sabato 29 giugno 2013

Gabetti vende immobili per pagare i debiti - ilghirlandaio.it


Gabetti vende immobili per pagare i debiti

Gabetti vende immobili per pagare i debiti
(Il Ghirlandaio) Roma, 28 giu. Le banche hanno sottoscritto l’accordo di ristrutturazione del debito di Gabetti, 160 milioni, ma ora bisogna correre ai ripari trasformando in moneta sonante gli immobili del Gruppo: ecco allora lo spin-off immobiliare da 100 milioni di euro che dovrebbe rimpinguarne le casse una volta avviata la vendita in massa. La notizia è riportata oggi in un servizio sul settimanale Il Mondo.
Ma quali sono i cespiti che dovrebbero finire sul mercato? Lo sviluppo da200 appartamenti su due aree nel golfo di Olbia (Sardegna) più un cospicuo patrimonio, tutto da liquidare entro il 2018, crisi immobiliare permettendo. Dunque lo spin-off consiste nella creazione di una società nuova di zecca al di fuori della quotata Gabetti, la Investment Services guidata daRenato Cheli.
Il gruppo fondato da Elio, così, potrà focalizzarsi sul suo core business, che consiste nell’intermediazione immobiliare, consulenza, gestione dei patrimoni. Secondo il piano strategico 2013-2016 voluto dal socio di controllo, il Gruppo Marcegaglia, il Gruppo Gabetti raggiungerà nel 2016 una posizione netta negativa di 18,4 milioni e un’ebitda di 10,9 milioni. Purtroppo non sono scongiurati i tagli al personale per quadrare i conti.

L'immobiliare Usa mette in crisi le star, da Madonna a Katy Perry le case restano invendute - ilghirlandaio.it


L'immobiliare Usa mette in crisi le star, da Madonna a Katy Perry le case restano invendute

L'immobiliare Usa mette in crisi le star, da Madonna a Katy Perry le case restano invendute
L’ultima in ordine di tempo è la cantante pop Katy Perry, decisa a liberarsi della casa holliwoodiana acquistata con l’ex marito Russel Brand, a tal punto da svenderla a 4milioni e mezzo di dollari nonostante sia stata valutata oltre 6 milioni, ed acquistata dalla coppia nel 2011 per 5 milioni di dollari.
Sette camere da letto, 11 bagni, una piscina con cascata, la dimora è circondata da un giardino di tre acri e si trova a un isolato dalla famosissima Sunset Strip di Los Angeles.

A Las Vegas c’è invece la proprietà di Carlos Santana che aspetta un nuovo proprietario. Messa in vendita dopo soli tre mesi dall’acquisto a quasi il doppio della cifra spesa dal musicista (6 milioni contro 3,5 milioni di dollari), è rimasta invenduta finora e la somma richiesta è tornata quella iniziale. Insomma, nonostante sia una delle abitazioni più all’avanguardia in fatto di domotica, oltre ad essere stata abitata da una grande star, non sembra avere il giusto appeal che porti alla chiusura di una compravendita.

A Miami è Matt Demon che tenta l’affare: venti milioni di dollari per aggiudicarsi la casa dell’attore, oltre mille metri quadri su due piani con piscina, laghetto, dieci bagni, terrazza sul tetto e sala cinema. Oltre ad una schiera di vicini famosi almeno quanto il proprietario: Jennifer Lopez, Ricky Martin e Calvin Klain solo per citarne alcuni.
In Europa, e per la precisione in Svezia, è Ibrahimovich che aspetta di vendere la villa di Malmoe da 800 metri quadri con vista mare. Al momento è su mercato da due mesi per 4,5 milioni, esattamente uno in più del prezzo di acquisto.

Chi ha venduto, ma solo dopo una lunga attesa ed un considerevole sconto sul prezzo, è Madonna, con il suo celebre appartamento affacciato su Central Park. Da 23,5 milioni di richiesta iniziale ha concluso la trattativa per 19,5 milioni. Un flop anche per Dominique Strauss Khan che si è dovuto accontentare di 3,3 milioni di dollari al posto dei 5,2 richiesti, per poter vendere la sua casa di Washington, che usava quando era a capo del Fondo Monetario Internazionale. L’unica ad aver fatto un buon affare sembra essere Jodie Foster, che dopo aver abitato nella sua villa di Hollywood in stile spagnolo per 15 anni, ha scelto di venderla per 6,4 milioni di dollari. Guadagnando sicuramente rispetto alla cifra spesa nel 1997.

GB, immobiliare: a Londra è boom - valori.it


Il divario tra i prezzi immobiliari diLondra e quello delle altre città britanniche è ormai arrivato a livelli record. Lo riporta il quotidiano Guardian, citando i dati della società specializzataNationwide. 
Il prezzo medio di una casa nel Regno Unito a giugno si è attestato su poco meno di 169 mila sterline: a partire da dicembre, dunque, l’aumento medio è stato di circa mille sterline al mese. Ad alimentare la domanda è stata l’offerta di credito a condizioni favorevoli, che è andata di pari passo con un graduale miglioramento del contesto economico generale. 
Ma – fa notare Nationwide – le differenze tra una zona del Paese e l’altra sono sempre più marcate. Lo dimostra Londra, dove il prezzo medio di una proprietà immobiliare è di 318 mila sterline: un livello addirittura più alto del 5% rispetto a quello che si vedeva nel periodo precedente la crisi del 2007-2008. Nel resto del Regno Unito il trend è stato opposto: i prezzi sono infatti inferiori in media del 9% rispetto al 2007, con picchi che nell’Irlanda del nord raggiungono il -52%. 

Mercato immobiliare in crisi? Colpa dei prezzi troppo elevati casa.guidone.it



Pubblicato il giugno 28th, 2013 da 
Mercato immobiliare in crisi? Colpa dei prezzi troppo elevati
La crisi non lascia indenne neanche il mercato immobiliare, non a caso le compravendite delle abitazioni si sono dimezzate da quando è iniziata.
A cos’ è dovuta questa tendenza? Non solo il peso dei mutui o del fisco sulle abitazioni, ma secondo Federconsumatori, “ad incidere in maniera determinante su tale andamento è soprattutto la caduta verticale del potere di acquisto delle famiglie, la cui contrazione dal 2008 ad oggi ha raggiunto quota -14,1%”.
Inoltre, si aggiungono i prezzi degli immobili ancora piuttosto alti. Nelle città metropolitane, infatti, questi tendono a rimanere stabili e a diminuire, pur marginalmente, nelle zone più periferiche.
Riduzione prezzi e tassazione potrebbero dunque essere due soluzioni per far riprendere il mercato.

venerdì 28 giugno 2013

Marco Plazzotta, di Allianz real estate: «Abbiamo rovinato il real estate in 15 anni». Ed ecco come tornare a un mercato sano di Evelina Marchesinim- Il Sole 24 Ore



Oltre 20 anni nel real estate e 10 come decision maker degli investimenti immobiliari del gruppo assicurativo Allianz in Italia. Marco Plazzotta non è certamente alla prima crisi del mattone da affrontare e ha vissuto le fasi di boom così come quelle di declino. «Ma la situazione di oggi mi lascia con l'amaro in bocca», esordisce.
Perché? Vogliamo ripercorrere gli ultimi 15 anni del settore immobiliare italiano? 
Nell'arco di 15 anni abbiamo vissuto un po' di tutto. Partiti con grandi aspettative si è poi distrutto "valore" e il settore immobiliare, anziché costruirlo innovandolo. Avevamo una serie di grandi player anche a livello internazionale, che andavano dall'engineering alle costruzioni e ai servizi tecnici, dalle property companies quotate di notevoli dimensioni e molto stabili alle banche fondiarie e ipotecarie. Tutto ciò oggi è praticamente scomparso, vuoi per fattori esogeni, vuoi endogeni al sistema. Non si può negare l'innovazione, portando una finanziarizzazione al settore immobiliare che è stata certamente positiva. Ma anche qui si è poi caduti in una ubriacatura, cioè un eccesso di finanza, spostando in modo anomalo l'interesse degli operatori dall'immobiliare alla finanza.

