Oggi intervisto Andrea, fotografo vicentino che dopo tante vacanze in Thailandia ha deciso di fare del Paese orientale la sua nuova casa.
Da quanto tempo vivi in Thailandia? Di
cosa ti occupavi prima in Italia e di cosa ti occupi ora?
Mi sono trasferito nel 2002, più di 11
anni fa. Vivevo a Schio in provincia di Vicenza e facevo il fotografo portando
avanti l'attività di famiglia, attiva ormai da tre generazioni. Quando sono
partito ho deciso di subaffittare l'attività a un collega mantenendo comunque
il nome della mia famiglia. Ora io lavoro a Pattaya e sono Marketing Manager
del pastificio Tom Lasagna.
La decisione di trasferirti è stata
ponderata nel tempo o hai colto al volo un'occasione che ti si è presentata?
Il mio lavoro mi ha sempre permesso di
viaggiare molto, riuscivo a concedermi anche un paio di vacanze lunghe
all'anno. Quindi ho visitato sud America, nord America, nord Africa e gran
parte dell'Europa. Tutti luoghi piacevolissimi ma nessuno era riuscito a
impressionarmi davvero. Ma nel 1998 quando ho scelto come meta la Thailandia
qualcosa è cambiato. Bangkok, Chang Mai e Phuket: l'oriente ha un suo fascino,
una cultura basata sulla pace interiore, il sorriso e la semplicità. Da quel
momento ho passato tutte le vacanze successive a Phuket fino al 2002, quando ho
deciso di trasferirmi definitivamente. La fortuna ha voluto che trovassi un
fotografo della mia stessa età interessato a portare avanti l'attività della
mia famiglia, alla quale sono molto legato. E così, una volta terminati gli
ultimi servizi fotografici che avevo deciso di seguire, sono partito. Posso
assicurare che gli ultimi sette mesi in Italia, con la testa già in Thailandia
ma con gli affetti a Schio, sono stati i più difficili per me...
Quali sono state le prime impressioni
una volta arrivato e quali le difficoltà?
Da quando sono arrivato non ho mai
smesso di ritenermi davvero fortunato a poter vivere in un paradiso di spiagge
e palme e clima estivo tutto l'anno. La difficoltà maggiore è stata sicuramente
la lingua locale, il Thai, che ho iniziato a studiare seriamente solo da un
anno, dopo il trasferimento da Phuket a Bangkok. Phuket è un'isola che vive
grazie al turismo e chi sa la lingua inglese riesce a comunicare con tutti. Ma
a Bangkok è diverso. Ho seguito circa 60 lezioni dal prof. Narong, un
thailandese che parla perfettamente 6 lingue.
Raccontaci il primo approccio col mondo
del lavoro. Quali sono le differenze più evidenti che si notano al confronto
con l'Italia?
Il mio primo approccio è avvenuto
proprio quest'anno, prima passavo le mie giornate praticando sport e facendo
molta vita notturna. Non mi sembrava vero poter trascorrere il tempo pensando
solo al mio piacere e alle mie esigenze. Adesso vivo tra Bangkok e Pattaya e
sono sempre a contatto con gli Executive Chef o i Buyer degli Hotel. Trovo che
rispetto all'Italia ci sia un'apertura mentale verso le altre culture
decisamente superiore, che facilita i rapporti umani e gli affari nel mondo del
lavoro.
Esiste una comunità italiana in
Thailandia?
Si, a Phuket esiste il Club Italia
Thailand che conta circa 1500 persone, tra cui me. Anche se da quando mi sono
trasferito non ho più seguito molto le loro iniziative.
Come definiresti lo stato attuale
dell'economia thailandese? La crisi che ha fortemente piegato il nostro Paese è
arrivata anche lì?
L'economia thailandese si basa per il
50% sull'industria, e le fabbriche si tovano quasi tutte tra Bangkok e il nord
della Thailandia. Poi arriva il turismo che impiega circa il 30% dell'economia
e infine le coltivazioni, per il restante 20%. Posso confermare che negli
ultimi 11 anni il costo della vita è cresciuto ma le buste paga dei lavoratori
si sono sempre adeguate.
Che futuro si prospetta di fronte ai
giovani thailandesi che hanno terminato gli studi? Riescono a trovare un lavoro
adeguato o espatriano in cerca di migliori prospettive?
Per gli studenti che hanno terminato il
College o l'Università ci sono buone prospettive di lavoro nelle grandi città
come Bangkok. Chi decide di rimanere nei piccoli villaggi invece rimane spesso
tagliato fuori dalle opportunità che offrono le grandi aziende e il settore
terziario.
L'idea di tornare un giorno a vivere in
Italia è possibile o l'hai esclusa?
Mai dire mai... Ci sono molte cose da
valutare partendo dal problema della sanita' che qui è a pagamento: io ho
un'assicurazione da 9 anni ma se ne può usufruire solamente fino all'età di 65
anni. Poi valuterò anche in base a un discorso governativo: per ora c'è la
monarchia e il Re riceve totale e assoluta devozione dal suo popolo. Due
curiosità: nei cinema prima dell'inizio della proiezioni tutti si alzano in
piedi per cantare l'inno nazionale, mentre sullo schermo passano le immagini
della famiglia reale. E ancora: al passaggio dell'auto reale con la lunghissima
scorta tutte le strade vengono chiuse al traffico e i cittadini si
inginocchiano. Per ora questa è la situazione ma si vociferano prospettive
negative quando il Re attuale morirà. Staremo a vedere.
Che consiglio daresti a tutti coloro c he
vorrebbero fuggire in cerca di una vita migliore ma non trovano il coraggio di
farlo?
Io mi sono trasferito a Phuket dopo
circa 3 anni nei quali avevo passato lì tutte le mie vacanze. Quello che voglio
far capire è che bisogna prima "tastare il terreno", documentarsi,
parlare con altri connazionali che ci vivono e stringere rapporti interpersonali
che potranno aiutare una volta presa la decisione finale.
Anche la scelta lavorativa è importante:
con molta umilta’ e
voglia di creare qualcosa di nuovo, si
puo fare successo.
Ma bisogna tenere a mente che non basta
essere italiani per poter aprire un ristorante o una pizzeria: i locali che
sopravvivono negli anni sono sempre gestiti da professionisti seri che spesso
svolgevano lo stesso lavoro anche nel nostro Paese. Il cliente non avrà un
palato fine come il nostro ma si accorge dove manca la professionalità.
di Giorgia Perbellini per LuxuryandTourism
Nessun commento:
Posta un commento