sabato 16 novembre 2013

Johannesburg, la rinascita del quartiere della luce - repubblica.it

Si chiama Maboneng. Letteralmente significa "luogo della luce". Si trova a Johannesburg, Sudafrica. Oggi è un quartiere trendy, con caffè, boutique, attici alla moda, insomma uno dei poli culturali della sterminata metropoli del Kalahari. Con una peculiarità tutt'altro che scontata, per il luogo che ha sfornato l'apartheid: l'interrazzialità. La cosa più sorprendente, però, è che dietro al tutto ci sia un giovane, Jonathan Liebmann, oggi 30 enne, ma capace di pensare, progettare e, letteralmente oltreché di nome, di restituire la luce a un sobborgo industriale derelitto, quando era appena ventenne
[16 novembre 2013]

venerdì 15 novembre 2013

Il repricing riposiziona i centri commerciali italiani. Shopping mall in mostra al Mapic -casa24.ilsole24ore.com


Segnali positivi per il retail italiano, anche se il mercato resta molto differenziato. A soffrire di più sono gli shopping centre secondari, mentre alcuni recenti deal e nuovi progetti in costruzione riposizionano l'Italia tra gli obiettivi di investimento degli operatori internazionali.

Il retail di lusso ha dimostrato di essere una nicchia protetta come attività commerciale: le operazioni immobiliari in questo campo sono rimaste appetibili durante tutta la crisi. Per il resto, secondo Cbre il volume degli investimenti retail in Italia nel terzo trimestre 2013 ha accelerato la sua crescita, aumentando del 128% rispetto al trimestre precedente: i volumi investiti, per la quasi totalità stranieri, hanno toccato i 612 milioni di euro (arrivando a sfiorare il miliardo nei primi nove mesi del 2013, il 34% degli investimenti immobiliari in Italia), sopra del 40% rispetto alla media trimestrale degli ultimi tre anni.
Con questi numeri l'Italia non è più ai margini del retail globale. «Nei centri prime – afferma Pietro Malaspina, presidente del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali – si è verificata una stabilizzazione dei livelli di rendimento, in termini di canoni di locazione, e una buona tenuta delle vendite. I centri secondari, invece, stanno ancora soffrendo, anche se qualche segnale di ripresa si comincia a vedere». Naturalmente il retail immobiliare non è al riparo dall'incertezza del quadro economico generale del Paese e il "risk pricing" pesa moltissimo nelle valutazioni degli investitori.
L'operazione più importante è stata sicuramente l'acquisto da parte di Morgan Stanley di oltre il 50% delle quote di un portafoglio di 15 gallerie commerciali Auchan (per 635 milioni di euro con rendimento superiore all'8%). Gli altri deal si sono concentrati sulle high street per il 42 per cento. «Le altre recenti operazioni di rilievo hanno riguardato l'acquisto del Franciacorta Factory Outlet da parte di Blackstone e quello del Da Vinci Retail Park da parte di GWM», aggiunge Malaspina. Entrambe con rendimenti lordi vicini al 9%, per un valore complessivo di 255 milioni. Per quanto riguarda i nuovi sviluppi, invece, «sono particolarmente interessanti – aggiunge il presidente del Cncc – la recente conferma del progetto di Westfield in join venture con il Gruppo Percassi a Milano e l'avanzamento del nuovo progetto di Interikea a Brescia. Poi le imminenti aperture dei centri commerciali di Venezia-Marghera da parte di Corio e del centro di Villesse, sempre da parte di Interikea. Le iniziative di sviluppo sono di particolare rilevanza perchè dimostrano una fiducia a lungo termine nel mercato italiano», conclude.
Il repricing in atto (con valori almeno del 30% inferiori rispetto al picco del 2007) rende l'Italia più competitiva rispetto ad altri Paesi del sud Europa, come Spagna e Portogallo. «C'è sicuramente un crescente interesse – conferma Malaspina – per il retail italiano, ma bisogna capirne bene le motivazioni. Alcuni investitori internazionali prima non presenti, come Blackstone, sono entrati o sono prossimi ad entrare nel nostro Paese acquisendo asset retail esistenti, a seguito del forte repricing, che permette loro di avere un rendimento adeguato ai loro obiettivi. E possiamo attenderci che altri seguano il loro esempio».
L'ostacolo alla concretizzazione di questo interesse diffuso è la mancanza di prodotto, cioè la scarsa offerta sul mercato di prodotti prime, gli unici che interessino gli investitori. Immobili di questo tipo, infatti, offrono ancora una buona redditività e le proprietà non sono particolarmente interessate a metterli sul mercato ai prezzi attuali. «Da un lato – afferma quindi Malaspina – è necessario che vi siano dei segnali chiari di ripresa del sistema economico italiano, che riducano le aspettative di rendimento degli investitori, dall'altro è importante che il mercato venga alimentato con nuovi progetti di sviluppo "investment grade"».
Seppur selettiva, comunque, la domanda dei retailers per le location italiane resta attiva sui mercati primari di città come Milano e Roma, mentre nei centri secondari il vacancy continua a crescere. Il volume dei progetti in costruzione attualmente sul territorio nazionale, secondo l'ultimo report di Cbre, si conferma di poco superiore a 730mila metri quadri di superficie prevista, con consegna attesa nei prossimi tre anni. La maggior parte della superficie (651mila mq) in pipeline è rappresentata da centri commerciali. Tra questi, entro il primo trimestre 2015 (in tempo per Expo 2015) dovrebbero essere completati anche i 45mila mq retail di Cascina Merlata a ridosso del villaggio Expo che ospiterà le delegazioni internazionali. Il primo ad inaugurare entro fine anno sarà poi il Parma Retail (42mila mq) e a fine 2014 sarà la volta di Mondo Juve, lo shopping con vista sui giocatori bianconeri, i cui lavori sono iniziati a ottobre 2012 tra i comuni di Nichelino e Vinovo (82mila mq). Stanno, infine, iniziando i lavori di urbanizzazione e a primavera inizierà la cantierizzazione di Verona Porta Sud, commercializzato da Larry Smith.

Storie di vita. Intervista a Vinicio, italiano che a Sidney ha realizzato il suo sogno di Giorgia Perbellini per www.luxuryandtourism.com


Oggi intervisto Vinicio, italiano che con grande spirito di sacrificio e duro lavoro è riuscito a realizzare a Sidney il suo sogno più grande.
Da quanto tempo vivi in Australia? Hai sempre vissuto in Italia prima o hai esperienza di vita anche in altri paesi?


Ormai è passato davvero tanto tempo! La mia avventura è iniziata l'8 dicembre 1998 a Milano Malpensa, ma prima di allora avevo sempre vissuto a Isola della Scala, in provincia di Verona. 

La decisione di andartene dal tuo paese è stata maturata negli anni o è stato più il frutto di un'opportunità da cogliere al volo? 

A dire la verità è stata una decisione presa di pancia, così su due piedi. Ho conosciuto una ragazza italoaustraliana e ho deciso di partire con lei per questa avventura: quando l'ho comunicato a parenti e amici erano tutti sconvolti dalla mia scelta. Però se ci penso ora so che è stata la decisione migliore: se mi fossi soffermato sulla difficoltà di adattarsi a una cultura diversa e sulla lingua, che allora non conoscevo, probabilmente non sarei partito.

Quali sono state le tue prime impressioni una volta arrivato e quali le difficoltà?

L'Australia è di una bellezza mozzafiato e regala una vastità di paesaggi notevole, te ne innamori. Ma le difficoltà per me, che non ero un giramondo, sono state tante. A cominciare dalla lingua: sembra impossibile ma se non riesci a comunicare ti trovi isolato, per non parlare della ricerca di un lavoro. Ci vogliono sacrificio, umiltà e tanta buona volontà per superare il primo periodo in un Paese così diverso dal tuo.

Come sono visti gli italiani in Australia? Esiste una comunità a Sidney, dove vivi tu?

