domenica 25 agosto 2013

L'elezione del sindaco di New York passa anche dall'immobiliare - ilghirlandaio.com



L'elezione del sindaco di New York passa anche dall'immobiliare

Si vota il 5 novembre e l’attenzione comincerà a crescere davvero solo dopo il Labor Day, il 2 settembre. Per ora i candidati si sfidano a colpi di dibattiti e il sindaco uscente Michael Bloomberg agita lo spettro del fallimento di Detroit.

(Il Ghirlandaio) New York, 23 ago. L’estate è nel pieno e i newyorkesi non hanno molta voglia di pensare al voto per eleggere il nuovo sindaco, il 5 novembre. Dopo 12 anni di amministrazione dell’uscente Michael Bloomberg, la partita è veramente aperta: il primo cittadino uscente, rimasto in carica per tre mandati, uscirà di scena. E’ proprio lui ad alzare i toni e a riportare l’attenzione sulla necessità di mantenere il “circolo virtuoso” innescato negli ultimi anni: “New York non è Detroit (fallita in luglio a causa di debiti per oltre 18 miliardi di dollari), ma non bisogna dare per scontata la solidità dei conti cittadini”, ha detto durante una conferenza stampa, ricordando che i passi avanti fatti in termini di crescita degli investimenti, sicurezza pubblica e occupazione possono essere facilmente annullati.
Bloomberg lascerà la poltrona di sindaco il prossimo 31 dicembre e a contendersela saranno sette candidati democratici, tre repubblicani e due indipendenti (come il sindaco in carica). Secondo gli ultimi sondaggi i front runner, i favoriti, sono per il momento Bill de Blasio, democratico, 51 anni, in rapporti freddi con l’uscente Bloomberg, e Christine Quinn, democratica e già presidente del New York City Council. All’establishment, il Real Estate Board of New York per dirne uno, de Blasio non piace particolarmente: non è uno di loro e dovrà dimostrare che la sua agenda politica può portare benefici anche alla “upper-middle class”, la classe medio alta di Manhattan.
Curiosità immobiliare: de Blasio vive in una villetta da 1,1 milioni di dollari a Park Slope, a Brooklyn, mentre Quinn ha scelto Manhattan e un appartamento da 1,3 milioni di dollari a Chelsea. I due sono appaiati al 24% delle preferenze, ma tutto potrebbe cambiare: la campagna elettorale e l’interesse mediatico entrano nel vivo dopo Labor Day, il primo lunedì di settembre (quest’anno il 2), la festa che per tradizione segna la fine delle vacanze estive. Vero è che l’establishmen
Chiunque varcherà la soglia del City Hall, dovrà fare i conti con un’eredità pesante e difficile da portare avanti: Bloomberg ha raggiunto obiettivi importanti e ha traghettato la città attraverso la drammatica crisi di cinque anni fa, innescata dall’esplosione della bolla immobiliare e dai collasso del mercato dei mutui. Durante il periodo più buio della tempesta finanziaria i prezzi delle case a New York calarono bruscamente, come nel resto del Paese, e le foreclosure (pignoramenti di immobili per mancato rimborso dei mutui) aumentarono bruscamente.
Lo scenario sta cambiando rapidamente e, anche se le case disponibili sono in calo (nel secondo trimestre mai così poche da 13 anni a oggi), le vendite non ristagnano. Anche i prezzi sono in rialzo (+3,3% il mese scorso). Un recente studio mostrava che il costo medio di un appartamento a Manhattan è salito dell’1% rispetto all’anno scorso a 1,45 milioni di dollari, ma a Downtown (dove si trovano Wall Street, i quartieri finanziari e quelli più di moda) la cifra sale a 4,8 milioni di dollari, il 33% in più. Il prezzo medio dei condomini è salito nei tre mesi conclusi a giugno del 4,3% a 865.000 dollari.
Il “curriculum” di Bloomberg è difficile da eguagliare anche per quanto riguarda l’occupazione: in giugno a New York i posti di lavoro sono cresciuti del 7,7% rispetto al minimo post-recessione del novembre 2009 (da 3,67 milioni a 3,95 milioni), 145.000 nuovi salariati in più rispetto al picco di agosto 2008. A questo si aggiungono gli sforzi fatti per migliorare la mobilità cittadina e rendere più efficienti gli spostamenti di 8,2 milioni di residenti e 52 milioni di turisti all’anno: al di là della trasformazione della Highline, la ferrovia soprelevata di Manhattan ormai in disuso da anni, in un parco cittadino, Bloomberg ha fatto costruire circa 640 chilometri di piste ciclabili e rafforzato i trasporti cittadini. Cambiamenti fondamentali soprattutto in un momento in cui, a causa dell’aumento dei prezzi delle case, i newyorkesi valutano sempre più spesso l’ipotesi di lasciare Manhattan per spostarsi negli altri borough, Brooklyn e Queens in testa.
Il prossimo sindaco – probabile che sia un democratico dopo l’indipendente Bloomberg e il repubblicano Rudolph Giuliani – dovrà dunque proseguire sulla strada imboccata dal predecessore e cavalcare la ripresa del real estate. Il possibile problema potrebbe venire dal fatto che, stando agli ultimi indicatori macroeconomici, i progressi del mercato immobiliare potrebbero rallentare o comunque essere discontinui: le vendite di case esistenti, per fare un esempio, sono aumentate del 6,5% in luglio, ma erano calate dell’1,2% il mese precedente. La partita per Quinn, de Blasio e compagni (improbabile la vittoria degli altri nomi noti, tra cui il democratico Anthony Weiner, il parlamentare travolto in passato da uno scandalo a luci rosse, e William Thompson, ex revisore contabile della città di New York).

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