lunedì 22 luglio 2013

Repubblica Dominicana: mare, storia e fantasia Spiagge dorate, ma anche arte, natura e sport nel paese del merengue (TGCOM24)

Il viaggiatore che decidesse di sorvolare l’Atlantico, inoltrarsi nel cuore dei Caraibi e atterrare nella Repubblica Dominicana sarebbe subito ostaggio di due suoni: il ritmo della bachata e il rifrangersi dell’acqua.
La musica pervade tutto il paese che accolse Cristoforo Colombo nel suo viaggio verso le Indie “inattese”. Sotto forma di bachata, di merengueurbano oppure dell’esplicito dembow non c’è strada del centro di Santo Domingo, auto in coda ai semafori o colmado dove non si suoni o balli. La danza come inno alla vita, come esternazione di un’indole passionale, di un ottimismo che trova radici nel sangue degli antichi Tainos. 

L’acqua, poi. Quella delle spiagge perfette nelle regioni costiere di Puerto Plata, Punta Cana e Bayahibe. Quella dei fiumi della zona centrale da solcare in canoa (il Salto El Limón, il Salto Baiguate e le 27 Cascate del Demajagua). Quella della riserva marina di Samaná dove a febbraio le balene si danno appuntamento per dare alla luce i piccoli. 

Santo Domingo, la città dei primati - Il punto di partenza ideale per un viaggio in Repubblica Dominicana è Santo Domingo. Le sue strade acciottolate e i palazzi della zona Colonial (il centro storico dichiarato nel 1990 patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco) rimandano all’incontro tra cultura europea e locale. Il nome di Cristoforo Colombo diventa allora l’onnipresente cerniera tra le due civiltà. La sua statua campeggia di fronte all’eterogenea Catedral Primada de América mentre del figlio Diego racconta l’Alcázar de Colón.

Diversi i primati della città: qui sorsero la prima strada, il primo ospedale, la prima università e la prima cattedrale costruiti nel nuovo continente daiconquistadores spagnoli. Per chi volesse approfondire la storia locale meritano una veloce visita il Museo del hombre dominicano, il Panteón Nacional, le Ruinas del Hospital San Nicolás de Barí e il Monasterio de San Francisco, un suggestivo complesso che spesso ospita concerti en plein d'air. Per gli appassionati di musica imperdibili tra luglio e agosto il Festival del Merengue e la rassegna “Santo Domingo de Fiesta”. 

Il Cibao, il cuore verde del paese - Lasciandosi Santo Domingo alle spalle e puntando alla regione montuosa degli Altipiani centrali, si può attraversare la ricca Valle del Cibao e puntare verso Santiago, La Vega e Jarabacoa. Santiago è la seconda città del paese, al centro di una regione interamente coltivata a tabacco e canna da zucchero. Qui si produce gran parte del rum del paese e vengono confezionate alcune delle migliori marche mondiali di sigari (Aurora, Montecristo, Arturo Fuente, Romeo e Giulietta). Al Centro León è possibile ammirare i lavori dei migliori artisti dominicani dell’ultimo secolo.
A febbraio, La Vega diventa la capitale culturale del paese e durante il mese è possibile vedere un carnevale dai colori spettacolari: i diablos cojuelos con le loro enormi maschere e le grandi corna girano per le strade impersonando demoni o animali. Adagiata alle pendici della Cordillera Central, Jarabacoa è invece la mèta ideale per gli amanti dell’ecoturismo. Qui è possibile dedicarsi al rafting, alle escursioni a piedi, in bici o a cavallo oppure al canyoning. Un’ottima sistemazione per gli amanti della natura si può trovare al Rancho Baiguate.
Sempre nella regione centrale del Cibao meritano una sosta il Centro Culturale Candido Bidò a Bonao e la casa-museo dedicata alle Hermanas Mirabal, tra Salcedo e Tenares. Patria, Minerva e María Teresa furono le tre sorelle che ebbero il coraggio di lottare per la libertà politica del loro paese, opponendosi a una delle tirannie più spietate dell’America Latina, quella di Rafael Leónidas Trujillo. 