Gli italiani qui sono tanti e sono tutti molto patriottici. In occasione delle feste comandate ci troviamo tutti insieme e festeggiamo ballando e cantando , forse per sentirci un po' più vicini a casa. Gli australiani hanno un'ottima opinione di noi, tutto ciò che è "made in Italy" qui fa subito tendenza. Ci invidiano la cucina, la moda, il nostro stile e molti di loro sognano una vita nel Belpaese tanto quanto noi idealizziamo l'Australia o i luoghi esotici. Vivere qui ti fa sentire fiero di essere italiano.

Qual è stato il tuo primo approccio col mondo del lavoro e quali sono le differenze più evidenti che si notano al confronto con l'Italia?


All'inizio mi sono dovuto adattare a impieghi molto umili e poco pagati, come il lavapiatti in un ristorante. Mia madre era un'ottima cuoca e mio padre un macellaio. Io sono sempre cresciuto in mezzo al cibo col sogno di creare un giorno qualcosa di mio, quindi ho preferito iniziare come sguattero in cucina piuttosto che fare altro. Soprattutto a causa della lingua, i primi impieghi li ho cercati contattando gestori italiani, e ad essere sincero alcuni di loro mi hanno umiliato molto e rispettato poco, solo per il fatto che erano arrivati da più tempo e avevano il potere della lingua e delle conoscenze giuste. Ma la perseveranza e il sacrificio pagano sempre: oggi, dopo tanti anni, sono finalmente riuscito a realizzare il mio sogno. Ho aperto una trattoria in un sobborgo di Sidney dove cucino piatti italiani, e posso dire di essere davvero realizzato. Faccio finalmente il lavoro che ho sempre sognato e quando entro nella trattoria non mi sembra ancora vero di essere riuscito a realizzare tutto contando solo sulle mie forze. Servire il risotto all'isolana (piatto di Isola della Scala per eccellenza) qui a Sidney e ricevere i complimenti di tutti i commensali non ha prezzo.


Il fatto di essere italiano ti ha facilitato nel lavoro di cuoco all'estero o non hai notato alcuna agevolazione?

Qui, come anche negli Stati Uniti, fai carriera se ti impegni e se lo meriti davvero, poco importa da dove arrivi o chi sei.

Una domanda che da italiana non può mancare: la crisi si sente anche lì o per te è solo un lontano ricordo?

Credo che ad oggi non esista un Paese davvero immune alla crisi, ma posso dirti che qui si sente solo di riflesso. La situazione non è minimamente paragonabile a quella Europea: ecco perchè negli ultimi anni l'Australia ha registrato un boom di emigrati dall'occidente arrivati qui in cerca di un futuro migliore.



Che consiglio daresti a tutti  coloro che         vorrebbero fuggire in cerca di una vita migliore ma non trovano il coraggio di farlo?

Non mi sento di dare consigli pratici, l'unica cosa che posso dire è "ascoltate il vostro cuore". Non è facile, le difficoltà sono tante e bisogna crederci davvero, ma una volta arrivati, qualunque sia la destinazione, ci saranno tantissime cose da imparare che vi arricchiranno. E' da provare.


Trattoria Il Segreto: http://www.segreto.com.au


di Giorgia Perbellini per Luxury & Tourism

Dubai teme un'altra bolla immobiliare -casa24.ilsole24ore.com


Correva l'anno 2005: la superstar del calcio David Beckam e la moglie Victoria (una delle ex Spice Girls) comprano casa a Dubai. La notizia fa il giro del mondo. Sono la coppia più glamour del momento, campeggiano sulle copertine dei rotocalchi. E il loro investimento immobiliare, agli occhi del pubblico e dei media, evoca scenari da «Mille e Una Notte»: una dimora lussuosa nella nuova mecca dell' Arabia Felix, a Palm Island l'isola artificiale per ultra-ricchi a forma, appunto di Palma, e costruita dal nulla. Cafonata ultra-kitsch o nuova meta mondiale del lusso, quelli erano gli anni del boom di Dubai che, come tutta la turbo-finanza, ruotava attorno al mercato immobiliare. Dubai non ha il petrolio della sorella (e vicina) Abu Dabi, e così ha costruito il suo benessere come paradiso delle vacanze per i ricchi. Il mercato immobiliare, dunque, l'unica vera industria dell'emirato. E l'isola dei Beckam l'emblema della nuova Las Vegas sorta in mezzo al deserto arabo (in soli 20 anni).
Poi la bolla di Dubai è esplosa, fragorosamente, dopo l'esplosione dei famigerati mutui-spazzatura americani (i sub-prime) e il collasso di Lehman Brothers. La stessa Dubai è stata a un passo dal crack: solo un maxi-prestito della sorella Abu Dabi ha salvato l'emirato da un debito monstre di 80 miliardi di dollari. Il valore degli immobili è crollato del 50%: centinaia di progetti abbandonati e un sacco di vip che hanno protestato per chiedere indietro soldi di case e appartamenti mai costruiti. Molti altri, meno vip, hanno semplicemente perso i loro soldi. Simbolo dello sboom, il Dolce Vita, uno scheletro di cemento nella zona più esclusiva di Dubai, vicino al Dubai Mall (il centro commerciale più grande del mondo e l'attrazione principale della città) e oggi conteso tra i soci (peraltro italiani). 
Oggi a Dubai i Beckam non si vedono più in giro (anche perché la casa da favola l'hanno regalata ai genitori di lei). Ma arrivano i «becchini». Mentre sullo sfondo un'altra ondata immobiliare sta montando. Una nuova bolla rischia di gonfiarsi nella città del lusso sfrenato o si apre un'opportunità di investimento? Dopo l'esplosione della bolla finanziaria-immobiliare del 2010, nella Las Vegas araba lo skyline, dominato dagli 828 metri del Burji Khalifa (il grattacielo più alto del mondo), oggi è insidiato da centinaia di scheletri di cemento. Il tracollo finanziario ha fatto fallire 1300 nuovi progetti immobiliari. Di questi oltre mille non sono nemmeno mai partiti. Un 200 circa sono palazzi iniziati e mai finiti. 
Eco-mostri sparsi per la città. Migliaia di investitori sul lastrico (broker, società immobiliari, ma anche singoli che avevano pensato di comprare un appartamento a Dubai). Ma ecco la notizia che non t'aspetti: quest'anno il mercato è risalito del 20%. E a Dubai spuntano gli "spazzini": investitori che comprano a prezzi stracciati progetti naufragati per rilanciarli e guadagnarci. «Dubai è una città di due milioni di abitanti, non è un Paese. Il suo mercato immobiliare è come un titolo illiquido» azzarda un paragone l'avvocato Stefano Meani dello Studio DubaiLegal. Vuol dire che la volatilità del real estate è molto più accentuata: strappi in alto e in basso in tempi ravvicinati. 
Il denaro sta tornando ad affluire a Dubai: la città è un «bene rifugio», come l'oro. La fuga dei capitali dall'Italia e dall'Europa spesso finisce in una banca svizzera. O a Dubai (che non soffre di instabilità politica, banalmente perchè non esiste un parlamento e non ci sono elezioni). La cosa desta qualche preoccupazione perché molti temono che una nuova bolla speculativa si stia gonfiando. E per ogni bolla, come ama dire Warrenn Buffett, c'è un ago pronto a farla esplodere. Può darsi siano solo allarmismi esagerati: più che bolla, gettano acqua sul fuoco altri, è solo un recupero dopo la caduta.
Dietro la ripresa dell'immobiliare c'è lo zampino dell'emiro Al-Maktum. All'emiro, che del glamour fa il biglietto da visita della sua città, quegli scheletri incompiuti proprio non vanno giù. E ha varato una nuova legge: entro il 2015 o si finisce di costruire, togliendo dalla vista quelle brutte armature in cemento, o si rade al suolo. Almeno a Dubai sanno come si governa. E si decide.

