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Campagnoli (Fiabci): Primo obiettivo gli investitori esteri e in prospettiva il crowdfunding
di Cristina Giua
06/04/2013
Il tema dei capitali stranieri e della capacità attrattiva del nostro
Paese resta ai primi posti delle priorità degli operatori
dell'immobiliare made in Italy.
Un percorso oggi più che mai in salita e su cui c'è molto da lavorare.
Lo spiega a Monitorimmobiliare Antonio Campagnoli, che, oltre ad essere partner del Punto Real estate advisor, da fine maggio entrerà in carica come presidente europeo di Fiabci (sigla
per Fédération internationale des administrateurs de biens conseils et
agents immobiliers, che si affianca alla più usata International real
estate federation) nel corso del meeting che l'associazione ha
programmato dal 24 al 29 maggio a Taiwan.
D: Anzitutto un bilancio su quello che è stato European presidents march meeting, dove ha avuto un ruolo fondamentale nell'organizzazione e nella scelta dell'Italia come Paese ospite.
Campagnoli: La prima cosa da sottolineare è il grande
interesse dall'estero verso il nostro Paese, e la prova sono stati i 100
operatori da oltre 30 Nazioni (nella lista Malesia, Giappone, Stati
Uniti, Messico, Turchia, Brasile, Russia, Spagna, Svezia e tanti altri)
che siamo riusciti a coinvolgere nella tre giorni che con Fiabci abbiamo
portato sulla costa ligure, tra Santa Margherita e Chiavari.
In luoghi certamente di grande bellezza, ma neanche così tanto comodi
da raggiungere per chi arriva da tutte le parti del mondo (in questo ci
hanno aiutato le date fissate subito dopo l'appuntamento del Mipim, che
ci hanno permesso di organizzare un collegamento direttamente da Cannes
da dove ci hanno raggiunti circa 30 invitati).
D: Cosa manca agli italiani rispetto ai competitor internazionali?
Campagnoli: A livello di sistema dobbiamo imparare a
fare politica immobiliare, uscire da una visione Italia-centrica del
mercato e confrontarci con il resto del mondo.
Uno dei temi centrali è quindi la capacità di confrontarsi, accanto
alla capacità di parlare un nuovo linguaggio, di saper comunicare quello
che facciamo.
E questo vale sia per il privato ma anche per il settore pubblico, dove
ci sono investimenti importanti in progetti di valorizzazione
immobiliare che poi non vengono promossi e comunicati in maniera
adeguata, a partire dalle azioni di marketing territoriale di cui si
parla da anni e su cui si fa ben poco.
Tutte operazioni che, invece, sanno fare molto bene in tante realtà all'estero, in Europa e non solo.
I colleghi stranieri incontrati durante la tre giorni Fiabci in Liguria
sono rimasti stupiti della singolarità della nostra situazione, dalle
tante potenzialità non utilizzate del territorio italiano, dalla nostra
capacità di perderci “negli ultimi cinque metri”.
In altre parole se si presenta un progetto destinato ad una platea di
investitori internazionali è essenziale illustrare in maniere completa
le ipotesi di rendimento, i tempi e i costi, dare certezza e tutte le
prospettive di realizzazione.
Altrimenti gli investitori vanno altrove.
D: E invece sul fronte degli italiani abituati a lavorare con gli operatori stranieri come siamo messi?
Campagnoli: Intano si tratta di una minoranza.
Anche qui c'è molto da fare, ci muoviamo con lentezza e inseguiamo con lentezza.
A partire dal mondo delle associazioni dell'immobiliare abituate a
promuovere solo le relazioni nazionali e quasi mai quelle
internazionali.
Noto però una nuova tendenza: l'operatore straniero che si affacciava
in passato sul nostro mercato era abituato a rivolgersi solo ed
esclusivamente ai grossi nome delle catene internazionali di consulenza e
di servizi immobiliari, ora invece è pronto ad andare a rivolgersi
anche a realtà più piccole, purché in grado di essere competitive.
D: A che punto è la crisi del nostro mercato immobiliare?
Campagnoli: Manca ossigeno in tutti i segmenti.
Il comparto degli immobili industriali e commerciali resterà bloccato
fintantoché non ripartirà l'attività produttiva da cui dipendono.
Sul residenziale manca prodotto a basso costo adatto alle capacità di spesa di chi vuole comprare.
Questo ci porta anche al problema della difficoltà di finanziamento che
ha contribuito a mettere in sofferenza il mercato e continua a farlo.
Per questo attrarre gli investitori dall'estero sta diventando un grosso obiettivo comune.
Da questo punto di vista il mercato asiatico e quello del Sud America è totalmente in liquidità.
I primi nomi che mi vengono in mente sono Malesia e Indonesia, Brasile,
Colombia e in parte Argentina, dove chi investe deve ridurre i rischi e
diversificare.
E in quest'ottica stanno valutando con grande attenzione anche gli asset pregiati sui mercati europei.
Anche gli Stati Uniti stanno ripartendo alla grande, basti vedere i
prezzi degli immobili a New York che sono tornati inaccessibili.
Da parte nostra dobbiamo quindi cercare di ridurre il rischio per gli
investitori stranieri che guardano all'Italia, con tempi certi, certezza
del diritto, con un piano di dismissioni di immobili pubblici che non
sia solo di facciata.
D: L'unica speranza per trovare liquidità arriva quindi dall'estero?
Campagnoli: Ci sarebbe anche l'alternativa della formula crowdfunding: a
maggio dovrebbero partire nel nostro Paese i primi siti online che
serviranno come piattaforme per la raccolta di capitali.
Vediamo quale sarà la reazione dei piccoli risparmiatori, per il
momento questo tipo di raccolta è aperta solo alle start up con una
forte caratterizzazione innovativa e tecnologica, ma in futuro si
potrebbe allargare il cerchio anche a settori come il real estate.
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