venerdì 23 agosto 2013

In fuga dall’Italia gli yacht fanno ricco il Montenegro - Inseguiti dal Fisco: a Tivat quadruplicate le barche sotto i 20 metri di Fabio Pozzo - lastampa.it

FABIO POZZO
Dall’altra sponda dell’Adriatico ci sono analisti di Wall Street che ci stanno guardando e studiando; mettono in colonna le nostre tariffe e la nostra politica fiscale, per calibrare l’offerta della società per cui lavorano, un villaggio marino in sviluppo e di enormi ambizioni. Il loro obiettivo è quello di fare concorrenza agli altri paradisi internazionali della nautica e naturalmente anche ai porticcioli d’Italia. Non solo. Cercano di attirare verso i loro ormeggi i tanti diportisti italiani fuggiti all’estero nella «diaspora» del dopo-provvedimenti Monti. E quelli ancora indecisi sul da farsi. 
Questi professionisti sono all’opera in Montenegro, a Tivat (Teodo), nella Baia di Kotor (Cattaro), una delle quattro che compongono le omonime Bocche, il fiordo più a Sud d’Europa, patrimonio dell’Unesco. Qui, nel 2009, ha aperto Porto Montenegro, realizzato dal più grande proprietario di miniere d’oro del mondo, Peter Munk (Barrick Gold), attraverso la Adriatic Marinas, e con investitori come Lord Jacob e Nathaniel Rothschild (ramo inglese della dinastia), il tycoon russo Oleg Deripaska e Bernard Arnault, il fondatore della galassia del lusso Louis Vuitton-Moet Hennessey. 

E questa, che sorge nell’ex Arsenale della Marina jugoslava, a circa 80 km da Dubrovnik, è davvero un’isola votata al lusso. Banchine, piscine, appartamenti fronte porto, locali, negozi e un aparthotel a cinque stelle, in arrivo, che sarà gestito dalla Regent Hotels & Resorts... Dalla sua, oltre alle strutture, al paesaggio e al clima mite, un aeroporto dedicato, il marina ha anche un regime fiscale incoraggiante per chi viene dall’estero, che va dall’imposta sul reddito al 9% (anche per le imprese) a un’Iva del 19% che scende al 9% sui servizi portuali; la tassa sui trasferimenti di proprietà è del 3% (7 mila euro a mq il prezzo medio, da 200 mila a 6 milioni di euro il valore finale degli immobili in vendita) e dazi doganali competitivi. 

Aggiungendoci la vicinanza con le nostre coste, è facile immaginare che anche su questa sponda sia approdata e possa approdare parte di quelle barche italiane in fuga. Diportisti che hanno preso il largo dalla tassa di stazionamento introdotta dal governo Monti e poi trasformata - troppo tardi - in tassa di possesso (ora abolita dal 2014 per tutti gli scafi sotto i 14 metri e dimezzata per quelli superiori, a vela, vetusti), ma anche dai controlli ai fini del redditometro che hanno generato nel 2012, secondo diverse fonti d’osservazione, un’emorragia di circa 30 mila imbarcazioni, poco meno di un terzo di quelle immatricolate. Un fuggi fuggi verso la Francia, Spagna, Malta, Croazia e, appunto, Montenegro. 

A Tivat confermano. Dati alla mano, perché gli analisti di Wall Street lavorano soprattutto sulle cifre. E allora si scopre che l’anno scorso in questo porticciolo gli yacht italiani sotto i 20 metri di lunghezza sono aumentati del 300%, passando dal 5% del totale delle barche presenti nel marina nel 2010 al 15%; mentre quelli più grandi, i superyacht sopra i 21 metri, sono aumentati dal 4% del 20102 al 7%. E di questi, il 5,5% sono rimasti anche quest’anno. Per il 2013, i dati sono ancora in corso di elaborazione, ma secondo Adriatic Marinas ci sarebbe stato finora un incremento del 7% sul 2012 di arrivi di barche italiane. Ora, considerato che il Montenegro non è ancora una meta battutissima dall’Italia, stiamo parlando di qualche centinaia di unità e ci si può anche un’idea di quello che invece è accaduto e che sta accadendo in nazioni vicine più abituali per i diportisti «nostrani». 

«Quando sono arrivato, due anni fa, era raro sentir parlare italiano. Ora è normale» dice Matt Morley, uno dei manager di Porto Montenegro, un londinese che ha studiato a Milano. Italiani interessati al carburante che costa la metà rispetto all’Italia, all’Iva più bassa, all’assenza di controlli della Finanza, ma anche al costo degli ormeggi (250, 486 entro il 2015) inferiore - 228 mila euro la concessione per 15 anni di uno da 12 metri - rispetto alle tariffe di Porto Cervo, Capri o Portofino. Semplici proprietari di barche con bandiera italiana, ma anche comandanti di grandi yacht di proprietà italiana ma registrati all’estero, intestati a società. Anche in questo caso, gli analisti di Wall Street ci vengono in aiuto: nel 2012 i clienti italiani scesi sulle banchine di Porto Montenegro, ospiti di imbarcazioni sotto i 20 metri battenti bandiera non tricolore, sono aumentati del 14% rispetto agli arrivi totali; dell’11% quelli sbarcati da yacht più grandi. E qui c’è posto per gigayacht sino a 130 metri.  

Grecia: parziale stop a moratoria su espropri case Alle banche ritorneranno non più di 15mila abitazioni (ANSA)



(ANSA) - ATENE, 23 AGO - Saranno al massimo 15.000 le 'prime case' di cittadini greci che l'anno prossimo potranno ritornare di proprietà delle banche perché i proprietari non sono in grado di pagare i mutui accesi per il loro acquisto. E' quanto hanno concordato ieri il premier conservatore greco Antonis Samaras e il suo vice, il socialista Evanghelos Venizelos, durante un incontro al quale hanno preso parte anche il ministro delle Finanze Yannis Stournaras e quello dello Sviluppo Costis Hatzidakis. La questione è stata discussa, come riferisce oggi la stampa ateniese, perché ormai da tempo la troika (Ue, Bce e Fmi) fa pressioni sul governo di Atene affinché siano riattivate le procedure per le riappropriazioni di case, in quanto i creditori internazionali del Paese ritengono che mantenere in vigore la moratoria (in vigore dal 2009 e rinnovata ogni anno da allora) continui a distorcere il mercato immobiliare greco, che ha perso oltre un quarto del proprio valore in questi ultimi anni. Samaras e Venizelos hanno quindi concordato che la moratoria sarà sospesa su quelle proprietà immobiliari il cui valore supera i 200mila euro. Con le nuove misure allo studio del governo, secondo quanto riferisce il quotidiano Kathimerini, solo il 2% dei proprietari di casa greci potranno vedere la propria abitazione tornare nelle mani delle banche, mentre il 98% starà al sicuro per almeno un altro anno. Dalle prime stime, si calcola che le banche potranno così riappropriarsi di un numero di prime case che oscilla fra le 12mila e le 15mila. (ANSA).

Imu: Anci, Service tax colpisce deboli ed è complessa Fassino, non ci riducano risorse. Castelli, rischio riscossione (ANSA)

(ANSA) - ROMA, 21 AGO - I Comuni sono allarmati dall'arrivo di una Service Tax: temono ripercussioni di tipo sociale e soprattutto vogliono che qualsiasi ipotesi di abolizione della prima rata dell' Imu non comporti per loro meno risorse dei 4 miliardi previsti. A dirlo, a chiare lettere, è il responsabile Finanza Locale dell'Anci e sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli. ''Spostare la tassazione dalla proprietà ai servizi vuol dire colpire gli strati più deboli della popolazione, anche gli inquilini e i residenti non proprietari - osserva - la Service Tax, infatti, comporta una diversa distribuzione del carico fiscale ''. L'Anci ''è aperta alla discussione, la Service Tax può essere una strada interessante ma abbiamo una certa preoccupazione di tipo sociale''. Le perplessità dei sindaci riguardano anche le modalità applicative e di riscossione della nuova tassa di servizio. ''Una nuova tassa - fa notare Castelli - con una platea di contribuenti completamente rinnovata, rischia di creare un problema di riscossione del tributo''. Ai Comuni, insomma, stanno a cuore due principi: la garanzia dell'arrivo nelle casse comunali, entro fine anno, dei 4 miliardi dell'Imu sulla prima casa e che l'applicabilità delle nuove tasse sia garantita da regole semplici e facilmente applicabili: ''Introdurre nuove tasse non è semplice e ogni anno in Italia ne cambiano la formulazione. Temiamo che norme complesse e laboriose come la formulazione ipotizzata dal sottosegretario Baretta, creino difficoltà di applicazione. Infine, non vogliamo essere noi a pagare il confronto politico sull'Imu'', dice a chiare lettere il primo cittadino marchigiano. Il presidente dell'Anci, Piero Fassino, chiede che con la riforma ''i Comuni non abbiano meno risorse di quelle che hanno oggi''. E a proposito dell'ipotesi service tax, Fassino si limita a dire: ''Aspettiamo di vedere. Si possono usare molte tecniche, ma il risultato - conclude - non deve essere un'ulteriore riduzione delle risorse per i Comuni''. Che non potrebbero proprio sopportarlo, sostiene da molto tempo l'Anci. (ANSA).

