venerdì 5 luglio 2013

Sean Connery arrestato se non si presenta a testimoniare - today.it

Sean Connery arrestato se non si presenta a testimoniare


 Sean Connery arrestato se non si presenta a testimoniare
Un giudice spagnolo ha minacciato di spiccare un mandato di cattura internazionale per l'attore 83enne e per sua moglie se non verranno a farsi ascoltare su una vicenda di corruzione e frode immobiliare che riguarda una loro villa a Marbella






Sean Connery rischia di finire in galera se non comparirà davanti a un giudice spagnolo per chiarire la sua posizione in merito a una presunta frode immobiliare.
Sulla testa dell'ex 007, ormai quasi 83enne, e di sua moglie Micheline pesa infatti la minaccia di un ordine di arresto internazionale qualora la coppia non si presenti per farsi interrogare, insieme ad altre 20 persone sospettate di corruzione in relazione a una villa di Marbella di proprietà dell'attore, sulla Costa del Sol.
Secondo il tribunale, l'edificio di quattro piani che ora sorge sul terreno dove un tempo c'era la villa dell'attore sarebbe stato costruito grazie a un permesso ottenuto corrompendo l'ex discusso sindaco di Marbella, Jesus Gil y Gil, in passato già al centro di vicende di corruzione.
La prima notifica per l'interrogatorio è stata recapitata ai coniugi Connery nel 2010 ma da allora la coppia ha avanzato ogni tipo di impedimento pur di non farsi interrogare. Sean Connery e sua moglie sostengono che nella vicenda della villa non c'è nulla di illegale e hanno giustificato la loro mancata mancata disponibilità con motivi legati alla loro età avanzata.



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Leonardo o Montalbano: le scelte degli italiani di Giovanna Valsecchi - news.immobiliare.it

Il mercato immobiliare dei vip è sempre in continuo fermento: attori che comprano nuove ville, politici che mettono in vendita lussuose abitazioni sono avvenimenti che accadono tutti i giorni… ma se le persone comuni potessero essere parte in causa di queste compravendite come si comporterebbero?  Immobiliare.it ha provato a rispondere a questa domanda facendo un sondaggio tra quasi cinquemila utenti del proprio sito.
Da questo sondaggio si scopre innanzitutto che ben il cinquantadue per cento dei nostri connazionali conferma che sarebbe contento di abitare nella casa in cui ha abitato un personaggio famoso, anche se differenti sono le motivazioni che sono alla base di questa scelta: dal poter usufruire di lussi normalmente riservati a pochi all’orgoglio di abitare nella stessa casa di un vip.
Anche se non si tratta di un personaggio famoso recente quello che si aggiudica il primo posto in classifica ma di Leonardo da Vinci: la maggior parte di coloro che hanno risposto alle domande di Immobiliare.it vorrebbero poter vivere in questa abitazione ricca di storia e cultura; ben diverso è il secondo piazzamento dove troviamo un personaggio nato dalla fantasia di Andrea Camilleri e reso famoso con il volto di Luca Zingaretti: il commissario Salvo Montalbano. Non più personaggi storici o non esistiti al terzo posto della classifica ma troviamo la casa dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, anche se non è stato specificato quale sia la dimora prescelta, tra le tante da lui possedute.
Ovviamente c’è anche l’altro lato della medaglia: le case di personaggi famosi nelle quali gli italiani non vorrebbero mai andare a vivere, al primo posto di questa lista i nostri connazionali intervistati da Immobiliare.it hanno messo la dimora di Valeria Marini, per paura che un eccessivo stile da bambola pervada la casa, segue quella di Dario Argento dove si teme di stare come sul set di Profondo Rosso ed infine la residenza di Bruno Vespa per paura dei politici che potrebbero farsi trovare davanti alla porta.

Mercato immobiliare: prezzi delle case ancora troppo elevati - investireoggi.it

Comunicato stampa 3 luglio
CASA: I PREZZI ANCORA TROPPO ELEVATI PESANO FORTEMENTE SULLA CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE.
Sono sovrastimate, a nostro parere, le diminuzioni dei prezzi delle abitazioni che, secondo l’Istat, nel I trimestre, avrebbero segnato una diminuzione del 5,7% rispetto allo scorso anno.
Se veramente fosse questo l’andamento, non ci troveremmo di fronte alla grave crisi del mercato immobiliare che, invece, il Paese sta vivendo.
Addirittura, secondo dei recenti dati dell’ANCE, dall’inizio della crisi, le compravendite delle abitazioni si sono dimezzate.
Un dato drammatico su cui pesa, appunto, da un lato la forte contrazione del potere di acquisto delle famiglie (pari al -14,1% dal 2008 ad oggi) e, dall’altro, il livello ancora eccessivamente elevato dei costi delle abitazioni.
Da anni denunciamo tale andamento, in totale contraddizione con ogni sana logica di mercato: di fronte ad una contrazione della domanda di abitazioni così marcata, infatti, logica vorrebbe che i prezzi scendessero in maniera adeguata.
Invece sono rimasti sostanzialmente invariati, con qualche flessione nelle zone più marginali e periferiche.
Una tendenza che sta spingendo un numero sempre maggiore di famiglie verso i margini delle città, o addirittura verso i centri minori, dove il costo delle case è sicuramente più accessibile.
Alla luce di tale situazione è chiaro per far ripartire il mercato immobiliare e per mettere le famiglie in condizione di non dover rinunciare ad un bene essenziale come la casa, è necessario avviare un serio e reale ridimensionamento dei prezzi, in concomitanza con una riduzione della tassazione e con l’avvio di piani per l’edilizia popolare.

Mercato immobiliare e imprese 2013: cambiamenti e tendenze by Federica Trevisanello - attico.it

Smiling shopping womanL’osservatorio di Economia immobiliare di Tecnoborsa rende noti i risultati dell’indagine Tecnoborsa 2013 su commercio, turismo, servizi e artigianato.