Immobiliare: i canoni di locazione calano del 4,5% -trend-online.com

Calano ancora gli affitti in Italia con una media del 4,5%, ma a fronte di flessioni a doppia cifra per città come Perugia (-14,2%) e Trieste (-11,8%), le città metropolitane vanno verso la stabilizzazione (Roma -0,5%, Napoli -1,4% e Milano -2,3%) dopo la vistosa riduzione dei canoni registrata nel 2012. A fotografare queste tendenze è il Rapporto sulle locazioni 2013 realizzato, con il supporto scientifico di Nomisma, da Solo Affitti, il franchising immobiliare leader in Italia nella locazione con 350 agenzie (40 in Spagna). “Le grandi città – afferma Silvia Spronelli, presidente di Solo Affitti – hanno anticipato lo scorso anno il trend in calo degli affitti, perciò, proprio leggendo i numeri delle realtà metropolitane ci aspettiamo per il 2014 una sostanziale stabilità dei canoni e buon numero dei contratti di locazione nel residenziale, soprattutto in centro città”.

L’andamento delle locazioni in Italia

Dopo Perugia (-14,2%), che potrebbe aver risentito del calo degli iscritti all’università, i cali più consistenti dei prezzi d’affitto si sono rilevati a Trieste (-11,8%), Campobasso (-8,2%), Genova (-8,1)% e Torino (-7,4%), dove lo scorso anno erano rimasti sostanzialmente invariati (-0,4%). I canoni di locazione si sono ridotti in misura superiore alla media nazionale anche a Palermo (-7,3%), Ancona (-6,7%) e Potenza (-6,4%) mentre sono stati più modesti i cali a Trento (-1,1%), Bologna (-1,4%), Cagliari (-1,5%), Venezia (-2,1%) e Bari (-2,2%).
Tutte le tipologie di immobili hanno fatto registrare mediamente lo stesso ribasso dei canoni con bilocali (-4,7%) un po’ sopra la media nazionale, trilocali (-4,5%) e quadrilocali in linea (-4,4%), e monolocali che hanno tenuto meglio (-4,3%) degli altri. A Milano hanno sofferto in particolare i monolocali (-12,8%) mentre le quotazioni dei quadrilocali hanno avuto un incremento (+2,9%). Tendenza dettata forse dalla domanda sempre crescente di condividere gli spazi per contenere le spese.

I canoni medi

Secondo le rilevazioni di Solo Affitti la presenza dell’arredamento nell’immobile o la disponibilità del garage costa mediamente tra i 42 e i 53 euro in più al mese. Nel 2013 il prezzo medio di locazione nelle città capoluogo del nostro Paese è di 516 euro, che salgono a 558 se l’appartamento è ammobiliato e a 569 se l’abitazione è dotata di garage. Si spendono mediamente 394 euro al mese per un monolocale (430 ammobiliato) e 464 euro per un bilocale (504 con mobili). La spesa arriva fino a 551 euro per alloggiare in un trilocale (con un incremento di 47 euro in presenza di mobili), e tocca i 653 euro per un quadrilocale (701 arredato).
Gli affitti più alti sono ancora una volta quelli di Roma (canone medio di 875 euro) e Milano (838 euro), seguiti da Firenze (628 euro), Venezia (600 euro), Bari (512 euro) e Napoli (511euro). Gli alloggi in affitto più economici si trovano a Catanzaro (363 euro), Perugia (385 euro), Campobasso (403 euro), Potenza (420 euro), Aosta (440 euro) e Torino (441 euro), che sono i capoluoghi del Nord Italia più economici.
Roma è più cara di Milano per i canoni mensili di monolocali (673 contro i 519 di Milano) e bilocali (793 contro 709). Il capoluogo meneghino sopravanza, però, la Capitale per i quadrilocali (1.177 euro contro 1.085).

La cedolare secca e i vantaggi fiscali

Rispetto all’anno scorso, nel 2013 è cresciuto ulteriormente il numero di nuovi contratti stipulati con la tassazione della “cedolare secca”, preferita dal 64% dei proprietari contro un 36% che rimane ‘fedele’ alla tassazione tradizionale con il regime IRPEF. La cedolare secca incontra maggiore successo nelle regioni del Centro (69%), seguite da quelle del Nord Ovest (65%) e del Sud (63%). Ha meno appeal nel Nord Est (57%).“Con la riduzione dell’aliquota della cedolare secca al 15% - spiega Silvia Spronelli – intervistando i nostri agenti vediamo come la percentuale di proprietari che opterà per questo regime fiscale aumenterà ulteriormente, attestandosi attorno al 72% e toccando punte massime del 78% nelle regioni del Centro e 71% nel Nord Ovest. Nelle città metropolitane si potrebbe arrivare anche a picchi dell’80%”. Sulla scelta del regime fiscale sembra pesare il maggiore o minore utilizzo dei contratti a canone concordato: il regime IRPEF, infatti, per questa tipologia è ancora ritenuto conveniente soprattutto nel Nord Est dato che ci sono città, come Bologna, in cui gli accordi territoriali rendono conveniente, grazie alle deduzioni di imposta (un ulteriore 30% rispetto al 5% previsto per tutte le tipologie contrattuali), la tassazione ordinaria rispetto a quella con cedolare secca.

giovedì 14 novembre 2013

Italiani all’estero per comprare casa a Miami -italiachiamaitalia.it


Un trend che non si ferma. Gli italiani la casa adesso la comprano all'estero e una delle mete più desiderate è Miami. La conferma è arrivata dai numeri resi noti dalla 'Miami Association of Realtors', l'associazione degli agenti immobiliari che, nella consueta riunione annuale, svoltasi la settimana scorsa, ha rivelato la nuova graduatoria degli acquisti effettuati dagli stranieri fino allo scorso settembre e una delle novità sottolineate con maggior rilievo ha proprio riguardato l'Italia, o meglio i connazionali che hanno acquistato casa nel South Florida.
"Non era mai successo in precedenza - ha detto Teresa King Kinney, capo esecutivo della associazione che riunisce gli agenti immobiliari di Miami - questa è la prima volta che i compratori italiani si installano nella nostra top ten". E anche con una quota di tutto rispetto: il 4% del volume complessivo degli acquisti di case e appartamenti in condomini. Un numero importante se si considera che Miami, a livello nazionale, è la città che conta con il maggior numero di compratori stranieri, con il 77% dei realtors che ha almeno un cliente internazionale, contro la media di tutti gli Stati Uniti che è del 27%.
I compratori internazionali si mettono in evidenza non solo per il numero di acquisti, ma anche per quello che spendono: infatti un terzo degli stranieri che hanno messo su casa a Miami ha sborsato più di 500.000 dollari, mentre l'11% ha superato il milione. Ecco allora che parecchi italiani, in lotta con le difficoltà tuttora presenti in Italia, hanno deciso che era meglio investire all'estero e hanno puntato su un mercato sicuro come quello di Miami, in crescita, dopo il grande buio, generalizzato in tutta l'America, seguito al 2008, con prezzi che stanno aumentando mese dopo mese e anche per il 2014 le previsioni parlano solo di crescita.
L'ingresso tra i primi dieci degli italiani a Miami è ancora più rilevante perchè qui da sempre sono gli acquirenti sudamericani a farla da padroni. Infatti, anche questa volta, troviamo i Paesi latini a guidare la classifica: Venezuela al primo posto con il 14%, seguita da Argentina e Brasile con l'11%. Ma dietro a quelli che possono essere definiti come storici acquirenti, a recitare un ruolo importante sono diventati gli italiani che hanno raggiunto colombiani (8%) francesi (5%) e messicani (4%). Curioso invece il fatto che i cinesi, secondi a livello nazionale, per ora non abbiamo puntato sulla spiaggia e sul mare di Miami, ma le prospettive, anche per ciò che concerne l'oriente, sono positive, perchè grazie all'introduzione di nuovi voli diretti con la Cina, si prevede che presto possa esserci anche a South Beach una invasione da parte degli esponenti di quella che sta per diventare, se non lo è già, la prima economia mondiale.
Tornando a Miami, per spiegare il nuovo boom che il settore immobiliare sta attraversando, bastano i dati relativi al terzo trimestre dell'anno: sono state infatti 8.027 le case e gli appartamenti venduti, rispettivamente +21,2% e +8,7% paragonati allo stesso periodo dell'anno scorso. "Una crescita dovuta alla forte domanda arrivata dagli acquirenti internazionali – ha sottolineato Natascha Tello, presidente del consiglio di amministrazione dell'Association – ma anche da una grande richiesta da parte di compratori residenti in altri stati degli USA. I numeri del terzo trimestre riflettono un significativo rafforzamento del nostro mercato, con molte case vendute e anche più velocemente".
Un trend che a Miami è andato nella stessa direzione di quello di tutta la Florida, che ha registrato nel terzo trimestre un + 17,3% complessivo. Si vende di più e al tempo stesso case e condomini costano di più. La media attuale, per quello che riguarda le case, è di 230.000 dollari, un + 21,3% se si guarda al 2012, che diventa +12% se il paragone si fa con il secondo trimestre del 2013. Anche gli appartamenti crescono, in valore, anzi l'arrampicata è ancora maggiore dal momento che si è arrivati a un +26,6%, raggiungendo la cifra media di 183.600 dollari, e il raffronto è con il secondo trimestre. Con questi ultimi aumenti si è giunti così al settimo 'quarto' consecutivo di crescita, per entrambe le tipologie, vale a dire case e appartamenti. Se tutto aumenta, c'è però anche un piccolo calo, comunque non preoccupante e che non incide sul boom generalizzato che ha nuovamente colpito il mercato immobiliare: un -4% per quello che concerne gli acquisti in 'contanti': si è passati dal 59,3% rispetto al 63,3% dell'anno scorso.