Imu: Delrio, esentare 70% meno abbienti Governo impegnato a trovare soluzione come service tax (ANSA)

(ANSA) - RIMINI, 22 AGO - Sull'Imu il governo è impegnato a trovare una soluzione, una nuova imposta, la service tax e ritengo che ''possa essere esentato il 70% degli italiani meno abbienti''. Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio al Meeting.(ANSA).

Grecia: nessun esproprio prime case Lo ha assicurato il primo ministro Antonis Samaras - (ANSA)

(ANSA) - ATENE, 22 AGO - Le banche greche non si riapproprieranno, per metterla all'asta, della prima casa di proprietà di un cittadino davvero non abbiente che non è in grado di ripagare il mutuo acceso per acquistarla. A lanciare il rassicurante messaggio per milioni di greci alle prese con la grave crisi economica in cui si dibatte il Paese è stato oggi il primo ministro conservatore Antonis Samaras al termine di un incontro avuto proprio sulla questione degli espropri delle prime case con il suo vice e ministro degli Esteri, il socialista Evanghelos Venizelos, cui hanno preso parte anche il ministro delle Finanze Yannis Stournaras e quello dello Sviluppo Costis Hatzidakis. Da tempo la troika (Ue, Bce e Fmi) fa pressioni sul governo di Atene affinché siano riattivate le procedure per le riappropriazioni di case in quanto i creditori internazionali del Paese ritengono che mantenere in vigore la moratoria (in atto dal 2009) continui a distorcere il mercato immobiliare greco che in pochi anni ha perso oltre un quarto del proprio valore. "Le prime case dei cittadini socialmente più deboli e di coloro che realmente non sono in grado di pagare le rate del mutuo a causa della crisi saranno del tutto protette", ha detto Samaras. "Questo - ha aggiunto - non è oggetto di negoziati. Punto". Il premier ha aggiunto che il governo sta studiando una serie di misure che metteranno al sicuro le fasce più vulnerabili della popolazione ma che tenderanno anche ad evitare comportamenti disonesti e a proteggere il credito sugli immobili. Mentre lasciava il Megaro Maximou (la sede del governo), i giornalisti hanno chiesto a Venizelos se era stato raggiunto un accordo sulla questione degli espriopri delle prime case e il vice premier ha risposto sorridendo "Sì, penso di sì". "Ho detto più volte in passato che le prime case dei poveri e del ceto medio, che soffrono a causa della crisi, sono e devono restare assolutamente protette", ha concluso l'esponente socialista. (ANSA).

Milano, 17 milioni per abbattere le torri di via Tofano - news.immobiliare.it

La notizia immobiliare del giorno riguarda la città di Milano, ma è un esempio di quanto tempo possa passare prima di risolvere un “pasticcio” immobiliare. Nelle scorse ore è intervenuta Daniela Benelli, assessore all’Area metropolitana, Casa e Demanio del Comune di Milano per dichiarare che due delle tre torri di via Tofano saranno demolite entro fine anno, e poi ricostruite: serviranno 17 milioni di euro per gestire i lavori, forniti in parte dal Ministero (8,3 milioni) e in parte (altri 9 milioni) recuperati da un vecchio stanziamento della Regione Lombardia che non era mai stato utilizzato.
Le torri di via Tofano sono tre grandi edifici di edilizia popolare costruiti negli anni 80 che hanno, sin da subito, dato segnali sconcertanti di abusi e negligenza edilizia. Nonostante abbiamo comportato un esborso dalle casse dello stato alquanto ingente, i lavori sono stati realizzati in maniera talmente approssimativa da far emergere problemi strutturali sin da subito.
Nel 2007 si è arrivati a definire lo sgombero di due delle tre torri, quelle più problematiche, perché una demolizione (con successiva ricostruzione) sarebbe stata meno dispendiosa di una ristrutturazione radicale. Sono poi trascorsi anni di proteste degli inquilini, occupazioni, sgomberi e scontri tra gli inquilini, l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine, fino ad arrivare a questo accordo, che dovrebbe finalmente porre rimedio al degrado del quartiere.
L’assessore Benelli ha annunciato che presto si terrà un incontro tra i tecnici del comune e l’Aler per istituire un tavolo che affronti il tema delle sorti della terza torre, in cui vivono più di 40 famiglie e che aspettano di sapere se e quando verranno effettuati dei lavori per migliorare e ristrutturare la torre C.

Troppe imposte sulla casa I proprietari costretti agli sfratti di Leonardo Ventura - Iltempo.it

In aumento del 60% le interruzioni dei contratti di locazione

L’aumento delle imposte sta avendo conseguenze pesanti non solo sul mercato delle compravendite ma anche su quello delle locazioni. Gli ultimi dati sugli sfratti, che vedono un aumento del 60% dei provvedimenti esecutivi per «necessità del locatore», dimostrano che «l'aumento di tassazione sugli immobili ha creato una vera e propria emergenza locatori». È quanto denuncia la Confedilizia, rilevando che il fenomeno che si sta verificando sempre di più a partire dall'inizio del 2012 è quello della dismissione dei contratti in essere da parte dei proprietari di immobili dati in affitto.
«Alla scomparsa dell'acquisto di immobili da affittare (i cui riflessi si sono visti nel crollo del numero di compravendite) - prosegue Confedilizia - e al mancato rinnovo dei contratti al termine del periodo concordato, si sta dunque aggiungendo il fenomeno della interruzione dei contratti di locazione in essere da parte dei proprietari che, pur di non continuare a pagare le imposte su un bene che non rende più, rientrano in possesso del proprio immobile anticipatamente per destinarlo alla vendita». Secondo l'associazione «le conseguenze di questa situazione sono devastanti». Non solo stanno dilangando forme sommerse di locazione con affitti esorbitanti ma sono sempre più numerosi coloro che stanno riconsiderando il loro rapporto con il patrimonio immobiliare visto non più come un investimento sicuro e redditizio ma come un ulteriore appesantimento impositivo.
L'Ufficio Studi della Confedilizia, considerato che il Comune di Roma spende oltre ventunomila euro all'anno per ogni famiglia per la quale debba provvedere a trovare una sistemazione alloggiativa, calcola - sulla base dei provvedimenti di sfratto emessi e riguardanti tutta Italia - che «l'esecuzione degli stessi porterebbe ad un aggravio per i Comuni di quasi un miliardo e mezzo di euro».
«Ancor più - conclude l'associazione - se da parte della proprietà edilizia si dovesse insistere (per mancanza di redditività della locazione) nelle richieste di esecuzione presentate in tutta Italia: in questo caso l'aggravio per i Comuni sarebbe addirittura di più di due miliardi e mezzo di euro».
Leonardo Ventura

giovedì 22 agosto 2013

Grecia: governo valuta ripresa espropri prime case La moratoria, in vigore dal 2009, scadrà a fine dicembre (ANSA)

(ANSA) - ATENE, 22 AGO - I criteri con cui le banche potranno espropriare e tornare in possesso dei beni immobiliari per i quali i loro clienti hanno smesso di pagare le rate di mutuo saranno quasi certamente al centro dell'incontro in programma oggi ad Atene fra il premier conservatore greco Antonis Samaras e il suo vice e ministro degli Esteri, il socialista Evanghelos Venizelos. Samaras nei giorni scorsi ha promesso che avrebbe studiato personalmente la delicata questione che ha già suscitato proteste e critiche nell'ambito della stessa coalizione di governo (Nea Dimokratia-Pasok) alla sola ipotesi di interrompere la moratoria sugli espropri in vigore dal 2009. Secondo fonti di stampa, tra le idee prese in considerazione dal governo vi sarebbe la possibilità di consentire alle banche di mettere all'asta circa 10mila proprietà immobiliari tra uffici e case per vacanze in modo da evitare - almeno per il momento - il problema politicamente spinoso degli espropri di prime case. Da mesi il governo di Atene è sotto pressione da parte della troika (Ue,Bce e Fmi) per riattivare le procedure per le riappropriazioni di case in quanto i creditori internazionali del Paese ritengono che mantenere in vigore la moratoria continui a distorcere il mercato immobiliare greco che in pochi anni ha perso oltre un quarto del proprio valore. Diversi ministri, dal canto loro, hanno ammesso di recente che la moratoria - la cui scadenza è fissata al prossimo 31 dicembre - non sarà rinnovata. L'ammissione, come prevedibile, ha innescato veementi reazioni contrarie non solo nei ranghi dell'opposizione ma anche fra numerosi deputati dei due partiti al governo. Fonti di stampa ritengono che Samaras potrebbe annunciare le proposte dell'esecutivo sulla questione ai primi di settembre durante il discorso d'inaugurazione della Fiera Internazionale di Salonicco che tradizionalmente è il palco da cui il governo presenta la propria politica economica per l'anno successivo. (ANSA).