Il dato di partenza è impressionante: nel 2012 sono nate 383.883 imprese (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011), a fronte delle quali 364.972 hanno chiuso i battenti (1000 ogni giorno), 24mila unità in più rispetto al 2011.
Come conseguenza, il saldo tra entrate e uscite si è attestato sul valore di 18.911 imprese, un dato molto vicino a quello del 2009, l’anno peggiore dall’inizio della crisi.
A questo dato Tecnoborsa aggiunge il calo del clima di fiducia delle imprese italiane, il cui indice a febbraio 2013 scende a 77,4, influenzato soprattutto dal calo della fiducia delle imprese dei servizi di mercato e del commercio al dettaglio. Solo l’indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere aumenta lievemente.
Mortalità delle aziende e clima di fiducia in ribasso si ripercuotono sul mercato degli immobili, che sta registrando un andamento estremamente negativo, anche nel non residenziale. La crisi riguarda sia le locazioni che le compravendite. I dati che costantemente monitora l’Agenzia del Territorio, e che sono testimoniati anche dalle indagini periodicamente svolte da Tecnoborsa sulle famiglie italiane, rilevano un continuo peggioramento del mercato, che si manifesta non solo in una contrazione delle transazioni, ma anche dei valori.
Questo dunque il contesto in cui si colloca l’Indagine Tecnoborsa pubblicata oggi. L’Osservatorio di Economia Immobiliare di Tecnoborsa ha voluto indagare il rapporto tra imprese e mercato immobiliare: per il secondo anno, dunque, L’Osservatorio ha realizzato una Indagine sulle aziende italiane che operano nei settori del commercio, del turismo, dei servizi e dell’artigianato. L’indagine considera un campione di 2000 casi, intervistati telefonicamente. L’obiettivo: costituire una base di dati e informazioni utili alla comprensione di come sta mutando il mercato immobiliare a supporto dell’attività dell’impresa.
Nell’indagine sono stati approfonditi:
a) i cambiamenti in atto nel mercato immobiliare business: immobili per uffici, vendita al pubblico, produzione (ad esclusione degli impianti industriali);
b) le tendenze e le aspettative per il prossimo futuro.
L’indagine permette di comprendere meglio il mercato immobiliare non residenziale fornendo alcune chiavi di lettura dei fenomeni in atto (i driver che spingono o che hanno spinto un’impresa al cambiamento di immobile, le modalità di godimento dei beni più utilizzate da parte delle imprese, il ricorso al credito, ecc.).
L’indagine Tecnoborsa sulle imprese operanti nelle 12 aree metropolitane analizzate (Roma, Milano, Napoli, Bari, Brescia, Parma, Perugia, Vicenza, Ancona, Pisa, Ascoli Pieceno, Cagliari) conferma che il tessuto imprenditoriale del nostro Paese rimane caratterizzato da forte volatilità e dalla presenza di micro e medie imprese: il 16% di queste sono state fondate negli ultimi dodici anni, e la quasi totalità ha una sede unica.
Funzioni d’uso delle sedi aziendali. Per il 65,1% delle imprese i locali sono utilizzati per un’unica funzione d’uso, mentre per il rimanente 34,9% la sede è plurifunzionale. In particolare:
  • 28,5% ufficio;
  • 21,5% vendita al pubblico,
  • 15,1% produzione,
  • 11,8% sia ufficio che produzione,
  • 17,9% ufficio e vendita al pubblico,
  • 3,8% vendita al pubblico e produzione;
  • l’1,5% ufficio, vendita al pubblico e produzione.
L’utilizzo della sede di riferimento come ufficio prevale per le aziende operanti nel ramo dei servizi (87,2%), mentre l’attività di produzione è diffusa per le attività manifatturiere di tipo artigianale (92,5%).
Titolo di utilizzo dei locali.
  • Il 54,7% delle aziende opera in sedi prese in affitto, fenomeno ormai consolidato nel tempo;
  • il 16,8% è localizzato in strutture di proprietà;
  • il 28,6% utilizza in leasing la sede analizzata.
Rispetto all’Indagine precedente è in calo la quota di imprese che sono in affitto (-2,1 punti percentuali); viceversa, è in crescita la percentuale di quelle che lavorano in immobili di proprietà (+2,6 punti percentuali); infine, cresce l’impiego del leasing immobiliare.
Affitto. L’affitto prevale tra le imprese commerciali e turistiche e, più in generale, nei servizi (dove, peraltro, la variabilità dei fatturati sconsiglia spesso l’acquisizione), mentre il leasing e la proprietà crescono nei settori artigiani. Dall’analisi territoriale emerge che:
  • le aziende in affitto prevalgono a Parma, Pisa e Napoli;
  • quelle in leasing a Roma, Bari, Brescia, Perugia e Ancona;
  • quelle di proprietà a Pisa, Ascoli Piceno e Cagliari.
Leasing. Il leasing è superiore nel caso di utilizzazione dell’immobile come ufficio.
Immobile di proprietà. Tra le imprese che hanno dichiarato di operare in un immobile di proprietà,
  • nel 41% dei casi l’acquisto è avvenuto attraverso il ricorso a un mutuo;
  • nel 14,3% con mezzi propri;
  • nel 4,3% si è utilizzata la formula del leasing con riscatto;
  • nel 40,4% il locale era nelle disponibilità aziendali.
Il settore di appartenenza influisce nella scelta del ricorso al mutuo: le aziende che hanno fatto ricorso a un mutuo prevalgono nettamente nel commercio e nei servizi, mentre le imprese artigiane operano in locali che erano nelle loro disponibilità.
Il ricorso a un mutuo per finanziare l’acquisto dell’immobile risulta particolarmente significativo nelle aree metropolitane di Milano, Brescia, Parma, Perugia, Pisa e Cagliari. Più in generale, il finanziamento prevale ampiamente nelle regioni settentrionali del Paese, a causa di una migliore performance economica, ma anche per le note difficoltà di accesso al credito che si riscontrano nelle regioni del Sud.
Cambiamento di sede. Circa il 16,9% delle imprese dichiara di aver cambiato la sede negli ultimi 10 anni. Da un focus sugli ultimi due bienni, 2009-2010 e 2011-2012, si registra un decremento di quasi il 50% tra chi ha dichiarato di aver cambiato la sede: si passa dal 3,4% all’1,7%. Andando a vedere l’aggregato delle aziende che negli ultimi dieci anni hanno cambiato almeno una volta la propria sede, il fenomeno ha riguardato il 21,8% di chi oggi è in affitto, il 12,9% di chi è ricorso a un leasing e solo l’8,1% di chi è in locali di proprietà.
Rispetto all’uso cui sono adibiti attualmente i locali, la mobilità è stata piuttosto elevata per gli uffici (il 21,8% ha cambiato sede almeno una volta nell’ultimo decennio), e per le unità immobiliari destinate alla produzione (19,6%); viceversa, è bassa per quelli destinati alla vendita, fenomeno questo strettamente correlato al fatto che un cambiamento di sede può comportare una perdita o comunque un disorientamento della clientela, particolarmente difficile da recuperare nel commercio.
Con riferimento alle aree metropolitane osservate, quelle nelle quali il fenomeno è stato rilevato più frequentemente sono state Milano, Parma, Perugia, Vicenza e Pisa.
Le ragioni che hanno spinto negli ultimi dieci anni le aziende a cambiare sede sono sostanzialmente tre:
  • esigenza di locali più ampi (avvertita dal 46% delle aziende che hanno cambiato sede);
  • ricerca di locali più piccoli (24,1% delle aziende);
  • esigenza di ridurre i costi (23,9% delle aziende)
Nel rimanente 6% ricadono tutte le altre motivazioni.
Per quanto riguarda la necessità di spazi più grandi, si riscontra un calo di 8 punti percentuali rispetto alla precedente Indagine.
Nell’ultimo decennio l’esigenza di locali più ampi è stata una delle ragioni determinanti del cambiamento di sede delle aziende di Brescia, Parma, Perugia, Ancona, Pisa e Ascoli Piceno.
Inoltre, è risultata particolarmente sentita dalle aziende di piccole dimensioni (1-49 addetti), dalle aziende artigiane, nonché dalle aziende del commercio. Al contrario, la necessità di andare in locali più piccoli è stata una delle motivazioni principali per le imprese che operano sul territorio di Roma e Milano, non a caso le città in cui i costi legati agli immobili sono tra i più alti in Italia.
A coloro che non hanno mai cambiato sede negli ultimi dieci anni è stato chiesto se hanno mai preso in considerazione l’idea: il 4,6% ha risposto positivamente ma afferma di aver scartato l’idea in un secondo momento. Il 92,8% ha detto di non aver mai considerato questa possibilità e solo il 2,6% ha preso in esame questa eventualità. Rispetto all’Indagine 2012, dunque, non si sono rilevate variazioni significative, confermandosi il dato di una mobilità estremamente intenzionale e consapevole da parte delle aziende. Alla base dell’abbandono del progetto di trasferimento ci sono prevalentemente le difficoltà organizzative e i costi che il cambiamento comporta.
La quota di imprese che ha dovuto abbandonare il progetto di un trasferimento a causa delle difficoltà di trovare le risorse finanziarie necessarie è aumentata di ben 18,7 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nel 2012. Questo è dovuto tanto alla crisi economica generale quanto all’ulteriore stretta nella concessione dei mutui e dei finanziamenti attuata dagli istituti di credito. Tra le aziende che hanno scartato l’idea di cambiare location prevalgono quelle che operano nei settori dei servizi e dell’artigianato, situate, in particolare, nei Comuni di Roma, Brescia e Vicenza.
La quasi totalità delle imprese che non hanno mai valutato un trasferimento di sede afferma che l’attuale location è sostanzialmente adatta alle proprie esigenze (94,7%), mentre il 4,6% sta valutando l’idea di cessare l’attività e il restante 0,7% ritiene di chiudere la sede oggetto di analisi della presente Indagine. Rispetto al 2012, sono quasi raddoppiate le aziende che stanno valutando di chiudere l’attività. Tra queste prevalgono le imprese del settore del commercio localizzate a Milano, Bari, Parma, Ascoli Piceno e Cagliari.
Infine, tra le (peraltro pochissime) aziende che hanno affermato di stare considerando l’idea di cambiare la propria sede, il 7,6% ha dichiarato che certamente cambierà sede nei prossimi 12 mesi, il 90,5% probabilmente cambierà sede nei prossimi 12 mesi, mentre il restante 1,9% ha deciso di cambiare sede, ma più avanti nel tempo. Pensano di cambiar sede nel prossimo futuro prevalentemente le aziende del commercio e del turismo che operano a Napoli, Brescia, Vicenza e Cagliari.
Le ragioni principali che spingono le imprese al trasferimento della propria sede entro i prossimi 12 mesi e oltre sono risultate:
  • l’esigenza di locali più ampi (44,4%);
  • l’esigenza di ridurre i costi (30,4%);
  • la necessità di andare in zone con maggiore accessibilità (23,4%).
Sempre considerando le sole aziende che hanno manifestato l’intenzione di voler cambiar sede, si riscontra che il 59,2% andrà in affitto, il 24,6% prevede l’acquisto, il 14,7% si sposterà in un immobile che è già nelle disponibilità della società e il restante 1,4% in uno che si sta acquistando.
Infine, l’86,2% del campione delle aziende ha dichiarato di essere molto o abbastanza soddisfatto della sede utilizzata attualmente, il 9,1% ha affermato di essere mediamente soddisfatto e il 4,7% di essere poco o per nulla soddisfatto.
L’Indagine ha preso in considerazione anche l’attenzione che le aziende dedicano al risparmio energetico e all’impatto ambientale, per verificare se e come le imprese italiane sono pronte a contribuire alla sfida lanciata dall’Unione Europea di incrementare l’efficienza energetica senza diminuire, anzi migliorando, gli standard di produzione e di vita del Paese. Di questo daremo conto nel prossimo post.

Ha collaborato alla stesura Anna Carbone

Crisi dell'immobiliare, le proposte dei notai: credito d'imposta per gli affitti con riscatto - casaeclima.com

In audizione al Senato il Notariato ha chiesto l’estensione già da subito del sistema di tassazione “prezzo valore” agli immobili non abitativi