Quindi oggi? 
La vera scommessa è tornare sugli aspetti più concreti, tornare sull'immobile, pur tenendo per buono quello che comunque si è sviluppato nel corso di questi anni: strutture, finanza, veicoli societari, fondi e così via.

Come hanno influito, su questo processo, i comportamenti degli operatori, cioè dei diretti protagonisti del mercato? 
Questa defocalizzazione rispetto all'immobile e la ricerca di risultati a breve ci mostrano oggi gli esempi di realtà che, ancorché quotate, hanno di fatto perso il bagaglio patrimoniale e di management che avevano un tempo. E questo per una serie di motivi, per esempio gli asset stripping, il trading nel breve termine, quando il mercato immobiliare per definizione ha obiettivi di medio-lungo periodo. L'eccesso di finanza ha portato operazioni troppo "levereggiate" (con troppo indebitamento, ndr), le grandi operazioni si sono concentrate non sulla costruzione di portafogli, ma al contrario facendo a pezzi i portafogli esistenti.

E i fondi immobiliari? 
I primi fondi, faccio l'esempio di quelli di Deutsche Bank o dell'allora Bnl Fondimmobiliare, sono stati sicuramente una innovazione molto positiva. Ma quando si è iniziato a utilizzare in modo massiccio il meccanismo dell'apporto di asset sui fondi per i risparmiatori si è entrati in un territorio, secondo me, molto discutibile. Tanto che le attuali performance lo stanno a dimostrare chiaramente.

Perché, secondo lei? 
Il meccanismo dell'apporto si rivolge a un investitore istituzionale che sia in grado di comprendere e nel caso discutere il valore dell'asset sottostante, mentre per un privato è più difficile interpretare quello che viene sottoposto in fase di collocamento, soprattutto perché le situazioni che abbiamo visto sono state molto sofisticate. Non critico l'apporto in sè, ma il fatto che sia stato proposto ai risparmiatori.

Come tornare oggi a un mercato sano? 
Come dicevo prima, riconsiderando la materia, cioè il sottostante. Si deve tornare a fare l'immobiliare vero, con il supporto della finanza ma non al contrario. E poi serve una valutazione seria del rischio di ogni operazione, con la corretta partecipazione di ogni professionalità. Meno vestiti gessati e più cazzuola....Senza escludere il ruolo fondamentale delle banche. Oggi mancano le property company o SIIQ. In Francia in 10 anni ne sono state costituite una ventina, il cui obiettivo è estrarre valore nel tempo dalla gestione locativa.

A proposito di banche, gli investitori esteri criticano il fatto che gli istituti italiani non facciano nulla per spingere verso il riprezzamento degli asset immobiliari sottostanti i crediti bancari. Cosa ne pensa? 
Il ruolo del sistema bancario è cruciale, per dare o meno una svolta al mercato. Volenti o dolenti sono i soggetti che oggi hanno il dovere di intervenire.

Stanno aumentando molto i non performing loans? 
Dai dati della Banca d'Italia vediamo che dal 2010 al 2012 le sofferenze bancarie sono passate da circa 78 miliardi a 125 miliardi.

Come intervenire? 
Rinunciando ciascuno – creditore e debitore – a qualcosa per giungere a un prezzo più congruo con il mercato vero. Per arrivare, nel caso, fino a prenderne il possesso del bene e al conferimento di questi asset in appositi veicoli.

Sta parlando della possibilità di fare delle bad bank anche in Italia? 
Chiamiamole bad bank, chiamiamole società di asset management specializzate nella gestione di immobili problematici, il punto deve essere il ritorno del sistema bancario alla gestione di questi crediti, anche tramite il suo consolidamento. Peraltro ci sono stati esempi simili già in passato.

Quali? 
Penso a Euromilano, allora con il coinvolgimento di Cariplo, quando vennero chiamate a raccolta diverse realtà intorno alla società. Nel tempo questa società è poi diventata un player competitivo nel proprio specifico settore. Un altro esempio di consolidamento è quello che fece il San Paolo negli anni '90 con la crisi del Gruppo Uno Holding, con quello che oggi è il campione italiano dell'immobiliare, Beni Stabili. Si tratta di esperienze ripetibili, perlomeno come modello.

E Unim? 
Si è fatto lo spezzatino, con beneficio momentaneo per chi in quel momento ha fatto l'operazione ma cancellando una realtà importante dal settore. Perdere un player non è mai una cosa buona.

Si parla molto di valorizzazioni di immobili pubblici: che valutazioni dà delle precedenti operazioni, come le Scip? 
Dipende, le Scip non si sono poi evolute come il sistema governativo poi si aspettava. Invece l'esperienza di Fip ha dato e sta dando risultati sia al Governo sia agli investitori. I nuovi strumenti normativi oggi a disposizione e la volontà di tutti i soggetti di voler procedere sulla strada delle valorizzazioni creano, in teoria, un terreno fertile su cui lavorare.

Qual è oggi il ruolo delle compagnie assicurative nel real estate? 
Così come per le casse e gli enti previdenziali, le compagnie assicurative hanno un interesse verso il mercato immobiliare esattamente come una delle diverse asset class per la diversificazione del proprio portafoglio. L'idea è comunque quella di essere un investitore stabile e di lungo periodo. Dal punto di vista di soggetto finanziatore, invece, in Italia, a differenza di quanto avviene all'estero, non avendo licenza di soggetto bancario non possono erogare credito. E credo che in un momento come questo, di grande scarsità di credito, sarebbe quantomai opportuno consentire a soggetti che di mestiere gestiscono i rischi, di entrare tra i soggetti che, anche indirettamente, possano erogare credito.

In prospettiva il ruolo delle compagnie assicurative nel mercato immobiliare italiano andrà diminuendo o crescendo? 
È sempre stato ben presente e tendenzialmente i numeri consentirebbero una certa crescita. Il che non vale solo per le compagnie, ma in genere per gli investitori istituzionali.

Se dovesse comparare il settore immobiliare a un altro settore, cosa le verrebbe in mente? 
Per me il settore immobiliare, che ha sempre avuto il vantaggio di una grande capacità di assorbimento da parte della domanda, è oggi invece un settore maturo, molto prossimo a quanto accade nel settore automobilistico. Allo stesso modo, abbiamo un top di gamma di lusso e specifiche tipologie che non conosce limiti e un mass market con magazzini pieni e, in più, automobili da rottamare: un po' come accade per gli immobili italiani, dove peraltro la percentuale di asset "da rottamare" è decisamente anche più alta. Bisogna sapere innovare. Anche l'immobiliare deve saper creare il suo "stile Ikea", Tata, Zara, qualità, design, cheap.

Se la sente di fare un appello agli operatori del real estate? 
Mi piacerebbe che ognuno tornasse a fare la propria parte e il proprio mestiere e, soprattutto, cercare di dare una voce unitaria a un settore importante come il nostro.

