Tra
moglie e marito l'Imu mette il dito. Alla ricerca di un alleggerimento fiscale
pro-famiglia sono sempre di più i coniugi che dichiarano di vivere in due
diverse residenze, considerate come ''prima casa'' per 'ottimizzare' il carico
tributario. E' un fenomeno non nuovo che però, complice anche la cancellazione
dell'Imu sulla prima casa, è ora in decisa crescita. Tanto che il nodo arriva
anche nelle aule parlamentari.
''E'
una patologia di sistema'', ha sostenuto il direttore dell'Agenzia delle
Entrate nel corso dell'audizione alla commissione bicamerale sull'anagrafe
tributaria, sollecitato dal senatore del Fi, Salvatore Sciascia, che nel
passato è stato prima ufficiale della Guardia di Finanza, quindi direttore dei
servizi fiscali del gruppo Fininvest. Befera ha sostenuto che quando c'è una
separazione legale il Fisco ha le mani legate. Mentre invece, in assenza di
questo atto, il Comune non dovrebbe attribuire una diversa residenza. ''Laddove
lo scopriamo - ha spiegato - interveniamo. Nel passato era un caso raro, ora
sta aumentando per ovvi motivi. E' una patologia fiscale''. Le famiglie
realizzano così un modello fai-da-te di tassazione in favore della famiglia,
anticipando il ''quoziente familiare'' del quale si parla molto per l'Irpef ma
che poi, per i suoi costi, nessuno è riuscito a realizzare. Per il 'numero uno'
dell'Agenzia delle Entrate è però incomprensibile il comportamento dei Comuni
secondo i quali due coniugi sposati possano avere due diverse abitazioni
principali.
Questa
scelta si trasforma in un boomerang per le casse comunali, con la riduzione di
gettito che sarebbe dovuto arrivare dalla ''seconda casa''. Certo, l'uso
dell'anagrafe come strumento di pianificazione fiscale non è nuovo. Nel passato
Lef, l'associazione per l'equità e la legalità fiscale che si batte contro
l'evasione, ha calcolato che ''finte separazioni'' consentono risparmi fino a
5.000 euro, fingendo di pagare il mantenimento. Ma ora, con l'arrivo del nuovo
redditometro, potrebbe esserci qualche problema in più. I coniugi che abitano
in due diverse ''prime case'' saranno considerati separatamente e quindi
l'ammontare del reddito, diviso in due, potrebbe non essere sufficiente a
spiegare il tenore di vita, facendo scattare l'accertamento. Nell'Italia dei
furbetti il quoziente familiare fai-da-te non è l'unico fenomeno che erode il
gettito fiscale. Il fisco, negli ultimi 15 anni - ha rivelato Befera - ha
accumulato crediti non riscossi per 545 miliardi, dei quali solo il 5-6 per
cento può essere riscosso. Il direttore generale dell'Agenzia delle Entrate ha
spiegato che molti di questi crediti fanno capo a contribuenti falliti, a
persone decedute, a nullatenenti ma anche alle cosiddette 'cartiere', società
che vengono aperte per emettere false fatture e poi fatte rapidamente sparire.
Ecco allora che, assieme al contribuente, si dissolve anche la possibilità di
recupero della somma dovuta.
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