Baretta: nuova tassazione immobili ridurra' costi per i cittadini - AGI

(AGI) - Roma, 21 ago. - "Non e' possibile che la somma della ex Imu, della Tares e di quant'altro dia lo stesso risultato, altrimenti sarebbe una presa in giro. Il risultato finale sara' sicuramente una riduzione importante" della spesa per i cittadini. Lo ha detto il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, descrivendo a Radio Anch'io la nuova tassazione sugli immobili allo studio dell'esecutivo. "Dobbiamo evitare il rischio che questa operazione sia un giro di valzer in cui il risultato non cambia - ha aggiunto - . Siamo determinati a mettere a disposizione almeno due miliardi di euro (anche se il Pdl chiede di piu') per rendere evidente che il risultato finale sara' una riduzione del carico fiscale". E' poi impensabile, ha sottolineato, "che alleggeriamo i proprietari e appesantiamo gli inquilini". E ancora. Gli impegni economici per il prossimo autunno "sono impegnativi" e si dovra' stabilire una "scala di priorita'" degli interventi. "L'agenda dell'autunno e' molto impegnativa, non c'e' solo l'Imu: c'e' l'Iva, ci sono gli esodati, c'e' un allentamento necessario del patto si stabilita' per i comuni, c'e' da vedere se si riesce a ridurre il carico fiscale per le imprese. Le risorse sono strette e bisogna scegliere una scala di priorita'. Questo e' il tema che dovremo affrontare con la maggioranza e il governo". A chi gli chiedeva se e' in programma la convocazione di una 'cabina di regia' con la maggioranza, il sottosegretario ha risposto che "la maggioranza e' rappresentata nel governo, al momento non e' convocata perche' sono convocati ben due Cdm, poi valutera' Letta se e' necessario un passaggio all'interno di una cabina di regia o meno".

+68% le richieste di immobili da stranieri - infobuilt.it

Nel primi tre mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo del 2012, si è avuto un aumento di quasi il 70% delle richieste di case, da parte di stranieri.
Quindi, nonostante la crisi economica che l’italia sta affrontando, la più pesante dal dopoguerra, nella quale tutti i mercati stanno risentendo degli effetti negativi, compreso quello immobiliare, caratterizzato da una forte svalutazione degli immobili e da un brusco calo delle vendite, uno spiraglio di ripresa arriva dagli stranieri, che continuano ad amare il nostro Paese (le regioni più ambite sono Toscana, Liguria e Puglia, seguite da Lombardia, Sicilia e Sardegna) e spesso lo scelgono per l’acquisto o l’affitto di una seconda casa. Questo è quanto emerge dai dati raccolti da Gate-Away.com, il primo e unico portale che promuove all’estero gli immobili in vendita o in affitto in Italia, punto di riferimento per privati e agenzie immobiliari che ogni mese registra oltre 55.000 visitatori unici provenienti da oltre 150 paesi nel mondo.
Nel primo trimestre 2013, il portale ha infatti registrato un incremento delle richieste del 68% rispetto allo stesso periodo 2012, segnale che il nostro Paese continua a piacere e che quello immobiliare è un mercato ancora appetibile per gli stranieri, che vogliono investire all’estero nell’acquisto di una seconda casa. Il dettaglio dei dati analizzati, evidenzia come la maggior parte delle richieste provengano da Stati Uniti e UK, e come queste siano quasi raddoppiate rispetto al 2012. Seguono Francia, Belgio, Germania, Paesi Scandinavi, Svizzera, Canada e Russia, anch’esse in aumento a eccezione della Svizzera che segnala una leggera flessione.

Tra le regioni preferite dagli stranieri troviamo in testa Toscana, Liguria e Puglia, che mantengono la stessa posizione sia nel 2012 sia nel 2013. Scende dal quarto posto del 2012 al sesto nel 2013 la Sardegna, mentre guadagna posizioni la Sicilia che sale al quinto posto rispetto all’undicesimo dell’anno precedente, così come la Lombardia che passa dal settimo al quarto. Le ricerche si orientano essenzialmente su abitazioni posizionate nell’entroterra, meno caotico e con offerte più vantaggiose, ma con la possibilità di raggiungere in pochi minuti sia i centri più abitati sia le località di mare e montagna.
La crisi in atto e l’introduzione dell’Imu hanno spinto molte persone a mettere in vendita la seconda casa, alimentando un patrimonio immobiliare che oggi rappresenta un’ottima opportunità di investimento per gli innumerevoli acquirenti stranieri che dispongono di un buonissimo potere d’acquisto. “Queste opportunità rischiano però di essere vanificate dalla inadeguata promozione dei nostri immobili alla clientela straniera – dichiara Simone Rossi, responsabile commerciale di Gate-Away.com – come abbiamo potuto riscontrare personalmente partecipando alle più importanti fiere di settore all’estero, dove la presenza di agenzie immobiliari italiane è pressoché inesistente. Tuttavia qualcosa si sta muovendo attraverso le attività di promozione all’estero avviate dalle associazioni di settore come la FIAIP – Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali.”
Oltre alla scarsa promozione all’estero, ci sono altri fattori che possono influire negativamente sull’acquisto di immobili da parte degli stranieri. Tra questi sicuramente i lunghi tempi di attesa della nostra burocrazia, la difficoltà dell’acquirente straniero di ottenere un mutuo in Italia, la tassazione come seconda casa, la poca chiarezza nella documentazione, ecc. Tutti elementi che richiedono alle agenzie immobiliari un maggiore impegno nella cura e attenzione al cliente. L’agente immobiliare non deve quindi occuparsi solo di vendere la casa, ma deve supportare e consigliare il cliente anche negli aspetti di ristrutturazione e manutenzione dell’immobile acquistato, fornendogli i contatti con le imprese edili, con chi si occupa di rivestimenti, aiutandolo nelle pratiche per l’apertura delle utenze e il pagamento delle prime bollette e tasse. In poche parole “un bravo agente immobiliare deve essere anche un po’ geometra e un po’ notaio”.

Immobiliare, negli Usa cresce oltre le stime il numero delle case vendute - ilghirlandaio.com

(Il Ghirlandaio) Roma, 21 ago. Cresce il numero di compravendite di case negli Usa. Nel mese di luglio sono state vendute 5,39 milioni di case esistenti, con un incremento del 6,5% rispetto al mese precedente.
A dirlo è l'associazione delle imprese americane di real estate (NAR). Il dato si è rivelato più positivo delle stime degli analisti che avevano ipotizzato una vendita di 5,20 milioni di case esistenti.
Il prezzo medio si e' attestato a 213.500 dollari, in calo rispetto ai 214 mila dollari di giugno.

mercoledì 21 agosto 2013

La iattura della patrimoniale Lascia intatti i capitali all'estero - affaritaliani.it



Martedì, 20 agosto 2013 - 16:38:00
In collaborazione con www.youinvest.org
Nella primavera del 2011 mi trovavo a Berlino per un convegno frequentato da banchieri, e in quella sede mi capitò di parlare con un alto dirigente di una di quelle organizzazioni internazionali non governative che si occupano delle sorti dei vari Paesi, solitamente ben informato sulla situazione dell’Italia. A lui chiesi se sapesse qualcosa dell’introduzione di una tassa patrimoniale in Italia. La risposta secca e quasi insolentita fu che il tema “non era assolutamente all’ordine del giorno”. Poche settimane dopo, ai primi di luglio, il Governo Berlusconi varò una manovra nella quale introdusse un’imposta di bollo proporzionale sui depositi, che prima della fine del 2011 il Governo Monti estese a quasi tutte le attività finanziarie, anticipando anche l’entrata in vigore della nuova tassa sugli immobili, l’Imu, comprendendo nell’imponibile anche le prime case. Negli stessi provvedimenti vennero introdotte le imposte sulle attività finanziarie (Ivafe) e sugli immobili all’estero (Ivie). In pochi mesi insomma ci siamo ritrovati con quasi tutti i nostri patrimoni tassati. E dire che il tema non era all’ordine del giorno.
“Pianifica pensando al peggio, spera per il meglio”, dice il saggio. Dopo l’haircut di più del 70% ai titoli di Stato greci dello scorso anno e il prelievo forzoso sull’eccedenza oltre i 100mila euro dei depositi nelle banche cipriote, i risparmiatori percepiscono come meno remota l’ipotesi di una nuova offensiva pubblica sui patrimoni privati. Anche perché nel frattempo non si ferma l’espansione del debito italiano, nonostante i sacrifici e l’avanzo primario. Ridurre la spesa pubblica sarebbe bellissimo, ma pare che ci sia riuscita solo la compianta Margaret Thatcher nel Regno Unito negli anni 80, a prezzo di una impopolarità che sarebbe insostenibile dalle nostre parti. Sicchè la scorciatoia dell’aumento delle entrate è stata a oggi perseguita trasversalmente sia a livello nazionale (Berlusconi, Monti) che a quello locale (Pizzarotti), perché rappresenta la “linea di minore resistenza”. D’altra parte vari partiti  – da Scelta Civica al Pd. – non sono stati ostili a una maggiore imposizione patrimoniale nei loro programmi elettorali, mentre altri – Sel e Rivoluzione Civile – sono dichiaratamente a favore. I mercati nel frattempo attribuiscono una rischiosità relativamente non elevata ai bond domestici, come se scontassero che - alla bisogna - un Governo qualsiasi, comunque piegato al totem della stabilità, abbia sempre a disposizione l’arma definitiva: un’imposta patrimoniale, o comunque una misura coattiva che colpisca una o più voci della ricchezza privata. Senza scomodare i cupi ricordi della manovra Amato del luglio 1992 (il cui autore potrebbe tornare ora a fare il primo ministro, a voi questo non dice niente?),  vari studi più o meno interessati (da Commerzbank alla Bce) enfatizzano – basandosi su dati vecchi e distorti – l’”immorale” ricchezza privata degli italiani. Come se qualcuno stesse già indicando la direzione da prendere. Mentre varie voci nell’Europa che dà la linea (da Angela Merkel a Olli Rehn e Jeroen Dijsselbloem) stanno fissando il principio che i salvataggi di banche e Stati non debbano essere gratis per i residenti dei Paesi interessati.
Le ipotesi di un provvedimento straordinario sui patrimoni, o di un aumento strutturale delle imposte già in vigore non sono da escludere, e ovviamente sono meno remote di una assai improbabile situazione di insolvenza conclamata della Repubblica Italiana. Nel senso che prima di arrivare sull’orlo del precipizio, è chiaro che un prelievo senza precedenti rappresenterebbe un tentativo (estremo?) per prevenire il default. Nel caso, però, è impossibile stabilire ora quale possa essere la base imponibile. Nel 1992 furono i depositi e gli immobili (a valori catastali), con un’aliquota dello 0,6%. L’anno scorso ci fu l’una tantum sui capitali scudati. Nella disastrata Grecia nessun depositante o detentore di obbligazioni bancarie ha per adesso subìto prelievi forzosi o haircut. Dopo Cipro, ora sui depositi sembra fissata a livello Ue una soglia garantita “esentasse” a 100mila euro. In Svizzera esiste una modesta imposta annua sulla sostanza (ad aliquota variabile e in media pari allo 0,25-0,4%), che grava  su tutto il patrimonio. In Francia c’è un’imposta sulle grandi fortune. Monti nella conferenza stampa salva-Italia del 4 dicembre 2011 aveva scartato proposte analoghe per l’impossibilità di verificare in modo attendibile e centralizzato tutti gli averi posseduti in Italia da ogni residente. Occorre distinguere tra misure fiscali che potrebbero riguardare tutti i patrimoni (in Italia e all’estero) posseduti dai soggetti residenti in Italia e misure coattive che hanno riguardato solo certi attivi come quelle greche e cipriote (che hanno colpito tutti i detentori di titoli di Stato e di depositi superiori ai 100mila euro, indipendentemente dal Paese di residenza degli stessi). Nel primo caso è chiaro che il fatto di spostare all’estero degli attivi finanziari non basterebbe a eludere l’imposta, perché il trasferimento sarebbe tracciato e soggetto a monitoraggio (quadro RW del Modello Unico). In una situazione come quella italiana, la vera iniquità di una misura del genere – e forse la sua stessa improponibilità - consisterebbe nel lasciare indenni ancora una volta i capitali clandestinamente detenuti all’estero, gli immobili abusivi oppure i patrimoni – all’estero o in Italia - segregati in trust più o meno legittimi.