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Gabetti lancia la rete per gli amministratori di condominio di Michela Finizio - Il Sole 24 Ore



A settembre apriranno in diverse città le prime vetrine «Gabetti condominio», il brand della nuova rete di franchising per amministratori, lanciata sul mercato la settimana scorsa dallo storico gruppo immobiliare italiano. L'obiettivo è coprire l'intero territorio nazionale, sia arruolando nuovi affiliati che intendono intraprendere l'attività di gestione (o ne hanno già avviata una) sia tramite la gestione diretta degli immobili delle realtà corporate clienti del gruppo.
A seguire la start up immobiliare sarà Abaco Team, realtà interna al gruppo vicina al cliente per interventi di tipo energetico, impiantistico e finanziario. Il servizio di management condominiale arriva sul mercato a pochi giorni dall'entrata in vigore della riforma che, come sottolinea la nota di presentazione del gruppo Gabetti, «rende inevitabile una trasformazione e un'evoluzione della tradizionale figura dell'amministratore». A rendere ancor più avvincente la sfida del franchising per la gestione degli immobili residenziali è la possibilità, introdotta dalla riforma del condominio, di amministrare anche tramite società di capitali, capaci di «offrire maggiori garanzie di trasparenza e professionalità».
Oggi in Italia ci sono più di 320mila amministratori, di cui circa 240mila seguono un solo stabile e gli altri gestiscono in media 80-100 immobili a testa, per un totale di oltre un milione di condomini presenti sul territorio. «Ci siamo accorti che c'era spazio per entrare in questo mercato», afferma Roberto Busso, amministratore delegato di Abaco Team da circa un anno, che sta traghettando il gruppo Gabetti verso una gestione più moderna, più attenta al residenziale insieme al giovane Armando Borghi, a.d. di Gabetti Property Solutions.
È la prima società di filiera di servizi immobiliari, con una rete di intermediazione già diffusa sull'intero territorio nazionale, a tuffarsi nel business del condominio. «A chiedere un servizio di questo tipo inizialmente sono stati i nostri clienti corporate – racconta Busso – che hanno avviato dismissioni e frazionamenti del loro patrimonio. Da questi processi nasce l'esigenza di creare nuovi condomini, definire le tabelle millesimali e un regolamento. Gli stabili passano così da un contratto di property management ad uno di amministrazione». In seguito, un'indagine avviata ad hoc da Abaco Team attraverso la rete Gabetti ha messo in evidenza come, quello dell'amministrazione, sia un «mercato molto polverizzato con evidenti problemi nell'erogazione del servizio. È un mercato che, se affrontato in modo professionale, potrebbe dare delle soddisfazioni», aggiunge Busso.
Nelle sette città principali italiane in cui è presente Gabetti corporate è stata avviata la gestione diretta di alcuni condomini (per conto di una decina di clienti): «Opereremo tutti allo stesso modo, con lo stesso software gestionale – spiega l'a.d. di Abaco Team –. Eroghiamo corsi di formazione per chi vuole diventare amministratore, basta avere il diploma di scuola media superiore». Per gli studi di amministrazione già avviati, invece, la scuola Gabetti eroga corsi più specializzati, ad esempio per la riduzione dei costi energetici e l'abbattimento degli sprechi in condominio. Sotto l'ombrello del marchio di franchising, inoltre, c'è spazio per qualche centinaio di nuovi amministratori, che verranno arruolati nei prossimi mesi: chi intende affiliarsi potrà usufruire dei vantaggi del marchio, di un tutor iniziale per l'avvio dell'attività, dell'assistenza legale e fiscale, in cambio di royalties annuali che possono andare da 1.200 fino a 4mila euro a seconda della zona di riferimento assegnata.
Oltre agli amministratori di condominio già attivi sul mercato («che però non abbiano ancora raggiunto una tale massa critica da essere autonomi», precisa Busso), Gabetti farà leva sulla propria rete già diffusa a livello nazionale: «I nuovi affiliati – conclude l'amministratore delegato – potranno collaborare con le nostre agenzie di intermediazione, ma con un altra ragione sociale e un'altra competenza, senza conflitto di interessi. La nuova rete degli amministratori affiancherà quella di intermediazione già esistente». Sul mercato il servizio si propone con tariffe che vanno da 50 a 150 euro per unità immobiliare all'anno (oltre ad una percentuale sulle opere di manutenzione realizzate) a carico dei condòmini, a seconda dell'ubicazione e della complessità dell'immobile.

Imu prima casa: sospesa la rata sospese anche le vendite di immobili - nova.firenze.it



“Basta con la strategia dei continui rinvii, che non producono alcun risultato concreto sotto il profilo economico e servono solo alla politica per prendere tempo davanti a scelte considerate difficili. Bisogna che il Governo assuma una decisione sull’Imu sulle abitazioni principali, così che ciascun contribuente sappia a quali spese dovrà andare incontro e possa pianificare i propri investimenti”. Rete Toscana Casa, l’associazione che riunisce diverse agenzie immobiliari su scala regionale, chiede certezze sul futuro e risposte chiare a un settore come quello immobiliare che attende misure atte a far ripartire l’economia.

“Dopo aver riacceso le speranze con la sospensione dei pagamenti sulla prima rata dell’imposta - prosegue Rete Toscana Casa - ci si auspicava che questa potesse trasformarsi in una revisione del sistema di tassazione che esentasse i proprietari di prime case, così da dare un nuovo impulso al mercato immobiliare; purtroppo così non è successo e adesso si teme che possa esserci una marcia indietro che farebbe accrescere una stagnazione confermata dal calo delle compravendite registrato negli ultimi anni. Certo non ci attendiamo che da sola la cancellazione dell’Imu sulla prima casa possa restituire vigore al mercato, ma certo assieme agli sconti fiscali sulle ristrutturazioni edilizie e a una maggiore facilità d’accesso al credito agevolerebbe chi ha di che investire e sarebbe propenso all’acquisto di un’abitazione”.

Mosca: a rischio 'Casa Volkonski', immortalata da Tolstoi (ANSA)



(ANSA) - MOSCA, 27 GIU - Il mondo della cultura russo, tra cui gli scrittori Boris Akunin e Liudmila Ulitskaia, il poeta Ievgheni Evtushenko, il regista Pavel Longhin, si è mobilitato contro un progetto di ricostruzione che a Mosca rischia di deturpare Casa Volkonski, un grande edificio crema a due piani in stile impero del XVIII secolo appartenuto al nonno di Tolstoi, che nel romanzo 'Guerra e pace' lo immortalò come la casa del conte Pierre Bezukhov, uno dei protagonisti più affascinanti dell'opera. Più di 200 intellettuali, insieme ad oltre 3000 moscoviti, hanno sottoscritto una lettera aperta al sindaco di Mosca Serghiei Sobianin denunciando il rischio che sia alterato radicalmente l'aspetto storico del palazzo. "La casa dei Volkonski fa parte dell'immagine di Mosca, come la casa di Sherlock Holmes fa parte di quella di Londra e la casa di Giulietta e Romeo di quella di Verona", ha osservato un responsabile di Arkhnadzor, una associazione per la tutela architettonica degli edifici a Mosca. I suoi militanti presidiano giorno e notte i lavori, sostenendo che sono privi di autorizzazione. Tre di loro sono stati fermati domenica scorsa dalla polizia per essere saliti sulla grande cupola del palazzo allo scopo di impedirne la distruzione. Il 17 giugno, ha reso noto Arkhnadzor, è crollata una parte della facciata dell' edificio, che si trova in via Vozdvizhenka 9, a due passi dalla piazza Rossa. Il progetto contestato, proposto dal Centro per lo sviluppo delle relazioni umane, una organizzazione culturale vicina al Cremlino, prevede in particolare la costruzione di un piano supplementare. Nel 2009, sotto l'allora controverso sindaco Iuri Luzhkov, Casa Volkonski fu privata dello status di edificio del patrimonio culturale.(ANSA).

