lunedì 19 agosto 2013

Più investi, meno attrai Il paradosso italiano del turismo regionale - corriere.it

Una cosa è certa: i conti non tornano. Almeno, non tornano dappertutto. Chi pensava che l'attribuzione di competenze sul turismo alle Regioni, avvenuta con la pasticciata e controversa riforma del titolo V della Costituzione voluta nel 2001 da un centrosinistra all'inseguimento della Lega Nord, avrebbe finalmente fatto ripartire quello che dovrebbe essere uno dei principali motori della nostra economia, deve vedersela adesso con i numeri. Uno innanzitutto: 939 milioni e 600 mila euro. Secondo uno studio recentissimo della Confartigianato è questa la somma (enorme) che nel triennio 2009-2011 hanno investito in media annualmente per la promozione turistica le 21 Regioni e Province autonome italiane. Con il risultato che mentre la spesa aumentava quasi ovunque a ritmi impetuosi, non si registrava lo stesso tasso di crescita per arrivi e presenze. 
Per non dire del paradosso più paradossale. Quello per cui chi più spende, meno turisti ha.
VALLE D'AOSTA IN CIMA - In questo campionato risulta saldamente in testa la Valle d'Aosta. Grazie alla formidabile autonomia di cui gode, che le garantisce disponibilità finanziarie rilevanti, la Regione presieduta ora da Augusto Rollandin ha impiegato nel sostegno al turismo ben 50,2 milioni di euro in media l'anno. Occupando però, nonostante le sue meravigliose montagne e una spesa di 16,1 euro per ogni presenza, soltanto il diciannovesimo posto su ventuno nella graduatoria nazionale. All'opposto geografico c'è da dire che anche la Sicilia si difende bene, quanto a denari gettati nella mischia. Nel triennio compreso fra il 2009 e il 2011 la Regione che presiede da circa un anno Rosario Crocetta ha investito mediamente 126 milioni e mezzo l'anno. Ovvero, 9,2 euro per ciascuna presenza. Una somma inarrivabile anche per chi, come la Provincia autonoma di Trento (quasi 91 milioni), il Friuli-Venezia Giulia (77 milioni e mezzo) e la Campania (76,9 milioni), certo non ha dato esempio di avarizia. Peccato solo che le presenze turistiche in Sicilia siano un terzo di quelle dell'Emilia Romagna, Regione che ha speso in promozione neppure la metà (56,9 milioni l'anno): addirittura meno di un sesto (un euro e 50 centesimi) se poi si divide la somma complessiva per il numero di presenze.
MOLISE E BASILICATA - Soltanto il Molise e la Basilicata hanno speso come la Sicilia, naturalmente in proporzione ai turisti arrivati nella Regione. Ma se la Regione siciliana, pur avendo speso per ogni presenza una cifra seconda solo a quella della Valle d'Aosta, è decima nella classifica del turismo, il Molise e la Basilicata sono invece rispettivamente ultimo e penultimo. Come per la Valle d'Aosta c'entrano sicuramente anche le dimensioni territoriali, che penalizzano le Regioni più piccole. È però un fatto (e sorprendente) che alla spesa proporzionalmente più elevata corrisponda il minor numero di presenze. Altrettanto incontrovertibile è che le sei Regioni e Province a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Trento e Bolzano) assorbano il 46,4 per cento del budget complessivo, contro il 4 per cento del Veneto. Ma con una spesa di 436,3 milioni riescono a portare appena un terzo in più dei turisti attirati in Veneto, dove l'investimento per la promozione non supera annualmente 37 milioni e 700 mila euro. Somma undici volte e mezzo inferiore.
60 CENT A TURISTA - La conclusione è che la Regione con il numero di presenze più elevato in assoluto è quella che in assoluto spende la cifra minore: 60 centesimi a turista. E che ci sia una relazione inversa fra la spesa e il numero dei turisti, diciamo la verità, non sembra per niente logico. Il caso del Veneto, peraltro, non è affatto isolato. Pare addirittura che questa sia una specie di regola. C'è anche la Toscana, Regione che occupa il secondo posto nella graduatoria turistica pur investendo un euro e 50 a presenza. Esattamente quanto l'Emilia Romagna, terza in classifica. O quanto la Lombardia, che occupa la quarta posizione e in tre anni ha speso meno della Valle d'Aosta. Mentre la Regione Lazio, quinta, spende un euro e dieci centesimi a presenza, poco più di un nono della Sicilia. E addirittura un quindicesimo della Valle d'Aosta. Un abisso tale, rispetto ad altre situazioni, da far sospettare all'ufficio studi della Confartigianato «che nelle uscite delle Regioni si annidino inefficienze, diseconomie di scala in particolare per le Regioni più piccole, inappropriatezze e sprechi». Magari fosse solo un sospetto...

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