Le aste immobiliari crescono ma spesso vanno deserte
Il numero di aste
immobiliari cresce, manca però la risposta del mercato e le vendite che
vanno a buon fine diminuiscono. La tendenza emerge dai dati ed è
confermata dalle impressioni dei professionisti che operano nel settore.
APPROFONDIMENTI
Nel primo semestre 2012 (ultima
rilevazione disponibile del ministero della Giustizia, seppur con dati
in parte provvisori) le vendite giudiziarie di beni immobili "emesse",
cioè disposte dal giudice, sono state 22.895. Nell'intero 2011
ammontavano invece a 38.814. Se si assume che le pratiche siano avanzate
con lo stesso ritmo anche nella seconda parte del 2012, si può
ipotizzare un trend di crescita del 18 per cento. Se si considerano
invece le vendite "attuate", cioè andate a buon fine, il risultato è
opposto: raddoppiando i 6.477 atti registrati dal ministero nei primi
sei mesi dell'anno scorso ci si ferma abbondantemente sotto (-4,5%) al
dato 2011, pari a 13.568.
Nonostante quindi aumentino le case che
finiscono per essere oggetto di procedure esecutive, le aste non
funzionano come potrebbero. Questo nonostante gli sforzi di aumentare
pubblicità e trasparenza delle procedure e agevolarne quindi la
diffusione tra i privati. E nonostante le occasioni non manchino, con
ribassi dal 30 al 50% del valore stimato del bene. Da un lato la crisi
delle compravendite (-25,8% del 2012 certificato dall'agenzia delle
Entrate) e la difficoltà d'accesso ai mutui colpiscono anche le aste,
dall'altro permane una diffidenza di fondo e spesso lo scrupolo di
"approfittare delle disgrazie altrui", con la paura, a volte, anche di
ritorsioni. Del tutto infondato e alimentato da pregiudizi duri a morire
è invece lo scetticismo sulle difficoltà di partecipazione a operazioni
gestite (o gestibili) solo da "addetti ai lavori" o il timore di
incappare in beni viziati da ipoteche o altro: casomai è vero il
contrario, dato che il provvedimento del giudice "sana" la posizione
dell'immobile.
«Senza dubbio – argomenta Stefano Magnolfi,
direttore Real estate services di Crif, società specializzata nelle
informazioni creditizie – c'è la componente emotiva del compratore che
contrasta con l'approccio razionale dell'acquisto all'asta. Occorre però
anche dire che per le banche l'asta è il fallimento della possibilità
di trovare l'accordo e rientrare dal credito rapidamente: per evitare
tempi lunghi, con le aste che vanno magari deserte, e ribassi molto
elevati, si cerca di prevenire la procedura esecutiva e concordare la
vendita».
In base ai dati di Crif, sono in calo i pignoramenti «rilevati dalle banche per i mutui non onorati»: dai 25.936 del 2010 si è passati ai 29.095 del 2011, per poi scendere ai 28.237 del 2012. Nello stesso periodo, però, il tasso di default dei mutui è salito dall'1,6 all'1,9%, segno che la discesa dei pignoramenti non è dovuta alla migliorata qualità del credito, ma ai tentativi delle banche di percorrere strade alternative. Se si tiene poi conto che l'insolvenza sui mutui si manifesta in genere nei primi tre anni di contratto, è ancora più evidente come un eccessivo calo del valore all'asta non fa l'interesse né della banca né del debitore.
«Le indicazioni di Bankitalia agli istituti di svalutare gli immobili a garanzia dei crediti – dice Magnolfi – sono legate non solo all'andamento dei prezzi, ma alla possibilità di poterne recuperare solo piccola parte in caso di asta, soprattutto se i crediti iscritti a bilancio sono legati a valutazioni già elevate ai tempi del boom e quindi oggi ancor più fuori mercato». Un altro nodo è infatti legato a valutazioni che a volte possono rivelarsi poco trasparenti. «In Italia – continua Magnolfi – i tecnici abilitati a valutare gli immobili sono il doppio delle perizie richieste in un anno; chiaro allora che se mancano un metodo certo e una banca dati condivisa ci possono essere prezzi di partenza inadeguati. Ci sarebbe bisogno di una maggiore selezione nell'accreditamento dei consulenti tecnici dei Tribunali».
In base ai dati di Crif, sono in calo i pignoramenti «rilevati dalle banche per i mutui non onorati»: dai 25.936 del 2010 si è passati ai 29.095 del 2011, per poi scendere ai 28.237 del 2012. Nello stesso periodo, però, il tasso di default dei mutui è salito dall'1,6 all'1,9%, segno che la discesa dei pignoramenti non è dovuta alla migliorata qualità del credito, ma ai tentativi delle banche di percorrere strade alternative. Se si tiene poi conto che l'insolvenza sui mutui si manifesta in genere nei primi tre anni di contratto, è ancora più evidente come un eccessivo calo del valore all'asta non fa l'interesse né della banca né del debitore.
«Le indicazioni di Bankitalia agli istituti di svalutare gli immobili a garanzia dei crediti – dice Magnolfi – sono legate non solo all'andamento dei prezzi, ma alla possibilità di poterne recuperare solo piccola parte in caso di asta, soprattutto se i crediti iscritti a bilancio sono legati a valutazioni già elevate ai tempi del boom e quindi oggi ancor più fuori mercato». Un altro nodo è infatti legato a valutazioni che a volte possono rivelarsi poco trasparenti. «In Italia – continua Magnolfi – i tecnici abilitati a valutare gli immobili sono il doppio delle perizie richieste in un anno; chiaro allora che se mancano un metodo certo e una banca dati condivisa ci possono essere prezzi di partenza inadeguati. Ci sarebbe bisogno di una maggiore selezione nell'accreditamento dei consulenti tecnici dei Tribunali».
A complicare le cose c'è poi il fatto che
tra l'inizio delle procedure esecutive e l'asta possono passare anni, in
media almeno un paio, ma in alcuni Tribunali si arriva anche a molti di
più. I dati fotografano quindi insolvenze ormai vecchie e si può
arrivare al momento della vendita con perizie disposte molto tempo
prima, con valori ormai superati. Si può spiegare così, almeno in parte,
il fenomeno delle aste deserte: e dopo lo sconto, in genere del 20-30%,
il prezzo si abbassa ancora di un altro 25%.
«A fronte di un mercato fermo –
commentaVirgilio Luvisotti, presidente onorario dell'Associazione
nazionale degli istituti vendita giudiziaria – dove il meccanismo delle
aste funziona, le vendite si fanno. Ad esempio, a Bologna è stato appena
venduto un immobile per 100mila euro in più della base d'asta, a Forte
dei Marmi è stata da poco aggiudicata una villa per 7,2 milioni. Le
difficoltà nascono dove c'è troppa frammentazione negli incarichi o dove
le risorse dei Tribunali non sono sufficienti. Se invece l'Istituto di
vendita giudiziaria è attivo sul territorio e si occupa bene della
custodia, diventa una sorta di agenzia a cui rivolgere le proprie
richieste. Dove l'iter si inceppa invece si crea confusione. Basti
pensare che in a Roma è stata appena concessa l'autorizzazione del
ministero per costituire un istituto di vigilanza dopo due anni che
questo era assente».
E, forse, anche il moltiplicarsi dei siti dove vengono pubblicizzati gli stessi annunci d'asta non aiuta a chiarire le idee.
E, forse, anche il moltiplicarsi dei siti dove vengono pubblicizzati gli stessi annunci d'asta non aiuta a chiarire le idee.
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