Rihanna sceglie un appartamento in affitto a New York. Il prezzo? 39.000 dollari al mese -ilghirlandaio.com


La pop star Rihanna ha scelto di andare a vivere in affitto. Dopo aver cavalcato le cronache del gossip immobiliare negli ultimi anni, infatti, la pop star caraibica ha scelto un immobile in Lafayette Street a New York. Situata tra Chinatown e Soho, la nuova dimora di Rihanna comprende quattro camere da letto, tre bagni e una gigantesca terrazza, per complessivi 200 metri quadri. Il costo? 39.000 dollari al mese, circa 29.000 euro, secondo quanto riporta il sito Immobiliare.it.
La pop star ha già fatto registrare parecchi investimenti nel settore immobiliare: recentemente ha acquistato una villa alle Barbados (suo paese d’origine) per il fratello e ha venduto una principesca villa ad Hollywood. Nel frattempo ha anche intentato una causa contro il suo agente immobiliare, che le aveva consigliato l’acquisto di una villa a Beverly Hills nascondendole le carenze dal punto di vista della costruzione.
La scelta di un immobile in affitto non ha, naturalmente, niente a che vedere con la crisi. La cantante che continua a registrare incassi record, infatti, sarebbe vittima di uno stalker. Sarebbe questo il motivo che ha spinto Rihanna ad abbandonare la sua villa da 12 milioni di dollari a Los Angeles per trasferirsi nella Grande Mela. In realtà, gli esperti sono concordi sul fatto che l’affitto sarà solo temporaneo: l’immobile, infatti, è in vendita per circa 14,6 milioni di dollari e molti sono convinti che Rihanna non aspetterà molto prima di aggiudicarsi la casa. Registrando un nuovo affare nel rinato mercato immobiliare a stelle e strisce.

Usa: Freedom Tower è grattacielo più alto d'America -a-realestate.it


New York batte Chicago e One World Trade Center si aggiudica la palma di edificio piu' alto d'America contesa dalla Willis Tower (la ex Sears Tower della metropoli dell'Illinois). Lo ha stabilito oggi il Council on Tall Buildings and Urban Habitat deliberando che l'antenna in vetta a quella che comunemente e' conosciuta come la Freedom Tower e' un elemento architettonico, parte integrante del grattacielo sorto sulle macerie delle Torri Gemelle. Il Council ha accettato la tesi dei costruttori secondo cui la nuova torre di Ground Zero e' alta 1776 piedi, vale a dire 541 metri, un numero simbolico che coincide con l'anno dell'Indipendenza Americana: 325 piedi, circa 100 metri di piu' della torre di Chicago, oggi ribattezzata Willis Tower. La sfida si imperniava per l'appunto sulla punta a spirale di One World Trade Center: alta 124 metri avrebbe fatto la differenza se fosse stata valutata come semplice antenna.

Dall'affitto con riscatto alla nuda proprietà: la crisi immobiliare spinge le forme d'acquisto «alternative» -casa24.ilsole24ore.com

Prendere una casa in affitto e avere la possibilità di acquistarla dopo qualche anno a condizioni prestabilite, recuperando (in parte o in toto) i canoni versati. L'affitto con riscatto – o «rent to buy», nelle diverse formulazioni che vengono analizzate all'interno della Guida di Casa24 Plus – resta un fenomeno di nicchia e difficilmente quantificabile ma, a detta degli operatori, sempre più in espansione.
Il motivo del suo successo è legato alla crisi del mercato immobiliare e va ricercato in due condizioni di fondo: la difficoltà per molte famiglie ad accedere a un mutuo (e quindi a un acquisto "tradizionale") e il consistente stock di invenduto (sono soprattutto i costruttori a usare questo strumento per "muovere" gli immobili).
Secondo un'elaborazione realizzata Immobiliare.it per Casa24 Plus, l'offerta di affitto con riscatto è cresciuta soprattutto nelle grandi città, con una forbice che va (nei primi dieci mesi di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2012) dal 13% di Napoli al 25% di Milano, e un'incidenza sugli annunci del nuovo che oscilla tra il 4 e il 6%. Anche la domanda è cresciuta molto: di oltre il 40% secondo il portale di annunci, che registra anche come i canoni praticati siano in linea con le richieste di mercato per la locazione ordinaria.
Ma non c'è solo il rent to buy. Si diffondono alcune modalità di pagamenti a rate e, soprattutto dal lato dell'offerta, cresce la nuda proprietà (anche qui, almeno in parte, grazie a nuove formule). Anche le vendite all'asta sembrano conquistare fette di pubblico che prima non si avvicinavano a questo mondo. Il tratto comune è la ricerca di alternative che permettano di accedere a un mercato immobiliare ancora bloccato. Con i segnali positivi degli ultimi mesi ancora tutti da verificare.
L'ultimo dato Istat sui prezzi registra nel secondo trimestre 2013 quotazioni in discesa di quasi il 6% su base annua, con un trend negativo che dura da cinque anni e che ha visto le quotazioni diminuire in termini reali del 20-25 per cento. Un calo che non è stato ancora sufficiente a far riprendere gli scambi: secondo l'agenzia delle Entrate, sempre nel secondo trimestre, le compravendite sono diminuite del 9,3 per cento. Con un trend in frenata rispetto ai periodi precedenti, ma che comunque si va sommare al crollo del 25% del 2012.
Qualche spiraglio arriva dal sentiment degli operatori: il sondaggio congiunturale della Banca d'Italia vede in netta diminuzione il saldo negativo tra pessimisti e ottimisti. «Le agenzie immobiliari – nota Paolo Righi, presidente Fiaip – sono le prime a sentire il vento che cambia, ma dopo i segnali positivi di settembre, ora i dubbi legati alla legge di stabilità stanno portando nuova cautela tra i potenziali acquirenti: servono invece certezze».
Le cause dello stallo? La crisi che frena la possibilità di spesa delle famiglie; il calo dei prezzi che scoraggia chi ha sempre visto nella casa un investimento sicuro anche nel medio periodo; l'inasprimento fiscale che certo non aiuta. Ma il principale indiziato è la difficoltà di accesso ai mutui che – in attesa dell'effetto dei provvedimenti governativi (soprattutto i due miliardi messi a disposizione da Cdp) e nonostante una domanda in leggera ripresa – restano al palo. Secondo i dati elaborati dall'Ance per l'Homeday di martedì scorso, dal 2007 al 2012 si è registrato un crollo di oltre il 60% delle erogazioni, da 62,7 miliardi a 24,7 miliardi; e nei primi sei mesi del 2013 c'è stata una ulteriore flessione del 18 per cento. Considerando una quota di risparmio annuo di circa il 30% del reddito, secondo l'Ance, nel 2007 servivano tre anni per mettere da parte i soldi per la "quota contante" necessaria per comprare casa; nel 2013, invece, ce ne vogliono circa otto. Questo anche perché si è ridotta sensibilmente la quota di mutuo concesso rispetto al prezzo della casa («loan to value»).
Ecco che si capisce perché l'interesse per l'affitto con riscatto non è una moda del momento: il rent to buy permette infatti al potenziale acquirente di accumulare, attraverso il versamento di un canone mensile, il capitale iniziale che poi gli permetterà di accedere a un mutuo. Non in tutti i casi, sia chiaro, ma per una quota di famiglie può essere almeno una forma di "accompagnamento". «L'affitto con riscatto è sempre più praticato dai costruttori – conferma Righi – anche se si tratta di piccoli numeri, c'è chi entra in agenzia chiedendo informazioni al riguardo. La nostra associazione, insieme ad altri come Confedilizia e Notariato, ha cercato di analizzare e supportare queste formule. Quello che emerge è la necessità di collegamento tra vari negozi giuridici, per capirne a fondo le implicazioni: ci sono i vantaggi, ma non mancano i rischi». Tra le proposte del Consiglio nazionale del Notariato c'è l'introduzione di un credito d'imposta sui canoni versati prima della vendita (in modo da evitare una doppia imposizione per la parte di canone che va a comporre il prezzo d'acquisto finale). La necessità di un inquadramento più chiaro della materia è sottolineato anche da Alberto Girino, responsabile commerciale Ducale, società di sviluppo immobiliare del gruppo Tecnocasa, tra le prime a condurre a rogito casi di affitto con riscatto e con attualmente una settantina di immobili piazzati con questo strumento (per un controvalore di 12 milioni). «Abbiamo notato – commenta – che è peggiorata la qualità della situazione finanziaria dei clienti che si rivolgono a noi. L'esistenza di troppe formule crea confusione: noi non proponiamo soluzioni d'affitto, condizione che deve rimanere temporanea in vista dell'acquisto».
Non si può insomma pensare che i cosiddetti acquisti alternativi siano una panacea per il mercato: sono strumenti da maneggiare con cautela, ma di cui non sottovalutare le potenzialità.

