Nel
2013 gli investimenti del settore delle costruzioni sono scesi del 6,9%, contro
il -5,6% previsto a giugno scorso. Lo dice l'Ance, aggiungendo che i posti di
lavoro sono diminuiti del 10,4%. Dall'inizio della crisi, i lavoratori
dell'edilizia lasciati a casa sono stati 480mila e le imprese fallite 12.600,
circa una su quattro.L'associazione dei costruttori, nell'Osservatorio
congiunturale, definisce il 2013 come anno "da dimenticare". A
soffrire, si legge nel rapporto, sono tutti i comparti: nell'ultimo anno le
nuove abitazioni hanno registrato una flessione del 18,4%, l'edilizia non
residenziale del 9,1% e i lavori pubblici del 9,3%. Un quadro che, per l'Ance,
"rende drammatico, per l'edilizia, il bilancio dall'inizio della
crisi". I lavoratori lasciati a casa, compreso l'indotto, dal 2008 sono
addirittura 745mila. Anche coloro che non hanno perso il lavoro, comunque, si
trovano spesso in condizioni di difficoltà: basti pensare che il numero di ore
autorizzate di Cig è più che triplicato tra il 2008 al 2012, passando da circa
40 a 140 milioni.
Nei primi dieci mesi del 2013 si registra un ulteriore
aumento tendenziale dell'8,9%. Un elemento che ha contribuito fortemente a
questa situazione è, come ormai noto, il credit crunch: dal 2007 si registra
una riduzione di 80 miliardi nei finanziamenti alle imprese di costruzione e di
76 nei mutui alle famiglie. Anche i pagamenti da parte della p.a., su cui si
sono registrati "passi avanti", rappresentano ancora un problema,
perché i tempi sono troppo lunghi: sui 19 miliardi di crediti vantati dal
settore ne sono stati sbloccati 8, di cui 6,5 già pagati, e ne mancano
all'appello 11. Inoltre nella seconda metà del 2013 oltre l'80% delle imprese
edili non viene ancora pagata dalla p.a.
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