derrico notaiApplicare alle forme contrattuali di affitto con riscatto, noto anche in termini di “rent to buy”, un credito d’imposta quale meccanismo di recupero dei tributi già assolti sui contratti di locazione, limitatamente ai canoni imputati in tutto o in parte al corrispettivo dovuto per la successiva compravendita.
La proposta è stata presentata dal Consiglio nazionale del Notariato in occasione dell'audizione della scorsa settimana presso la commissione Finanze del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tassazione degli immobili.
Si potrebbe applicare alle formule di affitto con riscatto un credito d'imposta, che permetta di recuperare i tributi già versati per i contratti di locazione in atto prima della vendita. In modo da evitare una doppia imposizione per la parte di canone che va a comporre il prezzo d'acquisto finale”, spiega il presidente del Consiglio nazionale del Notariato, Maurizio D'Errico (foto), in un'intervista su Casa 24 Plus.
Le altre proposte
Al fine di rilanciare il mercato immobiliare e stimolare le contrattazioni, i notai propongono anche la riduzione del carico fiscale dell’ipoteca legale a garanzia di dilazioni di pagamento del prezzo delle compravendite; la riduzione della tassazione dei canoni di locazione per gli immobili destinati alla vendita, rimasti invenduti e temporaneamente locati per consentire alla imprese costruttrici di far fronte alle spese di gestione; la riduzione dell’aliquota del 15% dell’imposta di registro prevista per le cessioni di terreni agricoli, se permane l’uso agricolo; l’esenzione dalle imposte indirette e dagli oneri di urbanizzazione delle dismissioni di beni immobili pubblici strumentali.
Secondo i notai è inoltre necessaria una soluzione normativa al problema relativo alla tassazione di registro proporzionale per il contratto preliminare nei casi in cui la disciplina dettata per il contratto definitivo porti all’applicazione di un’imposta inferiore rispetto a quella scontata per le caparre confirmatorie e gli acconti prezzo del preliminare (con la conseguente impossibilità di detrarre integralmente quest’ultima in sede di tassazione del definitivo).
Riforma della tassazione, le indicazioni dei notai
Per quanto concerne la riforma della tassazione degli immobili, su cui sta lavorando il Governo, il Notariato propone una vasta gamma di interventi:
1) oltre ad una riduzione delle aliquote delle imposte sui trasferimenti e ad un eventuale ampliamento della base imponibile, una razionalizzazione del sistema delle agevolazioni (la cui soppressione a far data dal 1° gennaio 2014 sarebbe da rivedere), in funzione degli obiettivi di politica economica che il Governo si propone di raggiungere;
2) la possibilità di pagare un’imposta sostitutiva delle plusvalenze immobiliari anche per fattispecie diverse dalle cessioni infraquinquennali di terreni agricoli e immobili abitativi, graduando poi l’aliquota in relazione all’utilità sociale degli interventi: minima per le aree comprendenti fabbricati da demolire per operazioni di riqualificazione urbana; maggiore per le aree lottizzate o per quelle da lottizzare entro un certo termine; massima per le aree non lottizzate;
3) l’estensione già da subito, e dunque a prescindere dall'aggiornamento delle rendite, del sistema di tassazione c.d. “prezzo valore” agli immobili non abitativi o la previsione di un sistema più valido di Omi sul versante della determinazione dei valori. Il riconoscimento di un credito di imposta - calcolato sulla base della differenza tra il corrispettivo pattuito per le cessioni di immobili abitativi soggette ad Iva ed il valore catastale degli stessi - a favore degli acquirenti di immobili soggetti ad Iva con la finalità di far emergere il corrispettivo reale in atto, oltre che di incentivare la produzione e più precisamente la costruzione e la compravendita di nuovi fabbricati;
4) la razionalizzazione dell’imposizione sulle sistemazioni familiari, soprattutto con riferimento a quelle 'intrafamiliari' realizzate tra parenti in linea collaterale e quindi non assistite da franchigie di particolare spessore;
5) la riapertura dei termini per l’assegnazione agevolata di beni ai soci da parte delle società di comodo e la loro trasformazione agevolata in società semplice;
6) la previsione di trattamenti di favore (ad esempio sotto forma di crediti di imposta o utilizzando un regime impositivo analogo a quello previsto per i trasferimenti di immobili inseriti in piani particolareggiati) per incentivare chi si impegni ad effettuare interventi di adeguamento delle strutture edilizie esistenti alla normativa antisismica ed all’implementazione dell’efficienza energetica e dell’adeguamento termico, con effetti anche propulsivi nei confronti dell’attività delle imprese operanti nei relativi settori.
Procedure telematiche
Secondo i notai l'applicazione generalizzata delle procedure telematiche per tutti gli adempimenti relativi agli atti immobiliari (attraverso il sistema dell’Adempimento Unico) potrebbe costituire uno strumento privilegiato mediante il quale implementare rapidamente l’Anagrafe Tributaria e l’Anagrafe immobiliare integrata agevolando così, a costo zero per l’Amministrazione Finanziaria, la gestione dei flussi di informazioni sui contribuenti.
Il Notariato ritiene di poter svolgere un ruolo funzionale alla verifica da parte degli uffici finanziari che il venditore dell’immobile abbia assolto l’Imu nel contesto dell’atto di trasferimento della proprietà immobiliare. Nella stessa prospettiva si potrebbe prevedere – propone il Notariato - la possibilità per i notai di versare sempre con l’Adempimento Unico le imposte autoliquidate nelle successioni, eventualmente anche prevedendo l’istituzione di un “certificato di eredità” che garantirebbe assoluta certezza alle vicende ereditarie.

giovedì 4 luglio 2013

Mercato immobiliare, banche straniere in crescita sui mutui - trendonline.com



In un contesto nazionale segnato dalla crisi, le banche estere guadagnano terreno assicurandosi fette sempre più consistenti del mercato dei mutui.
Il mercato immobiliare italiano vive una situazione di stallo senza precedenti, con la percentuale di quanti riescono ad accendere un mutuo casache si riduce sempre di più. Un contesto simile ha favorito la decisa accelerata delle banche dell’Eurozona meno colpite dalla crisi, con due istituti francesi ed uno tedesco risultati in cima alla classifica di convenienza delle migliori offerte rivolte agli aspiranti mutuatari italiani.
Già l'Aibe aveva mostrato la scorsa settimana come gli istituti stranieri (tra cui Barclays e Deutsche Bank) siano più “generosi” nell'erogazione dei mutui. Prendendo come punto di riferimento i dati medi di mercato che poggiano su un mutuo di 140 mila euro a tasso variabile di durata 25 anni, Deutsche Bank, Cariparma e Bnp Paribas sono risultate le tre top three in quanto a convenienza di offerte e condizioni di sottoscrizione.
Deutsche Bank, istituto di credito tedesco per cui l'Italia rappresenta il primo mercato europeo dopo la Germania, e Cariparma, parte del gruppo francese Credit Agricole, propongono entrambe uno spread del 2,85%, mentre Bnl, parte del gruppo Bnp Paribas, propone uno spread del 2,90%. Presenti sul territorio italiano con un numero di agenzie che varia tra le 315 e le 900, i tre istituti finanziari propongono un Taeg (Tasso Annuo Effettivo Globale) sostanzialmente coincidente e gravitante attorno al 3,21 – 3,23%.
In attesa dei dati ufficiali di 2012 e prima parte del 2013, va segnalato come già nel 2011 la quota di mercato delle banche estere operanti in Italia risultava in crescita di circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente (18,6% - 19,6%), e stando alle ultime stime il dato dovrebbe aver abbondantemente varcato la soglia del 20%; gli istituti esteri guadagno dunque terreno, agevolati da un tessuto bancario, quello italiano, colpito da numerosi problemi legati a redditività, solidità patrimoniale, costo di approvvigionamento e costo del rischio (con tassi di default purtroppo in continua crescita).

Mercato immobiliare, banche straniere in crescita sui mutui - trendonline.com



In un contesto nazionale segnato dalla crisi, le banche estere guadagnano terreno assicurandosi fette sempre più consistenti del mercato dei mutui.
Il mercato immobiliare italiano vive una situazione di stallo senza precedenti, con la percentuale di quanti riescono ad accendere un mutuo casache si riduce sempre di più. Un contesto simile ha favorito la decisa accelerata delle banche dell’Eurozona meno colpite dalla crisi, con due istituti francesi ed uno tedesco risultati in cima alla classifica di convenienza delle migliori offerte rivolte agli aspiranti mutuatari italiani.
Già l'Aibe aveva mostrato la scorsa settimana come gli istituti stranieri (tra cui Barclays e Deutsche Bank) siano più “generosi” nell'erogazione dei mutui. Prendendo come punto di riferimento i dati medi di mercato che poggiano su un mutuo di 140 mila euro a tasso variabile di durata 25 anni, Deutsche Bank, Cariparma e Bnp Paribas sono risultate le tre top three in quanto a convenienza di offerte e condizioni di sottoscrizione.
Deutsche Bank, istituto di credito tedesco per cui l'Italia rappresenta il primo mercato europeo dopo la Germania, e Cariparma, parte del gruppo francese Credit Agricole, propongono entrambe uno spread del 2,85%, mentre Bnl, parte del gruppo Bnp Paribas, propone uno spread del 2,90%. Presenti sul territorio italiano con un numero di agenzie che varia tra le 315 e le 900, i tre istituti finanziari propongono un Taeg (Tasso Annuo Effettivo Globale) sostanzialmente coincidente e gravitante attorno al 3,21 – 3,23%.
In attesa dei dati ufficiali di 2012 e prima parte del 2013, va segnalato come già nel 2011 la quota di mercato delle banche estere operanti in Italia risultava in crescita di circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente (18,6% - 19,6%), e stando alle ultime stime il dato dovrebbe aver abbondantemente varcato la soglia del 20%; gli istituti esteri guadagno dunque terreno, agevolati da un tessuto bancario, quello italiano, colpito da numerosi problemi legati a redditività, solidità patrimoniale, costo di approvvigionamento e costo del rischio (con tassi di default purtroppo in continua crescita).

mercoledì 3 luglio 2013

Comprare all'estero? senti il tuo notaio di Fabrizio Santosuosso

Grazie al Consiglio dei Notariati d'Europa, e' possibile rivolgerti ad un Notaio italiano per comprare la tua casa o un immobile all'estero


Con un sistema certificato, inoltre, puoi rivolgerti al Notaio italiano che si occupa di seguire per via telematica, attraverso una rete digitale certificata, la compravendita in collaborazione con il Notaio straniero dove è situato l’immobile da acquistare.

Una piattaforma sperimentale che consente, quindi, di poter svolgere a distanza tutte le pratiche legate all’acquisto di un immobile: dal trasferimento dei dati all’esecuzione delle diverse procedure amministrative imposte dai singoli Stati, fino alla conclusiva firma dell’atto di vendita.

GLI EFFETTI DELL’ACQUISTO IN ITALIA

Inoltre l’acquisto di una casa, di una multiproprietà o di un timeshare comporta effetti civili e fiscali anche per la legge Italiana (successione, donazione, tassazione, regime fiscale) che difficilmente sono a fondo conosciuti dal professionista straniero.
 
E’ fondamentale che la scelta del professionista (normalmente semplicemente indicato dall”Agenzia che ha trovato l’immobile all’estero) sia ancora piu’ attenta di quando si acquisita un immobile in Italia.