Mercato Immobiliare USA in linea con la stagione -infobuild.it

Secondo il National Housing Report di RE/MAX, che analizza i dati MLS ricavati in 52 aree metropolitane negli Stati Uniti, la vendita di immobili di tipo residenziale è in linea con l’andamento stagionale.
Compravendite e prezzi nel mese di settembre, infatti, sono stati inferiori rispetto ad agosto, ma sono rimasti comunque significativamente più elevati rispetto a settembre dello scorso anno, il che rende Settembre il 20° mese consecutivo in cui si sono registrati trend in positivo di vendite e prezzi. Le vendite sono state superiori del 10,7% e il prezzo medio registrato è stato di 85 mila dollari che rappresenta un 12,2% al di sopra del prezzo nel mese di settembre 2012. Il Report stilato da RE/MAX LLC sull’andamento del mercato immobiliare USA con una panoramica su 52 aree metropolitane, ha anche evidenziato che l’inventario continua a diminuire ad un ritmo più lento. Scorte attuali di immobili in vendita rappresentano il 13,4% in meno rispetto allo scorso anno. Con l’attuale andamento delle vendite, il numero di mesi necessari per vendere l’intero inventario di case sul mercato è salito a 5. Questo valore si avvicina ai 6 mesi che rappresentano un punto di equilibrio nel mercato immobiliare.
E’ normale per il mercato immobiliare un rallentamento dopo la stagione estiva, ma è davvero incoraggiante vedere che sia le vendite che i prezzi rimangono significativamente più alti rispetto allo scorso anno. I buoni risultati che abbiamo visto questa estate e tutto il 2013 lo confermano: abbiamo passato le prime fasi di una ripresa del mercato e ora stiamo andando verso un mercato più sostenibile” –  ha dichiarato Margaret Kelly, CEO di RE/MAX, LLC.
TRANSAZIONI MEDIE SU BASE ANNUA
Il Report di Settembre stilato da RE/MAX mostra un calo del 18,5% nel numero di transazioni rispetto ad agosto, ma nel contempo rileva un aumento del 10,7% rispetto a settembre del 2012. Questo rende Settembre il 27° mese consecutivo con vendite più elevate rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Dopo una forte stagione estiva con un picco di vendite registrate a maggio e luglio, i numeri in calo di settembre sembrano seguire le tendenze stagionali. Delle 52 aree metropolitane intervistate nel mese di settembre, 47 hanno riferito vendite più elevate rispetto a settembre 2012, e 34 di esse addirittura hanno registrato guadagni a aumenti a doppia cifra  tra cui:
  • Chicago, IL 27,6%
  • Boston, MA +20,7%
  • Anchorage, AK +19,9%
  • Kansas City, MO +19,3%
  • Wichita, KS +19,1%
  • Des Moines, IA +18,9%
PREZZI DI VENDITA SU BASE ANNUA
Per il mese di settembre, il prezzo medio di tutte le case vendute era è stato di  185 mila dollari, il che  evidenzia un calo del 1,7% rispetto al prezzo medio nel mese di agosto, ma resta comunque superiore del 12,2% rispetto al valore registrato nel settembre 2012. Settembre diventa così il 20° mese consecutivo in cui si evidenzia un prezzo medio più elevato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Delle 52 aree metropolitane intervistate nel mese di settembre, 46 hanno sperimentato  prezzi di vendita più elevati rispetto ad un anno fa. Di questi, 19 aree metropolitane segnalano incrementi a doppia cifra:
  • Detroit, MI +44.4%
  • Atlanta, GA+36.0%
  • Las Vegas, NV +30.5%
  • San Francisco, CA +28.5%
  • Miami, FL +24.4%
  • Orlando, FL +24.3%
GIORNI MEDI SUL MERCATO
Di tutte le case vendute nelle 52 aree metropolitane, il numero medio di giorni sul mercato era di 65, che è di 3 giorni più elevato rispetto alla media nel mese di agosto, ma inferiore di 16 giorni rispetto alla media del mese di settembre 2012. La media di 65 giorni di settembre rappresenta  il 16° mese consecutivo con una media di mercato al di sotto dei 90 giorni. Una media bassa di giorni sul mercato è il risultato diretto di un ridotto inventario di case in vendita e di una domanda elevata da parte dei clienti acquirenti.  I giorni sul mercato sono il numero medio di giorni che intercorre dalla presa di incarico alla firma del contratto.
INVENTARIO MENSILE  – Media delle 52 Aree Metropolitane
Per 6 mesi consecutivi, l’inventario è diminuito ad un ritmo più lento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Nel mese di settembre, si è registrato un 1,4% in meno nel numero di case in vendita rispetto al mese di agosto, e un 13,4% in meno rispetto a settembre 2012. I livelli di inventario sembrano muovere verso la stabilizzazione. Nel mese di settembre, 14 aree metropolitane hanno visto aumentare gli inventari rispetto ad agosto. Al ritmo attuale di vendite di case, l’inventario per settembre è stato di 5.
Le città con l’inventario più basso:
  • San Francisco, CA 1.6
  • Los Angeles, CA 2.5
  • Denver, CO 2.5
  • San Diego, CA 2.9
  • Boston, MA 2.9
  • Honolulu, HI 3.0
  • Washington, DC 3.1
L’analisi dell’inventario mensile indica quanti mesi sarebbero necessari per vendere tutte le case in vendita sul mercato al tasso di vendita corrente; un mercato  equilibrato si stabilizza sui 6 mesi. I dati MLS ricavati dalle Agenzie RE/MAX sono di proprietà di ogni organizzazione MLS locale e vengono costantemente aggiornati ed elaborati per garantirne la massima accuratezza.

