giovedì 13 marzo 2014

Usa, l’economia migliora e gli investimenti stranieri si moltiplicano: +44% rispetto al 2012 -ilghirlandaio.com

L’economia americana migliora a passo costante e, anche se il mercato del lavoro sta ancora cercando il guizzo per imboccare la via di una più rapida crescita, agli occhi degli investitori stranieri gli Stati Uniti sono una scommessa vincente. Anche e soprattutto per quanto riguarda il settore immobiliare, nonostante le notizie in chiaroscuro degli ultimi mesi, che hanno tra l’altro incoraggiato la Federal Reserve a proseguire con una strategia monetaria molto accomodante nella convinzione che tenere il costo del denaro al minimo storico e proseguire con il quantitative easing “dovrebbe ridurre le pressioni sui tassi di interesse di lungo termine, sostenere il mercato dei mutui e contribuire a rendere più accomodanti le condizioni finanziarie generali”.

In questo contesto, non stupisce che la maggiore economia mondiale continui ad attrarre quantità massicce di capitali internazionali, che confluiscono anche nel settore immobiliare. In particolare, gli investimenti stranieri diretti in proprietà commerciali si sono attestati l’anno scorso a 38,7 miliardi di dollari, il 44% in più rispetto al 2012. Come mostra un rapporto di Jones Lang LaSalle, canadesi, cinesi e australiani hanno fatto la parte del leone, scommettendo su destinazioni consolidate come Manhattan, Los Angeles e Chicago, ma anche su mercati secondari come Houston, Dallas e Seattle. “Gli americani continuano a essere i principali investitori, ma negli ultimi anni la presenza di stranieri, soprattutto cinesi e canadesi, è cresciuta in modo significativo”, ha detto a Il Ghirlandaio Nicolas Retsinas, docente della Harvard Business School e direttore del Joint Center for Housing Studies della Harvard University.

“Gli Stati Uniti sono diventati una meta più attraente per gli investitori”, spiega Neil Stern, senior partner della società di consulenza immobiliare McMillanDoolittle, che cita come “i più aggressivi” gli investitori provenienti dall’America Latina, Brasile e Cina in prima linea. “Lo sono anche gli investitori dei Paesi europei in condizioni migliori dal punto di vista dei finanziamenti, per esempio la Germania”, dice ancora. Quasi la metà di tutti gli investimenti nel real estate americano l’anno scorso si sono concentrati su palazzi per uffici, il 16% su appartamenti, il 15% sul comparto retail e solo una piccola parte su hotel, proprietà industriali e terreni. “È interessante vedere come cambiano gli investimenti. Per esempio sono in aumento le strategie di sviluppo dove si acquistano proprietà più vecchie che hanno bisogno di ristrutturazione, ma che hanno un alto potenziale di rendimento”, ha detto Marisha Clinton, direttore della ricerca di Jones Lang LaSalle.

E in tutto questo qual è il ruolo degli italiani?Per Clinton gli investimenti italiani negli Stati Uniti non mancano, ma sono meno consistenti rispetto a quelli di altri Paesi, complice anche una situazione interna ancora complessa, problematica e in via di definizione. “In Italia la contrazione è meno marcata rispetto agli anni precedenti e ci sono prospettive di crescita per il 2015”, si legge nel rapporto Global Real Estate Markets. Proprio su questo scommette anche il presidente americano Barack Obama, che ha inserito l’Italia tra i 32 Paesi su cui puntare per incrementare l’afflusso di investimenti stranieri diretti. Attualmente dai Paesi considerati strategici arriva il 90% degli investimenti stranieri, secondo gli ultimi dati disponibili del dipartimento al Commercio pari a 168 miliardi nel 2012. Il 65% del totale, 105 miliardi di dollari, è arrivato dall’Europa, con l’Italia che ha contribuito per 1,9 miliardi, in calo rispetto ai 2,8 miliardi del 2011.

Il trend positivo per gli Stati Uniti è destinato a continuare, come sembrano confermare le incoraggianti stime di crescita per il 2014 e il 2015. “Mi stupirei se, in termini di investimenti stranieri, il 2014 non fosse un altro anno da record. L’interesse è altissimo soprattutto per proprietà-trofeo su mercati consolidati”, ha detto Dan Fasulo, direttore di Real Capital Analytics. Proprio per questo anche a livello finanziario si cerca di incoraggiare il mercato: il credito bancario per lo sviluppo immobiliare e per l’edificazione è per esempio tornato a crescere dopo avere toccato all’inizio dell'anno scorso il minimo in 14 anni, segno che l’offerta di case nuove potrà aumentare nei prossimi mesi.

Stando ai dati della Federal Deposit Insurance Corporation, l’agenzia che garantisce i depositi bancari negli Stati Uniti, il totale dei prestiti per l’acquisto di terreni, lo sviluppo e l’edificazione è cresciuto nel quarto trimestre a 209,9 miliardi di dollari, contro i 206 miliardi dei tre mesi precedenti. Anche se il guadagno sembra esiguo, secondo gli economisti è un segnale importante che lascia ipotizzare un ulteriore aumento dei prestiti erogati. Un maggiore accesso al credito potrà sostenere la costruzione di case e fare calare i prezzi, che negli ultimi due anni si sono attestati in costante rialzo, mettendo il freno alla ripresa dell'immobiliare americano: l’anno scorso il costo medio di una casa nuova era di 322.100 dollari, il 10,2% in più rispetto al 2012 e il massimo annuale dal 1963. 

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