Immobiliare business: quanto pesa la crisi di Pierpaolo Molinego trenonline.it

Sono 383.883 le imprese nate nel 2012 (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011), a fronte delle quali 364.972 - mille ogni giorno - sono quelle che hanno chiuso i battenti, 24mila unità in più rispetto all’anno precedente. Come conseguenza, il saldo tra nuove imprese e cessate si è attestato sul valore di 18.911 imprese, il secondo peggior risultato del periodo considerato - dopo due anni consecutivi di recupero - e vicino a quello del 2009, l’anno peggiore dall’inizio della crisi. In questa situazione, non sorprende che anche il mercato degli immobili nel nostro Paese stia registrando un andamento estremamente negativo; ciò è vero per gli immobili residenziali ma anche per quelli non residenziali, e la crisi riguarda sia le locazioni che le compravendite. In un contesto così incerto Tecnoborsa, attraverso il proprio Osservatorio di Economia Immobiliare, ha voluto approfondire la conoscenza del fenomeno, esplorando il rapporto tra imprese e mercato immobiliare: per il secondo anno consecutivo viene, dunque, realizzata un’Indagine sulle aziende italiane che operano nei settori del commercio, del turismo, dei servizi e dell’artigianato, il cui scopo è quello di costituire una base di dati e informazioni utili alla comprensione di come sta cambiando il mercato immobiliare a supporto dell’attività dell’impresa. In questo senso si sono approfonditi: a. i cambiamenti in atto nel mercato immobiliare business: immobili per uffici, vendita al pubblico, produzione (sono esclusi gli impianti industriali); b. le tendenze e le aspettative per il prossimo futuro.
L’indagine consente di comprendere meglio il mercato immobiliare non residenziale fornendo alcune chiavi interpretative per la lettura dei fenomeni.
Inoltre, nella presente Indagine per la prima volta si è voluta anche analizzare l’attenzione che le aziende dedicano al risparmio energetico e all’impatto ambientale, per verificare se e come le imprese italiane sono pronte a contribuire alla sfida lanciata dall’Unione Europea di incrementare l’efficienza energetica senza diminuire, bensì migliorando, gli standard di produzione e di vita del Paese.
Dall’Indagine Tecnoborsa sulle imprese operanti nelle 12 aree metropolitane analizzate è emerso che il 16% di queste sono state fondate negli ultimi dodici anni, mentre la quasi totalità ha una sede unica, confermando che il tessuto imprenditoriale del nostro Paese è fortemente caratterizzato dalla presenza di micro e medie imprese.
Andando a esaminare le funzioni d’uso cui sono adibite le sedi aziendali si rileva che il 28,5% di esse sono utilizzate a ufficio, il 21,5% a vendita al pubblico, il 15,1% a produzione, l’11,8% sia a ufficio che a produzione, un ulteriore 17,9% a ufficio e vendita al pubblico, il 3,8% a vendita al pubblico e produzione; infine, l’1,5% delle sedi vengono utilizzate per tutte e tre le funzioni considerate; dunque, per il 65,1% delle imprese i locali sono utilizzati per un’unica funzione d’uso, mentre per il rimanente 34,9% la sede è plurifunzionale.
L’utilizzo della sede di riferimento come ufficio prevale ovviamente per aziende operanti nel ramo dei servizi (87,2%), mentre l’attività di produzione è logicamente diffusa per le attività manifatturiere di tipo artigianale (92,5%)2. Per quanto concerne il titolo di utilizzo dei locali, si rileva che ben il 54,7% delle aziende opera in sedi prese in affitto, fenomeno ormai consolidato nel tempo; il 16,8% è localizzato in strutture di proprietà e il 28,6% utilizza in leasing la sede analizzata. Rispetto all’Indagine precedente è in calo la quota di imprese che sono in affitto (-2,1 punti percentuali); viceversa, è in crescita la percentuale di quelle che lavorano in immobili di proprietà (+2,6 punti percentuali); infine, cresce l’impiego del leasing immobiliare. L’affitto prevale tra le imprese commerciali e turistiche e, più in generale, nei servizi (dove, peraltro, la variabilità dei fatturati sconsiglia spesso l’acquisizione), mentre il leasing e la proprietà crescono nei settori artigiani. Dall’analisi territoriale emerge che le aziende in affitto prevalgono a Parma, Pisa e Napoli; quelle in leasing a Roma, Bari, Brescia, Perugia e Ancona; quelle di proprietà a Pisa, Ascoli Piceno e Cagliari. Invece, dalla relazione tra funzione d’uso e titolo di utilizzo dell’immobile si evince, in particolare, come il leasing risulti superiore nel caso di utilizzazione dell’immobile come ufficio.
Tra le imprese che hanno dichiarato di operare in un immobile di proprietà, è interessante notare come nel 41% dei casi l’acquisto sia avvenuto attraverso il ricorso a un mutuo, nel 14,3% con mezzi propri e nel 4,3% si è utilizzata la formula del leasing con riscatto, mentre nel 40,4% si riscontra che il locale era nelle disponibilità aziendali. Si può evidenziare, inoltre, come il settore di appartenenza influisca nella scelta del ricorso al mutuo; infatti, le aziende che hanno fatto ricorso a un mutuo prevalgono nettamente nel commercio e nei servizi, mentre le imprese artigiane operano in locali che erano nelle loro disponibilità. Il ricorso a un mutuo per finanziare l’acquisto dell’immobile risulta particolarmente significativo nelle aree metropolitane di Milano, Brescia, Parma, Perugia, Pisa e Cagliari. Più in generale, il finanziamento prevale ampiamente nelle regioni settentrionali del Paese, certamente per una migliore performance economica ma anche per le note difficoltà di accesso al credito che si riscontrano nelle regioni del Sud.
Circa il 16,9% delle imprese dichiara di aver cambiato la sede negli ultimi 10 anni: il 10% lo ha fatto tra il 2002 e il 2007; il 5,2% tra il 2008 e il 2010 e l’1,8% nel biennio tra il 2011 e il 2012. Da un focus sugli ultimi due bienni, 2009-2010 e 2011-2012, si registra comunque un decremento di quasi il 50% tra chi ha dichiarato di aver cambiato la sede e, infatti, si passa dal 3,4% all’1,7%. Andando a vedere l’aggregato delle aziende che negli ultimi dieci anni hanno cambiato almeno una volta la propria sede, il fenomeno ha riguardato il 21,8% di chi oggi è in affitto, il 12,9% di chi è ricorso a un leasing e solo l’8,1% di chi è in locali di proprietà.
Rispetto all’uso cui sono adibiti attualmente i locali, la mobilità è stata piuttosto elevata per gli uffici (il 21,8% ha cambiato sede almeno una volta nell’ultimo decennio), e per le unità immobiliari destinate alla produzione (19,6%); viceversa, è bassa per quelli destinati alla vendita, fenomeno questo strettamente correlato al fatto che un cambiamento di sede può comportare una perdita o comunque un disorientamento della clientela, particolarmente difficile da recuperare nel commercio. Con riferimento alle aree metropolitane osservate, quelle nelle quali il fenomeno è stato rilevato più frequentemente sono state Milano, Parma, Perugia, Vicenza e Pisa.
Le ragioni che hanno spinto negli ultimi dieci anni le aziende a cambiare sede sono sostanzialmente tre: l’esigenza di locali più ampi, ragion per cui il 46% delle aziende ha cambiato sede; il 24,1% lo ha fatto per andare in locali più piccoli; il 23,9% per l’esigenza di ridurre i costi; infine, con un notevolissimo divario, seguono tutte le altre motivazioni. Le prime due motivazioni indicate sono le stesse riscontrate nella precedente Indagine anche se, per quanto riguarda la necessità di spazi più grandi, si riscontra un calo di 8 punti percentuali.
Nell’ultimo decennio l’esigenza di locali più ampi è stata una delle ragioni determinanti del cambiamento di sede delle aziende di Brescia, Parma, Perugia, Ancona, Pisa e Ascoli Piceno. Inoltre, è risultata particolarmente sentita dalle aziende di piccole dimensioni (1-49 addetti), dalle aziende artigiane, nonché dalle aziende del commercio. Viceversa, la necessità di andare in locali più piccoli è stata una delle motivazioni principali per le imprese che operano sul territorio di Roma e Milano, non a caso le città in cui i costi legati agli immobili sono tra i più alti in Italia.
A coloro che non hanno mai cambiato sede negli ultimi dieci anni è stato chiesto se hanno mai preso in considerazione l’idea: il 4,6% ha risposto positivamente ma afferma altresì di aver scartato l’idea in un secondo momento; ben il 92,8% ha detto di non aver mai considerato questa possibilità e solo il 2,6% ha preso in considerazione tale eventualità. Rispetto all’Indagine 2012, dunque, non si sono rilevate variazioni significative, confermandosi il dato di una mobilità estremamente intenzionale e consapevole da parte delle aziende. Alla base dell’abbandono del progetto di trasferimento ci sono prevalentemente le difficoltà organizzative e i costi che il cambiamento comporta. Va sottolineato che la quota di imprese che ha dovuto abbandonare il progetto di un trasferimento a causa delle difficoltà di trovare le risorse finanziarie necessarie è aumentata di ben 18,7 punti percentuali rispetto a quanto rilevato nel 2012 e sicuramente ciò è dovuto tanto alla crisi economica generale quanto all’ulteriore stretta nella concessione dei mutui e dei finanziamenti attuata dagli istituti di credito. Tra le aziende che hanno scartato l’idea di cambiare location prevalgono quelle che operano nei settori dei servizi e dell’artigianato, situate, in particolare, nei Comuni di Roma, Brescia e Vicenza.
La quasi totalità delle imprese che non hanno mai valutato un trasferimento di sede afferma che l’attuale location è sostanzialmente adatta alle proprie esigenze (94,7%), mentre il 4,6% sta valutando l’idea di cessare l’attività e il restante 0,7% ritiene di chiudere la sede oggetto di analisi della presente Indagine. Va sottolineato il fatto decisamente rilevante che, rispetto al 2012, sono quasi raddoppiate le aziende che stanno valutando di chiudere l’attività. Tra queste prevalgono le imprese del settore del commercio localizzate a Milano, Bari, Parma, Ascoli Piceno e Cagliari