Finisce la leggenda dei fari, troppo cari e inutili: gli Usa ne vendono 10 all'anno - corriere.it



NEW YORK - Il faro di Old Saybrook è stato costruito nel 1886 e da allora ha sempre vegliato sulla foce del fiume Connecticut e sul Long Island Sound, il tratto di oceano Atlantico che bagna le coste dello Stato e quelle di New York. È un’icona locale e la sua sagoma bianca è raffigurata sulle targhe del Connecticut e su molte cartoline. La scorsa settimana è stato acquistato a un’asta governativa online da Kelly Navarro, la ricca moglie di un finanziere di Wall Street, per 340.000 dollari: una cifra con cui si è accaparrata una meravigliosa vista a 360 gradi sul Long Island Sound, ma anche il fascio di luce intermittente del faro e la sua sirena antinebbia. Il faro, infatti, resterà in funzione e la signora Navarro riceverà visite periodiche dalla guardia costiera. Pochi giorni dopo è finito all’asta anche il faro del porto di Boston, una torre costruita nel 1905 su un isolotto roccioso da cui si gode una splendida vista dello skyline cittadino. Le offerte sono subito arrivate a 817.000 dollari, cifra mai raggiunta per nessun faro messo all’asta dalla General Services Administration, l’agenzia governativa che gestisce le proprietà federali.
COSTI TROPPO ALTI - I fari di Old Saybrook e Boston rappresentano solamente i casi più recenti. Negli Stati Uniti sono presenti circa 700 fari, in particolare nel nordest e nella zona dei Grandi Laghi. Dal 2000, anno in cui il Congresso americano ha firmato il National Historic Lighthouse Preservation Act, la legge che permette al governo federale di vendere questi edifici storici, sono stati 33 i fari acquistati all’asta da privati, molti dei quali costruiti nell’Ottocento. Proprio le strutture che invecchiano sono divenute troppo costose da mantenere per il governo, e la tecnologia Gps li ha resi meno necessari per la navigazione. Per questo motivo ogni anno il governo americano mette in vendita fra i cinque e i dieci fari, che da simboli romantici dei luoghi e della letteratura si trasformano in ambite proprietà immobiliari, vezzo di ricchi stravaganti.
RISTRUTTURAZIONE - Il diritto di prelazione spetta a società pubbliche e organizzazioni nonprofit disposte a prendersi cura dei fari. Se nessuno fa richiesta, vengono allora venduti all’asta sul sito della General Service Administration. Le strutture sono protette da vincoli ma, se i progetti degli acquirenti sono approvati, possono essere convertite in meravigliosi alloggi sul mare. Non mancano però gli inconvenienti: i fari costano poco, ma i lavori di ristrutturazione sono estremamente dispendiosi. Il faro di Old Saybrook, che diventerà un appartamento di 50 metri quadrati, conteneva per esempio amianto e vernici al piombo, mentre le stanze inferiori rischiano spesso l’allagamento e sono ricoperte di ruggine e muffa. Gli oblò caratteristici e una passerella con le ringhiere in ghisa affacciata sull’Atlantico ripagheranno però gli sforzi del nuovo guardiano del faro, la signora Navarro.

Nuova Zelanda: dopo terremoto, nuova cattedrale di cartone Costruita con tubi di cartone di 60 cm di diametro rivestiti di poliuretano impermeabile (ANSA)

ANSA) - SYDNEY, 16 AGO - Nella citta' di Christchurch in Nuova Zelanda, devastata dal terremoto del febbraio 2011 che uccise 185 persone, e' stata inaugurata ieri sera con un servizio di dedica una cattedrale transitoria di cartone, progettata dall'architetto giapponese Shigeru Ban. La struttura triangolare a forma di A, che usa spessi tubi di cartone, sostituisce la cattedrale anglicana di stile neogotico costruita verso la fine del 19/o secolo, danneggiata irreparabilmente nel terremoto di magnitudo 6,3, che rase al suolo gran parte del centro citta'.    
''La vecchia cattedrale era il simbolo della citta' e pensiamo che questa cattedrale sia il simbolo che Christchurch si sta riorganizzando e ricostruendo'', ha detto il decano Lynda Patterson durante la cerimonia. ''La comunita' ha di nuovo una cattedrale, un luogo dove si puo' venire per quieta contemplazione in centro citta', dove possiamo tenere concerti e mostre d'arte'', ha aggiunto.    
Costruita con tubi di cartone di 60 cm di diametro rivestiti di poliuretano impermeabile e ritardante di fiamma, la cattedrale puo' accomodare 700 persone e ha una vita di progetto di 50 anni. Ha una base di calcestruzzo, i tubi formano i due lati della A e le pareti sono rinforzate con dei container. Il lato posteriore e' una grande vetrata colorata e il tetto e' di policarbonato. (ANSA).

Crisi: Usa, costruzioni case nuove luglio +5,9% Lo comunica il Dipartimento del Commercio (ANSA)

(ANSA) - ROMA, 16 AGO - Le costruzioni di case nuove negli Stati Uniti a luglio sono salite del 5,9% a un tasso annualizzato di 896.000 unita. Lo comunica il Dipartimento del Commercio. I permessi edilizi sono aumentati del 2,7% a un tasso annualizzato di 943.000 unita'.(ANSA). 

5 lezioni che abbiamo imparato comprando casa - news.immobiliare.it

Anche se l’acquisto di una casa è un momento davvero impegnativo, sia per il dispendio economico, sia perché avrà ripercussioni su larga parte della nostra vita futura, pochi arrivano davvero pronti al momento “fatidico”. Pur essendo esperti di shopping, raramente abbiamo tanta esperienza nel settore. Per questo abbiamo chiesto a chi ha già comprato casa in passato quali consigli si sente di dare a chi, invece, si trova ancora alle prese con agenti immobiliari, appuntamenti e dubbi in quantità. Di seguito trovate le 5 lezioni che si imparano solo una volta aver comprato casa: sta a voi tenerle bene a mente.

1. Fatti un’idea chiara della spesa sostenibile.

A tutti piace sognare la villa dei propri sogni, l’immobile da copertina degno di un divo della TV. La realtà, spesso, è molto diversa. Il budget a disposizione, quando si compra casa, è una variabile assolutamente fondamentale. Chi ha già comprato lo sa: occorre calcolare prima di comprare casa – e non dopo essersi innamorati di un immobile – quale cifra si intende spendere per questo investimento. Solo chiarito questo, sarà possibile scremare gli immobili in vendita. Ricordate, speranze, aspettative e opportunità sono cose diverse.