Boom delle richieste di immobili italiani dall'estero, +68% nel 1° trimestre 2013 - edilone.it



A compensare, almeno parzialmente, la crisi senza precedenti che sta vivendo il mercato immobiliare nazionale, c'è l'interesse sempre crescente degli acquirenti esteri per gli immobili italiani. Secondo Gate-Away.com, portale che promuove all'estero gli immobili in vendita in Italia, nel primo trimestre 2013 sono cresciute del 68% le richieste da parte di stranieri rispetto allo stesso periodo 2012. Per il portale, che ha analizzato le provenienze degli oltre 55 mila visitatori unici mensili da ogni parte del mondo, si tratta principalmente di stranieri che continuano ad amare il nostro Paese e spesso lo scelgono per l’acquisto o l’affitto di una seconda casa.
La maggior parte delle richieste provengono da Stati Uniti e Regno Unito, Paesi da cui la domanda per gli immobili italiani è persino raddoppiata rispetto al 2012. Seguono Francia, Belgio, Germania, Paesi Scandinavi, Svizzera, Canada e Russia, anch’esse in aumento a eccezione della Svizzera che segnala una leggera flessione.
Tra le regioni preferite dagli stranieri troviamo in testa Toscana, Liguria e Puglia, che mantengono la stessa posizione sia nel 2012 sia nel 2013. Scende dal quarto posto del 2012 al sesto nel 2013 la Sardegna, mentre guadagna posizioni la Sicilia che sale al quinto posto rispetto all'undicesimo dell’anno precedente, così come la Lombardia che passa dal settimo al quarto. Le ricerche puntano principalmente ad abitazioni posizionate nell’entroterra, meno caotico e con offerte più vantaggiose, ma con la possibilità di raggiungere in pochi minuti sia i centri più abitati sia le località di mare e montagna.
E' la crisi economica, combinata con l'introduzione dell'Imu, ad aver incentivato molte persone a vendere la seconda casa, alimentando in questo modo un patrimonio immobiliare che oggi rappresenta un’ottima opportunità di investimento per gli acquirenti stranieri che dispongono di un buonissimo potere d’acquisto. “Queste opportunità rischiano però di essere vanificate dalla inadeguata promozione dei nostri immobili alla clientela straniera - spiega Simone Rossi, responsabile commerciale di Gate-Away.com - come abbiamo potuto riscontrare personalmente partecipando alle più importanti fiere di settore all’estero, dove la presenza di agenzie immobiliari italiane è pressoché inesistente. Tuttavia qualcosa si sta muovendo attraverso le attività di promozione all’estero avviate dalle associazioni di settore come la Fiaip - Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali.” Per arrivare al punto in cui 'l'export dell'immobile' potrà essere davvero efficiente, tuttavia, sono molti altri i problemi che dovranno essere risolti, come ad esempio – come aggiunge il portale - lunghi tempi di attesa della nostra burocrazia, la difficoltà dell’acquirente straniero di ottenere un mutuo in Italia, la tassazione come seconda casa, la poca chiarezza nella documentazione.

giovedì 27 giugno 2013

Propongono mega affari immobiliari e truffano imprenditori per milioni, arrestati di Cristina Belloni corriere.it



Truffe compiute per 8 milioni e mezzo di euro, tentate e quasi portate a termine per altri 2 milioni e 300 mila euro. Era una banda dai grandi numeri quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Lodi, che mercoledì, alle prime luci del giorno, ha fatto irruzione in alcune abitazioni e compiuto tre arresti nelle province di Lodi, Milano e Piacenza, su disposizione del gip di Lodi, a conclusione di un’indagine innescata da un’operazione anti-riciclaggio, che aveva già permesso alle Fiamme Gialle di sequestrare una somma di circa 500.000 euro in procinto d’essere trasferita in California.
LA BANDA - A partire da questo sequestro gli investigatori hanno individuato l’esistenza di un gruppo composto da 6 persone, tra cui una donna, specializzato nell’esecuzione di truffe, estorsioni e nel riciclaggio. A capo dell’organizzazione un 56enne lodigiano, già noto alle cronache lombarde perché in passato incappato nelle maglie della giustizia per alcuni episodi di truffa. L’uomo capeggiava un vero e proprio gruppo di specialisti, tutti accomunati dalla passione sfrenata per il gioco d’azzardo e per i Casinò, che tra il 2007 e il 2012 aveva messo a segno 18 truffe e almeno 4 estorsioni, riuscendo così a incassare circa 8 milioni e mezzo di euro. Somma che poteva essere ben maggiore, perché il gruppo non è riuscito a consumare in pieno alcune frodi e quindi a mettere le mani su altri 2.300.000 euro.
IMMOBILI E TERRENI - Le vittime della banda erano alcuni noti imprenditori lodigiani, nonché professionisti della provincia di Monza e del Milanese. L’esca normalmente offerta dalla banda era costituita dalla possibilità di acquistare a basso prezzo, grazie alla millantata collaborazione di pubblici ufficiali infedeli, immobili e terreni di grande pregio, dislocati soprattutto nella provincia lodigiana ma anche in Sardegna e nel Piacentino. Immobili, più in particolare, presentati come beni al centro di procedure giudiziarie riconducibili al Tribunale dei Minori di Milano, in qualche caso indicate come gestite da una fantomatica «Associazione tesoreria Tribunale dei Minori Milano». Associazione, quest’ultima, inventata grazie all’utilizzazione di documenti e firme false e animata da falsi cancellieri di Tribunale, falsi ufficiali giudiziari e falsi pubblici ufficiali, ruoli che erano impersonati di volta in volta dai diversi membri della banda. La loro faccia tosta era tale che sono arrivati a dare appuntamento alloro vittime anche all’interno di uffici dei Palazzi di Giustizia di Milano e di Piacenza. Un piano difficile da smascherare che prevedeva, nel caso qualche imprenditore scoprisse la truffa e volesse ribellarsi recuperando il denaro sottratto, anche la pratica dell’estorsione.

Notai: introdurre sgravi per affitto con riscatto Per consentire ai cittadini di comprare casa nonostante la stretta del credito (ANSA)


Notai: introdurre sgravi per affitto con riscatto
(ANSA) - ROMA, 25 GIU - Incentivare dal punto di vista fiscale l'affitto con riscatto per rilanciare l'edilizia e permettere ai cittadini di comprare casa nonostante la stretta del credito. E' una delle idee che il Consiglio nazionale dei notai ha portato al Senato in un'audizione sulla tassazione degli immobili davanti alla Commissione Finanze. Si tratterebbe di estendere anche a questo tipo di contratto la detrazione come per il mutuo per la prima casa. "Sostenere la locazione con patto di futura vendita risponde a diverse esigenze - ha spiegato a margine dell'audizione il consigliere Giuseppe Celeste - da un lato potrebbe spingere la vendite nonostante la difficoltà ad ottenere mutui, rilanciando l'edilizia, dall'altro ha un impatto sociale immediato perché aiuta nella ricerca di abitazione. Per i costruttori poi vuol dire avere qualcuno che paga la rata del mutuo edilizio contratto per costruire".(ANSA).


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Confabitare: pressione fiscale sulla casa arrivata al 57% Indetta dall'associazione la "giornata di Liberazione del proprietario" (ANSA)


(ANSA) - BOLOGNA, 26 GIU - E' arrivata al 57% la pressione fiscale sulla casa, calcolando le varie tasse ed imposte che gravano sugli immobili, secondo un'analisi sviluppata da Confabitare, Associazione proprietari immobiliari. Sempre secondo l'analisi di Confabitare si è calcolato che tutto quello che un proprietario ricava dall'1 gennaio fino al 25 luglio viene utilizzato per pagare le tasse che gravano sui propri immobili. Così è solo dal 26 luglio in poi che il reddito diventa effettivo ed è per questo che Confabitare ha istituito proprio per il prossimo 26 luglio la "giornata di Liberazione del proprietario", liberazione dal peso delle tasse - spiega un comunicato - e gabelle che gravano sulla proprietà. Nella giornata saranno organizzati da Confabitare in tutta Italia convegni, incontri, eventi, e petizioni per richiedere un abbassamento della pressione fiscale sulla casa, attraverso la revisione della tassazione sugli immobili, che è attualmente all'esame del Parlamento, e che dovrà essere definita entro il 31 agosto. (ANSA).


Cina alla conquista delle case americane Governo cinese incoraggia una diversificazione degli investimenti (ANSA)


(ANSA) - NEW YORK, 26 GIU - La Cina 'compra' l'America: gli investitori cinesi e di Hong Kong sono i secondi acquirenti immobiliari di case americane, dopo i canadesi. Ma la vera scommessa è sulla proprietà commerciali, che stimano torneranno a livelli elevati. Lo riporta il New York Times, sottolineando che al momento il governo cinese sostiene il trend in atto, anche finanziandolo. Pechino, infatti, incoraggia una diversificazione degli investimenti: la Cina è il primo creditore estero americano, con in portafoglio 1.000 miliardi di dollari di titoli stato statunitensi che offrono però rendimenti bassi, e per questo spinge gli investitori a guardare a mercati che offrano ritorni maggiori, come l'immobiliare.(ANSA).