Gb: Kuwait pronto a investire 5 mld di dollari I fondi andranno sopratutto in infrastrutture già esistenti (ANSA)

(ANSA) - LONDRA, 1 LUG – Dopo il Qatar anche il Kuwait e’ pronto a investire massicciamente nel Regno Unito: 5 miliardi di dollari nei prossimi 3-5 anni. E’ quanto rivela il Financial Times, secondo cui i fondi andranno soprattutto in infrastrutture gia’ esistenti piuttosto che in nuovi progetti. "Non siamo operatori immobiliari – ha spiegato al quotidiano finanziario Bader al-Saad, responsabile di Kuwait Investment Authority (Kia), fondo sovrano del Paese arabo – Noi forniamo capitale su lungo termine’’. L’annuncio degli investimenti arriva dopo la fallita scalata del Kia a Severn Trent, utility dell’acqua britannica, nonostante l’offerta da 5,3 miliardi di sterline con partner di Canada e Regno Unito. (ANSA)

Istat: nel I trimestre prezzi case -5,7% Calo congiunturale dell'1,2%, in diminuzione anche abitazioni nuove, -1,1% (ANSA)

(ANSA) - ROMA, 3 LUG - Continua il calo del prezzo delle abitazioni. Nel primo trimestre 2013, secondo le stime preliminari Istat, l'indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie registra una diminuzione dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e del 5,7% nei confronti dello stesso periodo del 2012. Per la prima volta inoltre sono in calo (-1,1%) anche i prezzi delle abitazioni nuove.Il calo congiunturale del primo trimestre, sebbene più contenuto rispetto ai precedenti,è il sesto consecutivo.Mentre la flessione su base tendenziale (-5,7%) è la quinta consecutiva registrata dall'IPAB e accentua quella del quarto trimestre del 2012, quando era stata pari a -5,2%. La flessione congiunturale più contenuta rispetto a quella del quarto trimestre 2012, quando era stata pari a -2,2%, è dovuta principalmente all'attenuazione della flessione congiunturale dei prezzi delle abitazioni esistenti (-1,1% da -3,3% registrato nel quarto trimestre 2012). È invece il secondo (e il più ampio mai registrato), dopo quello del terzo trimestre 2012, il calo congiunturale dei prezzi delle abitazioni nuove. Per la prima volta da quando è iniziata, la flessione su base annua dei prezzi delle abitazioni è il risultato della diminuzione sia dei prezzi delle abitazioni esistenti (-7,7%) sia di quelle di nuova costruzione (-1,1%). Quello dei prezzi delle abitazioni nuove è il primo calo tendenziale da due anni a oggi, mentre la diminuzione su base annua dei prezzi delle abitazioni esistenti è la sesta consecutiva e pur rimanendo ampia, mostra una lieve attenuazione rispetto a quella registrata nel quarto trimestre 2012.(ANSA).

NY case salutiste con aria profumata e docce alla vitamina c Loft fino a 50 mln; parquet che massaggiano e luci energizzanti (ANSA)

NY case salutiste con aria profumata e docce alla vitamina c

(ANSA) - WASHINGTON - Arrivano a New York i primi appartamenti pensati, disegnati e costruiti per rendere i propri abitanti più sani e longevi: al numero 66 della undicesima strada, sulla East Side di Manhattan, sarà in vendita a settembre il primo di cinque loft tutti a tecnologia non solo 'verde', ma all'avanguardia sul fronte del benessere.

Gioielli unici per ora, con sistemi di purificazione dell'aria che includono spruzzi di aromaterapia, acqua della doccia con infusioni di vitamina C, pavimenti che mantengono una postura corretta, pietre nei bagni su cui basta camminare per ricevere massaggi di riflessologia plantare. Il prezzo di tali abitazioni varia da un minimo di 15,5 milioni di dollari per il loft più 'modesto' a 50 milioni di dollari per l'attico e superattico con finestra sulla storica Grace Church.

Costruito nel 1897 con una facciata in stile italiano color terraccotta, il palazzo ha ospitato nel tempo una fabbrica di tessuti ed un garage ed è stato acquistato dalla 'Delos' - la azienda immobiliare fondata un paio di anni fa dai fratelli Scialla, ex partners alla Goldman and Sachs.

"Il modo più chiaro per capire cosa questi appartamenti possono fare per il corpo umano ed il benessere è pensare ad una centralina per il lavaggio della automobili che funziona 24 ore su 24 sull'organismo", sostiene Paula Scialla. Il sistema di illuminazione dei loft funziona seguendo perfettamente i ritmi circadiani: luci più intense di giorno che si smorzano provocando la produzione di melatonina e quindi il sonno verso il tramonto. Nei bagni, le mattine di inverno o quelle buie, scattano lampadine con riflessi blue, pronti a prevenire attacchi depressivi.

Il palazzo ha un suo sistema di insonorizzazione, e di purificazione sia dell'aria che dell'acqua che elimina batteri e sostanze inquinanti. In cucina speciali vernici sono a loro volta battericide. Esempio in piccolo delle nuove tecnologie è lo stesso appartamento in cui vivono i fratelli Scialla sulla tredicesima strada: a visitarlo, intrigati dalla novità e dalle possibili applicazioni, sono stati personaggi pubblici come l'ex presidente Bill Clinton e il guru del salutismo naturale Deepak Chopra. (ANSA)

Trasloco miliardario per Time Warner. Nuovo grattacielo da 80 piani a NY



Il colosso di Tv e cinema prepara la sua nuova sede nell'ambito di un progetto immobiliare da 15 miliardi, nel West Side di Manhattan. Lasciando la storica Columbus Circle incasserebbe 1,3 miliardi, ne spenderebbe 1 per raddoppiare gli spazi e accorperebbe anche i locali di Hbo e Warner Bros. Dando il via al puzzle immobiliare della Grande Mela

MILANO - Rimescola le carte immobiliari la Time Warner. Il colosso americano di cinema, televisioni e comunicazioni sarebbe infatti vicino a sottoscrivere un accordo miliardario per cedere la sua attuale sede newyorkese e trasferirsi nel West Side di Manhattan, dove è in via di sviluppo un progetto immobiliare da 15 miliardi che punta a riqualificare un'area attualmente poco attraente.

Secondo quanto riporta la stampa anglosassone, infatti, sarebbe in via di definizione un accordo tra Time Warner e la Related Companies, che sta sviluppando il progetto Hudson Yards. I soliti bene informati hanno detto al Financial Times che il deal potrebbe ancora collassare, ma i soggetti coinvolti sono fiduciosi che vada a buon fine. Nel dettaglio, l'accordo prevederebbe il passaggio dell'attuale sede di Time Warner, Columbus Circle, a una cordata di immobiliaristi guidata dalla stessa Related Companies. Con il meccanismo del lease back, Time Warner resterebbe per altri 5 anni negli attuali locali in affitto. Nel frattempo si dovrebbe completare il progetto di Hudson Yards. A quel punto, Time Warner potrebbe traslocare in un nuovo grattacielo di 80 piani e 223mila metri quadrati di spazi, il doppio circa dell'attuale.


Il trasloco permetterebbe al gruppo delle Tv di accorpare anche alcune sedi che sono attualmente sparse per la Grande Mela, come quelle di Hbo e Warner Bros, con evidenti sinergie di costo. Secondo le prime indiscrezioni - inoltre - la nuova casa di Time Warner dovrebbe costare 1 miliardo circa, mentre la vendita della storica e prestigiosa sede attuale potrebbe portare in cascina 1,3 miliardi di dollari. Il trasloco di Time Warner rimetterebbe in moto il settore immobiliare di New York, con un possibile effetto domino. Già Sony ha deciso di recente di vendere il suo grattacielo nel cuore della capitale finanziaria degli States. Nel nuovo quartiere in via di sviluppo - il progetto più ambizioso dall'inizio della crisi - Time Warner avrebbe già come vicini assicurati il retailer di lusso Coach, L'Oréal e il colosso del software Sap.

Come ridare sprint all'Immobiliare? Meno burocrazia e maggiore efficienza - affariitaliani.it