2. Porta con te un amico a vedere l’immobile.

È vero che i colpi di fulmine spesso portano ad unioni stabili e durature, ma non è il caso di applicare questo ragionamento anche alla casa. Per questo, un amico che venga con te a visionare l’immobile può rivelarsi davvero utile, soprattutto per avere un parere altro, scevro dall’ansia della ricerca. Eventuali difetti, ma anche possibilità nascoste dietro un appartamento che a primo acchito non ci piace, possono venire alla luce grazie al parere di un amico. Certo non sfruttate la stessa persona per visitare tutte le case che vi interessano, la persona in questione potrebbe non gradire questo eccesso di lavoro.

3. Se hai un amico agente immobiliare… evitalo.

Se il consiglio degli amici, l’abbiamo detto, può rivelarsi salvifico mentre si cerca casa, quando l’amico in questione di mestiere fa proprio l’agente immobiliare, le cose cambiano. È giusto chiedere un consiglio ad una persona cara che è anche un professionista del settore, ma se demandiamo a lui la ricerca della casa il nostro rapporto potrebbe complicarsi: potrebbe diventare difficile affrontarlo qualora le sue proposte non ci piacessero o nel caso in cui trovassimo casa per altre vie. Al contrario, lui potrebbe rivelarsi poco attento ai nostri bisogni perché, da amici, sicuramente saremo disposti a soprassedere alle sue mancanze.

4. I costi extra “costano”.

Che il budget massimo a disposizione sia un fattore chiave per l’acquisto è cosa ovvia: che si debba tenere in considerazione eventuali sforamenti è forse meno scontato. Ristrutturazioni aggiuntive, modifiche alla divisione degli spazi, il cambiamento di una finestra o delle porte potrebbero far lievitare (anche di molto) la spesa complessiva da sostenere. È bene, quindi, muoversi in maniera oculata, e disporre sempre di una somma extra, in maniera tale da esser certi di trovarsi a vivere nell’immobile che risponde meglio ai propri bisogni.
Ricordate, infine, che – una volta concretizzato l’acquisto – la gestione della casa non sarà solo legata al mutuo e alle bollette da pagare: la manutenzione ha un costo, ed è facile intuire che non tutte le stesse case richiedono la stessa cura.

5. “Sfrutta” l’agente immobiliare.

L’agente immobiliare è un professionista a nostra disposizione, non solo un semplice intermediario per la controparte. È bene, quindi, sfruttarlo quanto più possibile: è a lui che dovrete rivolgervi per fugare i vostri dubbi e chiedere spiegazioni. Anche a mente fredda, magari dopo giorni e giorni dalla visione di un immobile. Se non siete convinti delle spiegazioni date sul perché l’immobile sia in vendita da tanto tempo, o sulle ragioni di quella macchia di umidità che avete notato sul soffitto, è il caso di approfondire. Niente deve essere lasciato al caso, è in gioco il vostro futuro di proprietario. Se l’agente non risponde, o divaga, ricordate che non lo fa perché è timido: più probabile che ci sia qualcosa sotto, ed è il caso di indagare.

Mutui: la Cassa Depositi e Prestiti acquisterà mutui subprime? di Cristiano Citton - mutui.supermoney.eu

L'erogazione di mutui casa è in Italia profondamente in crisi, come del resto tutto il settore immobiliare, in un circolo vizioso di credit crunch, prezzi delle case in forte ribasso, compravendite ferme, ed ovviamente condizioni economiche delle famiglie sempre più precarie; per cercare di sbloccare la situazione il governo pensa di fare in modo che la Cassa Depositi e Prestiti diventi un attore più decisivo anche in questo ambito.
Come infatti già fanno le istituzioni similari in paesi come Germania e Francia, si vorrebbe che anche la CDP italiana fornisse garanzie alle famiglie che abbiano l'intenzione di stipulare un mutuo acquisto casa; si ventila anche l'ipotesi (stiamo infatti parlando ad ora di ipotesi e voci provenienti dagli ambienti romani) di farle acquistare mutui cartolarizzati così che poi le banche possano allentare i cordoni della borsa ed erogare con più facilità finanziamenti a famiglie ed imprese.
Cinque sono i miliardi che la Cassa Depositi e Prestiti avrebbe a disposizione e che potrebbero venire utilizzati per misure di sostegno al credito: con la soluzione dei mutui cartolarizzati le banche potrebbero erogare finanziamenti che verrebbero poi rivenduti a soggetti terzi (tra cui appunto la CDP), così da avere un po' di capitale sempre in cassa (in realtà poco secondo le stime) proprio grazie alla cessione dei mutui.
Ovviamente si tratta di qualcosa di molto simile ai famosi mutui subprime di statunitense memoria, un tipo di quei famosi "derivati" che causò anni fa l'inizio della crisi che ancora stiamo vivendo (anche se è molto riduttivo dare a questi prodotti la colpa di tutto): c'è però da dire che, oltre ad aver stimolato fortemente il mercato immobiliare prima del disastro, ora e qui sarebbero comunque più controllati proprio per l'intervento della Cassa Depositi e Prestiti.
mutui cartolarizzati sono in ogni caso uno strumento che in genere libera risorse in gran quantità: tuttavia i cinque miliardi che sono nelle casse della CDP appaiono un po' pochini, visto che le stime sulle cartolarizzazioni delle banche italiane nel primo trimestre 2013 ci danno cifre tra i 50 ed i 100 miliardi. A guardare i numeri degli altri Paesi europei è difficile dire quale nesso vi sia tra una forte componente di mutui cartolarizzati ed efficienza del mercato del credito, i dati sono contrastanti: di sicuro in Italia un intervento in questo senso della Cassa Depositi e Prestiti potrebbe al massimo essere una spinta, non una soluzione.

martedì 20 agosto 2013

Il mattone a prezzi di saldo Di Marino Longoni - Italiaoggi.it

Un segnale drammatico sullo stato di crisi del settore edilizio lo si può avere andando a consultare uno dei tanti siti di aste immobiliari. In alcuni casi si riescono a trovare immobili a un terzo del loro costo di costruzione. Ovviamente si tratta di case o capannoni che sono già stati messi all’asta più di una volta e quindi hanno visto successivi ribassi, che possono arrivare anche al 40%, del valore inizialmente richiesto. Questo significa anche che ci sono pochi compratori disponibili ad acquistare con sconti normali, ma chi investe si aspetta ribassi sempre più clamorosi.
La conseguenza ulteriore è che il mercato immobiliare che passa dai canali ordinari è praticamente fermo e funziona solo quando il venditore dimezza il prezzo che avrebbe richiesto solo pochi anni fa. Aspetto non secondario, le imprese di costruzione che vogliono liberarsi dell’immobile appena costruito devono vendere in perdita.
I dati ufficiali del mercato confermano queste impressioni: secondo l’osservatorio sul credito realizzato da Crif, Assofin e Prometeia, nel 2012 i mutui immobiliari erogati sono dimezzati rispetto al 2011 e il trend è proseguito anche nel primo trimestre 2013, con un -16,8%

L'Imu sbarca in Cina per frenare l'impennata dei prezzi sugli immobili - nannimagazine.it

Proponiamo di seguito l'analisi del collega Mirko Misceo per Limes sulla tassa attivata per ora a Shanghai e Chongqing. Gli interessi dei membri del Pcc che traggono beneficio dalla speculazione edilizia potrebbero ostacolarne la piena attuazione


Anche la Cina è alle prese con la tassa sullacasa. Per il momento sono solo Shanghai e Chongqing le città in cui è stato avviato l'esperimento della 'fangchang shui' (l'Imu cinese), ma i risultati non sembrano deludere le aspettative di chi vede in questa nuova mossa economica un altro tentativo di Pechino di lanciare il Paese verso la modernizzazione. A Shanghai le statistiche confermano un'evidente diminuzione delle vendite di case di lusso. "Questo è l'obiettivo che tutto il paese deve perseguire per controllare le speculazioni e l'aumento del prezzo delle case e degli affitti", ha dichiarato Gu Kang, direttore del dipartimento di Ricerche Finanziarie del ministero del Tesoro cinese. 

Oltre a rimpinguare le casse dello Stato riservate al welfare, la tassa ha come primo obiettivoquello di porre un freno al crescente aumento dei prezzi degli immobili che lascia senza abitazione la classe media. Costretti ad affittare stanze di pochi metri quadri, ricavate dimezzando quelle di dimensioni normali col cartongesso, o a procurarsi un posto letto in dormitori improvvisati, gli impiegati e i lavoratori del terziario cinesi hanno da tempo rinunciato al sogno di acquistare una casa e ottenere quindi i privilegi riservati ai residenti di città di "primo livello", come vengono definite Pechino, Shanghai, Chongqing e Canton (ma la lista diventa ogni anno più lunga).

La tassa sulla casa può diventare quindi una scorciatoia verso quell'armonia sociale tantoricercata da Pechino? "La strada è ancora lunga - ha precisato Gu Kang - ma questo è un passo obbligatorio che bisogna affrontare se si vuole seriamente risolvere il problema della crescente disuguaglianza sociale nel nostro paese". Secondo gli studiosi, infatti, è proprio la speculazione immobiliare a favorire l'aumento della ricchezza di una piccola parte della popolazione a discapito della maggioranza. "È giusto che adesso i ricchi aiutino i più poveri - ha continuato il ricercatore del dipartimento del Tesoro cinese - altrimenti tradiremmo l'obiettivo dell'ex presidente Deng Xiaoping, che riteneva fallite le riforme economiche se un giorno non avessero raggiunto una distribuzione equa della ricchezza". 

