Nel primo decennio Duemila l’edilizia italiana è stata favorita
da una bolla immobiliare e da altre condizioni di vantaggio. Il
risultato sono case nuove in eccesso rispetto alla domanda e
investimenti tolti a settori più produttivi. Per tornare a crescere
bisogna guardare ad altri settori.
di Marco Spampinato (lavoce.info)
La bolla
L’espressione bolla indica
una dinamica in cui i prezzi non sono determinati dall’incontro tra
domanda e offerta, ma da aspettative continue di rialzo. Quando una bolla speculativa altera le convenienze a investire tra settori, il processo di sviluppo economico risulta modificato.
Nel decennio passato l’edilizia
italiana non è stata solo favorita dalla bolla immobiliare, ma anche da
altri vantaggi nella gestione degli appalti di lavori pubblici. (1)
L’esaurimento di queste condizioni di favore è premessa per una ripresa
della competitività dell’economia italiana nel suo insieme, oltreché
per nuove politiche pubbliche per la crescita del capitale umano e
dell’occupazione.
Prezzi e nuove costruzioni negli ultimi venti anni
La
stima più importante dei prezzi in serie storica è ancora quella di
Nomisma, benché di recente l’Istat abbia migliorato le statistiche di
settore. (2)
A partire dal 1998, e fino al 2007, l’andamento dei prezzi immobiliari
cumula una inflazione totale del 71 per cento, con una media annua del
10 per cento. Da qui in avanti si ha stabilità e una lieve deflazione.
Lo stesso andamento, accentuato, hanno le variazioni reali annuali dei
prezzi, differenza tra inflazione immobiliare e variazione dei prezzi al
consumo per le famiglie di operai e impiegati (grafico 1).
Grafico 1
– Variazioni semestrali dei prezzi delle case, variazioni annuali
reali, numero di abitazioni progettate e costruite nell’anno, variazioni
del valore aggiunto
Nota:
elaborazione su: dati Nomisma, stime su base semestrale dei prezzi
nelle tredici maggiori aree urbane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania,
Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma; serie
ricostruita dall’Istat per il numero di nuove abitazioni progettate e
costruite (la serie unifica la rilevazione dei permessi di abitabilità,
di agibilità e delle licenze di costruzione (fino al 1984), la
rilevazione sull’attività edilizia (fino al 2004), la rilevazione
statistica dei permessi di costruire (dal 2005); dati Istat per l’indice
dei prezzi al consumo delle famiglie di operai ed impiegati, e per il
valore aggiunto ai prezzi di mercato (valori concatenati espressi
all’anno di riferimento 2000).
Grafico 2 – Permessi di costruzione e superficie media delle abitazioni, anni Duemila
Fonte: elaborazione su dati Istat, nuova serie sui permessi di costruire
Il numero di nuovi appartamenti
costruiti ogni anno segue dall’inizio del primo decennio Duemila la
crescita dei prezzi, arrivando a oltre 300mila nel 2005. Dopo il 2007,
la produzione scende ai livelli degli anni Novanta. Le variazioni dei
prezzi e dell’offerta hanno un buon accostamento all’andamento del
valore aggiunto dell’intera economia negli anni Novanta; al contrario,
durante la bolla speculativa non vi è correlazione tra mercato
immobiliare e crescita economica (grafico 1).
Considerando come
fisiologica una produzione media di poco inferiore a 200mila case
all’anno, si può attribuire al periodo 2000-2007 la costruzione di circa
820mila case in più di quelle che si sarebbero
costruite senza la dinamica speculativa, che peraltro ha favorito la
realizzazione di appartamenti sempre più piccoli (grafico 2).
Il comparto immobiliare sostiene che l’incremento dell’offerta e dei prezzi non è dovuto a una bolla speculativa, ma alla crescita della domanda,
conseguenza di un’ondata demografica. Per dare credito all’obiezione ho
calcolato la popolazione in età 25-40 anni negli ultimi due decenni. I
giovani potenzialmente interessati all’acquisto di una prima casa sono
circa 500-600mila. Pertanto il livello di produzione degli anni Novanta
sarebbe stato sufficiente a soddisfare la domanda aggiuntiva in meno di
tre anni anche se tutti avessero voluto acquistare da single.(3)
La rapida inflazione ha consentito invece molti investimenti
speculativi. D’altra parte, una forte inflazione sulla casa aumenta le
rate del mutuo, o richiede più disponibilità di risparmio: non è quindi
nell’interesse di giovani che acquistano il bene perché necessario.
Gli investimenti in edilizia
Il
deflatore del valore aggiunto è una misura approssimata delle dinamiche
settoriali nei prezzi dei prodotti finiti; offre quindi una indicazione
su come cambia la convenienza a investire: le
aspettative degli investitori infatti si aggiustano per seguire i
profitti attesi, a loro volta correlati alle dinamiche di prezzo. (4)
Il settore delle costruzioni è uno dei tre a maggiore dinamica inflattiva dal 1970 in avanti (grafico 3); leggendo i dati per decenni
si scopre che si avvantaggia soprattutto negli anni Duemila (grafico
4). Agricoltura e industria sono al contrario sempre caratterizzate da
inflazione più modesta, poiché la concorrenza e le minori relazioni con
la politica riducono le possibilità di aumenti nei prezzi. (5)
Grafico 3 – Deflatore del valore aggiunto per settori (base 1970=100)
Fonte: elaborazione su dati Istat di contabilità nazionale.
