lunedì 10 giugno 2013
Mercato immobiliare: da Eire i numeri della crisi - assesempione.info
Milano -Dalla rassegna Eire, Expo Italia Real Estate, sono emerse cifre
che sintetizzano la crisi: costruzioni, meno 30% in sei anni
(2008-2013), il dato peggiore da quarant'anni, completato dal -54% del
settore residenziale; occupazione, meno 360.000 addetti, cui si
aggiungono i 550.000 dell'indotto; compravendite, 440.000 nel 2012, la
metà rispetto al 2008; prezzi, mediamente meno 24% sempre negli ultimi
sei anni; locazioni, offerta di alloggi più 21% a fronte di una
richiesta del 9,6%. A fronte dei paurosi dati e delle prospettive non
brillanti (possibile ripresa soltanto dal 2015) il presidente di
Assoedilizia Achille Colombo Clerici ha proposto analisi e ricette. "Per
il rilancio del settore immobiliare occorre rigenerare la fiducia negli
investitori e negli operatori varando una politica di intervento
pubblico, una equilibrata "politica della casa" che finora non c'è
stata, oscillando tra un eccesso di statalismo con vincoli, blocchi
degli sfratti e dei contratti, equo canone (per il quale colui che aveva
investito i propri risparmi nella casa si vedeva costretto ad affittare
a prezzi politici anche a Rockefeller e ad Agnelli), o trascurando la
leva dell'edilizia residenziale pubblica: come è avvenuto da quindici
anni a questa parte. D'altro lato, il mercato immobiliare svolge anche
funzione sociale, e va considerato come investimento produttivo a tutti
gli effetti e non viceversa un investimento speculativo e parassitario
(compravendite legate agli interessi della categoria dei mediatori e dei
promotori immobiliari, nonchè ai profitti non sempre equi delle banche
in materia di mutui fondiari): pensiamo in particolare alla locazione ed
alla sua funzione sociale, come strumento per assicurare la mobilita'
abitativa da un lato ed il finanziamento della sede di attivita'
commerciali, artigianali-industriali, professionali, dall'altro.
Insomma, o troppo Stato, o troppo mercato". Dopo l'analisi, le proposte:
"Il pubblico intervenga assicurando quella quota di edilizia sociale
destinata ai meno abbienti, senza la quale non ci potrà mai essere una
risposta adeguata al bisogno abitativo del paese. E se il pubblico
lamenta una ristrettezza di risorse si ricordi che amministrare la cosa
pubblica significa ordinare le scelte secondo una scala gerarchica di
valori: ad esempio, i Comuni facciano meno feste ed iniziative ludiche
ovvero opere volte a soddisfare esigenze superflue ( come farebbe ogni
buon padre di famiglia in tempi di crisi ). E poi, destiniamo, con
disposizioni legislative mirate, parte del 5 per mille (che ora va anche
alle bocciofile e simili ed alle fondazioni parafamiliari) alle case
per i meno abbienti. Quanto alla locazione privata, per una vera
incentivazione dell'investimento privato nel settore, occorrerebbe
parificare, sul piano dell'onere fiscale, l'investimento immobiliare a
quello mobiliare".
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