Mercato immobiliare: obbligatoria la certificazione energetica - caseemutui.it


Un altro colpo per il mercato immobiliare, già duramente provato dalla profonda crisi economica che ha fatto letteralmente crollare le compravendite: dallo scorso 6 giugno corre l’obbligo per i proprietari ed i locatari, che vendono od affittano il proprio immobile, di rendere disponibile lacertificazione energetica (costo dai 300 ai 500 euro).
Secondo la nuova norma, chi non rispetta tale obbligo rischia pesanti sanzioni; nello specifico, in caso di vendita si può arrivare a pagare una multa amministrativa che va da 3 mila a 18 mila euro, per l’affitto, invece, si rischia di pagare dai 300 euro ai 1800 euro.
Inoltre, anche gli annunci di vendita e locazione dovranno riportare l’indice di prestazione energetica, pena una sanzione amministrativa che va dai 500 euro fino a 3 mila euro, nei confronti dell’autore dell’annuncio stesso.
La nuova legge ha messo in allarme l’intero settore immobiliare, tanto che Fiaip e Fimaa stanno già muovendosi per cercare di far slittare i termini riguardo l’obbligo di dotazione della certificazione energetica, per avere il tempo di sensibilizzare i proprietari di immobili, evitando il rischio di ulteriore confusione sul mercato della casa, cercando anche di creare delle convenzioni con professionisti   addetti al rilascio della stessa.

Più che raddoppiati nel 2013 gli italiani che cercano casa su smartphone e tablet di Michela Finizio Il Sole 24 Ore



Tecnocasa conferma la crescita delle ricerche di un'abitazione su internet. Sono sempre di più gli italiani che si rivolgono ai portali immobiliari di annunci (a pagamento, aggregatori o dei gruppi di intermediazione immobiliare). In particolare, analizzando i dati relativi ai navigatori del portale Tecnocasa, nel mese di maggio 2013 si sono registrate più di 2.500.000 visite.
Nel corso di maggio 2013 le connessioni tramite dispositivi mobili sono state più di 12.000 al giorno, un numero altissimo se si considera che in due anni si è avuta un crescita del 650% (nel maggio del 2011 i navigatori che usavano smartphone e tablet per collegarsi al portale erano circa 1600 al giorno). Nel 2012, invece, erano circa 5mila, tanto da registrare più di un raddoppio nell'ultimo anno.
È possibile ottenere informazioni sul profilo di chi cerca casa sul web. Il navigatore che arriva al portale di Tecnocasa ha un età compresa tra i 35 e 54 anni, anche se di poco la prevalenza sono uomini che si collegano per lo più dall'ufficio, senza figli e con un reddito medio (meno di 45.000 euro lordi annui).
L'utente resta sul portale del Gruppo Tecnocasa circa cinque minuti e mezzo, visita più di otto pagine, effettua almeno una ricerca di immobili o di agenzie e apre mediamente quattro schede di dettaglio immobile. Inoltre in un mese più della metà dei navigatori ritorna a visitare il portale. I navigatori si connettono sempre di più con tablet e smartphone.
Analizzando la provenienza dei navigatori, la Lombardia è la regione da cui gli Italiani si connettono di più: in pratica più di un navigatore su quattro proviene da questa regione, l'andamento rispecchia anche la popolosità delle regioni, difatti le ultime in classifica sono proprio quelle più piccole. Prendendo in considerazione le grandi città si può vedere che Milano è la città da dove i navigatori si collegano di più al nostro portale. Se i milanesi sono coloro che frequentano di più il nostro sito, i baresi son coloro visitano più pagine e restano più tempo.
Il portale di Tecnocasa è visitato anche dagli stranieri che cercano casa in Italia. I tedeschi e gli svizzeri sono i maggior estimatori del mercato immobiliare italiano, ma anche inglesi, statunitensi e francesi navigano volentieri sul nostro portale alla ricerca della casa dei loro sogni. Le zone più ricercate sono quelle relative alle Grandi Città (Roma, Milano, Torino e Napoli), ma anche zone turistiche come la Toscana o la Puglia.

Immobiliare Usa: ad aprile prezzi su del 12,1%. Maggiore aumento dal 2006 - simplybiz



Balzo dei prezzi delle case negli Stati Uniti. Ad aprile lo Standard & Poor's/Case Shiller index, che misura il costo delle abitazioni unifamiliari in 20 città, è cresciuto del 12,1% su base annua e del 2,5 rispetto al mese precedente, segnando il maggior incremento dal 2006.
In tutte le metropoli monitorate il costo degli immobili ad uso abitativo è cresciuto e in 12 casi è stato registrato un aumento a due cifre. Fa eccezione solamente Detroit, dove il prezzo del case è diminuito. Exploit invece a San Francisco, con un aumento del 20%.
“La ripresa che abbiamo registrato ad aprile è decisamente più ampia di quanto ci aspettassimo”, ha dichiarato David Blitzer, presidente dell’index committee. “Le dichiarazione rilasciate da Bernanke sulla riduzione delle misure di quantitative easing avevano fatto temere nei giorni scorsi ripercussioni negative per il comparto dei mutui, ripercussioni che avrebbero ovviamente danneggiato il mercato immobiliare. Ma i dati a nostra disposizione indicano che per il momento non si registrano particolari problemi”.
Blitzer ha aggiunto che l’allentamento delle misure per l’accesso al credito stabilito da alcune banche dovrebbe in ogni caso riuscire a contrastare in maniera abbastanza efficace eventuali flessioni dei prestiti immobiliari causati dalle scelte della Federal reserve. 

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lunedì 24 giugno 2013

Anci: incertezza su Imu drammatica per Comuni (ANSA)


"Le prime risposte arriveranno tra fine luglio e i primi di agosto"

24 giugno 2013
(ANSA) - ROMA, 24 GIU - "L'incontro di oggi è stato soddisfacente, soprattutto per il metodo usato, ma servono risposte utili su alcuni temi particolari come l'Imu e la Tares, sui quali i Comuni stanno vivendo un momento di incertezza drammatica": lo ha detto il sindaco di Livorno e responsabile delle Anci regionali Alessandro Cosimi al termine del confronto a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Enrico Letta e il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio. "L'importante a questo punto è rispettare i tempi utili per le risposte - ha sottolineato Cosimi - che dovrebbero arrivare entro fine luglio e i primi di agosto, perché se così non fosse sarebbe davvero molto grave". I Comuni, ha poi osservato, "rivendicano il loro ruolo e il loro contributo per contribuire allo sviluppo locale. A questo punto - ha concluso Cosimi - valuteremo l'impegno del governo sul fronte del rispetto dei tempi e se questo ci sarà noi siamo pronti a dare la nostra massima collaborazione".(ANSA).

GOLF PEOPLE REAL ESTATE. Investimento mobiliare o im-mobiliare?

REAL ESTATE. Investimento mobiliare o im-mobiliare?

giugno 24, 2013 by redazione  
 
Investimento mobiliare o im-mobiliare ?
Quando parliamo di investimenti immobiliari all’estero, spesso la differenza tra investimento mobiliare o immobiliare non è così marcata.
Da molti anni provo a far capire ai miei collaboratori ed ai potenziali clienti che ci si può avvicinare all’acquisto di un immobile all’estero considerandolo a tutti gli effetti come un investimento in titoli, fondi di investimento o titoli di stato.
Per noi italiani – molto più che in altri Paesi del mondo – l’investimento nel mattone è stato considerato l’investimento per eccellenza soprattutto perché – un tempo – si aveva ottima redditività da locazione, era qualcosa di tangibile e lo si poteva tramandare ai figli.
L’italiano solamente negli ultimi anni “ha digerito” la possibilità di acquistare un immobile non quotidianamente visibile e verificabile o – caso sempre più diffuso – l’acquisto dello stesso senza averlo visto.
Quando un consulente finanziario o il funzionario della nostra banca ci propone l’investimento in azioni, titoli o fondi di investimento non andiamo a verificare bilanci dell’azienda o stato di manutenzione del capannone della stessaaltrettanto molti fanno quando acquistano un immobile all’estero senza averlo visto: comprano di fatto la posizione, la serietà del costruttore, la redditività e il potenziale incremento del valore dell’immobile.
Quindi, di fatto, pur acquistando un immobile, l’investimento diventa a tutti gli effetti “mobiliare” con considerazioni di redditività che faremmo nell’approcciarci all’investimento di cui sopra propostoci dalla nostra banca.
Non saremo più vincolati, in fase di acquisto, solamente da grado di rifinitura, superficie, colore delle pareti o tipo di piastrelle, ma valuteremo piuttosto la distanza dal mare, la vista, il contesto all’interno del quale si trova l’appartamento o la villa, i servizi del resort, richiesta di locazione ecc.
 