Un obiettivo nobile, che però si scontra con il fatto che i rappresentanti del Partito comunistacinese (Pcc) sono essi stessi proprietari di ingenti immobili o legati in maniera equivoca all'industria edilizia. Le perplessità riguardo il futuro della tassa sulla casa non vengono solo da una parte del Pcc. Alcuni analisti cinesi hanno infatti messo in dubbio l'utilità della tassa nel calmierare i prezzi delle case e gli affitti. Portando ad esempio i bassi tassi di diminuzione generale delle vendite delle case durante il primo periodo di sperimentazione a Shanghai, i detrattori della fangchang shui affermano che la tassa avrebbe un "impatto impercettibile" sul mercato. 

Non è dello stesso avviso il direttore del dipartimento di Ricerche finanziarie Gu Kang."L'impatto ridotto sul mercato è dovuto al limitato tempo di esposizione alla tassa di solo due delle più grandi città cinesi. È però innegabile l'effetto stabilizzante che questa tassa ha avuto sul mercato degli immobili, spingendo molti acquirenti a non investire in centro ma a spostare i propri obiettivi finanziari su immobili situati in zone ritenute meno attraenti dal punto di vista economico, come la periferia". Secondo Gu Kang quest'ultimo effetto sarebbe proprio dovuto alla differenza tra lo 0,6 per cento del tasso d'imposta sulle case in centro e lo 0,4 per cento delle case in periferia. 

Un risultato non indifferente, per una nazione che ha alcuni tra i più bassi tassi di pressione finanziaria diretta al mondo. "È ora che la Cina inizi seriamente a considerare che non esiste più alternativa alle imposte dirette per raggiungere la stabilità di mercato ed evitare la speculazione edilizia". Con questa affermazione il ricercatore del ministero del Tesoro cinese fa chiaro riferimento all'eventuale introduzione di imposte più "incisive", come un'eventuale tassa mirata ai grandi patrimoni. Un provvedimento che, se mai entrasse in vigore, andrebbe a toccare ancora di più le tasche di quella minoranza di individui che detiene la maggioranza della ricchezza in Cina. 

Una mossa obbligatoria se si vuole "limitare il dolore - Gu Kang usa proprio questaespressione - di quella parte della popolazione che vive in stato di sussistenza economica o cerca con tanto sacrificio di uscirne". Ottenuta la moneta, bisognerà vedere poi come ripartirla verso i più bisognosi. "Il sistema di distribuzione del welfare cinese deve essere completamente rifatto. Anche se ottenessimo oggi i proventi delle tasse non avremmo comunque gli adeguati strumenti previdenziali per distribuirli alla popolazione". Una strada dunque tutta in salita, quella che potrebbe portare la Cina ad avvicinarsi, almeno sotto il profilo della tassazione degli immobili, all'Occidente. "Una strada obbligatoria - conclude Gu Kang - se vogliamo fare della Cina un paese moderno".

(Articolo di Mirko Misceo per Limes online, 30 luglio 2013)

Tassazione su immobili all’estero: come effettuare il calcolo Ilvie - investireoggi.it

Nell’Unico 2013 vanno inseriti i dati per eventuali immobili posseduti ubicati all’estero. Ecco come calcolare quanto dovuto al Fisco italiano

I dati relativi alla tassazione Ilvie (immobili all’estero)vanno inseriti nel quadro RM, sezione XV , parte A dell’Unico 2013. In particolare bisogna calcolare labase imponibile, l’imposta lorda, le imposte estere scomputabili e l’importo versato lo scorso anno (da sottrarre).


Come calcolare la base imponibile

Il calcolo della base imponibile varia in base all’ubicazione dell’immobile.
Il costo di acquisto (o di costruzione) si ricava dal contratto di compravendita o dai documenti dei costi di costruzione (o in mancanza di questi dal valore normale al 31 dicembre 2012, scelta che può essere conveniente in caso di svalutazione dell’immobile rispetto alla data dell’acquisto). Questo valore di riferimento è quindi solitamente il più immediato ma non sempre è la via praticabile: si possono infatti creare incongruenze in caso di immobili uguali ma acquistati in momenti diversi (e quindi con due diverse basi imponibili).
Se l’immobile si trova nello Spazio economico europeo (Paesi Ue più Norvegia e Islanda) si può considerare il valore catastale utilizzato all’estero. Tuttavia non tutti gli Stati interessati usano modalità di calcolo del valore catastale dell’immobile simili a quelle italiane (vedi Francia, Belgio, Malta e Irlanda)

Come calcolare l’imposta lorda

Alla base imponibile si applica l’aliquota dello 0,76% oppure dello 0,4% se si tratta di abitazione principale (caso non frequente).

Come effettuare lo scomputo

Dopo aver applicato l’aliquota all’imposta imponibile (imposta lorda) si effettua lo scomputo delle imposte patrimoniali estere versate per l’immobile (come da elenco completo su circolare 28/E/2012). Se l’immobile è ubicato in uno dei Paesi dello Spazio economico europeo si possono scomputare anche le imposte reddituali già versate e non richieste a credito (ex articolo 165 del Tuir).

Detrazione dell’imposta Unico 2012

L’ultimo step consiste nella detrazione dell’imposta versata con Unico 2012. Sul punto la Finanziaria 2013 ha introdotto modifiche importanti: è stato istituito l’obbligo di versare l’acconto (per Ivie superiore a 51,65 euro). 
L’acconto si può pagare in due rate se supera 257,52 euro.




lunedì 19 agosto 2013

Calcolo Ivie dalla base alla detrazione di Paolo Meneghetti - Il Sole 24 Ore




Quattro step per l'Ivie, la tassazione degli immobili all'estero in Unico 2013: determinare la base imponibile, calcolare l'imposta lorda, individuare le imposte estere scomputabili e sottrarre quanto versato lo scorso anno. I dati vanno poi indicati nel quadro RM, sezione XV , parte A.
La base imponibile
Esistono varie modalità per determinare la base imponibile, a seconda dell'ubicazione del l'immobile e in base all'ipotesi più conveniente. 
eIl primo valore di riferimento è il costo di acquisto (o di costruzione): dato reperibile dal contratto di compravendita o dalla documentazione dei costi di costruzione. Questa soluzione è più semplice ma si potrebbero manifestare incongruenze. Si pensi a due immobili uguali ma acquisiti in momenti diversi: avranno due diverse basi imponibili con la conseguenza di determinare due prelievi Ivie differenti. In mancanza del contratto o del dato documentale, si può far ricorso al valore normale al 31 dicembre 2012, dato che può essere conveniente in presenza di svalutazione dell'immobile rispetto all'acquisto. Se l'immobile è stato acquisito per successione o donazione si assumerà il valore dichiarato negli atti di trasferimento della proprietà. 
rUna seconda opzione – valida per gli immobili ubicati nello Spazio economico europeo (Paesi Ue più Norvegia e Islanda) – è il valore catastale utilizzato all'estero per versare le relative imposte patrimoniali. Questa modalità – prevista per evitare le disparità – presupponeva che in tutti i Paesi europei fossero adottate modalità di calcolo del valore catastale dell'immobile simili a quelle applicabili in Italia, cioè una rendita catastale moltiplicata per un certo coefficiente. 
Non è così, però, in quattro Stati europei (Francia, Belgio, Malta e Irlanda) in cui si assume il costo di acquisto (o valore di mercato) o si può determinare il valore di base (corrispondente alla nostra rendita catastale) e poi moltiplicarlo per il coefficiente Imu relativo alla tipologia dell'immobile. 
L'imposta lorda
Alla base imponibile si applica l'aliquota dello 0,76% oppure dello 0,4% quando si tratta di abitazione principale (caso raro), considerando il periodo e la quota di possesso.
Lo scomputo 
Dal risultato ottenuto a questo punto si scomputano le imposte patrimoniali estere versate relative all'immobile. La circolare 28/E/2012 contiene un elenco completo per gli Stati europei e nel paragrafo 1.3.1 sono citati alcuni dei principali Paesi extraeuropei. 
Per gli immobili ubicati in Paesi dello Spazio economico europeo sono scomputabili dal l'Ivie anche le imposte reddituali eventualmente versate e non richieste già a credito (articolo 165 del Tuir).
Le somme già versate
L'ultimo passaggio è la detrazione dell'imposta versata con Unico 2012: a seguito delle modifiche introdotte dalla Finanziaria 2013 è diventata un acconto del dovuto per il 2013. Al contempo, però, è stato istituito l'obbligo di versare l'acconto (quando l'Ivie è maggiore di 51,65 euro). 
L'acconto si paga in due rate se supera 257,52 euro, con importi calcolati al 40% dell'imposta per il 2012 come prima tranche (il termine per il versamento con la maggiorazione dello 0,40% scade domani per i contribuenti che sono soggetti a studi di settore) e del 60% come seconda parte entro il 2 dicembre 2013. 