Rcs: firmati i contratti preliminari di vendita e affitto del comparto immobiliare di via San Marco e via Solferino -finanza.lastampa.it

RCS MediaGroup comunica – a seguito di quanto deliberato dal Consiglio di Amministrazione del 5 novembre scorso - di aver firmato in data odierna il contratto preliminare di cessione del comparto immobiliare di via San Marco e via Solferino con Blackstone Real Estate Partners Europe IV (di seguito Blackstone Real Estate Partners), per un valore complessivo di 120 milioni di Euro. 

Il suddetto comparto immobiliare, che oggi è rappresentato da un'unica scheda catastale, verrà suddiviso in tre porzioni che rappresenteranno tre blocchi distinti: Blocco 1 (edificio storico sede del Corriere della Sera in via Solferino), Blocco 2 (area sita su via Moscova e via San Marco), Blocco 3 (area su via Balzan). 

Il valore totale della compravendita di 120 milioni di Euro è così suddiviso: 30 milioni di Euro per il Blocco 1 (sottoposto a vincolo come sotto precisato); 66 milioni di Euro per il Blocco 2; 24 milioni di Euro per il Blocco 3. Tale valorizzazione risulta sostanzialmente in linea con la valutazione di un primario advisor immobiliare di RCS MediaGroup. 

La firma dei contratti definitivi di vendita, che avverrà per singolo blocco, a seguito del relativo frazionamento, è prevista entro il prossimo 31 dicembre. L'efficacia del contratto di vendita relativo al Blocco 1 sarà sospensivamente condizionata al mancato esercizio del diritto di prelazione da parte delle Autorità Competenti, con riferimento al vincolo apposto sull'edificio storico dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, su richiesta della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano. 

La sottoscrizione del contratto preliminare di vendita prevede a titolo di caparra confirmatoria un importo del 10% del corrispettivo totale. Alla stipula dei contratti definitivi di vendita verranno incassati 90 milioni di Euro (relativi al Blocco 2 e Blocco 3); il residuo prezzo, relativo al Blocco 1, sarà incassato - per 18 milioni - all'avverarsi della condizione sospensiva e - per 12 milioni di Euro - entro il 31 ottobre 2014. Quest'ultimo importo sarà assistito da garanzia bancaria a prima richiesta. 

L'accordo include un impegno a non vendere a terzi, per almeno 12 mesi dal perfezionamento della vendita, l'intero comparto immobiliare né singoli blocchi dello stesso; inoltre RCS MediaGroup manterrà un diritto di prima offerta sul Blocco 1, qualora l'immobile venga messo in vendita, diritto valido per tutto il periodo di utilizzo di questo immobile da parte del Gruppo RCS. 

E' stato contestualmente firmato un contratto preliminare di affitto tra RCS MediaGroup e Blackstone Real Estate Partners, che prevede la successiva stipula di contratti a valori di mercato con decorrenza dall'esecuzione delle vendite e durate differenziate per i diversi Blocchi: 9 anni, con facoltà di rinnovo a favore di RCS per ulteriori 6 anni per il Blocchi 1 e 3; 6 anni, con facoltà di recesso a favore di RCS con effetto alla fine del secondo anno per il Blocco 2, la cui superficie è pari al 62% della superficie complessiva. Tale facoltà è funzionale all'ottimale utilizzo degli spazi, anche della sede di via Rizzoli. 

L'importo annuo dei singoli contratti è di circa 2 milioni di Euro per il Blocco 1, di 6,1 milioni di Euro per il Blocco 2 e 1,7 milioni di Euro per il Blocco 3, cui si somma il costo di affitto dei posti auto per circa 510 mila Euro. A decorrere dal quarto anno, i canoni annui dei Blocchi 1 e 3 verranno complessivamente aumentati di 120 mila Euro. 

Tale operazione di cessione immobiliare, che si inquadra tra le attività previste e annunciate nel Piano triennale, conclude un lungo ed elaborato processo, che è stato valutato in diverse riunioni consiliari, ed è stata deliberata lo scorso 5 novembre 2013. 

Il processo ha infatti avuto inizio lo scorso dicembre 2012 con l'annuncio del Piano per lo Sviluppo 2013-2015, tra i cui presupposti vi era la progressiva dismissione di attività "non core". In particolare, nel procedimento relativo alla cessione del comparto immobiliare, la Società si è avvalsa di Banca IMI S.p.A. quale Advisor finanziario e - nel corso del tempo - ha richiesto perizie immobiliari a valutatori indipendenti, da ultimo Reag. A cura dell'Advisor sono stati preliminarmente contattati oltre trenta operatori ed investitori italiani ed esteri, a sedici dei quali è stato successivamente inviato un documento informativo che descriveva le caratteristiche dell'intero complesso, richiedendo offerte per i soli Blocchi 2 e 3, cui ha fatto seguito un processo di selezione di possibili offerenti a partire dal mese di maggio, con l'obiettivo di chiudere l'operazione entro la fine dell'anno, in linea con quanto previsto nel Piano. Dai primi riscontri è emerso che – date le condizioni del mercato immobiliare con un'elevata presenza di sfitto nell'area milanese – un numero limitatissimo di investitori manifestava interesse per un'operazione che non prevedesse un riaffitto completo delle porzioni di immobile offerte, con il rischio concreto che l'operazione non potesse essere finalizzata se non a valori altamente penalizzanti. E' contestualmente emerso da parte di alcuni investitori l'interesse a proporre, invece, un'offerta per l'intero complesso immobiliare, sempre prevedendo un affitto, ma più compatibile con le esigenze della Società. Si sono pertanto valutate offerte che comprendessero anche l'edificio storico di via Solferino. Alla luce delle cinque offerte non vincolanti per l'intero perimetro ricevute dall'Advisor della Società, sottoposte all'attenzione di diverse sedute consiliari nel corso dei mesi di giugno e luglio, il 7 agosto è stata annunciata la prosecuzione della trattativa in esclusiva con Blackstone Real Estate Partners, che ha presentato l'offerta valutata maggiormente interessante sia sotto il profilo economico-finanziario, sia in relazione alla probabilità di mantenere l'obiettivo della tempistica definita, in quanto non vincolata all'ottenimento di un finanziamento bancario. Si è pertanto aperta la relativa data-room, al termine della quale Blackstone Real Estate Partners ha confermato il proprio interesse a procedere alla chiusura dell'operazione. La negoziazione è proseguita ulteriormente dal 30 settembre ad oggi, con avanzamenti regolarmente sottoposti all'attenzione del Consiglio. 

Da un punto di vista finanziario il valore complessivo della suddetta operazione immobiliare è in linea con quanto previsto dal Piano per lo Sviluppo 2013-2015, per quanto nel Piano si prevedesse la cessione solo del Blocco 2 e del Blocco 3. Oltre a quanto già menzionato riguardo al processo di cessione, va peraltro sottolineato che nel corso del mese di settembre è stato apposto il vincolo sopramenzionato e che il valore dell'operazione – tenuto conto del riaffitto sopra descritto – è in linea con i riferimenti forniti dal perito indipendente. Infine si sottolinea che il valore di cessione è superiore ai valori di carico sia a livello consolidato sia a livello della Capogruppo. Il valore dell'operazione permette quindi di mantenere invariati e perseguire gli obiettivi di Piano, così comunicati al mercato.

