lunedì 11 novembre 2013

Bond real estate: al top quelli islamici. Ma ritorni in calo -casa24.ilsole24ore.com


Nella finanza islamica bisogna rispettare una serie di regole molto strette che differiscono da quelle occidentali: tra le più note c'è l'obbligo di dividere rischi e profitti tra creditore e debitore, il divieto di chiedere interessi e di investire in attività non produttive, in particolare i derivati. Ma questi paletti non ingannino perché la finanza islamica ha trovato la sua via, continua a crescere e offre prodotti con ottimi rendimenti.
Nel campo dei bond in questo momento siamo lontani da certi rendimenti a doppia cifra di alcuni Paesi emergenti o fondi sovrani, ma quelli islamici, chiamati sukuk, possono arrivare anche al 7%. In cima alle classifiche dei rendimenti migliori nell'ultimo anno ci sono stati quelli del real estate. In particolare in Arabia Saudita dove un bond lanciato da Dar Al Arkan Real Estate da 450 milioni di dollari ha reso il 7% quest'anno, circa tre volte la media dei bond dell'area, facendo registrare il ritorno maggiore tra le obbligazioni dell'area del Consiglio di cooperazione del Golfo. L'emissione, con scadenza febbraio 2015, è stata utilizzata dall'azienda per inserirsi nel piano del Governo per la costruzione di 500mila nuove case, al ritmo di 85mila all'anno. Oltre a rispettare il dettato islamico che impone di impegnarsi per progetti socialmente responsabili questa prospettiva offre all'azienda e ai suoi investitori una certa tranquillità, anche nei momenti in cui i risultati della società non sono ottimali come è avvenuto in passato portando i rendimenti verso l'alto, fino a superare il 10%. Anche al secondo posto tra i sukuk dell'area del Golfo migliori di quest'anno si trova un bond legato all'immobiliare: quello dell'azienda di Dubai Emaar Properties con ha avuto un rendimento del 5,7%. E' invece del 5 novembre il lancio del primo sukuk immobiliare dell'Oman emesso dalla Tilal, presieduta al 40% dall'autorità per gli investimenti del Qatar. Si tratta di un bond da 130 milioni di dollari della durata di 5 anni che offre un rendimento del 5%. Il denaro raccolto servirà per sviluppare un grande progetto di importanza anche simbolica nella capitale Muscat, di cui faranno parte un grande centro commerciale, uffici e palazzi residenziali. L'Oman è stato infatti l'ultimo dei sei Paesi del Consiglio di cooperazione a introdurre la finanza islamica alla fine dello scorso anno, ultimo arrivato di una lista che va da Singapore alla Malesia con un giro d'affari che a fine 2014 dovrebbe raggiungere i 2mila miliardi, di cui 100 miliardi di sukuk. La vera novità però potrebbe arrivare da Londra dove il tesoro inglese sta pianificando per il 2014 la prima emissione di un sukuk fuori da un Paese arabo per 320 milioni di dollari, un gesto più che altro simbolico per dare concretezza alla candidatura della capitale a nuove centro della finanza islamica, dove già è trattato il mercato secondario di 50 sukuk.
Ma al di là della fortuna della finanza islamica, è tutto il settore immobiliare che sta crescendo nell'area del Golfo grazie alla ripresa economica, ai prezzi delle proprietà di Dubai che salgono - con un sempre più marcato rischio bolla - e il programma di sviluppo del governo saudita, messo in campo per evitare rivolte, che garantisce una prospettiva di lungo periodo. Proprio questa congiuntura economica positiva, a cui si aggiunge l'euforia dei mercati dopo l'accordo sul debito Usa e il mantenimento di una politica espansiva, ha però fatto sì che negli ultimi giorni i rendimenti di questi prodotti stiano scendendo con quello di Dar Al Arkan che è sceso al 4,8% e quello di Emaar si è allineato alla media del 3,6%, tanto che gli analisti ora ne suggeriscono la vendita.

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