Più investi, meno attrai Il paradosso italiano del turismo regionale - corriere.it

Una cosa è certa: i conti non tornano. Almeno, non tornano dappertutto. Chi pensava che l'attribuzione di competenze sul turismo alle Regioni, avvenuta con la pasticciata e controversa riforma del titolo V della Costituzione voluta nel 2001 da un centrosinistra all'inseguimento della Lega Nord, avrebbe finalmente fatto ripartire quello che dovrebbe essere uno dei principali motori della nostra economia, deve vedersela adesso con i numeri. Uno innanzitutto: 939 milioni e 600 mila euro. Secondo uno studio recentissimo della Confartigianato è questa la somma (enorme) che nel triennio 2009-2011 hanno investito in media annualmente per la promozione turistica le 21 Regioni e Province autonome italiane. Con il risultato che mentre la spesa aumentava quasi ovunque a ritmi impetuosi, non si registrava lo stesso tasso di crescita per arrivi e presenze. 
Per non dire del paradosso più paradossale. Quello per cui chi più spende, meno turisti ha.
VALLE D'AOSTA IN CIMA - In questo campionato risulta saldamente in testa la Valle d'Aosta. Grazie alla formidabile autonomia di cui gode, che le garantisce disponibilità finanziarie rilevanti, la Regione presieduta ora da Augusto Rollandin ha impiegato nel sostegno al turismo ben 50,2 milioni di euro in media l'anno. Occupando però, nonostante le sue meravigliose montagne e una spesa di 16,1 euro per ogni presenza, soltanto il diciannovesimo posto su ventuno nella graduatoria nazionale. All'opposto geografico c'è da dire che anche la Sicilia si difende bene, quanto a denari gettati nella mischia. Nel triennio compreso fra il 2009 e il 2011 la Regione che presiede da circa un anno Rosario Crocetta ha investito mediamente 126 milioni e mezzo l'anno. Ovvero, 9,2 euro per ciascuna presenza. Una somma inarrivabile anche per chi, come la Provincia autonoma di Trento (quasi 91 milioni), il Friuli-Venezia Giulia (77 milioni e mezzo) e la Campania (76,9 milioni), certo non ha dato esempio di avarizia. Peccato solo che le presenze turistiche in Sicilia siano un terzo di quelle dell'Emilia Romagna, Regione che ha speso in promozione neppure la metà (56,9 milioni l'anno): addirittura meno di un sesto (un euro e 50 centesimi) se poi si divide la somma complessiva per il numero di presenze.
MOLISE E BASILICATA - Soltanto il Molise e la Basilicata hanno speso come la Sicilia, naturalmente in proporzione ai turisti arrivati nella Regione. Ma se la Regione siciliana, pur avendo speso per ogni presenza una cifra seconda solo a quella della Valle d'Aosta, è decima nella classifica del turismo, il Molise e la Basilicata sono invece rispettivamente ultimo e penultimo. Come per la Valle d'Aosta c'entrano sicuramente anche le dimensioni territoriali, che penalizzano le Regioni più piccole. È però un fatto (e sorprendente) che alla spesa proporzionalmente più elevata corrisponda il minor numero di presenze. Altrettanto incontrovertibile è che le sei Regioni e Province a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Trento e Bolzano) assorbano il 46,4 per cento del budget complessivo, contro il 4 per cento del Veneto. Ma con una spesa di 436,3 milioni riescono a portare appena un terzo in più dei turisti attirati in Veneto, dove l'investimento per la promozione non supera annualmente 37 milioni e 700 mila euro. Somma undici volte e mezzo inferiore.
60 CENT A TURISTA - La conclusione è che la Regione con il numero di presenze più elevato in assoluto è quella che in assoluto spende la cifra minore: 60 centesimi a turista. E che ci sia una relazione inversa fra la spesa e il numero dei turisti, diciamo la verità, non sembra per niente logico. Il caso del Veneto, peraltro, non è affatto isolato. Pare addirittura che questa sia una specie di regola. C'è anche la Toscana, Regione che occupa il secondo posto nella graduatoria turistica pur investendo un euro e 50 a presenza. Esattamente quanto l'Emilia Romagna, terza in classifica. O quanto la Lombardia, che occupa la quarta posizione e in tre anni ha speso meno della Valle d'Aosta. Mentre la Regione Lazio, quinta, spende un euro e dieci centesimi a presenza, poco più di un nono della Sicilia. E addirittura un quindicesimo della Valle d'Aosta. Un abisso tale, rispetto ad altre situazioni, da far sospettare all'ufficio studi della Confartigianato «che nelle uscite delle Regioni si annidino inefficienze, diseconomie di scala in particolare per le Regioni più piccole, inappropriatezze e sprechi». Magari fosse solo un sospetto...

New York: 12 anni di boom immobiliare, Bloomberg "riplasma" citta' - agi.it


(AGI) - Roma, 18 ago. - Nei suoi 12 anni di regno a New York, il sindaco Michael Bloomberg ha praticamente riplasmato gran parte della citta', dirigendo e pianificando un boom immobiliare che non ha mai conosciuto soste, nonostante la recessione e l'ondata di pignoramenti, che hanno fatto seguito alla crisi finanziaria. Lo rivela un'inchiesta pubblicata sul New York Times, che fa il punto sulle scelte urbanistiche del sindaco e del suo potente braccio destro alla programmazione edilizia, l'architetta Anna Jay Mortimer Burden. I due hanno messo le mani, riorganizzato e introdotto variazioni d'uso sul 37% del territorio metropolitano, oltre un terzo della citta', aggiungendo, nell'arco di dieci anni, 40 mila edifici e 170 mila unita' abitative, e cioe' "piu' che in qualsiasi altra citta' americana". Secondo il NYT, l'opinione dei nemici di Bloomberg e' che la politica urbanistica del sindaco abbia seguito un tracciato preciso e cioe' la riqualificazione delle aree dislocate lungo il percorso della metropolitana. In tal modo Bloomberg avrebbe evitato di costruire e ristrutturare le case e i quartieri dei newyorkesi piu' a basso reddito, aprendo la strada alla "gentrification" e cioe' a quel processo urbanistico che consiste nell'allontanare gli strati popolari preesistenti dai loro luoghi d'origine, sostituirli con gente piu' ricca e benestante e valorizzare il patrimonio immobiliare delle aree interessate. L'altra controversa operazione immobiliare di Bloomberg e' la costruzione di Williamsburg e cioe' l'edificazione nella zona costiera che fronteggia Manhattan del lussuoso quinto skyline cittadino, una zona di grattacieli e uffici dove prima c'erano capannoni industriali. "Difficile dire se abbia fatto bene o male alla citta'" sintetizza il New York Times. L'altra invenzione di Bloomberg sono gli oltre 400 chilometri di piste ciclabili, ricavate su strade prima usate dagli automobilisti. La maggior parte dei newyorkesi apprezza l'idea, anche se restano pochissimi quelli che usano la bici.
  Tra le aree valorizzate da Bloomberg c'e' poi Harlem, il quartiere nero, un tempo off limit per l'alto livello di criminalita', ora bonificato, ma anche abbondantemente "gentrificato".

Il Fisco «accende» il redditometro Via ai controlli sugli ultimi 4 anni di Mario Sensini - corriere.it