mercoledì 13 novembre 2013

Brad Pitt e un progetto green di social housing -news.immobiliare.it

Brad Pitt per la sua famiglia non ha mai rinunciato a dimore di lusso e ha spesso fatto parlare di sè e delle sue proprietà. Ma pare che il divo di Hollywood riesca anche a pensare agli altri e si rivela ancora una volta molto attento ai problemi sociali, pronto a investire parti del suo immenso patrimonio in interventi di ordine pubblico. Nel 2007 ha fondato l’associazione Make it Right che si è prodigata alla costruzione di abitazioni per le vittime dell’uragano Katrina a New Orleans. Con un progetto da 14,3 milioni di dollari, la fondazione, di cui sono membri anche diversi architetti, ha da poco ristrutturato una scuola abbandonata per farne un complesso residenziale ultramoderno e all’avanguardia nel campo dell’energia sostenibile e green.
L’obiettivo di Make it Right è quello di risollevare le sorti di intere famiglie disastrate che, a causa di Katrina, hanno perso tutto e adesso vivono nel disagio di comunità iperaffollate e malridotte. A lor si vogliono garantire adesso delle case sicure, sostenibili e dai costi abbordabili.
La Bancroft School è un edificio storico che versava, con l’intero quartiere, in condizioni di degrado. La fondazione l’ha rilevata e l’ha ristrutturata ricavandone 50 unità abitative da prendere in affitto. Oltre alle più avanzatebiotecnologie, volte anche al risparmio energetico e allo sfruttamento nel modo migliore delle energie rinnovabili, il complesso ha anche diverse comodità che gli inquilini possono condividere. Infatti è stata costruita anche unapalestra, una sala computergiardini comuni e un cinema. Sul tetto del complesso si susseguono schiere dipannelli fotovoltaici da 75 kw e le finestre sono altamente domotizzate e studiate per far entrare quanta più luce possibile durante il giorno. Il vecchio pavimento in parquet pregiatissimo è stato recuperato solo laddove possibile.
Grazie alle migliori risorse tecniche e umane, il progetto ha subito ottenuto la classificazione energetica LEED(Leadership in Energy and Environmental Design) maggiore, identificata con la categoria Platinum.
I portavoce della fondazione hanno tenuto a precisare che il progetto è stato realizzato anche grazie a diversidonatori privati e al contributo di istituti di case popolari federali e statali. Quello che auspicano Brad Pitt e tutti i soci è che questo sia solo l’inizio per la rinascita di una città distrutta come quella di New Orleans.

Le migliori città da visitare nel 2014 : il Sudafrica ancora protagonista !




Il Sudafrica ancora protagonista !
Secondo un recente sondaggio Cape Town entra nella rosa delle prime tre città da visitare nel 2014...... Il Sudafrica ancora una volta protagonista

"Nel centro storico di Cape Town  si trovano i monumenti e le attrattive principali della città: il castello di Buona Speranza che è la struttura più antica del Sudafrica; la Greenmarket Square, la centralissima piazza che ospita un caratteristico mercato di artigianato e fiori; l'Old Town House, il vecchio municipio, St. George's Mall e la St George's Cathedral, la Cattedrale Anglicana della città, La Groote Kerk che è la chiesa più antica del Sudafrica. Da visitare assolutamente è il simbolo della città: la Table Mountain. Si tratta di un monolito alto oltre 1.000 metri, la vetta è facilmente raggiungibile con la funivia; Il Kirstenbosch National Botanical Garden, è il giardino botanico più bello del Sudafrica, con foreste abitate uccelli e animali"




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Casa24Mercato Crescono le famiglie che danno in affitto una stanza della loro casa (+14% in un anno). Record a Roma Cronologia articolo -casa24.ilsole24ore.com


La crisi economica c'è e si fa sentire, tra le famiglie italiane. Per questo, ogni rimedio è buono per fronteggiarla, arrotondare, sbarcare il lunario. Ecco perchè, secondo un'analisi compiuta da Immobiliare.it, il numero di nuclei familiari che decidono di affittare una stanza nel proprio appartamento è cresciuto, solo nell'ultimo anno del 14%, a conferma di un interesse in aumento: +26,5% negli ultimi 24 mesi.
Nelle grandi città universitarie, come Roma o Bologna, si sub-affitta soprattutto a studenti fuori sede. Ma non mancano le richieste da parte dei lavoratori. «L'affitto sta cambiando profondamente – commenta Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – e se prima veniva messo in locazione l'intero appartamento, da dividere magari tra più studenti o lavoratori, oggi il 26% delle offerte di affitto è rappresentato da singole stanze all'interno dell'abitazione del proprietario». Insomma, pur di assicurarsi un reddito mensile o arrotondare lo stipendio, le famiglie italiane mettono a disposizione spazi all'interno della propria abitazione.
A seconda delle città, una stanza in affitto ha un costo compreso tra i 170 e i 500 euro al mese. Il linea di massima, secondo l'indagine di Immobiliare.it, gli italiani preferiscono ospitare lavoratori con settimana corta, meno "invadenti" di un soggetto presente in pianta stabile. L'offerta in aumento dà impulso alla crescita della domanda che, a Roma, per esempio, nel corso del 2012 è addirittura raddoppiata, passando dal 9% al 18% sul totale degli affitti. In particolare, per la prima volta in assoluto rispetto agli anni precedenti i lavoratori superano gli studenti nella richiesta di affitto condiviso (58% contro 42%). Insomma, la "stanza in affitto" non si associa più direttamente e unicamente alla categoria dello studente fuori sede, ma coinvolge altri target. Dando uno sguardo alle offerte di stanze in affitto, nella Capitale, il quartiere più economico è il Pigneto, dove una stanza costa sui 365 euro al mese. A seguire nella classifica troviamo San Lorenzo/Esquilino, dove la media si aggira intorno ai 375 euro. Salendo di prezzo si arriva al quartiere Nomentano/Bologna, nel quale si raggiunge il tetto dei 400 euro: la media del costo di una stanza è infatti di 403 euro. Il titolo di quartiere più costoso va al rione San Giovanni/Re di Roma, che fa registrare una media di 453 euro per stanza".
In aumento, infine, a Roma e nelle altre grandi città italiane, l'affitto di stanze ad uso ufficio. Sono soprattutto imprenditori o piccole società a ricorrere a questa formula per ragioni diverse (soprattutto, nel 56% dei casi, per riduzione del personale). In linea di massima, le stanze vengono affittate già arredate ad altri imprenditori o freelance. Si punta, così, a sinergie di spazi (sale riunioni o aree break), di tecnologie (wireless, stampanti o server) o di personale (receptionist, pulizie), col fine ultimo di avere una riduzione per tutti dei costi operativi.

Londra: mercato immobiliare vicino al punto di non ritorno -wallstreetitalia.it

Un nuovo studio dell'agenzia immobiliare Savills, che possiede diverse sedi a Londra, ha fatto notare che sono necessari l'equivalente di 18 nuovi villaggi olimpici se non si vuole sprofondare in una crisi immobiliaresenza precedenti e che potrebbe creare grossi problemi a alla capitale inglese.

È il Telegraph a riportare la notizia e le parole di Susan Emmett, direttrice di Savills: "Se non stiamo attenti, la carenza di case inizierà ad avere un impatto sulla capacità di Londra di competere. Inizieremo a vedere aziende che ci penseranno due volte prima di venire in una città dove non possono permettersi di far alloggiare i propri dipendenti".

La popolazione della capitale inglese oggi è di circa 8,2 milioni e al momento vi è una media di sole 28.500 nuove case costruite per anno, con un deficit annuale di 21.500.

La crescente popolazione che si prevede nei prossimi anni, potrebbe portare entro il 2021 ad una carenza di case, a meno che il tasso di costruzione corrente raddoppi a 50.000 nuove case l'anno.

Oltre ai "nuovi possibili arrivi", vi sono anche liste di attesa infinite per le case popolari, moltissimi giovani professionisti incapaci di lasciare la casa dei genitori e abitazioni dove compaiono extra camere in affitto convertendo, ad esempio, il salone.

Questi, secondo Savills, sono tutti segnali di una crisi che va risolta al più presto.

Aggiungendoci poi un'offerta in progressiva diminuzione, a causa dei prezzi crescenti, ecco allora ingrandirsi ulteriormente il problema, in un momento in cui l'economia del Regno Unito sta cercando di incoraggiare le imprese d'oltremare ad avviare un business sulle coste britanniche e quindi allontanandosi proprio dalla capitale.

