Meno inquinamento per città più
intelligenti. I centri urbani in Europa accolgono oltre la metà della
popolazione mondiale e sono responsabili del 75% dei consumi complessivi
di energia. Agli edifici, in particolare, vanno attribuite oltre il 40%
delle emmissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, a causa di
caldaie sovradimensionate ed elevate dispersioni termiche.
Per
questa ragione la Commissione europea ha avviato un forte piano di
investimenti per finanziare progetti di smart city, rivolti innanzitutto
ad aumentare l'efficienza energetica e la sostenibilità degli edifici
nelle città dei Paesi membri. Stanno aderendo moltissime realtà, grandi e
piccole. Anche in Italia si registrano Torino, Genova, Catania, Bari,
L'Aquila e Milano che oggi, con Expo 2015, punta a diventare sempre più
smart. In particolare, Expo Spa e Telecom Italia ad aprile hanno
lanciato il concorso «Digital Ideas for Expo City 2015» (aperto fino al
30 agosto) per individuare progetti di cloud computing e near field
communication: l'obiettivo è realizzare isole digitali multiservizi e
applicazioni smartphone per la fruizione dell'evento, oltre a servizi
innovativi per la gestione automatizzata degli edifici.
Entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici
di nuova costruzione dovranno essere a energia quasi zero. Per gli
edifici pubblici di nuova costruzione questo obiettivo è anticipato a
fine 2018. I vincoli normativi saranno stringenti anche per l'edilizia
pubblica esistente: dal primo gennaio 2014 ogni anno il 3% della
superficie dovrà essere riqualificato. «L'obiettivo di minimizzare il
consumo energetico edilizio è una delle principali sfide che le
amministrazioni pubbliche, il mondo imprenditoriale e i cittadini sono
chiamati ad affrontare nei prossimi anni», dichiara Lorenzo Pagliano,
direttore eERG (end-use Efficiency Research Group) che organizza il
convegno "Nearly Zero Energy Buildings: tra attualità e futuro
prossimo", in programma domani in fiera a Milano Rho-Pero nell'ambito di The Innovation Cloud.
Nel frattempo Lazio Filas, la finanziaria laziale per lo sviluppo, ha appena finanziato 45 progetti di e-government e applicazioni Open Data, per 6 milioni di euro. Regione Lombardia, invece, ha pubblicato un bando da oltre 16 milioni per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nel settore delle smart city (richieste dal 2 maggio al 13 giugno 2013). E sull'intero territorio nazionale proliferano le politiche energetico ambientali, tanto che sono 1.003 (su oltre 8mila) i Comuni che hanno inserito nei propri regolamenti edilizi criteri e obiettivi "green" in crescita del 42,3% rispetto al 2010, secondo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio Nazionale sui regolamenti edilizi (Onre) di Legambiente.
Nel frattempo Lazio Filas, la finanziaria laziale per lo sviluppo, ha appena finanziato 45 progetti di e-government e applicazioni Open Data, per 6 milioni di euro. Regione Lombardia, invece, ha pubblicato un bando da oltre 16 milioni per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nel settore delle smart city (richieste dal 2 maggio al 13 giugno 2013). E sull'intero territorio nazionale proliferano le politiche energetico ambientali, tanto che sono 1.003 (su oltre 8mila) i Comuni che hanno inserito nei propri regolamenti edilizi criteri e obiettivi "green" in crescita del 42,3% rispetto al 2010, secondo l'ultimo rapporto dell'Osservatorio Nazionale sui regolamenti edilizi (Onre) di Legambiente.
Ognuno diventa smart a casa sua, ma l'Italia
– nel suo insieme – è ufficialmente alla ricerca di un modello
nazionale di smart city. Dopo aver siglato una convenzione con il Miur,
entro sei mesi l'Anci dovrà studiare e valutare le tante e diverse
realtà locali che si richiamano, direttamente ed indirettamente, ai
concetti di città intelligente. A questo serve l'Osservatorio Smart City
messo, i cui risultati verranno presentati nel corso di Forum Pa 2013,
in programma al Palazzo dei Congressi di Roma dal 28 al 30 maggio: ad
oggi collaborano 20 tra le principali città italiane e l'Osservatorio
vuole mettere a sistema le migliori pratiche.
Si è parlato a lungo dell'assenza di un modello nazionale condiviso anche nel corso del "Public Hearing: verso Milano Smart City", incontro organizzato lo scorso 19 aprile dal Comune e dalla Camera di commercio del capoluogo lombardo per tracciare lo stato del l'arte della smart city in Italia. «Dobbiamo lavorare – ha detto Luis Sanz di City Protocol Society – sul metabolismo delle città, come fossero corpi umani. Ogni infrastruttura, edificio, quartiere, lampione o parcheggio dovrà essere connesso con dei sensori in una matrice di relazioni».
Si è parlato a lungo dell'assenza di un modello nazionale condiviso anche nel corso del "Public Hearing: verso Milano Smart City", incontro organizzato lo scorso 19 aprile dal Comune e dalla Camera di commercio del capoluogo lombardo per tracciare lo stato del l'arte della smart city in Italia. «Dobbiamo lavorare – ha detto Luis Sanz di City Protocol Society – sul metabolismo delle città, come fossero corpi umani. Ogni infrastruttura, edificio, quartiere, lampione o parcheggio dovrà essere connesso con dei sensori in una matrice di relazioni».
Per fare tutto questo, però, dobbiamo prima
definire un processo condiviso: City Protocol è una rete globale che si
propone di guidare le città nella costruzione di un futuro sostenibile,
fondata lo scorso novembre con questo obiettivo dalla municipalità di
Barcellona, Gdf Suez, Cisco e oltre trenta città, enti, università di
tutto il mondo. «Stiamo mettendo insieme le sinergie – aggiunge Sanz –
per arrivare entro un anno, allo Smart City Expo World Congress di
Barcellona di novembre, e vedere i primi risultati». L'appuntamento è
dal 19 al 21 novembre prossimi a Barcellona. La ricerca di un approccio
comune è l'unica strada per fare in modo che il Far West della smart
city non sia solo un ricco insieme di mirabolanti promesse di migliaia
di amministrazioni locali.
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