Grafico 4 - Deflatore del valore aggiunto per settori (ogni anno iniziale del decennio = 100)
Fonte: elaborazione su dati Istat di contabilità nazionale.
Durante la bolla speculativa, il rapporto tra impieghi bancari
nel settore delle costruzioni e impieghi nel settore manifatturiero
cresce continuamente: gli impieghi in edilizia giungono a pesare il 60
per cento degli impieghi nel manifatturiero, che si riducono anche
rispetto all’investimento nei servizi (grafico 5). (6) Poiché l’edilizia ha una produttività media comunque inferiore a quella manifatturiera, il processo ha ridotto la produttività aggregata della nostra economia.
Grafico 5 – Finanziamenti del sistema bancario alle imprese (1998-2011)
Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia
Il lamento dei costruttori edili è quindi fuori luogo. (7) Una tassazione
progressiva sugli immobili può contribuire a ridurre l’incentivo alla
rendita rispetto all’investimento in progetti a maggiore produttività e a
rendimento differito. In questo modo l’Italia può tornare a scommettere
su settori a maggiore domanda di conoscenza, sul capitale umano e su
nuove politiche pubbliche.
(1) Una ricerca valutativa sul mercato dei lavori pubblici sotto soglia comunitaria è
stata pubblicata nella Rivista Giuridica del Mezzogiorno: Marco
Spampinato, “Il mercato come eccezione. Regole di esclusione automatica,
convergenza strategica e cartelli di fatto nei mercati regionali dei
lavori pubblici, 2000-2006”, in Rivista giuridica del Mezzogiorno 3/2012, pp. 537-612.
(2) L’Italia
non ha una tradizione di buone statistiche in questo settore. Una
spinta a migliorare proviene da regolamenti e direttive comunitarie.
(3)
Se si ipotizza più realisticamente che circa 300mila “giovani coppie”
abbiano voluto comprare una casa nuova nel periodo 2000-2007, si ha
comunque un eccesso di offerta di circa 500mila case. Anche se si
tenesse conto delle difficoltà a trovare “la casa giusta” nel luogo di
residenza, si dovrebbe considerare parimenti l’entità del patrimonio
immobiliare usato disponibile.
(4) Il deflatore del
valore aggiunto settoriale, come il deflatore del Pil, è dato dal
rapporto tra il valore aggiunto a prezzi correnti e il valore aggiunto a
prezzi costanti di un anno base. Nei grafici i deflatori sono costruiti
con numeri indici del valore aggiunto a prezzo costanti (prezzi 2000), e
numeri indici del valore aggiunto di ciascun settore a prezzi correnti,
con base 1970=100 nel primo grafico, e con base all’anno iniziale di
ciascun decennio nel secondo grafico.
(5) Per
approfondire le cause e le relazioni tra costruttori e politici si
dovrebbero valutare gli effetti di deregolamentazioni normative come il silenzio-assenso,
per la concessione della agibilità su nuove costruzioni spesso viziate
da irregolarità. Il grado di irregolarità varia sul territorio, così
come il legame con la politica. Tra i tanti saggi e ricerche
disponibili, segnalo Salvatore Settis, Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile, Einaudi, 2010 e Rocco Sciarrone (a cura di), Alleanze nell’ombra, mafie ed economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Donzelli, 2011.
(6)
L’erogazione di prestiti per investimenti in edilizia non ha finanziato
solo la realizzazione di nuovi immobili, ma anche l’acquisto di
immobili preesistenti per diversi scopi, tra i quali anche quelli
speculativi (acquisti e cessioni di immobili di privati o provenienti
dalle dismissioni del capitale immobiliare di enti pubblici).
(7)
Nel mentre lamenta il deterioramento delle condizioni favorevoli avute
fino ad oggi, la lobby degli edili di Confindustria presenta anche
alcuni grafici esplicativi dell’abnorme crescita degli investimenti nel
decennio passato. Si veda la serie storica di investimenti espressi a
prezzi costanti, ricostruita dal 1970, in Ance, Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni, giugno 2012, p. 58
*Sono
laureato in Scienze Politiche (Perugia, 1993) con un indirizzo di studi
in analisi quantitativa per le scienze sociali, ed ho conseguito un
Master in Economics (Torino, 1995). Ho lavorato come analista sulle
politiche di sviluppo regionale, e come ricercatore sui comportamenti di
mobilità e sulle politiche dei trasporti; dal 2003 sono stato
componente dell’Unità di valutazione degli investimenti pubblici (presso
il Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione) per due
quadrienni, fino al febbraio 2011. I miei nuovi interessi di ricerca
riguardano la psicologia dell’apprendimento, cultura e valori nello
sviluppo umano, le connessioni tra psicologia, economia e politica.
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