domenica 14 aprile 2013

La Grecia è in (s)vendita : la crisi non perdona. 70 mila asset pubblici pronti alla cessione di Alessandro Proietti ibtimes.com

Di Alessandro Proietti | 11.04.2013 09:53
"Venghino Signori, venghino!". Il 'circo' delle dismissioni degli immobili pubblici, in Grecia, è aperto ed entra ora nel pieno del suo fulgore. Si vendono, a prezzi d'occasione, beni di tutti i tipi: dagli immobili storici alle catene alberghiere, dalle aree da sviluppare in centri nevralgici del turismo (come Rodi, Corfù, Creta etc) alla concessione per sviluppare 'zone' turistiche tematiche (come paradisi per golfisti o centri termali), l'offerta è copiosa. Un 'pacchetto' che mette 'in vendita' circa 70mila asset real estate appartenuti, fino ad ora, al settore pubblico. Il 'bottino' a cui aspira Atene è presto svelato: circa 25 miliardi di euro.


"Di necessità, virtù" ed ecco allora andare all'asta (straniera) tanto asset immobiliari nei centri cittadini quanto quelli 'fuori porta', quelli da turismo puro, che superano facilmente i mille metri quadrati. A gestire il tutto il fondo HRadf (Hellenic Republic asset development fund) con i suoi 'cinque saggi' a formare il consiglio direttivo. Si vende di tutto, nulla è escluso.
"Il programma è un elemento chiave per far ripartire l'economia greca e per ristabilire la credibilità del Paese. Comprende 28 progetti di dismissioni nei diversi settori dell'economia greca che sono poi raggruppabili in tre macrocategorie: aree di sviluppo immobiliare, società in vendita partecipate dallo Stato [Spiccano le Poste e la Lotteria, n.d.r.] e infrastrutture, come porti, aeroporti e marine".
Non sono esclusi nemmeno edifici 'chiave' del governo greco. Sebbene sotto la formula "Sale&Lease back", (con il governo che passerebbe da proprietario dell'immobile ad utilizzatore dello stesso in leasing, con l'opzione per il riacquisto), sono finiti nel calderone anche il ministero della Cultura, il plesso principale del ministero degli Interni, l'Ellenic Statistical Authority (Elstat) e altre infrastrutture per un totale di 382.649 metri quadri. Si aggiunga, a completare il quadro, la lista di immobili posseduti all'estero: dalla villa di 800 metri quadrati a Londra (zona Holland Park, valore prossimo ai 26 milioni di euro) al mega-complesso in quel di Nicosia (8mila metri quadrati e circa 5 milioni di euro di valore) passando, poi, per le varie proprietà sparse a Bruxelles, Belgrado ed altre città europee.
Ancora: la necessità aguzza l'ingegno, ('Mater artium necessitas' dicevano i latini), ed ecco che il governo si è messo subito all'opera per snellire e velocizzare il processo di dismissione. Si fa tutto via internet: dall'istruire la procedura al sanare tutti i possibili dubbi dei potenziali acquirenti e diffondere tutta la documentazione 'free' necessaria. In Grecia non c'è più tempo per una macchinosa burocrazia, ecco allora la rinnovata 'voglia' di semplificare i passaggi e di eliminare le lungaggini inutili. Questa la risposta della Grecia alla crisi.
E l'Italia? Nello stivale se ne parla da un trentennio abbondante ma ancora non c'è stata la svolta concreta, nemmeno con la crisi attuale. Vicissitudini procedurali, burocrazia opprimente o timore nello svendere beni storici (quest'ultimo, suggeriscono gli esperti, è un problema facilmente aggirabile con la concessione di diritti per 60-90 anni senza doverli alienare definitivamente): probabilmente il 'blocco psicologico' dei governi italiani fonda le proprie radici in più motivazioni. L'unico rischio, semmai, è quello di non vendere ora, poco e bene, per poi trovarsi costretti -in futuro di crisi non così remoto- a vendere tutto e a prezzi di saldo.

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