martedì 9 luglio 2013

Timori per il boom immobiliare in Canada A cura di Rocki Gialanella - fondionline.it




La forza del mercato del lavoro e la facilita’ nella concessione di crediti hanno sostenuto la crescita delle quotazioni fino a livelli considerati allarmanti 

Il boom del settore immobiliare a Toronto, trasformatasi nella seconda città nordamericana per numero di torri residenziali dopo New York, fa si che molti temano che questo mercato si stia approssimando ad un grande collasso. A metà giugno, il premio Nobel per l’economia Paul Krugman avvertiva nel suo blog di essere preoccupato per la situazione economica del Canada, il paese occidentale che meglio è riuscito a fronteggiare la crisi negli ultimi anni. Secondo i dati a disposizione di Krugman, anche se il sistema bancario canadese ha scansato la crisi finanziaria mondiale, ci sono alcuni indicatori che mostrano un andamento preoccupante.

I prezzi delle abitazioni nel paese, ed in particolare nell’area di Toronto, hanno sperimentato un incremento sensibile negli ultimi anni, e attualmente sono su livelli superiori a quelli registrati negli Stati Uniti al momento dello scoppio della crisi finanziaria. Inoltre, il rapporto tra debiti e redditi delle famiglie canadesi ha superato quello di Usa, Regno Unito ed Eurozona. Krugman sostiene che se ipotizziamo sia corretta l’analisi della situazione sganciata dallo stato di salute delle banche, il Canada dovrebbe essere vulnerabile ad uno scossone da deleveraging (riduzione dei livelli di debito). Il premio Nobel non è l’unico ad essere preoccupato. A marzo, Moody’s Investors Service ha comunicato in un report che, come previsto per Australia, Spagna e Regno Unito, le stime indicano l’arrivo di un periodo di ridimensionamento delle quotazioni immobiliari dovuto alla deviazione dei prezzi attuali rispetto ai fondamentali storici.

Fino a questo momento, mentre a sud del confine con gli Usa la crisi ha liquidato in pochi mesi di crisi i rialzi delle quotazioni accumulati nel corso di alcuni anni, il Canada ha sofferto solo una piccola contrazione durata pochi mesi. Gli esperti hanno più volte sostenuto che la continua ascesa del prezzo delle abitazioni in Canada, in un periodo in cui il resto del mondo faceva i conti con correzioni di diversa magnitudine, è dovuta alla forza del mercato del lavoro e alle politiche monetarie espansive introdotte per minimizzare gli effetti della crisi. Gli ultimi dati fotografano il tasso di disoccupazione al 7,1%, livelli similari a quelli visti nel 2008.

Allo stesso tempo, la Bank of Canada mantiene da qualche anno i tassi d’interesse all’1%, consentendo ai canadesi di accedere al mercato del credito a condizioni favorevoli. Questa variabile spiega perché il ratio debito dei nuclei familiari canadesi/Pil abbia raggiunto il 161,8%, prossimo al ratio record del 162,8% toccato alla fine del 2012. Questo significa che per ogni dollaro che entra, una famiglia ne deve in media 1,61. Il termine più utilizzato dai canadesi per descrivere la situazione dei mercati immobiliari di Toronto, Calgary o Vancouver è ‘pazzia’. In particolare a Toronto, la città più popolosa del Canada e motore finanziario del paese, in cui è facile vedere la magnitudine dell’impennata delle quotazioni. I prezzi sono cresciuti del 25% dall’inizio della crisi (2008).

Molti credono che la situazione dei principali centri urbani canadesi non possa essere paragonata a quella verificatasi negli Stati Uniti, in Spagna o in altri paesi europei. Il punto di forza del mercato canadese sarebbe il flusso di immigranti, che porta tra gli 80.000 e i 100.000 nuovi abitanti all’anno nella sola area metropolitana di Toronto. Nonostante ciò, gli osservatori più preoccupati si chiedono come faranno questi nuovi arrivati a basso reddito a sostenere un mercato residenziale che offre appartamenti di 80 mq a 500.000 dollari canadesi.

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