Resta inteso, come scrivo sempre, che l’investimento va fatto valutando attentamente una serie di fattori legati al Paese e soprattutto allo sviluppatore
Oramai in Italia – dati ufficiali e non mie considerazioni che sarebbero di parte – l’investimento in residenziale da mettere a reddito rende annualmente tra 1,5 e il 2% netto del valore dell’immobile.
Vorrei poter scrivere della componente relativa all’incremento del valore dell’immobile ma, purtroppo, sono sempre più convinto che i prezzi saranno destinanti a scendere ancora di molto.
Le proiezioni – o meglio i dati pubblicati quasi quotidianamente da autorevolissime testate (si leggano i post che pubblico sul mio Blog http://immobiliallestero.blogspot.it/ ) danno i mercati immobiliari esteri in continuo movimento e crescita in controtendenza con quello italiano.
I motivi sono sempre gli stessi: minore pressione fiscale e maggior chiarezza, maggiore redditività dovuta al fatto che si posso locare per 12 mesi l’anno e il prezzo di acquisto è molto più basso rispetto a quelli italiani e, non da ultimo, la crescente sfiducia nel nostro paese.
Grazie per l’appunto al basso prezzo di acquisto e alla possibilità di affittare l’immobile 12 mesi l’anno le redditività si assestano tra il 5 e il 10%. Come scrivevo in un altro mio intervento queste redditività non sono promesse future su interventi in costruzione, ma realtà esistenti da anni e consolidate: basta solo saperle trovare…!
Al prossimo appuntamento
Gianluca Santacatterina
mob ph +39 348.4513200
gsantacatterina@me.com

Proprietari di immobili più tutelati Luigi Lovecchio - Il Sole 24 Ore


Stop al pignoramento dell'abitazione principale, a condizione che sia l'unico immobile posseduto. L'espropriazione degli altri beni immobili è possibile solo se il credito a ruolo supera 120mila euro e se sono trascorsi almeno sei mesi dall'iscrizione di ipoteca. Il debitore pignorato, inoltre, può far stimare l'immobile per determinare un valore di vendita più congruo di quello stabilito per legge. Il decreto legge "del fare" ridisegna le regole per le espropriazioni immobiliari, in senso fortemente favorevole ai contribuenti.
La prima novità riguarda appunto il divieto di esproprio dell'abitazione principale, purché si tratti dell'unico immobile in proprietà del debitore. Sono escluse dalla salvaguardia l'abitazione classificata nelle categorie catastali A/8 (ville) e A/9 (castelli), e le case di lusso che hanno le caratteristiche indicate nel decreto del ministro per i Lavori pubblici del 2 agosto 1969, a prescindere dalla categoria catastale di appartenenza. L'identificazione delle case di lusso, dunque, deriva solo da connotazioni di natura sostanziale che potrebbero creare non poche difficoltà all'atto pratico, una volta iniziate le procedure esecutive. Perché il bene sia considerato abitazione principale devono coesistere due condizioni:
- l'immobile deve essere a uso abitativo;
- il debitore deve risiedervi anagraficamente.
Sotto il primo profilo, non è chiaro se il riferimento sia alla classificazione catastale dell'immobile o alla destinazione d'uso di fatto. Poiché è prescritta la residenza anagrafica, la destinazione abitativa di fatto dovrebbe essere sempre verificata. Sembra quindi che il richiamo della disposizione debba intendersi alla destinazione catastale. Quanto alla residenza, non è precisata la data alla quale fare riferimento. La lettera della norma induce a ritenere che debba trattarsi della data di inizio delle attività esecutive, ma è un riferimento piuttosto incerto.
Dovrà essere chiarito, inoltre, se il possesso di una unità pertinenziale, autonomamente accatastata, comporti il venir meno della tutela, con conseguente pignorabilità sia dell'abitazione principale, sia della pertinenza. La logica vuole, però, che le pertinenze siano considerate alla stessa stregua dell'abitazione. È sempre possibile, invece, iscrivere ipoteca sull'abitazione principale, alle condizioni previgenti. A questo scopo, sarà dunque sufficiente un debito a ruolo superiore a 20mila euro.
Per gli immobili diversi dall'abitazione principale, il limite di importo richiesto per l'esproprio è stato elevato da 20mila a 120mila euro. Bisogna inoltre che sia stata preventivamente iscritta ipoteca per almeno sei mesi. È bene ricordare che, prima dell'iscrizione di ipoteca, l'agente della riscossione deve notificare una intimazione a pagare entro 30 giorni le somme dovute.
Un'altra novità riguarda il valore da porre a base della vendita all'incanto dell'immobile. Secondo l'articolo 79 del Dpr 602/73, il prezzo da porre a base d'asta è pari al valore catastale moltiplicato per tre. Con la modifica approvata, il debitore può far disporre una stima da un esperto di fiducia, se il valore di legge risulta manifestamente inadeguato rispetto all'effettivo valore di mercato. In questo modo, si evita di "svendere" l'immobile pignorato, tutelando i diritti del proprietario.
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È il limite oltre il quale è ammesso il pignoramento per le altre prorietà
120 mila euro La soglia del debito

Per la crisi immobili in saldo e la Grecia si vende le isole - repubblica.it


OTTIME OCCASIONI DI ACQUISTO A CAUSA DELLA DISCESA DEI PREZZI GLI ESPERTI SONO CONVINTI CHE IL TREND NON SI FERMA E CHI POSSIEDE UNA CERTA LIQUIDITÀ PUÒ SPUNTARE AFFARI IRRIPETIBILI