Martedì, 2 luglio 2013 - 11:52:00
Il 2 luglio, presso l’Auditorium della Tecnica nella sede romana di Confindustria, ha avuto luogo l’evento “Più mondo in Italia per la crescita delle imprese italiane”. Un convegno il cui scopo principale è stato quello di puntare l’attenzione sulla situazione delle aziende italiane e sulla loro capacità di attrarre investitori esteri. È questa, infatti, la chiave individuata dai relatori per ridare ossigeno a un sistema industriale che continua a registrare gravi difficoltà per uscire dalle secche della crisi. In particolare, due sono gli interventi che hanno voluto tracciare la rotta per ritrovare la competitività perduta: quello di Giuseppe Recchi, presidente di Eni e del Comitato Investitori Esteri di Confindustria e quello di Paolo Crisafi, direttore generale di Assoimmobiliare.
“La competitività di una Paese – ha dichiarato Recchi –  si vede anche dai capitali che è capace di attrarre, le imprese inoltre si localizzano ed investono dove è più facile fare business. Il paradiso degli investimenti non esiste. Si pesano opportunità, si valutano i costi, i timbri da mettere che troppo spesso in Italia aumentano in corso d’opera. Sono presenti metodi troppo differenti che a volte ci rendono ininvestibili, la percezione degli altri nei nostri confronti, quindi, diventa fondamentale”. Dalla teoria alla pratica: sono state presentate, infatti, proposte – arricchite anche con il contributo di esperienza del mondo dei servizi e della finanza immobiliare rappresentato in Assoimmobiliare -  in cui emerge il ruolo fondamentale dell’Immobiliare per attrarre capitali esteri.
Nel documento si legge che è fondamentale, per ritrovare slancio, “semplificare la disciplina che regola i fondi di private equity, i fondi immobiliari e i siiq, per ampliare il mercato delle partecipazioni azionarie (specie favorendo operazioni di cross-investment tra istituti eterogenei), per rendere l’industria immobiliare italiana moderna e trasparente e agevolare anche l’indispensabile processo di valorizzazione degli immobili pubblici".
Paolo Crisafi, a margine dell’iniziativa, si è poi fatto portavoce dei temi in ambito confindustriale: “Vediamo Confindustria  e, in particolare,  nel competente delegato per gli Investitori Esteri presidente  Giuseppe Recchi, un attento e valido interlocutore. Va tenuto presente che una politica economica per la Valorizzazione dello sterminato Patrimonio Immobiliare Pubblico e dell’altrettanto rilevante Patrimonio Privato passa necessariamente attraverso alcune aree di intervento particolarmente urgenti ed in gran parte necessarie:
a) incentivare la finanziarizzazione dei patrimoni, per renderli liquidi e finanziabili con diverse fonti di finanziamento, utilizzando le due macrostrutture (Fondi Immobiliari e Siiq), andandole a perfezionare in modo da renderle efficaci come negli altri Paesi;
b) favorire una massiccia e strutturale analisi di riorganizzazione dei patrimoni, attraverso precisi processi di segmentazione degli attivi completati da chiare azioni di valorizzazione, implementabili anche in un momento di difficoltà economica come quello attuale.

Da Bbva a Santander, le banche spagnole ora vendono case. A sconto (-80%) e sul web - il Sole 24 Ore



Le banche spagnole diventano agenti immobiliari. E mettono sul mercato le abitazioni che si trovano in carico per le sofferenze dovute allo scoppio della bolla del mattone. Sono ben 80mila le case che gli istituti spagnoli pubblicizzano su portali creati ad hoc (160mila in tutto gli immobili sul mercato tramite questo canale, tra cui uffici, garage e negozi). Abitazioni che hanno subito anche ribassi dell'ordine dell'80%. E la cui vendita viene incentivata da agevolazioni finanziarie.
La Spagna, che è stata l'epicentro del terremoto immobiliare nel sud Europa, ancora non si riprende. Nonostante le misure varate dal Governo, sfociate in un roadshow in Europa per sponsorizzare il mattone spagnolo prima e poi nella decisione di concedere la residenza a chi compra, il real estate non ha speranza di riprendersi a breve. Almeno nella fascia medio-bassa. 
"C'è un mercato residenziale di livello medio-basso che va malissimo e potrebbe subire ancora cali consistenti dei prezzi, il livello alto invece ha subìto decrescite inferiori e potrebbe vedere una ripresa, contenuta, già dall'anno prossimo – dice Paola Gianasso, responsabile dei mercati internazionali per Scenari Immobiliari -. Il mercato spagnolo non si può quindi definire in maniera univoca". 
Buona parte dello stock in vendita si concentra sulla costa mediterranea, proprio la zona che è stata interessata da una fervente attività di sviluppo negli anni del boom immobiliare. 
Ma un rapido giro sui siti internet approntati dalle banche per cedere il mattone che hanno in carico mostra che la qualità è spesso bassa, e che molti immobili si concentrano in aree periferiche delle grandi città e del Paese che non possono rappresentare un'occasione di acquisto per un compratore straniero.
Tanto più che secondo alcuni uffici studi di analisi sul mercato spagnolo, i prezzi potrebbero scendere del 30% tra il 2013 e il 2018, caduta che si andrà ad aggiungere alla discesa dei prezzi già subita negli ultimi anni, dallo scoppio della bolla immobiliare, dell'ordine del 40-50%. 

Gli immobili in vendita 
Ma cosa si può trovare sul web? Sul sito www.altamirasantander.com ci sono diverse proprietà in vendita, per la maggiornanza concentrate in Andalusia e in Catalogna, a Valencia e Madrid. A Valencia si può comperare un monolocale a 74mila euro. A Madrid si parte da monolocali in periferia sotto i 30mila euro per arrivare a 200 metri quadrati in una palazzina di lusso a 1,5 milioni di euro in una zona esclusiva della città, vicina al parco del Retiro. Due esempi che illustrano proprio la dicotomia del mercato iberico. 
Anche Bbva sul sito www.bbvavivienda.com proprone numerosi opportunità di acquisti immobiliari a sconto. Come monolocali da 17 metri quadrati a Madrid da 28-30mila euro. Sono 13mila gli immobili in vendita da parte di Bankia Habitat, la filiale immobiliare di BFA, quasi 25mila quelli in vendita da Caixa, la maggior parte concentrati a Barcellona, Valencia e Siviglia. Su www.cxinmobiliaria.com si promuovono appartamenti in tutte le zone della Spagna, per esempio un appartamento da 75 mq a Las Palmas (Gran Canaria) è appena stato ribassato da 129mila a 105mila euro. Lo stabile però non è dei più affascinanti. 
È chiaro che per acquistare in Spagna bisogna conoscere le località, altrimenti si rischia di essere attirati da un prezzo –specchietto per le allodole che però non consente un investimento sensato e rivendibile.
E alle Baleari? I prezzi sono scesi meno che sulla terraferma. A Minorca si possono acquistare appartamenti da 50 a 200 metri quadrati per cifre comprese tra 96mila a 200mila euro. In un residence con piscina a Palma di Maiorca bilocali arredati a partire da 97mila euro. Nel Residential Cap Blau nelle Baleari un appartamento con due camere da letto da oltre 100 mq costa 211mila euro.
"Bisogna essere selettivi - dice ancora Gianasso -, si può fare l'affare, c'è la via di mezzo tra brutto e bello, ma bisogna selezionare bene le potenzialità di sviluppo della zona, capire il bacino d'utenza e verificare dove comperare a sconto ma con possibilità di rivalutazione. Guarderei Barcellona, Madrid, ma anche Valencia, Siviglia e Granada. I primi mercati che si riprenderanno sono Barcellona, Madrid e le località di vacanza di alto livello".

martedì 2 luglio 2013

Sceicchi e Assicurazioni, così «cambia» Milano Mercato immobiliare, finita l'era dei vecchi «re» di Sergio Bocconi - corriere.it

Da Citylife a Porta Nuova si moltiplicano i cantieri in attesa di Expo. Finanza e istituti di credito conquistano il mattone 

 

 Una volta c'erano i Ligresti e i Cabassi. L'Ingegnere, il Sabiunàt, soprannomi che già da soli raccontavano un mondo del mattone nelle mani di proprietari-costruttori. Oggi ci sono i fondi americani come Hines, sovrani come quello del Qatar, italiani come Idea-Fimit, le assicurazioni Generali e Allianz azioniste di Citylife, Risanamento in mano alle banche e così via. La metropoli immobiliare che riscrive la geografia e lo skyline, che attende l'Expo e moltiplica i cantieri oggi è finanza, industria che ha separato la filiera fra chi possiede, vende e costruisce, istituti di credito che finanziano progetti e talvolta ne diventano anche i «padroni» (GUARDA LA MAPPA).