La costa settentrionale: Puerto Plata, Cabarete e Sosúa - Il principale centro della costa settentrionale è Puerto Plata (cioè Porto d’argento). Stretta tra le montagne e l’oceano, la cittadina mostra i fasti del colonialismo e paesaggi mozzafiato (soprattutto dalla funicolare). I suoi dintorni sono pieni di hotel tra i quali si distingue per la raffinatezza e la qualità dei servizi la Casa Colonial fondata dall’italiano Roberto Casoni.
Per i turisti più avventurosi nei pressi di Puerto Plata, a Imbert si potrà vivere l’esperienza delle 27 cascate di Damajagua, una serie di salti che raggiungono un’altezza di 13 metri. 

Pochi chilometri oltre Puerto Plata, ci sono le spiaggie di Sosúa e Cabarete: da cartolina. Cabarete in particolare, è un noto paradiso per i surfisti di tutto il mondo: qui si potranno alternare lezioni di surf presso Take off, una scuola che sorge nella bellissima Playa El Encuentro, ma anche rilassarsi nella N day SPA della cittadina.
FOTO GIULIANA GRIMALDI
Samaná, una nuotata tra le balene - La Península de Samaná è la perla del nord-est del Paese. Imperdibile Playa Rincon, tre chilometri di sabbia bianca incorniciata dalle palme. A largo di questo mare ai limiti della realtà, da gennaio a marzo si radunano le megattere per la riproduzione ed è possibile praticare il whale-watching dalle imbarcazioni autorizzate.
Dopo una sosta al confortevole hotel e residence Sublime Samaná si è pronti per una nuova escursione in barca, destinazione Parco nazionale Los Haitises (cioè terra delle montagne). Le numerose colline che emergono dall’oceano e la costa offrono uno spettacolo senza pari: mangrovie di almeno quattro tipi, 700 specie vegetali, oltre 110 specie di volatili, le grotte calcaree con i pittogrammi realizzati dall’antica popolazione indigena dei Tainos.

Punta Cana: a tutto relax - Spiaggia fa rima con resort all-inclusive nella zona sud-orientale del Paese. A Punta Cana, oltre a trovare incantevoli spiagge in cui rilassarsi, si possono prendere lezioni di surf presso il Macao Surf Camp mentre a Bayahibe merita una visita l’Isla Saona, chilometri di sabbia fina di corallo bianco e rosaceo, un’acqua cristallina popolata da pesci di varie specie e colori, un fondale marino ricchissimo.

Cosa mangiare - Almeno tre le specialità locali da assaggiare. La bandera è il piatto nazionale composto da riso bianco, fagioli rossi, carne stufata, insalata e le squisite banane verdi in frittelle. La polpa di banana è la base anche per altre due ricette, il mangù e il mofongo, un pasticcio di plàtanos con l’aggiunta di cotenna di maiale. Al mercato di Santo Domingo troverete numerose bottiglie piene di foglie di erbe aromatiche miste a corteccia. Si tratta della base per realizzare la mamajuana, il liquore nazionale dominicano, a cui vanno aggiunti rum, vino rosso e miele. Nel paese viene considerato un toccasana per qualsiasi malattia oltre che un potente afrodisiaco.

Cosa comprare - Proibito (si fa per dire) lasciare la Repubblica Dominicana senza aver fatto scorta di sigari, caffè, cacao, rum. Un tour presso una piantagione di caffè insegna molto sul lavoro che sta dietro la quotidiana tazzina. Belli i monili nella locale ambra oppure in larimar, una pietra turchese di origine vulcanica.

La musica dell’anima - Ultima cosa da aggiungere alla valigia prima del rientro: una manciata di cd, magari comprati al volo dagli ambulanti della capitale. Perché il miglior modo per far propria l’allegria del popolo dominicano è ballare al ritmo della sua musica:merenguebachatareggaeton. Una volta a casa basterà ascoltare un brano di Victor Victor o di Milly Chezada per rivivere l’elegante spensieratezza di una sera trascorsa al Bar Lucìa.

Tutte le informazioni di servizio sul sito ufficiale del Ministero del Turismo della Repubblica Dominicana.

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