Milano L’ occasione è a portata di mano. E i mille consulenti dei 12 milioni di paperoni che popolano il mondo non la lasceranno sfuggire. Il patrimonio immobiliare italiano a prezzi da sconto capita forse una volta ogni dieci anni, anche se questa volta gli analisti sono convinti che le condizioni favorevoli per chi acquista si protrarranno un po’ più a lungo del previsto. La crisi italiana è ancora lontana dalla sua risoluzione e il settore immobiliare dovrebbe seguirne la scia. Esistono certo mercati che vanno a gonfie vele, ma chi è in cerca di occasioni deve mettere nel mirino i Paesi dove le economie stentano. Secondo il Knight Frank global index, che si basa su dati degli istituti di statistica e delle banche centrali, nel 2012 i prezzi nel mondo sono saliti in media del 4,3%. Nei primi tre mesi del nuovo anno c’è stato un rallentamento, ma è stata stimata una ulteriore crescita dello 0,3%. Lo scenario, tuttavia, non è identico ovunque. Se chi ama le caotiche strade di Hong Kong deve fare i conti con un rincaro del 23% e chi vuole ritagliarsi un angolo sul mare del Dubai con un rialzo del 19%, chi preferisce rimanere nel vecchio e sempre accogliente Mediterraneo e scegliere tra tre dei Paesi europei più colpiti dalla recessione può mettere in conto di portare a casa qualche risparmio. In Grecia, Atene ha visto i prezzi del settore crollare del 13%, ma il governo ha posto un blocco alla svendita dei patrimoni nazionali. Non sarà facile per i miliardari fare razzia
di immobili e terreni, isole comprese. Il Governo greco sta cercando per esempio di bloccare la vendita di Skorpios all’oligarca russo Dmitri Rybolovlev. Il ministro alle finanze Yannis Stournaras ha chiesto all’avvocatura dello Stato un parere sulla decisione di Athina Onassis, nipote dell’armatore, di cedere per circa 150 milioni di euro l’isola dello Ionio dove il magnate ha sposato nel 1968 Jaqueline Onassis e dove è sepolto. Dopo la Grecia, viene la Spagna, con un calo dei prezzi nella capitale del 10%. Il comparto è in difficoltà: gli immobili invenduti sono circa un milione e il credito del settore bancario verso quello immobiliare è di 600 miliardi di euro, molti dei quali inesigibili. Chi si presenta con soldi sonanti alle banche potrebbe trovarsi davanti a occasioni mai viste. In Italia, invece, il calo dei prezzi è stato del 4,1%. Quotazioni che dovrebbero scendere ancora, anche se il mercato del lusso, rappresenta sempre un’eccezione, un po’ perché le belle dimore sono rare, un po’ perché i venditori sanno che le abitazioni di un certo tenore hanno un mercato ristretto e quasi mai in crisi. La casa d’aste Christie’s, una cui divisione si occupa di immobili di pregio, ha segnalato come transazione più elevata in Italia quella relativa a un immobile in Costa Smeralda, passato di mano per 130 milioni di euro. «Ciò che descrive meglio questo mercato è la rarità degli immobili, un territorio composto da 450 km di coste con una popolazione di 15mila abitanti, senza industrie, aree agricole o città», spiega Giancarlo Bracco della Immobilsarda. Sono paesaggi come questi che spingono gli stranieri a prendere casa nel Bel paese. Oltre alle località da sempre in cima alla lista dei sogni, da Portofino alla Costa Smeralda, da Cortina a Taormina, spiccano intere regioni come la Toscana, il Lazio, il Veneto e la Sicilia. Secondo i rilevamenti di Scenari immobiliari, gli investimenti stranieri sono saliti in cinque anni da 1,5 a 2,4 miliardi di euro. Per il 2013, le stime sono di 5.100 transazioni, la maggior parte delle quali (42%) arriveranno dalla Germania. Un freno al settore potrà arrivare in parte dall’inasprimento fiscale del governo che ha puntato sui patrimoni immobiliari per recuperare gettito per le malconce casse dello Stato. L’Imu sulle seconde case è rimasta intatta, mentre quelle sulle abitazioni di lusso, anche se considerate come prima casa, non ha ricevuto lo stesso trattamento rispetto a quelle classificate come popolari o altro. Per gli immobili in genere abitati da contribuenti con un reddito elevato e classificati A/8 (abitazioni in ville), A/9 (castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici) e abitazioni di tipo signorile (A/1) non ci sarà nessun rinvio o esenzione. Il nodo degli immobili di lusso era già stato trattato cinque anni fa nel dibattito sull’abolizione dell’Ici sulla prima casa. All’epoca le ville e i castelli furono esclusi, ma rientrarono successivamente con l’introduzione dell’Imu. (w.g.) Il governo greco, messo alle strette dalla crisi, ha pronto un piano per la vendita delle isole più prestigiose

I rischi di una bolla immobiliare spaventano la Turchia - Per Erdogan problemi “cinesi”: peso eccessivo dell’edilizia e della manodopera a basso costo sul Pil di Stefano Casertano - Linkiesta

«Quando ero piccola il panorama d’Istanbul arrivava solo fino a metà dell’orizzonte. Adesso occupa tutto. Non si fermano più». A parlare è una residente dell’isola di Heybeliada, nel Mar di Marmara, lo specchio tra il Bosforo e i Dardanelli. Non ci sarebbe niente di preoccupante nelle parole della donna: quello del “qui una volta era tutta campagna” è un degno luogo comune dalla diffusione globale.
Il problema è che la donna non è un’anziana alla fermata di un tram, ma una giovane signora – e il periodo idilliaco cui si riferisce è datato appena dieci anni prima. L’impressione che qualcosa di strano stia succedendo in Turchia si ha anche a Istanbul. Per la metropolitana e sui palazzi ci sono decine di enormi pubblicità con visi sorridenti di famigliole turche, con sfondo di complessi immobiliari in costruzione dal sapore di emirato petrolifero. A Taksim ce n’è uno che ricorda la Marina di Dubai. Si celebra così l’esplosione immobiliare – ma è anche qui che nascono i sospetti.
Gli episodi di forte crescita del real-estate spesso evidenziano due questioni economiche controverse. La prima è la “speculazione”: l’immobiliare è un settore ad altissimo valore aggiunto, ma che rimane in piedi finché c’è domanda. È un’industria ad forte consumo di risorse territoriali, e necessita di una scorta continua di persone pronte a popolare palazzi e appartamentini. Se la Turchia è un paese in industrializzazione, il fenomeno d’Istanbul denuncia come le persone si stiano spostando dalla campagna alla città, come cinesi mediorientali. L’altro aspetto è quello della polarizzazione dei redditi. L’immobiliare non crea industria che possa integrarsi sui mercati internazionali – a meno di istituire realtà aziendali in grado di competere per commesse all’estero.
L’immobiliare, cioè, non è un male – ci mancherebbe – ma se rappresenta una componente eccessiva del sistema economico, così come sta succedendo in Turchia, i problemi potrebbero arrivare presto. Prima di tutto, si potrebbe creare una bolla immobiliare. A seguire, la bolla immobiliare potrebbe scoppiare a seguito dell’esaurimento della scorta di turchi che accorrono a Istanbul. Non è un caso se la domanda di abitazioni si è stabilizzata, ma i prezzi immobiliari continuino a salire.
È quello che sta succedendo in Turchia? Sembra che il premier Recep Tayyip Erdogan avrà presto a che fare con problemi economici anch’essi di tipo cinese. Il paese offre manodopera a basso prezzo per produzioni estere, e sta cercando contatti con l’Europa per poter espandere la propria rete commerciale. Così, è incontestabile che l’economia turca sia cresciuta a passi rapidissimi negli ultimi anni (quasi al 10% nel dopo-crisi), ma dalla crisi stessa l’approccio adottato per la crescita è cambiato di molto. Tra il 2008 e il 2012, il Pil turco è passato da 742 a 786 miliardi di dollari, crescendo quindi di 44 miliardi; ma lo stock di debito verso l’estero è cresciuto di 56 miliardi, cioè più del Pil. Di questi 56 miliardi di aumento, ben 48 sono debiti a breve, a forte sensibilità speculativa.
Se ciò non bastasse, si può anche citare quanto sta succedendo nel settore bancario. La crescita ha una dipendenza molto evidente dall’espansione del credito – non ultimo perché esiste un sistema di banche “sharia compliant” che hanno interesse a seguire le politiche dell’AKP, il partito islamico-riformista di Erdogan. Il credito privato è cresciuto molto. La banca centrale ha dichiarato dalla fine del 2011 di voler stabilizzare la crescita del credito, ma ha agito poi in maniera equivoca: alla luce di un’espansione economica deludente nel 2012 (appena il 2,2%), il tasso d’interesse principale della banca centrale turca è stato ridotto dal 5,7% al 4,5 per cento. Nonostante questo, l’inflazione è rimasta bassa, scendendo addirittura al 6,13% in aprile – rispetto ad attese del 6,5%. I libri di economia vorrebbero che se si abbassa il tasso, l’inflazione rimanga almeno stabile, e l’economia cresca, ma il +1,6% registrato nel primo trimestre del 2013 non sembra promettere bene, soprattutto dopo due trimestri al +0,1 per cento.
La debolezza turca risiede nei fondamentali: dipende troppo dall’offerta di manodopera a basso prezzo e dai mercati esportativi. Un sussulto internazionale potrebbe portare al tracollo economico, e soprattutto sociale. Il paese è privo della rete di assistenza presente in Europa, e licenziamenti di massa non potrebbero essere assorbiti politicamente. Non si dimentichi che dalla crisi il tasso di povertà ha smesso di scendere – segno, in presenza di crescita, di polarizzazione economica. Più precisamente, con l’AKP in Turchia i più ricchi hanno ceduto quote di ricchezza alla classe media, ma gli altri sono rimasti indietro.
La Turchia potrebbe poi essere vittima del suo stesso successo: le esportazioni potrebbero far aumentare la lira turca, riducendo le esportazioni stesse. Se la banca centrale reagisce abbassando il tasso di cambio (che dovrebbe anche svalutare la lira turca sui mercati), è anche in reazione a questo fenomeno.
C’è quindi molta Turchia da scoprire oltre Istanbul. Non bisogna credere alla Taksim lucida dello shopping-mile e degli alberghi di lusso, ma a quella delle proteste. La reazione violenta di Erdogan è dovuta a questo: la consapevolezza che il suo partito fortemente ideologico può rimanere al potere solo con la crescita economica. Se il modello zoppica, il suo potere annaspa. C’è da sperare che la Turchia riesca a proseguire nel suo cammino di stabilità, ma per ora non c’è da fidarsi della Turchia.