Immobili: Bankitalia, incertezza norme fiscali potrebbe frenare ripresa -asca.it


Dopo un biennio in flessione per i prezzi degli immobili dovuto soprattutto alla caduta del reddito delle famiglie (-7% in termini reali dalla fine del 2010), l'Outlook per il settore resta incerto, spiega Bankitalia nel Rapporto sulla stabilita' finanziaria, anche se ''i rischi di ulteriori rapide correzioni dei prezzi, riconducibili alla sopravvalutazione delle case, appaiono ridotti''. Restano incerte le prospettive a breve termine, sebbene gli agenti immobiliari, pur prevedendo un ulteriore ribasso dei prezzi, nei loro giudizi di medio termine ''sono tornati lievemente positivi''. Per Bankitalia quest'anno i prezzi potrebbero diminuire mediamente del 5%, registrando una modesta crescita nel 2014, sulla quale, peraltro, restano rischi al ribasso. L'incertezza ''causata dalla revisione, tuttora in corso, delle normativa fiscale potrebbe frenare la ripresa dei prezzi e delle contrattazioni nei prossimi mesi''. A questo, spiega Palazzo Koch, si aggiungera' fino al dicembre 2016, l'arrivo a scadenza di 18 fondi immobiliari del comparto non residenziale. 

Dopo Florida e Singapore la Colombia: Pininfarina guarda al real estate in Sudamerica -ilghirlandaio.com

Ora tocca alla Colombia: il progetto di espansione nel real estate del gruppo Pininfarina procede a grandi passi. Con una partnership con la colombiana Haceb, società specializzata in elettrodomestici, l'azienda torinese conferma la sua doppia strategia: aumentare la presenza nel mercato sudamericano e rafforzarsi nel residenziale. "Questo primo passo ci porta a contatto con il mondo del real estate in generale", ha detto il managing director di Pininfarina of America Corp. Matteo De Lise, in un'intervista a Il Ghirlandaio, spiegando che la missione dell'azienda "è portare il lifestyle Pininfarina dalle auto di lusso alle case, dai mobili agli oggetti di uso quotidiano".

Un investimento "considerevole è necessario in questa prima fase per acquistare credibilità e radicare la propria presenza, anche perché la visione è di crescita sul lungo periodo. Le nuove proposte Pininfarina "saranno studiatesu misura per il mercato colombiano, come sempre quando il gruppo opera nel campo dell'architettura e dell'interior design, e interpreteranno le dinamiche sociali e le abitudini delle famiglie secondo il nostro stile di eleganza, innovazione ed essenzialità", precisa De Lise.

Proposte che, per ora, nel mercato colombiano si limitano agli elettrodomestici, poiché questo è il core business di Haceb. Ma Pininfarina non nasconde di guardare oltre, ovvero a collaborazioni con altre aziende locali che permetterebbero di creare sinergie di marketing e di prodotto. Intanto, in altre aree del Sudamerica la presenza del gruppo di Torino già radicata. Soprattutto in Messico: risale infatti al 2007 il primo progetto residenziale, a cui è seguito il successo del cellulare Motorola i833 Pininfarina e, di recente, la partnership con la compagnia aerea Interjet, che ha acquistato venti nuovi velivoli regionali superjet100 con interni firmati dal gruppo italiano. "Parallelamente stiamo avviando alcune conversazioni con importanti realtà leader in altri paesi dell'America Latina, di cui vi daremo riscontro appena avremo sviluppi concreti", ha anticipato il managing director.

E ancora, Brasile e Argentina, dove Pininfarina sta sviluppando in particolare i settori del real estate, del medicale e di altre industrie strategiche. In Brasile, infatti, il gruppo sta portando avanti progetti nella nautica e nel real estate, mentre in Argentina sta sviluppando un nuovo concetto di marina, basato su tecnologie avanzate.

Il vero trampolino di lancio per il settore del real estate è stato per Pininfarina l'esclusivo condominio Millecento di Miami, di cui il gruppo ha progettato gli interni: 400 appartamenti venduti tutti nella primavera dell'anno scorso in soli tre mesi. Un successo che ha spinto il cliente, Related Group, a commissionare un altro progetto sulla spiaggia di Hallandale, non lontana da Miami, anch'esso quasi completamente sold out in pochi mesi. Pinifarina ha così deciso di consolidare la propria presenza nella città con un ufficio dedicato proprio al settore immobiliare e che è "il risultato dell'attuazione di un piano strategico che vede la Pininfarina rafforzare i propri investimenti nei settori extra automotive, con l'obiettivo di sviluppare sempre più opportunità di impiego dei nostri asset cardine, ossia la creatività e il brand", ha confermato De Lise.

Non solo nel continente americano. A Singapore è in via di costruzione il condominio di lusso Ferra: una torre di 102 metri per soli 104 appartamenti di cui Pininfarina ha curato sia l'architettura che l'interior design. Il mondo dell'architettura nel suo complesso, insomma, "è diventato oggi la grande opportunità per integrare in un solo progetto tutta la visione Pininfarina: è un'esperienza di design esclusivo che abbraccia tutti gli elementi, i luoghi e le cose che caratterizzano lo stile di vita di una persona".

martedì 12 novembre 2013

Domotica, il futuro è di casa. Presto auto, frigo e lavapiatti dialogheranno tra loro -repubblica.it

Ve lo ricordate Minority report, il film di Spielberg in cui Tom Cruise vive in una casa completamente computerizzata, che letteralmente "parla" con lui? Uno scenario futuristico con cui spesso il cinema ha solleticato la nostra immaginazione, da Iron Man 3 a Matrix, suggerendoci che un domani l'umanità avrebbe potuto contare su abitazioni talmente tecnologiche da sembrare quasi umane. 

Quel futuro così accattivante, a quanto pare, è arrivato. Grazie a un accordo sottoscritto da quattro importanti Gruppi mondiali - ABB, Bosch, Cisco ed LG - per cooperare a livello globale nella definizione di una piattaforma software aperta, con cui tutti gli apparecchi funzionanti con energia elettrica potranno utilizzare uno standard comune per lo scambio di dati, non dovremo aspettare il 2050 per vivere in case realmente "intelligenti", "parlanti" e capaci di interagire con noi come una persona in carne e ossa. 

In un futuro nemmeno così lontano, la nostra automobile (purché ibrida plug-in o 100 per cento elettrica) potrebbe infatti "dialogare" direttamente con la lavastoviglie o il frigorifero, scambiandosi dati ed interfacciandosi con quella che gli esperti definiscono la "casa intelligente". Il tutto allo scopo di rendere più semplice e meno costosa la gestione degli apparecchi alimentati con corrente elettrica, anche in assenza dei proprietari della casa.

Il piano, soggetto all'approvazione delle autorità antitrust, permetterà ad apparecchi e dispositivi di marche e tipi diversi di essere integrati nella domotica, compresi i servizi di sicurezza e d'intrattenimento. Questa piattaforma comune (fino ad ora non disponibile), alla quale potranno accedere anche altri costruttori, potrà riguardare un lunghissimo elenco di dispositivi come interruttori della luce, porte e tapparelle motorizzate, lavatrici e lavastoviglie, smartphone e tablet, attrezzature multimediali e prese per la ricarica delle auto elettriche. Tutti questi strumenti potranno comunicare tra di loro o semplicemente scambiarsi informazioni su internet in modo standardizzato.

Questo importante accordo per giungere ad una piattaforma comune è un passo in avanti verso il cosiddetto "internet delle cose" in cui saranno collegati in rete gli oggetti e gli impianti dell'abitazione e che permetterà  agli sviluppatori di software e ai fornitori di servizi di proporre inedite modalità di gestione dell'abitazione e dei consumi di energia. Uno dei vantaggi della connettività nelle "case intelligenti" sarà la migliore utilizzazione dell'energia, permettendo ad esempio di reagire automaticamente alle offerte dei diversi fornitori in base all'orario, al tipo di utilizzatori e all'andamento della domanda nella rete.

Le "case intelligenti" potranno dunque far avviare la lavatrice quando il costo dell'energia sarà più basso, sospendendo - se ciò risulterà compatibile dal dialogo diretto tra le due unità "energivore" - la ricarica dell'auto. E la stessa ibrida plug-in o 100 per cento EV, grazie alla capacità di immagazzinamento di energia del suo pacco batterie, potrà servire per stoccare corrente acquistata ad un prezzo conveniente e inviarla all'impianto di casa in un momento di picco dei consumi.