PASSAGGI STORICI - A Milano, ancor più che altrove, il mondo dei vecchi Re del mattone è tramontato. Con qualche passaggio «storico». Come è avvenuto per la Torre Velasca, un simbolo della città: Ligresti ha cercato di venderla prima del crollo del suo impero. L'impresa non è riuscita e ora il grattacielo «con le bretelle» è passato alla compagnia della lega delle coop, l'Unipol. Un corollario del salvataggio che ha visto il gruppo bolognese di via Stalingrado comprare dai Ligresti una Fonsai «spolpata» per benino. Solo un dettaglio, che certo non rientrava negli obiettivi dell'acquisizione: anch'esso descrive però un mondo in rapido cambiamento. L'area ex Fiera, Porta Nuova-Varesine-Garibaldi, Sesto San Giovanni con l'ex Falck, Santa Giulia Nord e Sud, Porta Vittoria, Via Ripamonti: palazzi e grattacieli, uffici e appartamenti, sono i grandi cantieri che stanno ridisegnando Milano. Con investimenti stimati complessivi intorno ai 9-10 miliardi, per circa due terzi finanziati dalle banche.
CITYLIFE - Prospettive che si orientano intorno all'Expo fra auspici e timori, e che guardano a una metropoli che sta dimostrando vitalità europea nonostante l'11% degli uffici in città sia sfitto, quota che sale al 30% nell'hinterland e al 40% in periferia, e un terzo degli spazi vuoti non risulti più idoneo alla funzione «direzionale». Fra i cantieri centrali destinati al maggior impatto sulla città c'è Citylife. Anche in questo caso si è consumato un passaggio storico nel luglio di due anni fa quando Salvatore Ligresti, che molto aveva puntato su quell'impresa, getta la spugna, vende a Generali ed esce appunto da Citylife, la società titolare del progetto di riqualificazione dell'area dove sorgeva il polo fieristico milanese. Il Leone di Trieste sale dunque quasi al 67% del capitale e la parte restante è detenuta da Allianz.
LE SUPERTORRI - A Milano è il cantiere delle tre supertorri progettate dagli archistar Arata Isozaki, Daniel Libeskind e Zaha Hadid, confermate nei giorni scorsi. Generali con ogni probabilità trasferirà il quartier generale milanese e gli uffici nel grattacielo «Storto» di Hadid, Allianz farà lo stesso nella torre Isozaki, la più alta di Milano. Gli investimenti previsti sono pari a oltre 2 miliardi, finanziati per due terzi dalle banche: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bpm, Crédit Agricole, Mediobanca e Hypotekenbank. È previsto che l'area, destinata nei piani ad abitazioni per 164 mila metri quadri, uffici per oltre 100 mila, shopping e servizi per 20 mila e il terzo parco pubblico della città (168 mila metri quadri), ospiti 10 mila residenti e 4.500 persone che (soprattutto attraverso la linea che avrà fermata al centro dell'area) affluiscano ogni giorno per lavoro. Le prime 400 abitazioni, secondo l'operatore, saranno consegnate a settembre. È stata poi accordata una variante con maggiore flessibilità nelle tempistiche con la possibilità di costruire la parte residenziale nei pressi del Vigorelli entro il 2023. Il costo medio delle abitazioni, sempre secondo l'operatore, è compreso fra 6 mila e 8.500 euro al metro quadro con punte fino a 12 mila.
NUOVO SKYLINE - Altro progetto destinato a cambiare lo skyline cittadino è quello Porta Nuova-Garibaldi-Isola, gestito da Hines Italia, controllata dal colosso americano Hines con una partecipazione dell'imprenditore Manfredi Catella, amministratore delegato della società. Il progetto, dal quale sempre Ligresti è uscito a fine 2011 vendendo a Hines, è stato sotto i riflettori delle cronache anche finanziarie per due ragioni: l'ingresso del fondo sovrano del Qatar e la destinazione a Unicredit del grattacielo. Il 18 giugno è stato firmato il closing e Qatar holding è diventato investitore diretto al 40% nei tre fondi di investimento immobiliare di Porta Nuova, sottoscrivendo quote di nuova emissione, mentre il restante 60% resta agli attuali sponsor. Unicredit ha trasferito lì il quartier generale in febbraio e oggi oltre la metà della parte destinata a uffici dell'area è locata. Il calendario dei lavori prevede diverse fasi: la prima di Porta Nuova Garibaldi è quasi completata, la seconda sarà ultimata per l'Expo mentre la parte Porta Nuova Varesine e Isola sarà realizzata nel 2014. Anche qui è previsto un parco di 90 mila metri quadri e anche qui l'investimento stimato è di circa 2 miliardi, per l'80% finanziato da banche (quota destinata a scendere al 60% con l'ingresso del fondo sovrano). Il prezzo al metro quadro medio del venduto della parte residenziale (400 abitazioni in tutto) secondo l'operatore, si colloca in una media di 9 mila euro al metro quadro.
SANTA GIULIA - E poi c'è Santa Giulia di proprietà di Risanamento. Altra storia travagliata, altro capitolo di un tramonto. Luigi Zunino l'ha coperto di 3 miliardi di debiti, la Procura di Milano ha chiesto il fallimento ma alla fine il Tribunale ha detto sì all'accordo con le banche creditrici (Intesa, Unicredit, Montepaschi, Banco Popolare e Bpm) che sono diventate le azioniste principali della società, mentre una minoranza del 25% è rimasta alle holding in liquidazione dello stesso Zunino. Che ora ambirebbe a un'Opa, finanziata a debito. Nelle scorse settimane dopo i lavori di bonifica è stata dissequestrata l'area di Santa Giulia Sud. In questa parte è stata realizzata l'edilizia convenzionata, mentre vanno completati i palazzi Sky. Per la terza torre Sky i lavori dovrebbero partire entro l'estate e l'investimento si aggira sui 50 milioni. Per l'Nh hotel ci vorranno circa 24 mesi e risorse per altri 50 milioni. Per l'area Nord ex Montedison deve essere presentato un progetto definitivo, in base al quale verrà messa a punto la bonifica. Poi potranno essere avviati gare d'appalto e lavori. Per questa parte Risanamento sta trattando in esclusiva con Idea Fimit ma per il momento un accordo ancora non c'è. Il progetto originale dell'archistar Norman Foster è stato ampiamente rivisitato.
Si può andare avanti con Beni Stabili. Società che in passato è stata di Bankitalia, Bastogi, Romagnoli, istituti di credito e oggi fa capo a Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica. I principali cantieri sono le tre torri Garibaldi (investimento: 270 milioni) e Via Ripamonti (lavori da settembre 2013 a dicembre 2019), con un impegno di 490 milioni, il cantiere comprende il perimetro Via Ripamonti, Università Bocconi e Stazione di Porta Romana, con riqualificazione di un'area industriale attraverso uffici e «light industry» per circa 100 mila metri quadri. Beni Stabili ha emesso un bond convertibile da 225 milioni e la componente di debito bancario è scesa al 51%. Quasi la totalità dell'offerta è business.
PORTA VITTORIA - Infine c'è Porta Vittoria (Danilo Coppola): nell'area della ex stazione si lavora a residenze, un centro commerciale, un albergo, uffici per una superficie complessiva di 142 mila metri quadri. Parte commerciale esclusa, è stata decisa la vendita in blocco. L'iniziativa, (che l'operatore valuta in 600 milioni), è finanziata per oltre 200 dalle banche, principalmente Banco Popolare, e i lavori dovrebbero essere conclusi nel giugno 2014. Fra investimenti, progetti, archistar, skyline c'è la città che cambia. Fra prospettive e spazi vuoti. Fondamentale, in tutto questo, è la condivisione fra le parti privata e pubblica. Che si traduce spesso in un negoziato fra i «padroni» del mattone e l'amministrazione che deve salvaguardare le esigenze dei vari «stakeholder», a cominciare dai cittadini. Secondo il vicesindaco con delega all'Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris, «in questo periodo la regia pubblica acquista maggiore importanza. Negli interventi le opere di urbanizzazione e quelle pubbliche devono avere la precedenza nella realizzazione. Solo così ci può essere la garanzia della conclusione con l'idoneità rispetto al contesto e l'appetibilità del mercato».
RIQUALIFICARE IL PATRIMONIO - Un modo forse un po' tecnico per dire che nella metropoli che riscrive se stessa, anche il mercato dipende dalla vivibilità che può essere assicurata dall'esistenza di spazi pubblici adeguati. E poi c'è un appello: «Gli operatori si dedichino anche al recupero e alla riqualificazione del patrimonio esistente. Solo in questo modo è possibile rimettere in moto il mercato, curando la bolla esplosa qualche anno fa». Una bolla che anche osservatori specializzati come Nomisma o Scenari immobiliari ritengono al momento superata da cenni di ripresa. Ma che tuttavia può ripresentarsi. L'asimmetria fra domanda e offerta è un fatto che, soprattutto se si esagerano aspettative e si mitizzano traguardi, può diventare un grande problema in poco tempo.

Immobiliare. Francia, crescono le transazioni di vecchie case: +6,6% da gennaio - ilghirlandaio.com

Immobiliare. Francia, crescono le transazioni di vecchie case: +6,6% da gennaio
(Il Ghirlandaio) Parigi, 1 lug. – Cresce il numero delle transazioni di vecchie abitazioni in Francia nel primo semestre dell’anno con un balzo del 6,6% dopo il crollo del 25% nel 2012. Il tutto grazie anche a un contesto caratterizzato da tassi di interesse storicamente bassi, e scesi ai minimi storici negli ultimi mesi (meno del 3% su 20 anni) e in un mercato che ha anche visto un leggero ribasso dei prezzi.
Secondo uno studio di Century21 riportato dall’Afp, la rete di 900 agenzie immobiliari, mostrano una ripresa a livello nazionale dal mese di gennaio.  Il prezzo medio al metro quadrate in Francia, in discesa del 1,9% nel 2012 e ancora ridotto del 2,6% nel primo semestre, sta intorno ai 2.555 euro. Le vendite di appartamenti - i cui i prezzi sono calati dell’1,9% - sono cresciute del 6,4%.
I tassi di interesse bassi hanno di fatto rivitalizzato il mercato immobiliare rendendolo piuttosto dinamico. Al punto che - secondo quanto racconta all’Afp Laurent Vimont, il presidente di Century 21 - “Il mercato tiene grazie ai tassi bassi: il mio pronostico per il 2013 è un calo dei prezzi che va dall’1% al 3% e volumi identici a quelli del 2011". Divers ele previsioni, invece, nel caso in cui i tassi d'interesse dovessero risalire. Allora, sostiene Vimont, "Avremo un blocco del volume delle vendite, seguito da una diminuzione dei prezzi”. Tra l’altro, ricorda, “questi tassi favoriscono le classi sociali più sfavorite” e sono proprio gli acquisti di questa fetta delle popolazione all’origine del 41,1% delle transazioni del primo semestre del 2013. Una cifra attualmente in crescita.
Stanno cambiando, sottolineano a Century 21, gli obiettivi di acquisto: il numero di quelli destinati a un investimonto èin calo (-6,1% su un anno) e si sta avvicinando ai valore di 2010. In particolare, oltre sette transazioni su 10 riguardano la casa d’abitazione principale, mentre le seconde case sono meno del 10% (6,9%) e quelle a fini di investimento si fermano al 16,7% del totale.
Come sempre per Parigi vale un discorso a parte. La Ville Lumière è stata al centro di un calo dei prezzi più pronunciato rispetto alla media nazioanle  (-3,2% in un anno). Le transazioni, inoltre, sono in calo del 5,2% nel primo semestre. A Parigi il prezzo medio a metro quadrato oggi è di 8.206 euro, un livello in linea con quello del 2011.