domenica 23 giugno 2013

Usa: riparte corsa al mattone, boom prezzi a New York e Miami Stranieri protagonisti della ripresa,70% delle transazioni in contanti (ANSA)

(ANSA) - NEW YORK, 22 GIU - Riparte la corsa al mattone targata stelle e strisce. La volatilità dei mercati e l'incertezza sulle politiche monetarie, con la Fed pronta a rallentare gli acquisti di asset già in settembre, spingono il mercato immobiliare americano, per il quale la crisi sembra alle spalle, e che torna a essere un bene rifugio. I prezzi in aumento e la maggior parte, fino al 70%, delle transazioni condotte in contanti lasciano intravedere un ritorno in piena salute del settore al centro della crisi del 2008. A correre è soprattutto il mercato delle case di lusso, dove la domanda è alta e l'offerta scarsa, e gli acquirenti sono pronti a pagare salati sovrapprezzi, tutto sempre cash. New York si conferma prima per volumi di compravendita, mentre Miami si aggiudica il primato per numero di transazioni. "I soldi sono tornati a girare e la gente ha voglia di spenderli, soprattutto in case. Molti sono disposti a pagare anche un sovrapprezzo perché non c'é abbastanza offerta" afferma Vickey Barron, agente immobiliare di proprietà di lusso, quali la Walker Tower, l'edificio storico sulla 18ma strada a New York in via di ristrutturazione con appartamenti di taglio grande da 9 milioni di dollari in su. "Le vendite in questo stabile extra lusso stanno procedendo in modo eccellente. Fra gli acquirenti abbiamo soprattutto americani ma non mancano gli stranieri, come turchi e brasiliani. Buona parte delle transazioni - aggiunge Barron - avviene in contanti: se durante la crisi chi pagava cash aveva la strada in discesa, ora questo non conta più. Per ogni appartamento ci sono diversi in coda per pagare in contati". L'edificio è stato disegnato dall'architetto Ralph Thomas Walker, definito dal New York Times 'architetto del secolo', e i lavori si sono conclusi nel 1929. Il palazzo è ora oggetto di una profonda ristrutturazione, con la quale diventerà una delle proprietà più prestigiose di Manhattan. Il boom dei prezzi a New York non fa distinzioni: salgono gli affitti e si riduce il divario fra Manhattan e Brooklyn, dove i prezzi salgono addirittura di più con aumenti anche del 37,8% in cinque anni. Lo stesso fenomeno si sperimenta a Miami, dove l'aumento del 20% della popolazione negli ultimi due anni ha aumentato la richiesta di immobili. Famosa nell'immaginario collettivo per le sue spiagge, Miami è oggetto del desiderio anche per gli investitori stranieri, con canadesi, latino americani, svizzeri, spagnoli e italiani a giocare il ruolo da protagonisti. Una domanda forte - spiega Michelle Haflon, di Jet Set Realty, agenzia immobiliare con sede a Miami - che si riflette in un aumento dei prezzi. Secondo i dati della Realtors Association, negli ultimi 12 mesi i prezzi sono saliti dell'11% e le transazioni sono aumentate del 30%. L'interesse è per tutte le tipologie di appartamento: dai monolocali alle ville lussuose, passando per i grandi progetti architettonici, quali il Porsche Building affacciato sull'oceano e che offre attici dai 3 milioni di dollari fino ai 45 milioni di dollari.(ANSA).

Case, a Venezia crollano compravendite: prezzi ancora stellari in centro „Case, a Venezia crollano compravendite: prezzi ancora stellari in centro“ - veneziatoday.it

Case, a Venezia crollano compravendite: prezzi ancora stellari in centro
Transazioni giù del 18,1% negli ultimi sei mesi del 2012. Ma al metro quadro sono ancora dolori: dai 6mila euro a Dorsoduro e i 4915 di media fino al Lido, dove l'esborso è di 3640. Nelle isole 2709 e 1923 a Mestre


Crollano le compravendite di immobili a Venezia. A decretarlo è l'osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate relativo al secondo semestre del 2012. A confronto con lo stesso periodo del 2011, la città lagunare segna perdite importanti: -18,1% tra il centro storico e Mestre. Il dato relativo a centro storico-Giudecca, invece segna "solo" un -8,9%. Le "unità immobiliare" scambiate negli ultimi sei mesi dell'anno scorso, si sono fermate a 1040, mentre le compravendite complessive di case sono state 3728, con il 72,11% che ha riguardato la provincia. Venezia, comunque, se la passa meglio che nel resto della provincia (-26,9%), nel Veneto (-29,1) e dell'Italia in generale (-28,9%).
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I prezzi sono ancora "stellari", tuttavia, in centro storico: si parte dai 4915 euro al metro quadro. Al Lido l'esborso è di 3640 e nelle isole di 2709 contro i 1923 di Mestre. Secondo quanto riporta la Nuova, ci sarebbe stato un incremento delle vendite a Sant'Elena del 15,9% (non proprio a buon mercato dato che si tratta di 4mila euro al metro quadro). Regge anche la zona di Santa Croce (+5,5%), San Polo (+4,4) e San Marco (+0,4%). Momento difficile per proprietari e immobiliari e che vendono su Castello (-19,3%) e Dorsoduro (-15,3) dove i prezzi al metro quadro raggiungono cifre da capogiro, circa 6mila euro al metro quadro. Si riprendono con un +35% Murano e Pellestrina (+28%) mentre è periodo nero a Burano (-79%) e Sant'Erasmo (-50%).

Mutui casa, come risalire alle quotazioni degli immobili - mutui.blogosfere.it

L'Agenzia delle Entrate mette a disposizione nuovi dati, dal 2004, sull'andamento dei prezzi delle case nelle principali città italiane.
Mutui casa, come risalire alle quotazioni degli immobili.jpg
Chi cerca casa di questi tempi non può non tenere d'occhio il prezzo proposto dal venditore. Di norma il compratore cerca di strappare uno sconto, ma è sempre bene anche effettuare un confronto con le quotazioni medie delle case nel Comune dove si trova l'immobile. Al riguardo possono tornare utili le Note territoriali che l'Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione sul proprio sito Internet. I report, tra l'altro, forniscono un monitoraggio proprio delle quotazioni degli immobili effettuando dei confronti, a partire dall'anno 2004, con le medie comunali e provinciali.

Nelle Note aggiornate con i dati al secondo semestre del 2012, inoltre, sono riportati anche i dati sulla tendenza delmercato residenziale in Italia relativamente alle città più importanti. Da Roma a Napoli e passando per Milano, Venezia, Salerno, Torino, Udine, Bari. Ed ancora Firenze, Bologna, Padova, Catania, Pavia, Catanzaro, Mantova, Modena, Perugia, Genova e Crotone.