L'allarme
si ripete ormai a cadenza quotidiana: il rischio di una bolla immobiliare a
Londra è imminente e già difficilmente arrestabile. Questa volta è un
autorevole gruppo di economisti ed esperti del settore, l'EY Item Club, a
mettere in guardia, ripetendo lo stesso invito rivolto da mesi e da piu' parti
al governo e alle autorita' finanziarie britanniche, affinchè si agisca con
urgenza per scongiurare l'incubo che il ricordo ben vivido del 2008 evoca. Cio'
che pero' rende quest'ultimo monito piu' preoccupante e' che, a differenza
delle altre "segnalazioni", secondo l'analisi dell'EY Item Club
sarebbero gia' evidenti i segnali iniziali di un mercato che, crescendo a ritmo
vertiginoso senza apparente sosta, rischia di 'scoppiare', portando a un crollo
del valore degli immobili. E non si tratta dell'ennesima previsione di pur
attendibili grandi società che operano nel settore, ma dell'istituto che usa
per i suoi studi lo stesso modello di calcolo usato dal Tesoro e che spesso per
questo funge anche da consulente.
Per avere la misura del fenomeno, basta
partire dal prezzo medio di una casa a Londra che è aumentato dell'11,6% su
base annua, rispetto al 3,1% registrato nel resto del Paese. E' infatti Londra
al centro delle preoccupazioni del Club: ''Londra, provata dalla combinazione
di domanda forte e mancanza di offerta, sempre di piu' e' motivo di allarme'',
spiega uno dei principali economisti del gruppo, Andrew Goodwin. Secondo il
centro quindi, per tenere sotto controllo questa preoccupante tendenza il governo
dovrebbe mettere un tetto all'ammontare di denaro che gli acquirenti possono
avere in prestito rispetto a un certo livello di deposito. Ma la capitale
britannica, citta' globale come ce ne sono poche, attrae soprattutto
investitori stranieri, molti disposti a pagare cifre da capogire per un
indirizzo prestigioso tra le case a schiera e le maisonnette di Chelsea,
Mayfair o Belgravia. Un flusso di investimenti ininterrotto cui e' difficile
rinunciare (porta oggettivamente ricchezza), ma che rischia di rendere il
centro della citta' un'isola per soli ricchi spingendo il ceto medio sempre
piu' in periferia. Per questo c'e' chi reagisce al grido di ''si fermi
l'invasione degli stranieri'', come il think-tank britannico Civitas che solo
ieri ha avanzato una delle proposte piu' radicali sul tema, suggerendo di porre
maggiori restrizioni a coloro che da Paesi extra Ue sbarcano a Londra. Il
riferimento implicito, ma chiarissimo, è ai tanti oligarchi russi come il
patron del Chelsea, Roman Abramovich, che fanno di Londra il quartier generale
dei loro investimenti, ma anche ai "paperoni", ormai nemmeno più
nuovissimi, provenienti da Cina, Malaysia e Singapore. In sostanza Civitas
propone l'obbligo a chi voglia investire nel mattone britannico di dimostrare
che l'operazione porterà alla costruzione di nuovi immobili, contribuendo così
ad attivare un sistema che consenta la creazione di abitazioni più a buon
mercato.
Scopri le nostre offerte immobiliari su LuxuryandTourism
Nessun commento:
Posta un commento