Oggi vi racconto la storia di Pier Paolo, siciliano con una fortissima passione per il mare e per i suoi fondali. E quale posto migliore di Sharm per potersi dedicare al proprio amore a 360 gradi?
Da quanto tempo vivi
a Sharm? E' la tua prima esperienza di vita all'estero?
Sono approdato a Sharm
El Sheikh sette anni fa. Prima di allora avevo vissuto sei mesi in Thailandia,
sempre lavorando nell’ambito della subacquea.
Di cosa ti occupavi
in Italia e di cosa ti occupi ora? Raccontaci una tua giornata tipo
Negli ultimi anni in Italia mi occupavo di subacquea, ma ho dovuto mollare a causa dell'inesistente regolamentazione che penalizza chi questo mestiere lo fa per vivere. Non è facile fare seriamente l’istruttore quando i competitors sono centinaia di “dopolavoristi”.
Così sono approdato a
Sharm all'età di 38 anni, prima come operatore video subacqueo, poi ho iniziato
a fare la guida. In Egitto le guide possono vendere corsi o escursioni extra e
in cambio ricevono una provvigione: nel giro di poco tempo mi sono reso conto di
una fortissima attitudine alla vendita, cosa di cui si è accorto anche il nostro
capocentro. Inoltre ho sempre avuto una predisposizione per le comunicazioni e,
attraverso i social come Facebook e Twitter, mi sono ritrovato a curare il
marketing online del nostro centro di sub. Oggi il mio ruolo è Marketing &
Sales Manager dello Sheikh Coast Diving Center.
La mia giornata non segue un vero programma, talvolta vado in barca con i gruppi
di subacquei, talvolta vado in ufficio a discutere di strategie con il capo,
oppure capita che resti a dormire, perché sono stato al pc tutta la notte.
Comunque quando non sono in immersione sono a digitare sullo smartphone o sul
tablet. Amo il mio lavoro, mi diverto da morire e mi sta facendo conoscere
tantissimi amici, oltre che gratificarmi economicamente.
Com'è stato il tuo
primo approccio col mondo del lavoro?
Vuoi che ti parli di
quando, durante le vacanze estive, a soli 15 anni, lavoravo come pescatore di
tonnetti a largo delle coste catanesi?
Diciamo che il mio primo lavoro “serio“ fu la Sicilian Tourist, un’azienda mia che
creava dei minitour in tutta la Sicilia dove la gente viveva un mestiere antico
per un giorno: ceramista, pecoraio, pescatore, puparo.
I miei clienti erano principalmente tour operator americani. In un anno ero
riuscito a far un bel lavoro ma l'anno seguente, nel 2001, dopo il tragico attacco
alle Torri Gemelle, la mia attività crollò.
A quel punto pensai di
fare della subacquea il mio lavoro, prima presso un Diving Center ad Acitrezza,
poi mettendomi in proprio.
Com'è migliorata la
tua vita da quando vivi in Egitto?
Già dopo poco tempo in
Egitto pensavo: “Questo paese mi ha dato in 4 anni quello che in 38 anni in
Italia non mi ero nemmeno sognato di avere. Qui si va avanti per meritocrazia e
nient'altro”.
Come ci si integra in
un Paese dalla cultura e dalle tradizioni fortemente diverse dalle nostre?
Non ho avuto alcun
problema, basta tenere sempre a mente che qui siamo ospiti a casa di altri e
che l’epoca del colonialismo è finita.
Perché secondo te Sharm
El Sheikh viene continuamente considerata una località poco sicura e
sconsigliata dalla Farnesina, nonostante le opinioni contrarie di chi ci abita
e di chi vi soggiorna?
Diciamo che la più plausibile è quella che battezzo la “Teoria di Ponzio Pilato”.
Dopo 4 anni di sconsigli su Sharm noi residenti restiamo attoniti di fronte a
quel bollettino di guerra che chiamate telegiornale, perchè sappiamo che la
cosa più grave qui può essere solo una scottatura per il troppo sole.
Forse è possibile,
cosa di cui dubito fortemente, un attentato a Sharm, forse ci sarebbe potuto
essere, ma perchè sconsigliare proprio Sharm e non gli Stati Uniti ad esempio? Dove potreste
escludere la possibilità di un attentato oggi? Dove la percentuale di rischio è
meno alta di qui oggi? La Farnesina, nel
dubbio, preferisce lanciare l'allarme e “lavarsi le mani”.
L'Egitto è un Paese
tradizionalista o cosmopolita? Come viene vista la donna all'interno della
società egiziana?
La mia esperienza è su Sharm el
Sheikh, località turistica internazionale, ma l’Egitto più in generale è un
paese dove convivono gli opposti. Conosco egiziani che hanno una moglie solo
per sfornare figli, al pari della mia macchinetta del pane, altri che invece vivono
in adorazione della loro donna.
Non so dove sarò tra
dieci anni, ma escludo un mio rientro in Italia, finché l’Italia sarà quella che
è, nel bene e nel male. E poi guardare mio figlio che a soli 3 anni mi corregge
sulla pronuncia dell'inglese mi fa capire che forse non dovrei augurargli di
crescere lì.
di Giorgia Perbellini per Luxury&Tourism
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