Il nuovo software «gira» ormai da settimane, apparentemente senza problemi, ed ha finito il rodaggio. Le interconnessioni con tutte le 128 banche dati dove pescherà gli elementi necessari funzionano a dovere. Gli uffici ed i funzionari dell'Agenzia delle Entrate, ricevute le istruzioni e fatti i test, sono pronti. E sono stati superati anche gli intoppi legali, semmai fossero stati un problema, con la sentenza del Tribunale di Napoli secondo il quale non c'è violazione della privacy. Il redditometro 2013 è sulla pista di decollo. Oggi stesso il sistema verrà fisicamente «acceso», ed in pochi secondi sarà in grado di sfornare la prima lista dei potenziali evasori fiscali. Che potrebbero ricevere l'invito dell'Agenzia a presentarsi nei suoi uffici per spiegare come hanno fatto a spendere così tanti soldi dopo aver dichiarato al Fisco così poco già nei primi giorni di settembre. 
REDDITI 2009 - I primi ad essere scandagliati saranno i redditi del 2009, dichiarati nel 2010. Il sistema sarà in grado di ricostruire per ciascun contribuente le spese effettuate di cui l'amministrazione fiscale ha certezza (quasi tutte, e comunque tutte quelle rilevanti, che sono presenti nelle cento e passa banche dati collegate all'Agenzia), e di metterle a confronto con il reddito dichiarato in quell'anno. E di evidenziare tutti i casi in cui la differenza è superiore al 20%, la soglia che fa scattare l'accertamento. All'inizio gli ispettori fiscali si concentreranno sulle incongruità più evidenti, sui casi dove la differenza tra il dichiarato e la spesa accertata è più elevata. Poi pian piano i controlli saranno estesi, tanto che ne sono previsti a regime 35 mila l'anno, anche se i contribuenti onesti avranno poco da temere. L'accertamento sintetico del reddito con il nuovo strumento, che aggiorna profondamente il redditometro esistente (e che non funziona più, come dimostrano i dati delle somme recuperate nel 2012, appena 30 milioni di euro), prevede un doppio contraddittorio tra il Fisco ed i contribuenti ancor prima dell'apertura formale dell'accertamento ed alcune garanzie specifiche, che con il vecchio sistema non c'erano.
SE QUALCOSA NON QUADRA - Se il redditometro evidenziasse uno scarto tra il reddito e le spese superiore al 20%, che non quadra neanche considerato il reddito familiare complessivo, che gli ispettori del Fisco dovranno comunque verificare prima di aprire la pratica, il contribuente verrebbe invitato a presentarsi negli uffici dell'Agenzia e già in questa primissima fase potrà dare le spiegazioni necessarie. Dimostrare con prove certe, ad esempio, che la casa o l'automobile è stata acquistata con i risparmi degli anni passati, o con soldi già tassati, perché magari sono rendite finanziarie, o che è stata una donazione dei genitori. Se le prove fossero convincenti (ma devono esserci gli atti, o i bonifici o le fatture) il caso si chiuderebbe qui, senza conseguenze.
I SOSPETTI DEL FISCO - Se il Fisco dovesse invece avere ancora dei sospetti si aprirebbe una seconda fase del contraddittorio, più approfondita. Il Fisco chiederebbe ragione ai contribuenti anche delle spese «stimate», cioè di quelle più piccole ed appunto calcolate in base agli indici Istat (come il vitto, le spese per i vestiti, i trasporti, il tempo libero). In questo caso potranno essere opposte dai contribuenti anche argomentazioni logiche (e non necessariamente prove documentali) per contestare le spese presunte (per esempio l'uso dell'auto di un parente o della mensa aziendale). Se anche al termine di questa fase il Fisco mantenesse le sue pretese, ovvero di far pagare le tasse sul reddito effettivo calcolato con il redditometro, e non su quello dichiarato, si aprirebbe l'accertamento formale. L'amministrazione dovrà quantificare il maggior reddito accertabile e la maggiore imposta da pagare, e chiedere al contribuente di aderire al pagamento delle somme richieste. Arrivati a quel punto non restano che due strade: pagare entro quindici giorni per avere le sanzioni ridotte, oppure avviare un contenzioso, ricorrendo alla giustizia tributaria. 
Mario Sensini

domenica 18 agosto 2013

Lo spagnolo Abc: «Villa Certosa è in vendita» - corriere.it

Un imprenditore di Madrid avrebbe offerto 400 milioni di euro. Un anno fa si parlava di 470 milioni offerti da un russo

Se n'era già parlato a fine 2012, quando - pareva - un magnate russo sarebbe stato pronto a mettere sul piatto 470 milioni di euro per aggiudicarsi Villa Certosa. Ma nel 2009 sembrava fossero interessati all'acquisto addirittura gli Al Nahyan, una delle famiglie più in vista degli Emirati Arabi: all'epoca si era parlato di 450 milioni di dollari. A fine estate 2013 l'ipotesi della vendita della residenza sarda di Berlusconi torna alla ribalta: stavolta, però, si parla di una somma di 400 milioni di euro offerta da un imprenditore spagnolo. Lo rivela il quotidiano spagnolo Abc, secondo il quale l'ex premier starebbe riconsiderando la vendita della «tenuta del bunga-bunga» (come titola, sbagliando, la testata).
DA 470 A 380 MILIONI - «Silvio non vuole venderla per meno di 400 milioni di euro, anche se si è detto disposto ad abbassare il prezzo. Una famiglia di Madrid molto importante sta trattando per l'acquisto e ha solo bisogno di fissare il prezzo. Credo che alla fine sarà sui 380 o 400 milioni, comunque non meno di 380», ha detto ad Abc una persona vicina ai negoziati. Insomma, tra i rumors del passato e quelli odierni c'è una differenza (consistente) di prezzo.

VILLA CERTOSA - La residenza estiva a Porto Rotondo si estende su quasi 4 mila metri quadri coperti. Ma anche gli 80 ettari di parco contengono complessi e costruzioni degni di nota: 2 laghetti, il vulcano artificiale, la torre-nuraghe con le costellazioni sul soffitto, le cascate a picco sul golfo di Marinella, la grot­ta-bunker scavata per accogliere in sicurezza gli ospiti che vengono dal mare, il centro benessere, le piscine per la talassoterapia, il belvedere, musiche e luci soffuse fra i sentieri e le mille varietà di cactus. Infine gli anfiteatri, le colonne greco romane e le grandi serre che sono anche sale per meeting e conferenze stampa mentre premendo un pulsante s’in­nalza un palcoscenico che le trasfor­ma in saloni per feste e spettacoli.

Indianapolis, se lo stadio diventa un condominio - corriere.it


l vecchio impianto della squadra di Baseball è stato riconvertito
a uso residenziale:per rilanciare la zona, finora depressa

INDIANAPOLIS - Per certi tifosi lo stadio è la seconda casa solo perché, tecnicamente, non può essere la prima. A Indianapolis hanno risolto l'inconveniente con gli Stadium Lofts, un complesso di 138 appartamenti ricavati dalla ristrutturazione del vecchio Bush Stadium. L'impianto, costruito nel 1931 alla periferia ovest della città, era inutilizzato dal 1996, quando gli Indians (che giocano in Triple A, una specie di serie B del baseball Usa) si trasferirono nel più moderno Victory Field a downtown. Il Bush Stadium, sulla 16ma strada, a metà fra il centro e il famoso circuito automobilistico, in una zona industriale dalla pessima reputazione vicino al White River, stava marcendo senza un progetto, abbandonato a se stesso e usato, al massimo, come parcheggio. Finché non è venuta l'idea, la prima di questo genere negli States: la riconversione residenziale.  

CONSERVAZIONE - Con un progetto da 13 milioni di dollari (di cui 3.5 a carico del Comune e 1.5 aggiunti dallo stato dell'Indiana), il piano è partito. L'intento principale, come sempre, era fare business. Però, con un plus "ideologico" importante: conservare intatto lo spirito del vecchio impianto. «Il nostro motto è: non combattere l'edificio - spiega Michael Cox, della Core Redevelopment, l'impresa che sta realizzando l'opera  -. Se lo guardate da fuori, è difficile vedere differenze rispetto a prima, quando era uno stadio». E in effetti è così: la volumetria della vecchia tribuna è inalterata; i pali dell'illuminazione sono al loro posto; la facciata art decò all'ingresso principale è rimasta intatta; in mezzo il campo, perfettamente tenuto, è come quello di prima (chi si affaccia dal balcone è come se stesse in uno skybox allo stadio, solo senza partita...); in attesa che sorga la seconda parte del complesso, sull'esterno del field c'è ancora il vecchio tabellone di gioco. E i prezzi? Per un appartamento da 150 metri quadri si pagano 970 euro al mese di affitto, per uno di 54 se ne pagano 450. Una cinquantina sono già stati presi e proprio in questi giorni stanno entrando i primi inquilini: se ti fermi lungo la 16ma puoi già vedere gente che entra con i sacchetti della spesa, mette fiori sul balcone, si beve un drink guardando il diamante di gioco. Vita quotidiana che rinasce.  
COME A LONDRA - L'operazione - anche se a un livello estetico molto più basso - è identica a quella compiuta a Londra con Highbury Square, il complesso residenziale ricavato dal vecchio Highbury Stadium, abbandonato dall'Arsenal nel 2006 quando decise di costruire, poche centinaia di metri più in là, l'Emirates Stadium, megaimpianto impersonale, però più moderno, più grande e con maggiori fonti di guadagno del piccolo antenato. Il vecchio, magnifico stadio - sorto nel 1913, uno dei più famosi e suggestivi del mondo, anch'esso con la straordinaria facciata art decò dell'East Stand conservata intatta - è diventato dal 2009 un elegante complesso dai prezzi molto londinesi, cioè quasi inaccessibili. La differenza con il Bush Stadium - a parte che la diversità fra Londra e Indianapolis è persino maggiore di quella che c'è fra un club di Premier League e uno di serie B del baseball - è che là il campo di calcio non c'è più, riconvertito in un giardino elegante ma freddo, dove il riferimento al football sta solo in alcune scritte in memoria sulle panchine.  
ESEMPIO - Come a Londra Nord Highbury Square ha avviato il rilancio della zona popolare di Islington, così a Indianapolis sperano che gli Stadium Lofts facciano lo stesso in questa area depressa. L'obiettivo del Comune è avviare un polo per l'industria e la ricerca scientifica, vista la vicinanza con l'ospedale e l'università. Per il momento i lavori sono ancora molto in corso e l'impatto del progetto sulla città si potrà valutare solo fra qualche anno, anche se qualcosa sta già succedendo: l'organizzazione non profit People for Urban Progress, per esempio, ristrutturerà e riallocherà i 9mila seggiolini dello stadio in città, al servizio della comunità, per esempio nelle fermate degli autobus. Comunque andrà, la forza simbolica dell'iniziativa - tra guadagno, innovazione urbanistica e salvaguardia della tradizione - rimane. Magari, se una legge per gli stadi partirà mai, potrebbe anche essere un esempio da seguire quando l'Italia deciderà di affrontare il problema dei suoi impianti vecchi e fuori tempo: sapendo che ci si può guadagnare, forse sarà più facile sbarazzarsene per costruirne di nuovi. E entrare finalmente nella modernità.