La prima casa all'estero non evita l'Ivie di Michele Brusaterra Il Sole 24Ore

La sospensione dell'Imu sull'abitazione principale e sulle sue pertinenze non riguarda in nessun caso l'Ivie.
Il Dl 54/2013 ha sospeso, infatti, solamente l'Imu sugli immobili situati nel territorio dello Stato, adibiti ad abitazione principale, e alle relative pertinenze. Nulla ha previsto, però, sull'abitazione principale situata all'estero. Su questa, è regolarmente dovuta l'Ivie, nella misura dello 0,4% (0,76% per gli altri immobili), ferma restando la detrazione di 200 euro, rapportata ad anno, e l'ulteriore maggiorazione, prevista per il 2012 e per il 2013, di 50 euro per ciascun figlio. Quest'ultima spetta, fino a un massimo di 400 euro, a condizione che l'età di ciascun figlio non sia superiore a 26 anni e che il figlio risulti dimorare abitualmente e risiedere anagraficamente nell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale.
L'aliquota di favore per l'abitazione principale all'estero – che non può essere usata in presenza di un'altra abitazione principale nel territorio dello Stato italiano – è riservata ai soggetti che prestano lavoro all'estero «per lo Stato italiano, per una sua suddivisione politica o amministrativa o per un suo ente locale e per le persone fisiche che lavorano all'estero presso organizzazioni internazionali cui aderisce l'Italia», come chiarito dall'agenzia delle Entrate con la circolare 28/E/2012. Inoltre, è necessario, per poter avere l'aliquota Ivie agevolata, che la residenza sia determinata in base ad accordi internazionali ratificati.
Nel caso in cui durante l'anno il lavoratore dovesse rientrare in Italia, l'Ivie sarà dovuta nella misura piena dello 0,76%, a partire dallo stesso periodo d'imposta in cui il lavoratore rientra in Italia.
La base imponibile su cui applicare l'imposta è data dal valore catastale, come determinato e rivalutato nel Paese in cui è situato l'immobile e con riferimento a quelli che si trovano all'interno del territorio europeo o nei Paesi aderenti allo spazio economico europeo, ovvero, sia per questi immobili (ove non fosse disponibile il valore catastale), sia per quelli situati in altri paesi, dal costo risultante dall'atto di acquisto o, in mancanza, dal valore di mercato, rilevabile direttamente nel luogo in cui è situato l'immobile.
Se la legislazione estera fornisce un valore che esprime il «reddito medio ordinario» (Mdo) dell'immobile ma senza prevedere meccanismi di moltiplicazione e rivalutazione simili a quelli previsti dalla legislazione nazionale, si può usare questo valore, in luogo del costo di acquisto o del valore di mercato, ma applicando i coefficienti moltiplicativi previsti per l'Imu.
L'imposta, che non è dovuta se non supera l'importo di 200 euro, salvo che per l'abitazione principale che, anziché di questa esenzione, gode della detrazione di pari importo, va versata con le stesse modalità, di saldo e di acconto, e con le scadenze previste per l'Irpef.
L'Ivie trova la sua prima applicazione nel 2012, godendo anche della proroga dei versamenti stabilita dal Dpcm del 13 giugno 2013. La legge di stabilità per il 2013 ha previsto, infatti, lo slittamento di un anno dell'originaria entrata in vigore prevista per il 2011, considerando l'eventuale versamento effettuato nel 2012 come un acconto su quanto definitivamente dovuto per questo periodo d'imposta.

lunedì 1 luglio 2013

Imu: Zanonato, ipotesi esenzione per centri ricerca Per il ministro dello sviluppo economico sono soldi sottratti alla ricerca (ANSA)

Imu: Zanonato, ipotesi esenzione per centri ricerca

(ANSA) - PADOVA, 1 LUG - "La riformulazione dell'Imu deve tenere conto di realtà produttive che non hanno nulla a che fare coi patrimoni immobiliari. Se alla riformulazione generale di questo tipo di imposta prevarranno alcune idee mie, penso che beni come questo non dovranno pagare l'Imu". Così il ministro dello sviluppo economico, Flavio Zanonato, oggi in visita alla Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica "Città della speranza" di Padova. Dopo mesi di dibattito il ministro ed ex sindaco di Padova apre in direzione di un'esenzione dal pagamento dell'Imu per i centri di ricerca. "Adesso che dobbiamo riformulare completamente l'Imu - ha spiegato Zanonato- sarebbe interessante non soltanto esentare le case, la prima abitazione, ma usare questa esenzione fiscale anche in direzione di alcune realtà che non hanno nulla a che fare con patrimoni immobiliari, ad esempio un'officina o un capannone". "Un centro di ricerca come la Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica 'Citta della speranza' non è un bene immobiliare che fra dieci anni sarà venduto e trasformato in un albergo, è un bene che permanentemente serve alla ricerca - ha infine concluso - che senso ha fargli pagare l'Imu? Sono soldi sottratti alla ricerca". (ANSA).

Spagna: anche Navarra vara legge anti-pignoramenti E' la seconda comunità spagnola a intervenire con una propria legge (ANSA)

Spagna: anche Navarra vara legge anti-pignoramenti

(ANSA) - MADRID, 28 GIU - Dopo l'Andalusia, anche la Navarra ha approvato in Spagna una legge che impedisce temporaneamente alle banche di sfrattare gli utenti morosi a causa della crisi e di pignorare loro la casa. E' la seconda comunità spagnola a intervenire con una propria legge per mettere rimedio a un fenomeno che 2008 al 2012 in Spagna ha colpito oltre 400 mila persone (40 mila solo nel 2012) e causato negli ultimi due anni una ventina di suicidi. La legge approvata dal Parlamento locale prevede il blocco per tre anni delle procedure di pignoramento e sfratto da parte degli istituti bancari nei confronti di quelle famiglie a rischio di esclusione sociale. Le famiglie possono continuare a occupare l'alloggio e pagare un affitto che non deve essere superiore al 25 per cento del reddito. La settimana scorsa la Commissione europea aveva inviato al Governo spagnolo un'osservazione sulla legge-antipignoramenti dell'Andalusia, sostenendone l'irregolarità perché inciderebbe negativamente sul sistema bancario. Il Governo regionale andaluso ha però replicato che la legge rispetta la Costituzione spagnola ed è stata elaborata in base a quanto essa stabilisce circa i poteri delle autonomie locali. (ANSA).

GOLF PEOPLE REAL ESTATE. Pensione integrativa con un immobile…? Si Può!

REAL ESTATE. Pensione integrativa con un immobile…? Si Può!

luglio 1, 2013 by redazione  
Da molti lustri si parla in maniera ricorrente di pensioni integrative, polizze varie, fondi pensione, fondi di investimento e prodotti di altra natura finalizzati a garantire, un giorno, una rendita integrativa e scongiurare il pericolo dell’incapacità dell’ente proposto di pagare la pensione.
Ovviamente nemmeno toccherò il minato tasto della possibilità di ricevere un giorno l’agognata pensione ma – prendendo ispirazione dal ragionamento di un nuovo cliente – scriverò di come sia possibile arrivare alla pensione integrativa mediante l’investimento immobiliare.
Mi occupo di immobili da 20 anni e da allora – forse perché veramente è nel DNA degli italiani – sento clienti dire “investo in immobili così un giorno con l’affitto che percepisco dagli stessi mi garantisco la pensione”.
Parlo di investimento nel mattone, quale caratteristica insita nel DNA degli italiani ( si legga all’uopo mio intervento in uscita su www.ladiscussione.org ) perché siamo tra le nazioni nel mondo con la più alta percentuale di proprietari di immobili.
Devo altresì ammettere che negli ultimi anni il suindicato ritornello “mattone = pensione” è un po’ passato di moda. Fonti ben più autorevoli di chi vi sta scrivendo hanno individuato una rendita netta annua da locazione pari al 1,5-2 % sul capitale investito in immobili residenziali in Italia.
La scorsa settimana ci contatta un potenziale Cliente chiedendoci di fare ciò che in assoluto più ci piace: i sarti…….ovvero costruire “su misura” per lui un investimento immobiliare estero.
Facciamo quindi la prima cosa che un consulente dovrebbe fare: lo lasciamo parlare e lo ascoltiamo. Ci racconta del suo lavoro, dei suoi risparmi, della sua situazione familiare e tutte le informazioni di cui necessitiamo per la predisposizione di un investimento “taylor made”. Ci parla poi lui di rendite minime annue garantite in investimenti immobiliari all’estero e delle relative perplessità.
Il cliente, interpretando alla perfezione ciò che predico da anni, mi riferisce che intende investire in immobili all’estero mirando più all’aspetto finanziario dell’operazione piuttosto che a quello immobiliare (cito con l’occasione e con piacere una bellissima risposta ad un mio post su linkedin di Franco Bartolomei
http://www.linkedin.com/groupItem?view=&gid=3230136&item=253844211&type=member&commentID=147732871&trk=hb_ntf_COMMENTED_ON_GROUP_DISCUSSION_YOU_CREATED#commentID_147732871
Individuiamo assieme un bellissimo e rodato progetto in Repubblica Dominicana (località che in assoluto ora garantisce rendite molto sicure e alte sugli investimenti immobiliari senza eguali) con rendita minima netta garantita del 9% annuo.
Il ragionamento a questo punto me lo fa lui: compero una bella unità immobiliare con una spesa complessiva di euro 130.000 e mi garantisco un’entrata annua di quasi 12.000 euro… ho
comunque un immobile in proprietà esclusiva da utilizzare per 5 settimane l’anno e, non da ultimo, confido nell’incremento del valore dell’unità (il DNA italiano di cui all’inizio esce sempre…).
Il saggio cliente mi obbietta però che “non è tutto oro quel che luccica” e inizia a raccontarmi strane storie di immobili all’estero venduti a più persone o appartamenti inesistenti, occupati abusivamente nei momenti di assenza e altre vicende purtroppo vere.
Rassicuro lo stesso confermando che tutta la fase di acquisto che va dal preliminare all’atto di trasferimento della proprietà, nonché i contratti di rendita garantiti, verranno sottoscritti presso il Consolato Generale della Repubblica Dominicana di Milano che vigilerà affinché tutta la pratica si svolga nel rispetto delle normative vigenti.
A quel punto sottoscrive con piacere il Reservation Form!
Gianluca Santacatterina

mob ph +39 348.4513200
gsantacatterina@me.com