Trump University si sono detti soddisfatti della loro esperienza.

Già nel 2010 l'ateneo del re del mercato immobiliare aveva avuto problemi: aveva dovuto cambiare il nome da Trump University all'attuale "The Trump Entrepreneur Initiative", perché per il dipartimento dell'Educazione di New York l'uso del nome università era "fuorviante e illegale". Fondata nel 2005 per volere dello stesso magnate americano le iscrizioni variano da 1.500 a 35.000 dollari l'anno.