Qualche
piccolo segnale c'è ma è ancora presto per dire se si tratta di una inversione
di tendenza e, realisticamente, bisogna aspettare almeno fino a marzo. Le
banche italiane archiviano il 2013 con pesanti passivi e guardano con prudenza
alla ripresa nell'anno appena iniziato. Il rapporto mensile dell'Abi rafforza e
dettaglia quanto emerso anche nelle ultime analisi della Banca d'Italia. La
prolungata crisi che ha investito l'intero comparto produttivo italiano e anche
le famiglie ha provocato vasti danni concretizzati in 150 miliardi di
sofferenze lorde (a fine novembre) che, seppure ora crescono a una marcia più
lenta, non si arresteranno per diversi mesi.
Una
massa ingente che colpisce i conti degli istituti (si vedrà nel dettaglio
all'approvazione dei bilanci 2013) già messi alla prova da rendimenti all'osso
per via dei tassi ai minimi. Per l'associazione delle microimprese Comitas,
all'origine dei 150 miliardi di euro ''vi sono proprio le stesse banche che,
restringendo il credito concesso a imprese e privati e revocando i fidi,
rendono insolventi aziende e cittadini''. Ma quello che allarma di più il mondo
del credito è il crollo della raccolta a medio lungo termine, ovvero delle
obbligazioni bancarie. Un preoccupante -9,4% che non è stato compensato dalla
crescita dei depositi (peraltro 'drenata' a dicembre dalla selva di pagamenti
fiscali fermandosi a +1,9%) e che rende difficoltoso se non impossibile alle
banche prestare a medio lungo termine visti anche i parametri patrimoniali più
elevati richiesti dalla vigilanza. La causa risiede nel legame perverso con il
debito sovrano italiano e nei timori (fondati o meno) del mercato sulla
classificazione degli attivi nei bilanci. Fattori che hanno annullato il
mercato interbancario e reso la 'carta' delle banche poco 'appetibile' se non
ad alti costi.
Solo
nelle ultime settimane sono arrivati segnali positivi con una serie di
emissioni piazzate con buon successo dai principali gruppi. Per questo il
passivo sui finanziamenti al settore privato nel corso dell'anno si è fatto via
via più pesante. Se a dicembre 2012 il calo era dell'1,8%, il mese scorso il
ribasso ha superato il 4,3% pari a 50 miliardi di euro in meno, segno di una
severa correzione di rotta. Ora, come ha spiegato il direttore centrale Abi
Gianfranco Torriero, ''bisogna vedere se i segnali positivi su fatturato e
ordinativi saranno confermati nei prossimi 2-3 mesi''. In quel caso i prestiti
alle imprese a breve potrebbero ripartire rimettendo in moto sia la domanda che
l'offerta e interrompendo il circolo vizioso fin qui visto. Discorso diverso
invece per i prestiti a medio-lungo e i mutui. Benchè il tasso su questi sia
tornato ai livelli luglio 2011 (3,4%) il calo del reddito disponibile, le
condizioni del mercato immobiliare e il 'mismatching' con la raccolta, rendono
difficile un cambio di passo in poco tempo.
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